Su Riscossa Cristiana, vedi qui, è comparso un articolo molto intrigante ed interessante a firma del giornalista Alessandro Gnocchi…. Non vogliamo passarlo come gossip o chiacchiericcio, piuttosto fa parte di quelle “cronache” che se anche a qualcuno possono non piacere, è una riflessione che ne diventa parte integrante non solo per una eventualità non più “fanta-religiosa“, da quell’infausto e triste 11 febbraio 2013 (e come abbiamo provato con l’editoriale del 9 gennaio vedi quial rischio di avere a breve un reparto di geriatria papale…), ma soprattutto interessante perché ci riguarda tutti, o almeno dovrebbe interessare al mondo Cattolico, anche se per quel poco che ne è rimasto.
Il nostro breve editoriale, questa volta, seguirà alla preziosa e drammatica riflessione del professore Stefano Fontana, pubblicata sulla Nuova Bussola qui. La pubblichiamo integralmente perché vale davvero la pena di leggere e riflettere, seguiranno alcune nostre considerazioni.
«Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio.» (Gv.7,24)
«Si sta diffondendo un falso messaggio che porta con sé desolazione: la felicità non si ottiene nella via della libertà senza la verità, questo è egoismo». Spiegò san Giovanni Paolo II in occasione dell’Incontro mondiale con le famiglie del 1997 a Rio de Janeiro.
Per il gran numero di richieste, proseguiamo con il “florilegio” delle parole o dei pensieri – molto ambigui e strani – espressi da Bergoglio. Questo breve articolo ci aiuterà anche a fare sano discernimento al già tanto discusso e disastroso Incontro mondiale con le Famiglie che si terrà a Dublino in questi giorni. A fondo articolo troverete i collegamenti ad altri temi affrontati.
Condividiamo la lettera (con dentro la Professione di Fede all’etica e alla morale da sempre insegnata dalla Chiesa) che il sacerdote bolognese Don Alfredo Maria Morselli ha indirizzato ai vescovi dell’Emilia Romagna: prima di tutto egli dichiara fedeltà alla Chiesa, e proprio per questo non può far altro che contestare l’interpretazione dei presuli della CEER, poiché si sdogana l’adulterio e il concubinato.
Approfittiamo dell’occasione per esprimere tutta la nostra solidarietà a Don Alfredo Maria Morselli, ricordandolo nelle nostre povere preghiere, per il coraggio dimostrato nel rimanere fedele alla Verità di Cristo.
Se tre indizi fanno un prova, allora ci sono diverse prove che l’eminenza grigia del pensiero di questo Papa altri non è che il suo confratello tedesco Karl Rahner, maestro di relativismo e di ambiguità.
Anche i vaticanisti “simpatizzanti” di papa Francesco sono concordi nel definire un fallimento il viaggio apostolico in Cile. Ma avanzano cause difficilmente riscontrabili, come la crisi della Chiesa cilena e le trame per metterlo in difficoltà sul caso pedofilia. Invece il motivo potrebbe essere un altro.
In questo brevissimo editoriale vogliamo riflettere, insieme a voi, su qualcosa di grave che sta avvenendo sotto i nostri occhi e che è sempre più chiara perché se il diavolo fa le pentole, non fa i coperchi!
Aiutiamoci a capire cosa sta accadendo. La Liturgia cattolica cambierà, verso una “torre di Babele” (decentramento), contro l’insegnamento della Tradizione nella Chiesa che si espresse inequivocabilmente in tutti questi secoli.
Cari Amici lettori, chi vive nella Chiesa e cerca di mettere in pratica gli insegnamenti, sa che nonostante i momenti di serio contrasto tra fratelli e sorelle, alla fine in molte cose ci si intende molto più di quanto non si possa pensare.
E’ il caso dell’ultimo articolo del teologo domenicano Padre Giovanni Cavalcoli a riguardo della situazione Scalfari nei suoi rapporti con il santo Padre Francesco e ciò che poi scrive sul suo giornale a riguardo degli incontri privati. Quanto emerge dalle riflessioni di Padre Cavalcoli sono considerazioni molto forti, con tutta una serie di domande, molto sofferte, che condividiamo.
Ci piace questo reale e doveroso modo usato dal Padre Cavalcoli che ci richiama, giustamente, a quell’amare il “Vicario di Cristo in terra”, senza per questo dover rinunciare a farci delle domande serie. Spesse volte abbiamo specificato che pur riconoscendo una forte dose di provocazione nei nostri editoriali, questo non inficia il nostro affetto filiale verso il Papa. Forse risultiamo essere poco rispettosi, per chi legge soggettivamente, del resto siamo laici e non religiosi-consacrati, ma oggettivamente pensando, parlando e scrivendo, ciò che ci spinge è l’affetto filiale e non certo una dichiarazione di guerra.
Cerchiamo di evitare ogni genere di tifoseria ed ogni nomignolo tanto in voga in campo ecclesiale, ci riteniamo piuttosto, come disse ed auspicò Benedetto XV citando il Simbolo di S. Athanasio: “Vogliamo pure che i nostri si guardino da quegli appellativi, di cui si è cominciato a fare uso recentemente per distinguere cattolici da cattolici; e procurino di evitarli non solo come «profane novità di parole», che non corrispondono né alla verità, né alla giustizia, ma anche perché ne nascono fra i cattolici grave agitazione e grande confusione. Il cattolicesimo, in ciò che gli è essenziale, non può ammettere né il più né il meno: «Questa è la fede cattolica; chi non la crede fedelmente e fermamente non potrà essere salvo»; o si professa intero, o non si professa assolutamente. Non vi è dunque necessità di aggiungere epiteti alla professione del cattolicesimo; a ciascuno basti dire così: «Cristiano è il mio nome, e cattolico il mio cognome»; soltanto, si studi di essere veramente tale, quale si denomina” (Ad Beatissimi Apostolorum, 1° novembre 1914)
Con queste parole vi lasciamo ora alla lettura dell’articolo presentato, ringraziando Padre Giovanni Cavalcoli O.P. per le molte riflessioni che ci lascia.
Quel canuto pagliaccio di Eugenio Scalfari continua ad offendere il Sommo Pontefice, mentre la Santa Sede continua a tacere, anziché smentire.
Giovanni Cavalcoli, O.P.
È nostro sacro dovere difendere il Successore di Pietro, al quale è richiesto di essere maestro di sapienza e di prudenza. Noi possiamo anche smascherare i giochi di Scalfari, ma non possiamo omettere di prendere atto che il Santo Padre si manifesta a volte imprudente. Se non ammettessimo questo, un esercito di fedeli smarriti, feriti e addolorati, ci porrebbe questo quesito al quale non sarebbe facile rispondere: ammesso che Scalfari affermi e scriva scempiaggini attribuite al Santo Padre, chi è che lo riceve e che ci parla, se non il Santo Padre stesso? E dopo che Scalfari ha fatto certe sparate, come mai, i competenti organi informativi della Santa Sede, non lo smentiscono? E rispondere a un simile quesito, non è purtroppo facile.