Il nostro breve editoriale, questa volta, seguirà alla preziosa e drammatica riflessione del professore Stefano Fontana, pubblicata sulla Nuova Bussola qui. La pubblichiamo integralmente perché vale davvero la pena di leggere e riflettere, seguiranno alcune nostre considerazioni.
I quattro Papi e l’ideologia della “prima volta”
La premiata ditta Ruffini & Viganò firma il docufilm I quattro Papi dedicato alle novità da loro apportati secondo la logica della prima volta. Un’ideologia in realtà che implica l’idea che un papa sia tale solo in quanto innovativo, che il suo compito primario non sia quello di trasmettere un passato sempre attuale ma di avanzare il nuovo.
Il prossimo 13 dicembre il canale “Nove” trasmetterà i primi quattro documentari della serie I grandi Papi dedicati ad alcuni degli ultimi pontefici: Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Realizzata da Discovery, Officina della Comunicazione e Vatican Media, l’operazione lascia intravvedere alle sue spalle la mano di Paolo Ruffini, il nuovo prefetto della Comunicazione della Santa Sede, già spigliato direttore di Rai 3 e poi di Sat 2000, e di Dario Viganò, declassato ad assessore del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede dopo il tacitato scandalo del taroccamento della lettera di Benedetto XVI ma comunque con un ruolo di fatto ancora preponderante.
È proprio Viganò, infatti, a precisare su Avvenire del 29 novembre scorso che dei quatto pontefici i documentari metteranno in evidenza le novità da essi apportate: per papa Giovanni aver aperto il Concilio, per papa Woytjla essere stato il primo papa straniero dopo quattrocento anni, per papa Ratzinger essere stato il primo a dare le dimissioni dopo secoli e ad aver affrontato il dramma della pedofilia nel clero, per papa Francesco essere il primo papa gesuita, il primo papa argentino e il primo ad assumere il nome di Francesco “l’uomo della pace, del dialogo con l’Islam, colui al quale il crocefisso disse: ripara la mia Chiesa”.
Vedremo su la Nove i quattro documentari, se però essi si ispirassero alle parole di Viganò si dimostrerebbero solo una invenzione propagandistica. Non mi riferisco tanto ai molti (falsi) luoghi comuni elencati da Viganò, come per esempio che San Francesco volesse il dialogo con l’Islam, né alla celebrazione cortigiana dell’attuale pontefice paragonato senza timore a san Francesco, quanto piuttosto alla “ideologia delle prime volte”. Qualsiasi cosa che un papa fa per la prima volta, secondo questa ideologia, è un valore in sé. Non a caso, per esempio, su papa Francesco è uscito anche un libro dal titolo “Il papa delle prime volte”.
Ora, che un papa sia per la prima volta straniero o sia per la prima volta argentino può significare qualcosa per la curiosità dei media, ma con l’essenza del papato non ha niente a che fare. Ha a che fare tuttalpiù con la persona che diventa papa, persona che però poi dovrebbe cercare di annullare se stessa per assumere il nuovo compito di guidare la Chiesa secondo il mandato di Gesù. Ricondurre il papato alla persona che diventa papa, col pretesto di metterne in evidenza l’umanità secondo un personalismo oggi tanto ostentato quanto superficiale, di fatto è una forma di riduzionismo del papato stesso. Infatti i quattro documentari, da quanto informa Avvenire, sono dedicati non solo e non tanto ai pontefici quanto agli uomini. Però si chiamano I quattro Papi.
L’“ideologia delle prime volte” implica l’idea che un papa sia tale solo in quanto innovativo, che il suo compito primario non sia quello di trasmettere un passato sempre attuale ma di avanzare il nuovo, che rompere una tradizione sia più importante che confermarla, che dopo le novità introdotte dall’ultimo papa niente è più come prima, che si deve leggere quanto la Chiesa diceva e faceva prima alla luce delle novità introdotte dall’ultimo papa, che il presente è più importante del passato e anche del futuro.
Condotta alle sue estreme conseguenze, l’“ideologia delle prime volte” è una consegna della verità al tempo e, in fondo, una cronolatria, una esaltazione o assolutizzazione del tempo a cui si dà normalmente il nome di profetismo. Basta che il papa faccia qualcosa di nuovo, fosse anche bere da un bicchiere di mete datogli al volo da un fedele in piazza san Pietro, ed ecco che ha fatto un gesto profetico. È vero che i profeti annunciavano il futuro, ma non in senso cronologico bensì in senso escatologico, e per farlo essi si richiamavano al passato e avevano parole assai dure quando il popolo di Israele o la Chiesa di Cristo se ne allontanavano per inseguire il presente.
Seguendo la strada della “ideologia delle prime volte” si finisce per chiedere che la Laudato sì divenga punto di revisione di tutta la Dottrina sociale della Chiesa precedente anziché il contrario; che a partire da Amoris laetitia si rilegga la Humanae vitae anziché il contrario, che ambiente e immigrati siano i più importanti problemi dogmatici del momento. Nel caso dei quattro documentari del canale Nove, ogni papa presentato altro non sarebbe che un momento di un processo la cui verità emerge più pienamente solo nel papa successivo. Tutti vedono che si tratterebbe di una visione hegeliana e non cattolica della storia della Chiesa. L’ultimo papa sarebbe la sintesi e l’inveramento di tutti i precedenti, sicché la storia della Chiesa si sintetizzerebbe solo nella coscienza del presente e dovrebbe essere valutata da questo punto di vista di attualità, o di attualismo. Sarebbe papa Francesco a spiegarci gli Apostoli piuttosto che il contrario.
Il primo papa che ha fatto un viaggio in aereo, il primo papa che ha parlato all’ONU, il primo papa che ha pregato con le altre religioni, il primo papa che ha aperto agli omosessuali, il primo papa che è salito in aereo con la borsa in mano, il primo papa che ha dato la comunione ai luterani, il primo papa che ha sposato una coppia in aereo, il primo papa ad andare a comperare gli occhiali a piedi in via dei Coronari, il primo papa a incoronare Lutero in sala Nervi … come si vede ci sono prime volte e prime volte, le une più leggere le altre più pesanti, ma quando si imbocca la “ideologia della prima volta” ogni prima volta del papa, in qualsiasi campo, è da considerarsi Vangelo. Sarà storicismo, sarà positivismo, certo non è cattolicesimo.
E fin qui Stefano Fontana, breve e brillante, chiarissimo, come sempre…. Che cosa possiamo dire noi che non sia stato detto o imbastito? Triste e ridicolo associare “una prima volta” a Giovanni Paolo II esclusivamente alla sua provenienza… significativo il silenzio sui “primati” di Paolo VI quali, per esempio, l’aver eliminato la tiara… eppure sarebbe proprio questo “primato” di Paolo VI ad aver dato vita all’ideologia dei “primati delle prime volte“.
Dismessa la tiara infatti, il Pontefice non si presentò più per il ruolo che – affidatogli – doveva SOLO gestire per governare la Chiesa in difesa del Deposito della Fede, ma cominciò da qui una vera e propria AUTONOMIA che andava lentamente, ma inesorabilmente, dissociandosi dal ruolo vero e proprio di Pietro. La preoccupazione per la salvezza delle Anime, comune a tutti i Pontefici nel corso dei secoli, si trasformò ben presto in una preoccupazione “per ciò che il mondo dice e pensa della Chiesa“…. e questo aspetto fu lo stesso Paolo VI a farlo presente all’amico Guitton.
Ma c’è una piccola riflessione da aggiungere: Bergoglio si sente discepolo e figlioccio di Paolo VI, forse per questo non è rientrato nella lista, perché Bergoglio in verità sta cercando di cancellare gli ultimi due pontificati e ci ha fatti ritornare indietro negli anni Sessanta…. lui si sente di essere quel prosecutore di quel Montini che – secondo Pedro Arrupe – non ebbe il coraggio di fare quelle riforme che oggi starebbe facendo proprio lui, Bergoglio….
E’ di moda oramai – ed anche noi lo adoperiamo – il chiamare i pontificati recenti per nome: il papato di Montini; il papato di Wojtyla; ecc… arrivando così a dire ed affermare: “la chiesa di Montini; la chiesa di Wojtyla… la chiesa di Ratzinger, ed oggi la chiesa di Bergoglio…”. A rendersi conto di questa aberrazione fu, in effetti, Benedetto XVI che in più occasioni espresse amarezza, ricordando che la Chiesa “è di Gesù Cristo”…. E il tutto ci riconduce infatti alle parole di Stefano Fontana: sicché la storia della Chiesa si sintetizzerebbe solo nella coscienza del presente e dovrebbe essere valutata da questo punto di vista di attualità, o di attualismo. Sarebbe papa Francesco a spiegarci gli Apostoli piuttosto che il contrario.….
Per concludere vi lasciamo con una analisi davvero estrema, considerando che l’Autore è il pacato e papista – domenicano – Padre Giovanni Cavalcoli il quale, in questo nuovissimo articolo affidato però al sito LibertàePersona qui, dopo aver descritto la gravità di questo pontificato regnante, ed elencando una vera serie di “primati d’onore” da parte di eretici e bestemmiatori che affermano e sostengono la “grandezza” di Bergoglio… giunge a dire che richiedere le dimissioni ad un Papa è lecito e non è per nulla un reato…
Del resto, scrive Padre Cavalcoli:
- “Benché infatti il linguaggio tocchi la dottrina, nella quale Francesco non sbaglia, tuttavia l’uso della parola è un atto morale connesso con la virtù della prudenza e della giustizia, ed è qui che Francesco manca. Egli non è eretico, ma talvolta è ambiguo nel parlare e negligente nell’insegnare tutta la verità del Vangelo. Nonostante tutto il suo attivismo, non sempre mostra amore vero per la Chiesa ed attenzione alle sofferenze che le procura, ma sembra tendere ad una forma di autoaffermazione nel mondo.
- Un Papa non può sbagliare nella conoscenza della verità del Vangelo. Ma, pur conoscendo la verità, può condurre fuori strada, perché non la applica nella pastorale e nella prassi. Per questo, come hanno osservato alcuni Cardinali, Francesco non sembra essere capace di governare la Chiesa.
- (…) Viganò (qui sta riferendosi al caso del vescovo mons. Carlo Maria Viganò), anche per il recente esempio di Benedetto XVI, sa benissimo che se il diritto prevede la possibilità che un Papa dia le dimissioni, queste devono essere decise liberamente dallo stesso dimissionario. Ed immagino che egli abbia pensato che, se ha dato le dimissioni un degnissimo Papa come Benedetto, a ben maggior ragione dovrebbe farlo Papa Francesco.”
Tolti tutti i “forse” e i vari condizionali…. che sulla tastiera di un Padre Cavalcoli comprendiamo e perdoniamo… traete voi le dovute conseguenze….
P.S. Possiamo aggiungere un nuovo primato di Bergoglio: l’aver diviso la Chiesa come nessun Papa aveva mai fatto prima:
Ottimo articolo.
Personalmente sono ragionevolmente convinto dell’attualizzazione del contenuto n° 675 riportato sul Catechismo Cattolico, quindi mi aspetto un peggioramento in tal senso.
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Uomini di cultura e di grande spessore come il professor Fontana, il professor de Mattei, sono davvero perle rare.
Dario Viganò, invece, resta un vero misero “ominucolo”, soprattutto per la sua presunta cultura, se tale può definirsi, per un uomo che dovrebbe essere prima di tutto un prete.
Non so se avete notato e compreso chi è, appunto, quel Paolo Ruffini ex di Rai 3 a confermare quasi che in Vaticano oramai si è trasferita la classe laicista dirigente della fallita sinistra italiana. Forse hanno del gusto a reclutare falliti!
Ad ogni modo è davvero ridicolo segnalare per Giovanni XXIII il primato dell’aver aperto un concilio, fosse stato il primo concilio della storia della Chiesa, passerebbe, ma dopo il 21° concilio, seppur non tutti furono aperti dai Papi, è davvero un primato ridicolo. Dicasi lo stesso per Giovanni Paolo II: solo perché era “slavo”? E che primato sarebbe mai questo? Per non parlare di quello assegnato a Benedetto XVI. Se non fossi certo che non usano più la Messa con l’incensazione, avrei sospettato a qualche ingrediente tossico!
Ottima l’analisi su Paolo VI e la tiara, interessante questa versione e questa riflessione. E se di primati si doveva proprio parlare è evidente che in Paolo VI, tra i tanti collezionati, uno solo è positivo e andava sottolineato: un Papa che ritornava in Terra Santa dopo duemila anni.
Sui primati di Bergoglio stenderei veramente un velo di pietà. Avete espresso tutto, o quasi, con la significativa conclusione del video di don Morselli, dopo un auspicio di legittime dimissioni, per l’Augusto, spiegate da un reverendo domenicano!
De hoc satis. Di ciò (per me) basta.
Domenico65
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Benarrivato a Padre Cavalcoli che per lungo tempo ha dovuto fare peripezie teologiche pur di sostenere la legittimita ‘ di Bergoglio. Eppure l’ eruditissimo ma soprattutto fedelissimo alla vera dottrina, Monsignor Livi, l’ aveva ben avvisato! Dopo 5 anni di disastri dottrinali e’ difficile per chiunque non vedere l’ inadeguatezza di questo papa. Non ce l’ abbiamo coll’ uomo Bergoglio ma non si puo ‘ tollerare il suo atteggiamento ambiguo. Di travestiti ne abbiamo gia ‘ troppi. Deleterio dunque aggiungere confusione. Siamo noi poveri laici smarriti a farne le spesa. Sinceramente non ci raccapezziamo piu “
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A Padre Cavalcoli vorrei fare una domanda, giovandomi dell’ospitalità di questo sito, facendo presente che non è una provocazione, ma una cosa molto seria. Premesso che il compito principale, anzi direi unico, della Chiesa Cattolica è la SALVEZZA DELLE ANIME, nel caso in cui un fedele seguisse in modo scrupoloso le indicazioni e la prassi della Chiesa, impegnandosi a:
– partecipare a messe dove al posto del Credo si eseguono canti o si leggono poesie
– banalizzare e trascurare il Sacramento della confessione, tanto Dio perdona tutti e l’inferno non esiste… al massimo l’anima del peccatore viene dispersa
– partecipare a messe celebrate da sacerdoti notoriamente sposati con coetanei dello stesso sesso
– condividere la consacrazione di coppie omo o plurisex
– prendere parte a spettacoli di musica rock all’interno di Chiese consacrate
– non inginocchiarsi, in modo sistematico e voluto, davanti al Santissimo, tanto la Presenza Reale… chissà… al massimo la “transfigurazione..”
– è convinto che Dio si è fatto uomo per dare a tutti il documento di cittadinanza…
– decide di non fare il presepio, per i propri figli, per rispetto del Vangelo…
– ritiene giusto che le celebrazioni secondo il rito antico vadano ostacolate e gli ordini religiosi che le praticano commissariati
– pensa che i Vangeli non siano poi così affidabili e poi la Parola di Dio… tanto non c’erano mica i registratori..
guadagnerebbe la propria SALVEZZA ?
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. “Possiamo aggiungere un nuovo primato di Bergoglio: l’aver diviso la Chiesa come nessun Papa aveva mai fatto prima”
E’ e sarà il suo piano e di tutti i ministri depravati che gli stanno intorno…che il Padre Celeste abbia misericordia di tutti questi giuda.
Lo stimatissimo padre Cavalcoli ha sempre cercato di salvare e giustificare un papa che papa non è.Il Santo Padre è il custode della Parola Divina,perfetta e intoccabile per volere Divino.Non siamo sede vacante,Sua Santità Benedetto XVI è ancora vivo ,se ne facciano una ragione tutti.Nel Vangelo non esiste nessun “Pietro emerito”,ma un PIETRO,uno solo alla volta.
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