Francesco ascolta e approva. Il suo “Amen”

Non possiamo nascondere che il documentario della Disney intitolato Amen. Francisco responde ci ha scandalizzati. Ricordiamo che, comunque sia, tutte le affermazioni di un Pontefice espresse in interviste ed incontri privati, non costituiscono il “magistero della Chiesa”, per tanto non sono vincolanti per un cattolico! Tuttavia è preoccupante il quadro che ne esce…

Abbiamo assistito allo spettacolo grottesco di un Papa che, invece di confermare nella Fede Apostolica i battezzati, ha purtroppo consolidato i suoi giovani interlocutori nelle loro convinzioni erronee, se non persino nel proprio stato di peccato. Questo documentario è esempio lampante di cosa Francesco intenda per “Chiesa sinodale”. Una “Chiesa” in ascolto e in ossequio dello spirito del mondo, anziché lasciarsi guidare e illuminare dallo Spirito Santo per convertire l’umanità sollecitandola ad abbandonare il peccato come insegna la Vergine stessa a Fatima. Per questo sottoponiamo ai nostri lettori questo articolo di Luis Sergio Solimeo, della TFP americana, che analizzando il documentario della Disney, dimostra tutta la gravità e la drammaticità in cui la cattolicità cadrà se il progetto della “Chiesa sinodale” — a cui papa Francesco sta dedicando tutte le sue forze — dovesse diventare realtà. Umanamente è ormai un processo irreversibile, ma la Chiesa non è del Papa — di nessun papa –, né tanto meno dei modernisti (in particolare dei gesuiti arruppiani), ma di Nostro Signore Gesù Cristo.

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Cercando di capire il gesuita modernista…

Riprendiamo i nostri editoriali cercando ancora una volta di capire la mens, il pensiero, dell’uomo Jorge Mario Bergoglio, gesuita progressista, o forse sarebbe meglio dire modernista, poiché tale è rimasto diventando papa Francesco.

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Nuova Chiesa, nuovo papato, nuovi cattolici?

Lo “spirito del Concilio” ha creato una specie di crisi d’identità della Chiesa: non si sa più cosa sia il Cattolicesimo e come viverlo cattolicamente. Questo pontificato è l’ultimo tassello di un processo rivoluzionario che vuole distruggere la Chiesa modificandola dall’interno.

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La “Chiesa pragmatica” di Francesco… non sa difendersi?

Riprendiamo le nostre pubblicazioni sottoponendo all’attenzione dei nostri lettori un interessante editoriale del vaticanista Andrea Gagliarducci in una nostra traduzione. L’articolo prende in esame l’incontro che papa Francesco ha avuto con i confratelli gesuiti del Canada e la conferenza stampa di ritorno dal viaggio apostolico.


Ricordiamo, seppur brevemente, che – il pragmatismo – è quella “corrente filosofica (di stampo protestantico) sorta negli Stati Uniti nella seconda metà del sec. XIX e fondata sulla connessione fra conoscenza e azione; insiste sulla funzione del pensiero come produttore di credenze da sottoporre al vaglio dell’esperienza e della prassi ( p. metodologico ) o sull’utilità sociale e religiosa dei nostri sistemi di credenze ( p. metafisico ); atteggiamento improntato a una visione realistica e pratica, finalizzato a ottenere, talvolta anche in modo spregiudicato, risultati concreti. Che riguarda prevalentemente l’attività pratica, l’azione; caratterizzato dal prevalere degli interessi pratici su quelli teoretici e sui valori ideali: avere un atteggiamento pragmatico e realistico;  avere una visione pragmatica della vita. Nell’amore pragmatico, sia lui che lei cercano una persona che per loro vada bene e soddisfi i loro bisogni. Il più importante esponente del pragmatismoè John Dewey secondo il quale l’esperienza comprende anche i fattori di errore, esclusi invece nelle teorie empiriste classiche. Dewey chiama la sua particolare versione del pragmatismo “strumentalismo”.
Ricordiamo che Dewey nasce e si forma in campo protestante ricevendo una formazione di tipo neohegeliano laureandosi, nel 1884, con una tesi sulla psicologia in Kant
, diventando poi un famoso pedagogista, filoso e di “pensatore sociale”, diffondendo in tutto il mondo il nuovo pensiero “laico”. Si interessò anche del nuovo sistema scolastico ispirato ai principi della pedagogia marxista, che lo convinsero della necessaria riforma scolastica-sociale nella democrazia americana.”

Perché questa premessa? Perché il “nostro” Modernista per eccellenza, Ernesto Buonaiuti – leggi qui se non sai chi è stato – fu uno degli intellettuali di maggior rilievo nella scena culturale ed ecclesiale del primo Novecento in Italia. E’ annoverato tra i fondatori del Modernismo cattolico e in quegli anni di crisi, il Buonaiuti, abbandona le posizioni della filosofia neo-tomista per sposare il pragmatismo, con una svolta prima teoretica, per poi riservarsi aggiustamenti e correzioni atti a far combaciare le sue ricerche moderniste per una nuova visione del Cristianesimo attraverso la prassi.

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Cari gesuiti: ignaziani sì, arrupiani no!

Il 31 luglio la Chiesa cattolica ricorda Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote e fondatore della Compagnia di Gesù, l’Ordine a cui appartiene dal 1958 papa Francesco. I gesuiti hanno un grandissimo attaccamento alla loro Compagnia. Ma sono rimasti fedeli al loro Sanctus Pater noster, cioè la Fondatore?

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Francesco e Eugenio Scalfari, quando un papa gesuita e un “pontefice” ateo s’incontrano…

Appena ci è giunta la notizia della morte di Eugenio Scalfari, abbiamo sperato — e pregato — che, prima di chiudere definitivamente gli occhi, non abbia seguito la raccomandazione dell’amico papa Francesco di non convertirsi e che abbia chiesto perdono a Dio dei suoi peccati.

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“Desiderio Desideravi”: perché papa Francesco desidera tanto distruggere il rito antico?

RICORDA CHE: “Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo. (..) Il Papa è consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa. Così, il suo potere non sta al di sopra, ma è al servizio della Parola di Dio, e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, così che non venga fatta a pezzi dai continui cambiamenti delle mode…” (Benedetto XVI – Omelia dalla Cattedra 7.5.2005)

«Il sacro Concilio, obbedendo fedelmente alla tradizione, dichiara che la santa madre Chiesa considera come uguali in diritto e in dignità tutti i riti legittimamente riconosciuti; vuole che in avvenire essi siano conservati e in ogni modo incrementati» (Concilio Vaticano II, Costituzione sulla sacra liturgia 𝘚𝘢𝘤𝘳𝘰𝘴𝘢𝘯c𝘵𝘶𝘮 𝘊𝘰𝘯𝘤𝘪𝘭𝘪𝘶𝘮, § 4)

Proprio oggi nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, mentre Roma è in festa, esce la Lettera Apostolica firmata da Papa Francesco “Desiderio Desideravi” – leggi qui testo ufficiale – “Sulla formazione liturgica del Popolo di Dio“… E’ una Lettera che andrà letta e riletta, ben meditata e pesata attentamente nelle parole usate e, certamente, già a più attente riletture si possono fare alcune considerazioni che emergono.

Partiamo dal titolo della Lettera, quel “Desideravo Desideravi” che proviene dalle parole di Gesù (Lc.22,15) quando ordina ai Discepoli di “preparare” la Cena della Pasqua, la così detta “Ultima Cena” quando istituisce il sacerdozio e l’Eucaristia, dando così vita e forma al nuovo Culto Divino: la Messa, la Liturgia Cattolica. Così, leggendo la Lettera ci viene il dubbio se, il suo contenuto, è davvero il “Desiderio Desideravi” pronunciato dal Cuore del Cristo, o forse non è piuttosto il desiderio di Francesco a voler mettere fine ad ogni discussione sulla preservazione del rito antico?

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“La Profuga”… Madre di Dio, profugo anch’Egli – orate pro nobis…”

“Al ciel, al ciel, al ciel andrò a vederla un dì”, dice uno dei più bei canti mariani della Tradizione. Ma ormai il Cielo non è più la meta, anzi la patria, di molti battezzati. Addirittura si vuole trascinare su questa terra la Madre di Dio, come dice il canto Santo Maria del cammino: “Vieni, Maria, qua giù”. Così l’umile fanciulla di Nazareth tale deve rimanere, per essere sfruttata ad uso e consumo delle ideologie moderniste. Ma quale altra creatura, in Cielo e in terra, ha potuto proclamare: «D’ora in poi tutte le generazione mi chiameranno Beata», se non Colei che è tutta di Dio? La Beata Vergine Maria è del Cielo e dal Cielo viene per portarci in Cielo, come ha detto ai tre pastorali di Fatima. Il minimalismo mariano — purtroppo una delle tante caratteristiche di questo pontificato — è blasfemo. Punto.

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Buon cattolico a chi?

Il nostro editoriale sulle indiscrezioni dell’incontro fra papa Francesco e Joe Biden, i quali essendo entrambi gesuiti di formazione, hanno un concetto non cattolico di chi sia il buon cattolico.

Finalmente c’è stato. Cosa c’è stato? Il tanto atteso incontro fra “i due cattolici più importanti del mondo”. Così infatti sono definiti dai mass-media liberal (cioè radical-chic) Francesco, 266° Romano Pontefice, primo gesuita ad essere eletto al soglio di Pietro, e Joe Biden, 46° presidente degli Stati Uniti d’America, secondo non protestante a ricoprire tale carica dopo John F. Kennedy.

Non si trattava del loro primo incontro, perché Biden era già stato ricevuto qualche volta dal papa regnante durante il suo mandato di vice-presidente nell’amministrazione di Barak Obama.

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La “Chiesa diversa” di papa Francesco. La “peste nera” si diffonde…

È impossibile capire il pontificato di Francesco, nonché il suo progetto di “Chiesa diversa” (parole da egli stesso dette il 9 ottobre e che approfondiremo in quest’articolo), senza comprendere la mentalità dell’uomo e del gesuita Jorge Mario Bergoglio, la cui matrice è intrinsecamente moderna, perciò – purtroppo per lui e per tutti i battezzati – modernista.

Non è da sottovalutare l’affermazione di Benedetto XVI, per l’Anno della Fede 2012-2013 che affermava esattamente il contrario: “I Padri conciliari non potevano e non volevano creare una Chiesa nuova, diversa. Non avevano né il mandato né l’incarico di farlo. Erano Padri del concilio con una voce e un diritto di decisione solo in quanto vescovi, vale a dire in virtù del sacramento e nella Chiesa sacramentale. Per questo non potevano e non volevano creare una fede diversa o una Chiesa nuova o diversa...” (clicca qui per il testo integrale ed originale)

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