I dubia di Padre Cavalcoli a Scalfari e al Papa

Cari Amici lettori, chi vive nella Chiesa e cerca di mettere in pratica gli insegnamenti, sa che nonostante i momenti di serio contrasto tra fratelli e sorelle, alla fine in molte cose ci si intende molto più di quanto non si possa pensare.

E’ il caso dell’ultimo articolo del teologo domenicano Padre Giovanni Cavalcoli a riguardo della situazione Scalfari nei suoi rapporti con il santo Padre Francesco e ciò che poi scrive sul suo giornale a riguardo degli incontri privati. Quanto emerge dalle riflessioni di Padre Cavalcoli sono considerazioni molto forti, con tutta una serie di domande, molto sofferte, che condividiamo.

Ci piace questo reale e doveroso modo usato dal Padre Cavalcoli che ci richiama, giustamente, a quell’amare il “Vicario di Cristo in terra”, senza per questo dover rinunciare a farci delle domande serie. Spesse volte abbiamo specificato che pur riconoscendo una forte dose di provocazione nei nostri editoriali, questo non inficia il nostro affetto filiale verso il Papa. Forse risultiamo essere poco rispettosi, per chi legge soggettivamente, del resto siamo laici e non religiosi-consacrati, ma oggettivamente pensando, parlando e scrivendo, ciò che ci spinge è l’affetto filiale e non certo una dichiarazione di guerra.

Cerchiamo di evitare ogni genere di tifoseria ed ogni nomignolo tanto in voga in campo ecclesiale, ci riteniamo piuttosto, come disse ed auspicò Benedetto XV citando il Simbolo di S. Athanasio: “Vogliamo pure che i nostri si guardino da quegli appellativi, di cui si è cominciato a fare uso recentemente per distinguere cattolici da cattolici; e procurino di evitarli non solo come «profane novità di parole», che non corrispondono né alla verità, né alla giustizia, ma anche perché ne nascono fra i cattolici grave agitazione e grande confusione. Il cattolicesimo, in ciò che gli è essenziale, non può ammettere né il più né il meno: «Questa è la fede cattolica; chi non la crede fedelmente e fermamente non potrà essere salvo»; o si professa intero, o non si professa assolutamente. Non vi è dunque necessità di aggiungere epiteti alla professione del cattolicesimo; a ciascuno basti dire così: «Cristiano è il mio nome, e cattolico il mio cognome»; soltanto, si studi di essere veramente tale, quale si denomina” (Ad Beatissimi Apostolorum, 1° novembre 1914)

Con queste parole vi lasciamo ora alla lettura dell’articolo presentato, ringraziando Padre Giovanni Cavalcoli O.P. per le molte riflessioni che ci lascia.


Quel canuto pagliaccio di Eugenio Scalfari continua ad offendere il Sommo Pontefice, mentre la Santa Sede continua a tacere, anziché smentire.

Giovanni Cavalcoli, O.P.

È nostro sacro dovere difendere il Successore di Pietro, al quale è richiesto di essere maestro di sapienza e di prudenza. Noi possiamo anche smascherare i giochi di Scalfari, ma non possiamo omettere di prendere atto che il Santo Padre si manifesta a volte imprudente. Se non ammettessimo questo, un esercito di fedeli smarriti, feriti e addolorati, ci porrebbe questo quesito al quale non sarebbe facile rispondere: ammesso che Scalfari affermi e scriva scempiaggini attribuite al Santo Padre, chi è che lo riceve e che ci parla, se non il Santo Padre stesso? E dopo che Scalfari ha fatto certe sparate, come mai, i competenti organi informativi della Santa Sede, non lo smentiscono? E rispondere a un simile quesito, non è purtroppo facile.

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2 pensieri riguardo “I dubia di Padre Cavalcoli a Scalfari e al Papa

  1. Mah, ho l’impressione che padre Cavalcoli si arrampichi sugli specchi pur di difendere il papa. Insomma, se non risponde chairamente ai dubbi, se continua a parlare e a confidarsi con uno come Scalfari e non pensa minimamente alla gravità delle eresie che tutti leggiamo negli articoli di quel pover’uomo ma che sono attribuite proprio a lui, chi ha la responsabilità? Il papa deve essere una guida sicura, non uno che semina confusione. Scalfari fa quello che ci possiamo aspettare da un ateo confuso e poco ferrato nelle cose di fede, ma Bergoglio non fa il papa.

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  2. Purtroppo le domande che ragionevolmente si pone l’illustre Domenicano andranno ad aggiungersi ai Dubia ed alle Correzioni filiali. Poiché non v’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

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