Le profanazioni eucaristiche, i sacrilegi sacramentali, l’apostasia di Abu Dhabi, l’adorazione della Pachamama, la denigrazione della SS. Vergine, il propagare delle eresie, ecc., sono crimini che il Cielo non poteva lasciare impuniti: la pandemia del coronavirus è il giusto castigo (come hanno spiegato i vescovi mons. Carlo Maria Viganò e mons. Athanasius Schneider). Ma papa Jorge Mario Bergoglio non vuole capirlo e continua dritto per la sua strada: il 3 aprile si è scagliato ancora una volta contro il massimalismo mariano, arrivando addirittura ad affermare che la SS. Vergine non è Regina; nell’annuario pontificio di quest’anno (pubblicato il 25 marzo) ha voluto solo il suo nome secolare e ha fatto classificare i poteri e i ruoli del Romano Pontefice come meri “titoli storici”. S. E. mons. Carlo Maria Viganò, intrepido difensore del Depositum Fidei, non ha taciuto — come già fece lo scorso dicembre — e nel seguente atto d’accusa richiama papa Jorge Mario Bergoglio.
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