Il prossimo Papa: l’identikit di Demos II

A due anni dal testo firmato “Demos” (poi rivelatosi il cardinale Pell) un nuovo documento che a quello si ricollega definisce le sette priorità del prossimo Conclave per riparare alla confusione e alla crisi creata da questo Pontificato. È un documento che esprime un senso di sconforto per l’attuale situazione della Chiesa, spiega Stefano Fontana in un editoriale, ma che indica la strada per uscire da questa drammatica situazione, che dovrà essere opposta a quella di questo pontificato.

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Aggiornamento. Papa Francesco è stato dimesso dall’ospedale

Lo rende noto la Sala Stampa vaticana. Nei giorni scorsi Francesco ha accusato un “lieve stato influenzale”. Anche oggi, all’udienza generale, ha spiegato ai fedeli di essere “raffreddato” e ha fatto leggere la catechesi a un collaboratore.

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Francesco è il papa che i confratelli gesuiti stavano aspettando

I gesuiti — “capitanati” da Pedro Arrupe, il grande mentore di Jorge Mario Bergoglio — hanno abbandonato la missione evangelica dell’edificazione della regalità sociale di Cristo per far proprio il progetto marxista di un mondo socialmente giusto. Anche negli Stati Uniti d’America se ne stanno accorgendo, come dimostra il seguente articolo della giornalista Anne Hendershott che pubblichiamo in una nostra traduzione. Vi sono alcune imprecisioni, ma nella sostanza ben racconta come la Compagna abbia fatto proprio il modernismo marxisteggiante.

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Francesco è il papa. Preghiamo affinché non venga meno la sua fede…

Esattamente due mesi il Dicastero per la Dottrina della Fede pubblicava la dichiarazione Fiducia Supplicans, sul senso pastorale delle benedizioni, scandalizzando i battezzati, vescovi compresi, di tutto il mondo. La Dichiarazione è stata “confezionata” dal prefetto Fernandez, ma è stata fortissimamente voluta da papa Francesco, avendola difesa con decisione con interviste televisive e presso testate giornalistiche (qui e qui). In questo sito abbiamo più volte ribadito la validità del pontificato di Francesco (per es. qui e qui), ma dopo l’uscita della Fiducia Supplicans ci sono arrivate altre email per contestare la nostra posizione — che è quella della Chiesa –, affermando che un papa che vuole un documento del genere non può essere un vero papa. Per replicare a queste email abbiamo deciso di pubblicare un articolo di Don Alfredo Maria Morselli che ben spiega, riflettendo sul Vangelo di Luca (22, 31-32), che la fede di un papa può diminuire, ecclissarsi. Per questo dobbiamo pregare, supplicare, il Signore che, come fece per Simon Pietro, tutti i successori del suo Vicario non perdano del tutto la fede e, ravveduti, confermino i fratelli nella Fede della Chiesa. Un cattivo papa — e nella storia della Chiesa ve sono tantissimi! — non è un falso papa. «Ci sono troppi esempi di papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto», disse l’allora card. Ratzinger nel 1997, in tempi non sospetti.

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Papa Francesco: il ritiro cristiano, non è una “vacanza benessere” ma tempo di conversione

Cari Amici, stiamo per entrare in Quaresima, Tempo di Grazia e non di tristezza, che ci deve aiutare a farci lasciare le dispute e concentrarci sulla nostra anima, sullo stato della nostra situazione con Dio e ritemprare, così, l’anima e il corpo, rivedere e ricomporre la nostra personale unità alla Chiesa e nella Chiesa, ricomporre gli animi e dare priorità a ciò che di più conta. Lo faremo servendoci proprio delle parole di Papa Francesco!! Buona meditazione e Santa Quaresima a tutti.

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Papa Francesco: «Come vorrei una Chiesa più vicina alla gente»

Riportiamo l’intervista integrale rilasciata da Francesco al mensile paolino Credere e pubblicata giovedì 8 febbraio 2024. Non è mai bene commentare a caldo, ma permetteteci solo una piccolissima considerazione: è veramente triste vedere un papa difendere non la Dottrina della Fede della Chiesa ma la propria “dottrina della prassi” e il suo sogno di una Chiesa diversa.

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La congregazione suprema di Francesco che non t’aspetti…

Papa Francesco formalmente non rinnega la Dottrina — sa benissimo che non può farlo –, perché non ha interesse ad Essa. Per lui è astratta, lontana, dalle vite degli uomini, mentre la pastorale (modernisticamente intesa) è concreta e vicina alle necessità umane. Ciò che conta non è ribadire la solita Dottrina, ma annunciare un nuovo modo di vivere il cristianesimo, per questo, nella sua riforma della Curia, ha messo al primo posto l’annuncio del Vangelo, creando una super-congregazione con lui stesso a capo, declassando la Dottrina della Fede a uno dei tanti dicasteri. Le cose però sono cambiate con la nomina a prefetto del suo yes-man Tucho Fernandez (dopo l’ingombrante Muller e la delusione del confratello Ladaria): la Dottrina della Fede è tornata ad essere di fatto la “congregazione suprema” della Santa Sede, com’era addirittura prima della riforma di Paolo VI, ovvero il famoso Sant’Uffizio. Il Papa infatti si è reso conto che i vescovi e le conferenze episcopali non si rivolgono alla Congregazione per l’evangelizzazione per risolvere problemi dottrinali e pastorali, ma alla Dottrina della Fede, quindi è necessario darle, di fatto, l’importanza fondamentale, cambiandone la forma e la missione. Di quale cambiamento si tratta? Lo spiega il vaticanista Andrea Gagliarducci (nel seguente articolo che proponiamo con una nostra traduzione): non più difendere la Dottrina, ma promuovere la “ricerca teologica” per trovare nuove “soluzioni pastorali” volute dallo stesso Francesco. La Fiducia Supplicans è ne l’esempio lampante.

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Papa Francesco: La Chiesa che sogno

Pubblichiamo la versione integrale dell’intervista che papa Francesco ha rilasciato al quotidiano La Stampa di Torino lunedì 29 gennaio 2024. Dato che non è bene commentare a caldo, il nostro editoriale arriverà fra qualche giorno.

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I “pizzini” di papa Francesco

Il giornalista americano Phil Lawler, in questo articolo che pubblichiamo con una nostra traduzione, fa notare che quando Papa Francesco parla a braccio (in particolare nelle interviste, nelle conferenze stampa oppure quando incontra i confratelli gesuiti durante i viaggi apostolici), senza l’ausilio di un testo preparato o discostandosi da esso, non si tratta semplicemente di spontaneità, ma una ben precisa strategia (gesuitica, aggiungiamo noi) in cui vengono lanciati dei messaggi subliminali ai propri interlocutori. Insomma, l’ambiguità oratoria di questo papa gesuita non è accidentale ma voluta.

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Todos, todos, todos! Con qualche eccezione…

Il giornalista americano Michael Haynes, corrispondente di LifeSiteNews, durante l’undienza annuale ai giornalisti accreditati presso la Santa Sede, è riuscito a fare a Francesco una domanda importante: «Santità, ma perché le restrizioni al rito antico?». «Leggi il motu proprio», è stata la risposta del Papa.

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