Non cambiare nulla per cambiare tutto?

“Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”: così scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo celebre romanzo Il Gattopardo. Secondo il vaticanista Andrea Gagliarducci, nei seguenti articoli che pubblichiamo con una nostra traduzione, papa Francesco fa esattamente il contrario: non cambia nulla (dottrinalmente) per cambiare tutto (pastoralmente). Inoltre, guardando i prossimi appuntamenti di Francesco, è evidente che le sue priorità sono squisitamente politiche, secondo quella “pastorale vissuta” della teologia del popolo, per rendere irreversibili le sue riforme.

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Undici anni di dubbi, confusione e divisione…

Esattamene undici anni fa il card. Jorge Mario Bergoglio diventava papa Francesco, 266° legittimo Successore del Beato Apostolo Pietro. Quale bilancio trarre del suo pontificato? Ha soddisfatto i cardinali che lo hanno eletto? Come ha governato? Per rispondere a queste domande ci faremo aiutare dal vaticanista Andrea Gagliarducci.

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La congregazione suprema di Francesco che non t’aspetti…

Papa Francesco formalmente non rinnega la Dottrina — sa benissimo che non può farlo –, perché non ha interesse ad Essa. Per lui è astratta, lontana, dalle vite degli uomini, mentre la pastorale (modernisticamente intesa) è concreta e vicina alle necessità umane. Ciò che conta non è ribadire la solita Dottrina, ma annunciare un nuovo modo di vivere il cristianesimo, per questo, nella sua riforma della Curia, ha messo al primo posto l’annuncio del Vangelo, creando una super-congregazione con lui stesso a capo, declassando la Dottrina della Fede a uno dei tanti dicasteri. Le cose però sono cambiate con la nomina a prefetto del suo yes-man Tucho Fernandez (dopo l’ingombrante Muller e la delusione del confratello Ladaria): la Dottrina della Fede è tornata ad essere di fatto la “congregazione suprema” della Santa Sede, com’era addirittura prima della riforma di Paolo VI, ovvero il famoso Sant’Uffizio. Il Papa infatti si è reso conto che i vescovi e le conferenze episcopali non si rivolgono alla Congregazione per l’evangelizzazione per risolvere problemi dottrinali e pastorali, ma alla Dottrina della Fede, quindi è necessario darle, di fatto, l’importanza fondamentale, cambiandone la forma e la missione. Di quale cambiamento si tratta? Lo spiega il vaticanista Andrea Gagliarducci (nel seguente articolo che proponiamo con una nostra traduzione): non più difendere la Dottrina, ma promuovere la “ricerca teologica” per trovare nuove “soluzioni pastorali” volute dallo stesso Francesco. La Fiducia Supplicans è ne l’esempio lampante.

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Secondo Francesco la sinodalità eviterà lo scisma tedesco?

Papa Francesco è veramente preoccupato per le derive del Cammino sinodale tedesco, eppure molte delle sue posizioni sembrano andare proprio in quella direzione. A questa contraddizione prova a dare una risposta il vaticanista Andrea Gagliarducci in un articolo che proponiamo ai nostri lettori in una nostra traduzione.

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Francesco, papa riformatore… o cancellatore?

Proponiamo in una nostra traduzione l’editoriale pubblicato oggi dal giornalista Andrea Gagliarducci nel suo blog Monday Vatican. Il vaticanista denuncia il fatto che con questo pontificato abbia preso il sopravvento la cancel culture — ovvero la cancellazione della cultura tradizionale — anche nella Chiesa, nonostante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fossero riusciti almeno a frenarla.

Francesco è un papa — aggiungiamo noi — che ha fretta di portare a compimento la rivoluzione dello “spirito del Concilio”; desidera ardentemente vedere l’inizio della “Chiesa del futuro” abbozzata durante gli anni conciliari, pur con tutte le sue contraddizioni. Per esempio, vuole che la Chiesa diventi sinodale, ma accentra a sé tutto il potere. Per raggiungere i suoi scopi non esita a “regalare” beni che non appartengono ai papi ma alla Chiesa, per esempio alcune reliquie, ma non rinuncia a niente di ciò che è suo, a cominciare dal suo vestiario. Il “cavallo di battaglia” del suo pontificato è la misericordia, ma è facile per chiunque perdere le sue simpatie ed essere spietatamente abbandonato. Potremmo andare avanti elencando altre contraddizioni di Francesco, per ora ci basti considerare, con amarezza e tristezza, che sta trattando la Chiesa come se fosse cosa sua. Una tentazione che il diavolo manda a tutti i battezzati, ma, ovviamente, quando arriva ad un papa, le conseguenze sono disastrose. La storia stessa della Chiesa lo insegna…

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Papa Francesco vuole la Chiesa unita, eppure crea divisioni…

L’11 ottobre papa Francesco ha ricordato il 60° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Nel suo discorso ha ribadito l’essenzialità della sua piena accettazione da parte di tutti i fedeli e ha condannato gli “opposti estremismi”, ovvero il tradizionalismo e il progressismo. Analizzando questo discorso — in un articolo che abbiamo tradotto per i nostri lettori —, l’attento vaticanista Andrea Gagliarducci rileva ancora una volta la problematica di questo pontificato. Francesco, infatti, governa la Chiesa imponendo d’autorità il suo “progetto” su di Essa — anziché confermare i fratelli nella Fede —, sentendosi egli “autorizzato” dall’Alto a farlo poiché è stato eletto papa. Perciò quando richiama all’unità e condanna gli “opposti estremismi” sta stigmatizzando le critiche che gli giungono da vari settori del mondo cattolico.

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