Francesco, papa riformatore… o cancellatore?

Proponiamo in una nostra traduzione l’editoriale pubblicato oggi dal giornalista Andrea Gagliarducci nel suo blog Monday Vatican. Il vaticanista denuncia il fatto che con questo pontificato abbia preso il sopravvento la cancel culture — ovvero la cancellazione della cultura tradizionale — anche nella Chiesa, nonostante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fossero riusciti almeno a frenarla.

Francesco è un papa — aggiungiamo noi — che ha fretta di portare a compimento la rivoluzione dello “spirito del Concilio”; desidera ardentemente vedere l’inizio della “Chiesa del futuro” abbozzata durante gli anni conciliari, pur con tutte le sue contraddizioni. Per esempio, vuole che la Chiesa diventi sinodale, ma accentra a sé tutto il potere. Per raggiungere i suoi scopi non esita a “regalare” beni che non appartengono ai papi ma alla Chiesa, per esempio alcune reliquie, ma non rinuncia a niente di ciò che è suo, a cominciare dal suo vestiario. Il “cavallo di battaglia” del suo pontificato è la misericordia, ma è facile per chiunque perdere le sue simpatie ed essere spietatamente abbandonato. Potremmo andare avanti elencando altre contraddizioni di Francesco, per ora ci basti considerare, con amarezza e tristezza, che sta trattando la Chiesa come se fosse cosa sua. Una tentazione che il diavolo manda a tutti i battezzati, ma, ovviamente, quando arriva ad un papa, le conseguenze sono disastrose. La storia stessa della Chiesa lo insegna…

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La “Chiesa pragmatica” di Francesco… non sa difendersi?

Riprendiamo le nostre pubblicazioni sottoponendo all’attenzione dei nostri lettori un interessante editoriale del vaticanista Andrea Gagliarducci in una nostra traduzione. L’articolo prende in esame l’incontro che papa Francesco ha avuto con i confratelli gesuiti del Canada e la conferenza stampa di ritorno dal viaggio apostolico.


Ricordiamo, seppur brevemente, che – il pragmatismo – è quella “corrente filosofica (di stampo protestantico) sorta negli Stati Uniti nella seconda metà del sec. XIX e fondata sulla connessione fra conoscenza e azione; insiste sulla funzione del pensiero come produttore di credenze da sottoporre al vaglio dell’esperienza e della prassi ( p. metodologico ) o sull’utilità sociale e religiosa dei nostri sistemi di credenze ( p. metafisico ); atteggiamento improntato a una visione realistica e pratica, finalizzato a ottenere, talvolta anche in modo spregiudicato, risultati concreti. Che riguarda prevalentemente l’attività pratica, l’azione; caratterizzato dal prevalere degli interessi pratici su quelli teoretici e sui valori ideali: avere un atteggiamento pragmatico e realistico;  avere una visione pragmatica della vita. Nell’amore pragmatico, sia lui che lei cercano una persona che per loro vada bene e soddisfi i loro bisogni. Il più importante esponente del pragmatismoè John Dewey secondo il quale l’esperienza comprende anche i fattori di errore, esclusi invece nelle teorie empiriste classiche. Dewey chiama la sua particolare versione del pragmatismo “strumentalismo”.
Ricordiamo che Dewey nasce e si forma in campo protestante ricevendo una formazione di tipo neohegeliano laureandosi, nel 1884, con una tesi sulla psicologia in Kant
, diventando poi un famoso pedagogista, filoso e di “pensatore sociale”, diffondendo in tutto il mondo il nuovo pensiero “laico”. Si interessò anche del nuovo sistema scolastico ispirato ai principi della pedagogia marxista, che lo convinsero della necessaria riforma scolastica-sociale nella democrazia americana.”

Perché questa premessa? Perché il “nostro” Modernista per eccellenza, Ernesto Buonaiuti – leggi qui se non sai chi è stato – fu uno degli intellettuali di maggior rilievo nella scena culturale ed ecclesiale del primo Novecento in Italia. E’ annoverato tra i fondatori del Modernismo cattolico e in quegli anni di crisi, il Buonaiuti, abbandona le posizioni della filosofia neo-tomista per sposare il pragmatismo, con una svolta prima teoretica, per poi riservarsi aggiustamenti e correzioni atti a far combaciare le sue ricerche moderniste per una nuova visione del Cristianesimo attraverso la prassi.

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