Come il cardinale Müller, anche noi stiamo con il Papa, ma chi reclama va ascoltato

Oggi ci occupiamo del cardinale Gerhard Müller, della sua ultima intervista rilasciata al Corriere della sera, vedi qui, perché ci offre l’occasione di chiarire alcuni punti fondamentali – come cattolici laici – per specificare nuovamente non soltanto il senso della nostra presenza in rete, ma soprattutto il senso della nostra più vera ed autentica appartenenza alla santa Chiesa di Gesù Cristo guidata, in questo momento, dal pontefice regnante Francesco, lo dicemmo chiaramente anche qui, a seguito dell’appello all’unità ben descritto da Antonio Socci.

Lo sgomento provato dalle vicissitudini accorse al cardinale Müller, sono state largamente trattate in molti nostri editoriali, ma anche dal teologo domenicano Padre Cavalcoli di cui abbiamo parlato qui. Il “fronte di gruppi tradizionalisti, così come dei progressisti” che vorrebbero vedere sempre qualcun altro, o lo stesso Müller come specifica, alla guida di un movimento “contro il Papa”, non è cosa nuova nella Chiesa di Gesù Cristo e paradossalmente da ciò che può apparire il nostro sito, i nostri interventi sono intenzionati proprio a rimuovere ogni possibile tentazione in questo senso, una strada pericolosissima, anticattolica e priva di ogni ragionevolezza.

Il cardinale Müller specifica: «Si rischia una separazione che potrebbe sfociare in uno scisma. Io resto con Bergoglio, ma chi reclama va ascoltato».

Possiamo dire, senza essere smentiti, che lo scisma è già in atto e non da oggi, ma da ben cinquant’anni, da quando “lo spirito del concilio” prese il sopravvento e divenne la guida delle innovazioni moderniste interne alla Chiesa. A dirlo non siamo “noi” ma Benedetto XVI in molte occasioni, fin dal suo primo Discorso alla Curia nel Natale 2005, leggiamo questo passaggio:

«Qual è stato il risultato del Concilio? È stato recepito nel modo giusto? Che cosa, nella recezione del Concilio, è stato buono, che cosa insufficiente o sbagliato? Che cosa resta ancora da fare? Nessuno può negare che, in vaste parti della Chiesa, la recezione del Concilio si è svolta in modo piuttosto difficile, anche non volendo applicare a quanto è avvenuto in questi anni la descrizione che il grande dottore della Chiesa, san Basilio, fa della situazione della Chiesa dopo il Concilio di Nicea: egli la paragona ad una battaglia navale nel buio della tempesta, dicendo fra l’altro: Il grido rauco di coloro che per la discordia si ergono l’uno contro l’altro, le chiacchiere incomprensibili, il rumore confuso dei clamori ininterrotti ha riempito ormai quasi tutta la Chiesa falsando, per eccesso o per difetto, la retta dottrina della fede…».

Per poi ritornare sull’argomento nell’ultimo Discorso che tenne al Clero romano nel febbraio 2013, vedi qui, come a concludere il suo Pontificato mettendoci in guardia, ancora una volta, dei veri pericoli che ci stanno soffocando. Oppure come non ricordare i sessanta teologi che firmarono non una correctio filialis ma una richiesta di dimissioni a Giovanni Paolo II nel grande Giubileo del 2000? Quelli sì che non erano “RECLAMI” intenzionati a chiarire dei “Dubia”…. ma una vera rivolta dell’ala progressista che pretendeva dal Papa la rimodernizzazione della Chiesa in campo dottrinale: “falsare la retta dottrina della fede…“.

Siamo in uno stallo drammatico perché da quella denuncia di Benedetto XVI del 2005 non solo non siamo andati avanti, e non stiamo progredendo da nessuna parte, ma con questo Pontificato siamo ritornati a quella “battaglia navale” descritta da san Basilio, dentro il buio della tempesta nella quale spesse volte sembriamo più quegli apostoli spaventati e smarriti: Gesù se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che moriamo?» (Mc 4,35-41) e quando si è presi dalla paura e dall’angoscia, o persino dalla smania di voler vedere applicata l’immagine di una chiesa fatta a propria immagine e somiglianza, si possono prendere decisioni sbagliate. Così come riteniamo “sbagliate” le decisioni prese da Benedetto XVI, vedi qui, seppur le rispettiamo perché egli stesso ha riconosciuto il suo successore e quindi – la barca di Pietro – non è stata abbandonata. Infatti è molto più comodo, più facile parlare di un Bergoglio “antipapa” o che non è papa, dal mettersi in gioco e pur gridando al Divino Maestro: «non t’importa che moriamo?», SI RESTA NELLA BARCA del Pietro di turno, nel tentativo di non farla affondare, non almeno per inerzia, per inettitudine, per comodità, per menefreghismo… o per qualche tornaconto personale. Del resto se a lanciare certi allarmi è oggi un vaticanista insospettabile come Aldo Maria Valli, vedi qui, ed anche qui, un motivo ragionevole e drammatico, deve pur esserci.

Così – però… – come è troppo facile continuare a dire che papa Francesco “non sa, non è responsabile” di quanto sta accadendo solo perché sarebbe circondato da persone che lo starebbero sfruttando… NO! A questa interpretazione non ci stiamo e lo abbiamo spiegato qui, noi siamo “papisti” ma non bergogliosi, restiamo su questa unica barca sulla quale il Divino Maestro pare oggi – come in altre vicende passate della Chiesa – “dormire” lasciando a Pietro con gli altri Apostoli, di sbrigarsela apparentemente da soli. Papa Francesco sa bene da chi si è circondato, li ha scelti lui uno ad uno, giorno dopo giorno ignorando ogni consiglio, la lista degli editoriali di Magister è lunga e chiara in proposito, ciò che noi non sappiamo sono le sue vere intenzioni.

Ritorniamo all’intervista nella quale chiosa, giustamente, il cardinale Müller: «…i veri amici non sono coloro che adulano il Papa ma quelli che lo aiutano con la verità e la competenza teologica ed umana. In tutte le organizzazioni del mondo i delatori di questa specie servono solo se stessi».

Se non ricordiamo male i Vangeli, Giuda era fra questi adulatori… pronto a compiere la buona azione quotidiana, di vendere un costosissimo profumo acquistato per adorare il Santissimo Corpo del Cristo in vista della Sua morte, per darne il ricavato ai poveri, ma che in realtà – di quel vero Gesù Cristo Redentore delle Anime – gliene importava poco (Mc 14,1-11). Adulare oggi il Pontefice – noi li definiamo i bergogliosi – è quanto di più perverso si possa fare, mentre il papato, il suo Ufficio divino, la grande responsabilità di Pietro, vengono messe ogni giorno alla berlina. E non sono le nostre cover a dover scandalizzare i bergogliosi… ma i contenuti delle nostre denunce.

Leggiamo un’altra denuncia del cardinale Müller, perché la condividiamo totalmente: «L’unico modo per uscire da questa situazione è un dialogo chiaro e schietto. Invece ho l’impressione che nel “cerchio magico” del Papa ci sia chi si preoccupa soprattutto di fare la spia su presunti avversari, così impedendo una discussione aperta ed equilibrata. Classificare tutti i cattolici secondo le categorie di “amico” o “nemico” del Papa, è il danno più grave che causano alla Chiesa. Uno rimane perplesso se un giornalista ben noto, da ateo si vanta di essere amico del Papa; e in parallelo un vescovo cattolico e cardinale come me viene diffamato come oppositore del Santo Padre. Non credo che queste persone possano impartirmi lezioni di teologia sul primato del Romano Pontefice».

Dal canto nostro attendiamo ancora che qualcuno venga a smentirci per certe scelte di papa Francesco, sbagliatissime, a riguardo della Liturgia, vedi qui. Un vantato pontificato della misericordia la cui prima vittima sacrificata è proprio Lui, la Misericordia Incarnata, la Divina Eucaristia trattata come oggetto di potere, o come un “dolcetto scherzetto” da darsi – come un diritto – a chiunque vivesse in grave stato di peccato mortale. Si ha voglia di specificare ogni volta che “non è colpa del Papa”, che il Papa non ha mai decretato un Motu Proprio per cambiare la dottrina ma… non prendiamoci in giro, per favore, perché sono proprio i Vescovi e sacerdoti scelti da Bergoglio a dirlo e lui non smentisce mai, anzi sembra sempre approvare le eresie di queste persone da lui scelte, mentre è pronto a stroncare chiunque la pensi diversamente. Si ha voglia di parlare di “riforme” quando stiamo assistendo, da ben cinque anni, ad una rimessa in discussione di quella dottrina già affermata dalla Chiesa in modo infallibile, vedi qui.

«Papa Francesco specifica il cardinale Müller – è molto popolare, e questo è un bene. Ma la gente non partecipa più ai Sacramenti. E la sua popolarità tra i non cattolici che lo citano con entusiasmo, non cambia purtroppo le loro false convinzioni. Emma Bonino, per esempio, loda il Papa ma resta ferma sulle sue posizioni in tema di aborto che il Papa condanna. Dobbiamo stare attenti a non confondere la grande popolarità di Francesco, che pure è un enorme patrimonio per il mondo cattolico, con una vera ripresa della fede: anche se tutti sosteniamo il Papa nella sua missione».

Il nostro sito nasce proprio sullo sfondo del forte carisma di Bergoglio che nessuno può negargli, ma non possiamo non chiederci “al servizio di chi è messo?” Certo! al servizio della Chiesa, ma di quale chiesa quando, lo vediamo ogni giorno, le chiese si svuotano di “veri cattolici” scandalizzati, offesi nella propria fede che vedono messa in pericolo da quei preti che urlano: “l’ha detto papa Francesco! BASTA CON LA DOTTRINA…!”?? e il papa tace! si legga qui, e chi parla per tentare di spiegare che effettivamente il papa non ha detto certe cose, viene etichettato, allontanato, silenziato, e il papa tace! Davvero papa Francesco non sa nulla di ciò che sta accadendo dentro la Chiesa? Perdonateci se alla storiella del papa raggirato e tradito, noi, non ci crediamo!

E allora, in quale modo “restare con papa Francesco”?

Con la resistenza nella Preghiera, anzi tutto, per poi educarci alla conoscenza dei fatti e, soprattutto, studiare la vera Dottrina, il Catechismo, tutto il Magistero bimillenario della Chiesa nei suoi legittimi Pontefici, lo abbiamo spiegato qui, ed anche qui. Questo non significa essere “contro un Papa”, al contrario, significa proprio stargli accanto nel modo più corretto onde evitare ogni idolatria e culto della persona… Il compito di noi laici non è giudicare un Pontefice e neppure idolatrarlo, ma VAGLIARE I FATTI, FARE DISCERNIMENTO, discernimento tra ciò che è confusione, discernimento tra ciò che è un bene e ciò che è un male: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene” (Is 5,20).

Questo non significa fare del moralismo con i nostri articoli, essere rigoristi o addirittura sentirci dei farisei, chi ha la “coda di paglia” finisce per sentirsi strangolato dalle parole del Papa mentre per noi sono sempre e comunque un aiuto per un esame della propria coscienza. Ma laddove, certe espressioni del Pontefice, vanno a colpire il cuore della dottrina mettendola nell’ambiguità, nella confusione, occorre allora assumersi la responsabilità di chiedere a papa Francesco a che gioco stia giocando.

«Ho la sensazione – conclude il cardinale Müller – che Francesco voglia ascoltare e integrare tutti. Ma gli argomenti delle decisioni devono essere discussi prima. Giovanni Paolo II era più filosofo che teologo, ma si faceva assistere e consigliare dal cardinale Ratzinger nella preparazione dei documenti del magistero…».

Papa Francesco non è che “non discute” o non si faccia assistere e consigliare, il problema lo abbiamo analizzato qui, è che lo fa con le persone sbagliate di cui si è volutamente circondato! Negare questa realtà non fa bene a nessuno e, soprattutto, non fa bene alla Chiesa di Gesù Cristo, la prima vera vittima di quanto sta accadendo.

Concludiamo, allora, ricordando le parole di ben quattro Pontefici precedenti sulla missione di Pietro, che sono anche il nostro pensiero cattolico, universale cum Petro, oggi e sempre, fino al martirio che invochiamo, a gloria di Dio e per l’esaltazione della santa Sua Chiesa.

«Ciò di cui la Chiesa ha urgente bisogno, sono fedeli e gruppi di fedeli, di ogni condizione, che, liberi dalla schiavitù del rispetto umano, conformino tutta la loro vita e la loro attività ai comandamenti di Dio e alla legge di Cristo» (Pio XII al Clero, 8.3.1952).

«E il delitto, che si rimprovera ai cristiani qual altro è mai se non la loro incrollabile fedeltà al Re dei re e al Signore dei dominanti? Né per altra ragione anche oggi la viva fede nel Figlio di Dio, la sottomissione alla sua legge, l’unione spirituale con la sua Chiesa, l’adesione ai suoi rappresentanti terreni ha valso in alcuni luoghi una catena ininterrotta di sospetti e di contumelie, di rifiuti e di esclusione, di diminuzione di persona e di merito, di strettezze e di angustie, di povertà e di dolori, di miserie e di svantaggi e danni corporali e spirituali… Sull’altare, sotto il velo di cibo e di bevanda, si faceva presente il Dio delle anime loro e delle vittorie, che avrebbe innalzato i suoi labari al posto delle aquile romane per la conquista del mondo, di un mondo, di cui Roma sarebbe stata centro, non del potere, ma della fede.» (Pio XII per il XXV° della sua ordinazione episcopale, 13.5.1942)

«Così è, Figli carissimi; e così affermando, la nostra dottrina si stacca da errori che hanno circolato e tuttora affiorano nella cultura del nostro tempo, e che potrebbero rovinare totalmente la nostra concezione cristiana della vita e della storia. Il modernismo rappresentò l’espressione caratteristica di questi errori, e sotto altri nomi è ancora d’attualità (Cfr. Decr. Lamentabili di S. Pio X, 1907, e la sua Enc. Pascendi; DENZ.- SCH. 3401, ss.). Noi possiamo allora comprendere perché la Chiesa cattolica, ieri ed oggi, dia tanta importanza alla rigorosa conservazione della Rivelazione autentica, e la consideri come tesoro inviolabile, e abbia una coscienza così severa del suo fondamentale dovere di difendere e di trasmettere in termini inequivocabili la dottrina della fede; l’ortodossia è la sua prima preoccupazione; il magistero pastorale la sua funzione primaria e provvidenziale; l’insegnamento apostolico fissa infatti i canoni della sua predicazione; e la consegna dell’Apostolo Paolo: Depositum custodi (1Tim.6, 20; 2Tim.1,14) costituisce per essa un tale impegno, che sarebbe tradimento violare. La Chiesa maestra non inventa la sua dottrina; ella è teste, è custode, è interprete, è tramite; e, per quanto riguarda le verità proprie del messaggio cristiano, essa si può dire conservatrice, intransigente; ed a chi la sollecita di rendere più facile, più relativa ai gusti della mutevole mentalità dei tempi la sua fede, risponde con gli Apostoli: Non possumus, non possiamo..»  (beato Paolo VI – Udienza generale del 19.1.1972)

«Il Papa non è padrone della verità rivelata, ma il suo servitore. La Parola di Dio è sopra di lui, lo dirige, lo domina, NON È DOMINATA DA LUI A DIRE QUELLO CHE LUI VUOLE … Siamo dunque ben lontani dall’onniscenza papale, anche in materia di fede. È così poco onnisciente il Papa che, pur fidando nell’assistenza divina, prima di definire, è obbligato a studiare, a consultare e a sentire il pensiero della Chiesa…» (Albino Luciani, Giovanni Paolo I – Note sulla Chiesa – Rivista diocesana di Venezia, dic.1974)

« Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo. (..) Il Papa è consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa. Così, il suo potere non sta al di sopra, ma è al servizio della Parola di Dio, e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, così che non venga fatta a pezzi dai continui cambiamenti delle mode…» (Benedetto XVI – Omelia dalla Cattedra 7.5.2005)

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