Papa Francesco lancia, dicono, i “nuovi vizi capitali”: ma sono davvero nuovi?

San Giovanni ci dice: “Se qualcuno vede peccare suo fratello, se il peccato non è mortale, dovrebbe pregare Dio e lui gli darà la vita. Questo è solo per quelli il cui peccato non è mortale. Esiste una cosa come un peccato mortale, di cui non dico che dovresti pregare. Ogni trasgressione è peccato, ma c’è il peccato che non è mortale.“ (1Gv.5,16-17).

Per dirla subito e breve – Papa Francesco – non sta modificando nulla e tuttavia si presenta qualcosa di ben conosciuto alla morale cattolica, come fosse qualcosa di originale, di diverso… Il VIZIO, infatti, anche se in casi meno gravi permane in uno stadio di DIFETTO che – pur nuocendo se stessi – non provoca troppi danni agli altri, d’altra parte, se non viene combattuto, radica però delle pessime abitudini che portano ad una incapacità a fare il bene e a se stessi e agli altri, quale conseguenza nei rapporti sociali, familiari e culturali. Come leggere, allora, questa notizia?

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Gesuiti modernisti? Falsi maestri che hanno modificato il senso del peccato

[SM=g1740771] Piero Vassallo da un articolo su Riscossa-Cristiana del 2015, riportava:
“La sera dell’otto ottobre, sulla rete televisiva Sette, Gad Lerner ha pilotato un dibattito sul Vaticano II nella direzione gradita dagli scolarci bolognesi, tardi eredi delle illusioni nutrite dal card. Giacomo Lercaro, da don Giuseppe Dossetti e dal prof. Giuseppe Alberigo. La scuola di Bologna, nel dibattito rappresentata dal mellifluo epigono Giuseppe Melloni, era stata costituita negli anni Sessanta al fine di promuovere la de-ellenizzazione del Cristianesimo, ossia la separazione di fede e ragione quale propedeutica all’intesa dei cattolici con gli esponenti dell’ideologia progressista.
Lercaro, Dossetti e Alberigo non erano banditori dei torrentizi e innocui documenti stilati dai padri del Vaticano II ma antesignani di una cristianità conforme alle illusioni festanti e agli stati d’animo circolanti intorno all’aula conciliare. Stati d’animo che don Finotti ha puntualmente definito paraconciliari.
Ora l’effervescenza paraconciliare aveva avuto origine dalla fantasia dei teologi giornalisti, i quali, obbedendo ai messaggi lanciati dalla propaganda sovietica e dalla chiacchiera stampata, pensava fosse in atto una sincera e pia autocritica dei pensatori comunisti.
Il giornalismo teologico, venuto allo scoperto dopo la morte di Pio XII, il papa che ne aveva denunciato e sconfessato il delirio, contemplava, infatti, tre abbaglianti e consolanti novità:

a. il Vangelo è vero socialismo.
b. il socialismo ateo sta diventando cristiano,
c. la Chiesa e il mondo sono prossimi a una felice e gongolante intesa.

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Con Bergoglio ciò che è Bene diventa male e ciò che è Male diventa bene.

Dopo la stravagante uscita, di Papa Francesco, contro gli “aggettivi” per definire chi è e come deve essere un Cristiano, un Martire, la stessa Dottrina, o come non lo possa essere, vedi qui,  veniamo ora deliziati  dalle solite “interviste-confessioni” private (o lectio, sic!),  che egli solita elargire (troppo) abbondantemente e senza più alcun freno inibitore e remora, senza più prudenza, ai suoi “Compagni” Gesuiti nei vari viaggi apostolici come l’ultimo nel Madagascar.

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