San Giovanni ci dice: “Se qualcuno vede peccare suo fratello, se il peccato non è mortale, dovrebbe pregare Dio e lui gli darà la vita. Questo è solo per quelli il cui peccato non è mortale. Esiste una cosa come un peccato mortale, di cui non dico che dovresti pregare. Ogni trasgressione è peccato, ma c’è il peccato che non è mortale.“ (1Gv.5,16-17).
Per dirla subito e breve – Papa Francesco – non sta modificando nulla e tuttavia si presenta qualcosa di ben conosciuto alla morale cattolica, come fosse qualcosa di originale, di diverso… Il VIZIO, infatti, anche se in casi meno gravi permane in uno stadio di DIFETTO che – pur nuocendo se stessi – non provoca troppi danni agli altri, d’altra parte, se non viene combattuto, radica però delle pessime abitudini che portano ad una incapacità a fare il bene e a se stessi e agli altri, quale conseguenza nei rapporti sociali, familiari e culturali. Come leggere, allora, questa notizia?
L’AngeziaSir (notiziario d’informazione religiosa), vedi qui, ha lanciato la notizia che a breve – aggiungiamo noi – saremo subissati da una nuova performance di papa Francesco il quale, avendo sostituito la Cattedra petrina con le interviste mediatiche a gogò, ci rilascerà i suoi “nuovi 7 Vizi Capitali”… Ma sono davvero “nuovi”, o dietro si cela qualcos’altro?
Prima di comprendere perché li definiamo “nuovi” provocatoriamente, mentre alcuni sono solo le conseguenze di quelli che già conosciamo, ricordiamo a tutti che, i 7 Vizi Capitali, non li ha inventati la Chiesa o un Papa, ma provengono dalla Sacra Scrittura e sono quelle forme comportamentali attraverso le quali – la Chiesa nel suo Magistero perenne – ne ha tratto i famosi VIZI che ci sovrastano, spesso anche inconsciamente ed inconsapevolmente, ma che ci conducono – se compiaciuti o banalizzati – alla morte eterna: i viziosi, come elencherà san Paolo, non entreranno nel Regno dei Cieli!
San Paolo, infatti, ci fornisce una lista di peccati gravi: “Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. “(Gal.5,19-20). San Paolo dice anche ai Corinzi: “O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.“ (1Cor.6,9-10). Questi peccati costituiscono la materia detta “grave” e che, se vengono commessi volontariamente e con pieno consenso, costituiscono il peccato mortale.
La Chiesa ci dice anche che: i peccati di rabbia, bestemmia, invidia, odio, malizia, omicidio, negligenza dell’obbligo della domenica (il santificare la festa), peccati contro la fede (incredulità contro Dio o eresia), peccati contro la speranza (ostinata disperazione nella speranza di salvezza e / o presunzione che si può vivere senza Dio o essere salvati dalla propria potenza, costituiscono i famosi peccati contro lo Spirito Santo, vedi qui) e anche i peccati contro l’amore (indifferenza verso la carità, l’ingratitudine e / o l’odio verso Dio) costituiscono una materia grave. Questa lista di peccati gravi, si basa sull’insegnamento diretto di Gesù Cristo a riguardo dei Dieci Comandamenti, dispiegati poi egregiamente da san Paolo, come abbiamo riportato. I peccati gravi possono essere classificati come peccati contro Dio, il prossimo e se stessi, e possono essere ulteriormente divisi in peccati carnali e spirituali (CCC 1853).
Come la Chiesa insegna, il fondamento che stabilisce come certi comportamenti costituiscono il peccato e il peccare, dalla materia veniale, grave e mortale, rientra in quella che chiamiamo MORALE… e l’insegnamento sulla morale non è un optional ma rientra in quella obbligatorietà, vincolo, per definirsi davvero Cristiani e per poter ricevere i Sacramenti nello stato di grazia. Ma attenzione a non scadere nel moralismo o nel puritanesimo… (movimento religioso fiorito in Inghilterra fra il sec. XVI e il XVII, diretto a conferire alla comunità anglicana un carattere rigorosamente calvinistico), branca protestantica!
Su queste premesse, fondamentali, è bene analizzare questi “nuovi” 7 Vizi di Papa Francesco, prima che lo facciano i Media, con le loro interpretazioni stravaganti e senza un briciolo di conoscenza magistrale sulla morale cattolica insegnata dalla Chiesa.
Dunque, secondo Papa Francesco, riportato da agenziasir – i 7 VIZI CAPITALI – AVREBBERO SUBITO UN LEGGERO RITOCCO…. essi sarebbero: Ira, Disperazione, Incostanza, Gelosia, Infedeltà, Ingiustizia, Stoltezza
ma.. i 7 Vizi Capitali, tratti dalla Scrittura ed insegnati dalla Chiesa, è bene ricordare, quali sono:
1) Superbia: Il superbo ostenta sicurezza e cultura e sminuisce i meriti altrui. Dicesi superbia il desiderio disordinato della propria eccellenza. è un vizio molto radicato in noi, il quale è causa di una grande quantità di peccati. Il Vangelo è ricco di massime e di parabole, che hanno per scopo di abbattere la superbia e d’insegnare l’umiltà. Gli Apostoli domandarono a Gesù: Maestro, chi è il più grande nel regno dei Cieli? Egli prese un bambino, lo pose in mezzo a loro e poi disse: Chi si umilierà, facendosi piccolo come questo bambino, costui sarà il più grande nel regno dei Cieli. E vedendo che gli Apostoli tendevano alla superiorità, disse loro: I principi di questo mondo signoreggiano i loro sudditi; per voi non sia così. Chi di voi vuole essere il primo, sia l’ultimo. L’amor proprio, o l’alta stima che ciascuno sente di sé, fa sempre capolino e bisogna vigilare per non restarne vittima. Il superbo nella sua mente ingrandisce i propri meriti e si gonfia come un pallone. Crede di essere qualche cosa di grande e perciò guarda dall’alto in basso, studiando i mezzi per eccellere sempre. Se il superbo riceve un’offesa o una mancanza di riguardo, non sa darsi pace. Pensa e ripensa il torto ricevuto e concepisce desideri di vendetta.
2) Accidia: Indolenza, indifferenza: l’accidioso indugia voluttuosamente nell’ozio e nell’errore. Sa quali siano i suoi impegni, ma pur di non assolverli, ne ridimensiona la portata, autoconvincendosi che si tratti di piccolezze e che rimandarle non comporti conseguenze gravi. Consiste in una certa noia nel fare il bene e nel fuggire il male. In conseguenza di ciò, si trascurano i doveri della vita cristiana, oppure si compiono malamente. Esempi d’accidia sono: il tralasciare la preghiera per pigrizia, il pregare sbadatamente, senza sforzo di stare raccolti; il rimandare da un giorno all’altro un buon proponimento, senza poi attuarlo; il mettere da parte l’esercizio della virtù per non imporsi dei sacrifici; il darsi poco pensiero dell’anima propria, ecc….
L’assecondare l’accidia è peccato. Se per accidia si tralascia, ad esempio, la Messa in giorno festivo, si pecca gravemente; se invece si trascura qualche preghiera, unicamente per noia, si manca leggermente. La persona accidiosa dice: Io non voglio darmi fastidio di combattere le mie perverse tendenze! … Mi piace vivere nella tranquillità! Che male c’è a godersi il mondo? Che male faccio ad ascoltare musiche varie e di ballare? E così a seguire, fino ad attribuire alla Chiesa gli scrupoli della buona coscienza, come fossero una ossessione moralista. Ma questo vizio capitale snerva poco per volta l’anima, come l’ozio snerva il corpo. Per l’accidia la volontà diviene debole; si decide e non si decide, vuole e non vuole. Le opere buone sogliono produrre un certo gusto spirituale, il quale appaga il cuore, come il cibo appaga il palato. L’accidia fa perdere il gusto spirituale, sicché le opere buone diventano pesanti e noiose e per questo motivo si mettono da parte o si fanno di mala voglia. Lo Spirito Santo paragona l’anima dell’accidioso ad una vigna affidata ad un contadino poltrone. Una tale vigna, poco curata, si ricopre di erbe cattive e di spine e non produce frutto; così l’anima accidiosa resta priva di virtù e di meriti e si riempie di passioni. Può piacere a Dio un’anima che sia dominata dall’accidia? La virtù che si oppone all’accidia è la diligenza spirituale, cioé il vero interessamento della salvezza dell’anima propria e del prossimo. Gesù c’inculca questa virtù quando dice: Una sola cosa è necessaria: salvarsi l’anima! Che cosa giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perderà l’anima sua? Che cosa potrà dare in cambio di essa? I Santi ci sono maestri a questo riguardo.
3) Lussuria: La lussuria non è “solo” la semplice dedizione ai piaceri sensuali. Lussurioso è soprattutto chi si lascia rapire e cullare continuamente dalle fantasie sensuali. E’ uno dei vizi che fa più strage morale in mezzo all’umanità, perché tocca tutta la sfera della concupiscenza della carne. Questo vizio si suole anche chiamare disonestà, immoralità o impurità. Iddio ci ha dato un corpo fornito di sensi ed un’anima intelligente e volitiva. Il corpo ha delle funzioni particolari, stabilite dal Creatore, funzioni che se si compiono contrariamente all’ordine voluto da Dio, sono un male molto grande. Per la qual cosa il Signore ha messo nel Decalogo due comandamenti espliciti, uno che riguarda le azioni: «Non commettere atti impuri» e l’altro che riguarda i pensieri: «Non desiderare la persona degli altri». Chiunque manca volontariamente contro questi comandamenti, commette sempre peccato mortale, non ammettendo la lussuria parvità di materia. Quando ci si accorge che il cuore tende ad un amore non buono, bisogna subito troncare gli affetti, diversamente le fiamme amorose aumenteranno sempre più e si svilupperà un incendio inestinguibile. Il cuore umano non tenuto a freno, porta nell’abisso della impurità e poi nell’abisso infernale. Ad una certa età, quando cioè si esce dalla fanciullezza, i pensieri cattivi cominciano a disturbar la mente. Non è il caso di preoccuparsi per tali pensieri, perchè non sono mai peccato quando la volontà è contraria. Chi ha nella mente cattivi pensieri ed impure immaginazioni, ma senza badare al male che fa, unicamente per distrazione ed inavvertitamente, non commette peccato alcuno. Chi si ferma nei brutti pensieri con poca avvertenza, oppure senza la piena volontà, commette un semplice peccato leggero. Chi invece si pasce di pensieri e desideri illeciti e fa ciò con piena conoscenza e con piena volontà, è colpevole di grave peccato contro la purezza. Coloro che si accorgono del cattivo pensiero e subito lo scacciano, o fanno ad esso l’atto contrario, non peccano, ma guadagnano merito davanti a Dio. Si confortino perciò le anime tentate, pensando che neppure i più grandi Santi sono stati esenti da simili assalti.
4) Ira: L’ira non è “solo” l’occasionale esplosione di rabbia: diventa un vizio in presenza di un’estrema suscettibilità che fa sì che anche la più trascurabile delle inezie sia capace di scatenare una furia selvaggia. L’ira o collera, diventa anche il desiderio disordinato della vendetta. Considerata in senso largo, la collera è una viva commozione dell’animo, che ci fa respingere con forza e sdegno ciò che ci dispiace. Qualche volta la collera non è peccato; questo avviene quando è conforme alla retta ragione. Un esempio l’abbiamo nel Vangelo quando Gesù batté i profanatori, mandandoli fuori dalla Casa di Dio. Anche quando la collera è conforme alla retta ragione, potrebbe però per noi umani divenire peccato, più o meno grave, per quello che si fa durante l’ira o per il modo con cui si fa. Nella collera infatti si può peccare o perché si punisce chi non merita, o perché si punisce più gravemente che non comporti la colpa, o perché si ha di mira più la vendetta anzichè la correzione del colpevole, o perchè si esagera nella maniera di adirarsi. Da ciò ne segue che è meglio non arrabbiarsi mai, piuttosto che arrabbiarsi giustamente, poichè è difficile mantenersi nei giusti limiti. Il collerico è di tormento agli altri ed a se. Guai a contrastarlo! Ne sanno qualche cosa le spose ed i figli, quando hanno da fare con il capo di famiglia assai nervoso. Sono ingiurie, minacce e botte! La presenza del collerico in casa tronca il sorriso dei familiari. Chi facilmente monta sulle furie, vive nell’inquietudine, credendo che tutte le cose avverse capitino proprio a lui; pensa e ripensa i torti ricevuti, torti che a volte sono immaginari; suole avere la mente eccitata, per cui si rende inquieto lo stesso sonno. Questi caratteri sono simili alle pentole in ebollizione; basta un poco più di calore ed ecco saltare il coperchio e riversarsi l’acqua; è necessario togliere legna dal fuoco, oppure aggiungere nella pentola un poco d’acqua fresca. La virtù della pazienza e del perdonare è molto magnificata dal Signore e corregge questo vizio. Infatti Gesù dice: Beati i mansueti, poichè essi possederanno la terra! Queste parole significano che chi è paziente può divenire padrone del cuore degli uomini, è stimato dagli altri e benedetto da Dio. Inoltre Gesù vuole mettersi a modello della pazienza e proclama a tutti gli uomini: Imparate da me, che sono mite! Pazienza con se stessi dunque, per esserlo con il prossimo.
5) Gola: Il vizio della gola consiste nell’abuso del mangiare e del bere. Il corpo ha bisogno di riparare di continuo le perdite che necessariamente deve subire; il nutrirlo quindi è un dovere. Se è un bene dare l’alimento al corpo, è però un male l’esagèrare nella quantità ed anche nella qualità. Questa esagerazione è causata dal piacere che sente la gola. Il Creatore ha disposto che si provasse gusto nel palato e nella gola, affinchè facilmente il corpo potesse assumere i cibi e le bevande; ma quando la gola prende il sopravvento, si va contro la disposizione di Dio, perchè allora si mangia e si beve più del bisogno unicamente per saziare l’avidità della gola. Di per sè il peccato di gola è leggero; diventa peccato grave quando l’abuso del mangiare e del bere pregiudica gravemente la salute del corpo e quando si beve sino ad ubriacarsi, perdendo del tutto la ragione. Il troppo mangiare ed il troppo bere arreca al corpo tanto male. Non potendo l’organismo assimilare la quantità superiore dei cibi, si sforza di riuscirvi; questo sforzo se è continuo porta all’esaurimento. Inoltre, il cibo che non può assimilarsi, si converte in veleno per l’organismo; da ciò hanno origine certe malattie, che presto o tardi portano al sepolcro. Le vittime della gola sono molte, tanto che c’è la frase proverbiale: Ne uccide più la gola che la spada. L’esagerazione nel bere il vino od altre sostanze alcooliche, porta alle malattie del cervello. L’intemperanza della gola è sorgente di molti gravi peccati. Quando il corpo è bene nutrito, facilmente insorgono le passioni e specialmente la passione dell’impurità. Chi non sa frenare la gola, difficilmente è in grado di frenare gli altri sensi, per cui si può affermare che spesso chi cede alla gola, diventa debole in fatto di purezza. Dall’ubriachezza hanno origine le bestemmie, le parole indecenti, le percosse, i ferimenti e gli omicidi. Chiamasi temperanza la virtù che modera e frena i sensi del corpo, specialmente la gola. La temperanza è di grande utilità all’anima ed al corpo. I medici la raccomandano. Noi però dobbiamo praticare questa virtù in vista della nostra salvezza eterna. Parte integrale della temperanza è la mortificazione cristiana, tanto inculcata da Gesù Cristo e dalla Santa Chiesa.
6) Invidia: Per l’invidioso, la felicità altrui è fonte di personale frustrazione. Sminuisce i successi altrui e li attribuisce alla fortuna o al caso o sostiene che siano frutto di ingiustizia. L’invidia è il rincrescimento o tristezza del bene altrui, in quanto lo si riguarda come dannoso al bene nostro. Sembrerebbe l’invidia un piccolo vizio, eppure tra i vizi capitali occupa un posto eminente, in quanto è comune e dà origine a molti peccati. Giustamente si dice che se l’invidia facesse divenire gobbi, nel mondo difficilmente si vedrebbe un uomo od una donna senza gobba. L’invidia è un vizio tutto interno, nascosto nell’intima del cuore umano; è un vizio vile, perciò tenta di nascondersi; ma per quanto faccia l’invidioso a celare la sua malignità, non sempre vi riesce. Dobbiamo amare il prossimo come noi stessi; è questo il comando datoci da Dio; dobbiamo cioè rallegrarci del bene altrui come del bene nostro e dobbiamo rattristarci del male altrui come del nostro male. L’invidioso fa al contrario; gode del male della persona che invidia e soffre del bene suo. Come tale, l’invidia è un vero peccato, opponendosi al comando di Dio. I demoni tentano al peccato gli uomini per l’invidia che provano verso di loro, sapendo che potranno andare in Paradiso. Tuttavia, pur sfogando l’ira e l’invidia sugli uomini, si risparmiano tra loro stessi. L’invidioso è peggiore dei demoni, perchè non risparmia il suo simile. Non ha rispetto a vincolo di sangue o di amicizia; cosicchè troviamo il fratello che per invidia lotta il fratello; la sorella che perseguita la sorella, l’amico che fa guerra all’amico. Se come ben sappiamo la superbia è la vera madre dei peccati; l’invidia ne è figlia.
7) Avarizia: Estremo contenimento delle spese non perché lo imponga la necessità, ma per il gusto di risparmiare fine a se stesso. L’avaro si sente un virtuoso e si descrive con aggettivi delicati ed equilibrati: prudente, attento, oculato, parco. L’avarizia è peccato più o meno grave, secondo che offende più o meno gravemente la carità o la giustizia. Se il cuore umano è dominato da questo vizio, ad altro non pensa e non mira che alla ricchezza; diventa schiavo del denaro, sino ad adorare come Dio la moneta. Gli avari, propriamente detti, non sono molti; costoro si privano del necessario pur di accumulare denaro. Però gli attaccati alle ricchezze più del giusto, sono in gran numero. Per convincersi di ciò, basta vedere con quale avidità si compera e si vende, quante liti si sostengono ed a quanti sacrifici si va incontro per accrescere il proprio guadagno. Non è da confondersi con l’avarizia il giusto desiderio di guadagnare del denaro, per sovvenire ai propri bisogni ed a quelli della famiglia; neppure è avarizia quel senso di economia, per cui si limitano le spese non necessarie, allo scopo di mettere da parte qualche cosa per gl’imprevisti della vita. Il desiderio di arricchire suole spingere all’usura. L’avaro esige molto lavoro dai suoi operai e retribuisce poco, dando così motivo di bestemmiare e d’imprecare.
Cerchiamo di analizzare, ora, quelli “aggiunti” da Papa Francesco:
- La Disperazione…. Ma la disperazione NON è un “vizio”… piuttosto è uno dei peccati contro lo Spirito Santo, è la disperazione di colui che, non credendo in Dio che salva, vivendo “di-sperato; senza speranza”, si abbandonerà alla morte certa dell’anima. Chiarito questo non sappiamo, ovviamente, in quale modo il papa lo ha spiegato, ma non è un vizio, è una scelta infelice che deriva spesso dal non sapere che c’è sempre speranza e che, questa Speranza, si è incarnata in Cristo Gesù. La disperazione può partire da un peccato veniale, anche da un vizio certamente, soprattutto quando la persona afflitta e schiacciata dalla propria croce non sa dare ragione della situazione che vive (vedi l’accidia per esempio, che può condurre poi alla disperazione), fino a trasformarsi in mortale se, il soggetto, non si ravvede e rifiuta questa Speranza… fino a giungere al suicidio! Spesse volte il suicidio può essere spirituale tipico, per esempio, di chi afferma di aver “perso la fede” per colpa di un prete, di un prelato, del papa o persino della Chiesa…. “disperato” è spesso colui che attribuisce ad altri la propria caduta spirituale.
- L’INCOSTANZA….. l’incostanza potremo affiancarla anch’essa all’accidia, quale conseguenza… Incostanza alla Preghiera per esempio, o incostanza a mantenere FEDE alla dottrina anche quando questo comporta la persecuzione; incostanza a vivere moralmente i 10 Comandamenti, ecc… Dunque non è proprio “nuovo” e del resto, che siamo diventati incostanti alla vera Fede ed alla morale della Chiesa è sotto gli occhi di tutti!
- GELOSIA…. Fa il pari con l’invidia…. Dunque nulla di “nuovo”, ma è un termine molto caro a Papa Francesco, usato spesso per sottolineare come molte divisioni all’interno della Chiesa avvengono proprio a causa delle gelosie… come dargli torto?
- INFEDELTA’…. Anche questo potremo inserire nella LUSSURIA che però a Bergoglio non piace come termine, trattammo qui l’argomento sugli aggettivi a lui fastidiosi… ma ciò può comprendersi se leggiamo attentamente il “nuovo” concetto di peccato che pretende avere il gesuitismo modernista, vedi qui. Per infedeltà, Papa Francesco, non pensa perciò ai “peccati della carne” o a quelli di carattere coniugale, ma a quelli contro la carità… Tuttavia, noi stessi per rendere giustizia alla verità e volendo pensare bene circa le intenzioni del Papa, ricordiamo che san Paolo sottolinea quanto – LA CARITA’ – sia quella cartina tornasole per stabilire le vere virtù non solo ad uno, ma a ben tutti e 10 i Comandamenti.
- INGIUSTIZIA…. L’ingiustizia potremo associarla anch’essa all’invidia… ma è bene specificare che, l’invidia, genera astio, bile, livore, malanimo, malevolenza, rabbia, risentimento, stizza contro chi ha una certa buona sorte nella vita, nella salute, negli affari, nel lavoro, nella famiglia… L’ingiusto, invece, provoca l’abuso, la prepotenza, la prevaricazione, un sopruso, un torto a qualcuno, magari per invidia…. Dunque l’invidia può provocare l’ingiustizia che per altro è citata dallo stesso san Paolo come vi abbiamo dimostrato sopra.
- STOLTEZZA …. (???) questa è difficile da analizzare come vizio! Lo stolto infatti è colui che agisce da sciocco, stolido, stupido, idiota, cretino, imbecille, scemo… così riportano i dizionari… Per la Bibbia, lo stolto è qualcosa di più forte è colui che non mette in pratica le parole di Gesù. «E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia» (Mt.7,26). Lo stolto, molte volte, non sa neppure di fare il male, ma non è un “vizio”…. Colui che non mette in pratica le parole di Gesù è “paragonato”, afferma Lui stesso, ad uno stolto perché si preclude la via della salvezza… A fare i pignoli potremo inserire – la stoltezza – nella SUPERBIA… perché: se è vero che lo stolto molte volte, non sa neppure di fare il male, è anche vero che laddove il soggetto rifiuta la salvezza, rifiuta la conversione, farebbe subentrare in lui la superbia attraverso la quale permanere nella stoltezza. Del resto basta leggere che cosa è la superbia nella Scrittura, ecco alcuni passi interessanti:
“Nella bocca dello stolto germoglia la superbia, ma le labbra dei saggi sono la loro custodia.”(Pr.14,3)
“L’empio nella sua superbia perseguita con furore i miseri..” (Sal.10,2)
“Il timore del SIGNORE è odiare il male; io odio la superbia, l’arroganza, la via del male e la bocca perversa.”(Pr.8,13)
“Il nome del superbo insolente è: beffardo; egli fa ogni cosa con furore di superbia.”(Pr.21,24)
Per giungere ad una conclusione – Papa Francesco – non sta modificando nulla e tuttavia si presenta qualcosa di ben conosciuto alla morale cattolica, come fosse qualcosa di originale, di diverso… Il VIZIO, infatti, anche se in casi meno gravi permane in uno stadio di DIFETTO che – pur nuocendo se stessi – non provoca troppi danni agli altri, d’altra parte, se non viene combattuto, radica però delle pessime abitudini che portano ad una incapacità a fare il bene e a se stessi e agli altri, quale conseguenza nei rapporti sociali, familiari e culturali.
Abbiamo iniziato con un punto di domanda (e con altra domanda finiremo) perché, come vi abbiamo dimostrato, i “nuovi” termini usati dal Papa non sono affatto estranei alla Scrittura e agli lunghi elenchi di San Paolo, tanto meno sono nuovi alla dottrina morale cattolica! Il problema è: perché non si vuole più parlare di quei Vizi già inquadrati dottrinalmente, perché non si parla più di lussuria… di accidia… la gola e così via e, presentare quanto il papa dirà, quasi fosse qualcosa di innovativo, nuovo, originale??
Bergoglio non dorme mai! È ossessionato da rifondare o correggere la Parola di Cristo. Mania radicata nella superbia a livello stratosferico di ignoranza teologica e morale, volta a sbalordire il popolo santo di Dio che per la maggior parte beve ingenuamente ogni bergoglionate sempre più penosa e risibile ( ma “in causa venenum”). Lui e gli ingenui pure in buona fede confondono la “infallibilità” con qualsiasi barzelletta, persino quando offende Cristo (sporco, manca alla giustizia…), Se la Vergine SS.ma Immacolata, ridotta a semplice discepola, ma sempre per Bergoglio, sporcata dal peccato originale…!!!??? ed negando il dogma mariano pecca contro lo Spirito Santo!!!??? Peccato che non verrà rimesso, come ha detto Cristo Gesù.povero Bergoglio! Ha l ‘ horror vacui, del silenzio, dell’umiltà…. Mi fermo qui. Bergoglio è un caso clinico a livello stratosferico di superbia ignorante. Non ci rimane che pregare per la sua dimissione e conversione.
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