Santità, anche per il suo bene, basta dire bugie!

Le bugie hanno le gambe corte. Anche quelle di un papa. Leggete e capirete di che cosa stiamo parlando.

Oltre che per il Sesto Comandamento, papa Francesco ha dimostrato disistima anche verso l’Ottavo già in precedenza. Questo volta però abbiamo anche una prova audiovisiva del 2017.

Su internet da molti mesi è virale una gif di papa Francesco con un’espressione corrucciata e adirata (vedi a lato).

Un sito americano ha rivelato il motivo di quella reazione seccata.

Il Papa stava rispondendo ad una domanda molto delicata di una giornalista d’inchiesta, Martin Boudot: «Santità, durante il “caso Grassi” lei ha cercato di influenzare la giustizia argentina?».

Dopo essersi fatto ripetere la domanda, ha risposto: «No».

La giornalista ha però insistito: «Allora perché ha commissionato una contro-inchiesta?».

Sempre più seccato, Francesco ha negato: «Non l’ho fatto». Poi si è girato e se n’è andato.

In basso potete vedere il filmato ( con  sottotitoli in inglese).

Di che cosa si tratta il “caso Grassi”? Julio Cesar Grassi è un sacerdote argentino della diocesi di Buenos Aires (la diocesi dell’allora cardinal Bergoglio), condannato nel 2010 a quindici anni di reclusione per gravissimi abusi sessuali su minori, in particolare su orfani affidati alla sua cura spirituale. Il vaticanista Marco Tosatti ha raccontato tutta questa triste storia sul suo sito personale.

Lo scandalo fece molto clamore in Argentina, anche per il fatto che Grassi fu difeso fino all’ultimo – nonostante le prove schiaccianti – dalla diocesi di Buenos Aries, ottenendo dalla Conferenza Episcopale Argentina (il card. Bergoglio ne era il presidente) una commissione di contro-inchiesta per riabilitare l’indegno prete dopo la condanna di primo grado.

Le vittime di Grassi molte volte chiesero di essere ricevute dall’allora cardinale Bergoglio, ma hanno sempre ricevuto un netto rifiuto.

Per quanto scandalizzi, questo atteggiamento di Jorge Mario Bergoglio non meraviglia coloro che lo hanno conosciuto bene. Per esempio il giornalista argentino Marcelo Gonzales, il 13 marzo 2013, poche ore dopo l’elezione, dell’habemus papam, scrisse che la «curia di Buenos Aires – ad eccezione di alcuni chierici – non è caratterizzata da membri di grandi virtù. Anzi, molti sono sospettati di indegna condotta morale».

Questi sono fatti. Contra factum non valet argumentum.


AGGIORNAMENTO  

Un fatto che sarebbe avvenuto in Argentina, prima che l’arcivescovo di Buenos Aires venisse eletto al soglio di Pietro.

Quanto pubblicato anche da Dapospia in queste ore pare destinato a costituire un ulteriore elemento di discussione: la televisione tedesca Zdf ha optato per mandare in onda un video che accuserebbe Bergoglio, in relazione ai suoi trascorsi argentini, di aver “ignorato le vittime degli abusi provando a coprire un prete pedofilo”.

“Il documentario – si legge su DagoNews, che ha ripreso un pezzo del sito  Lifesite news – è diretto da Martin Boudot e si intitola “The Silence of the Shepherds” (il silenzio dei pastori). Nel 2017 ha vinto il “Prix Europa” come miglior documentario e non è mai uscito in Italia”.

Nello specifico, è la seconda metà dell’opera di Boudot a sviscerare la questione appena accennata. L’allora arcivescovo di Buenos Aires, all’interno di un libro scritto a quattro mani, ha sostenuto la mancanza di sacerdoti abusatori all’interno della sua diocesi di competenza: “Quando succede, non puoi far finta di niente. Non puoi essere in una posizione di potere e distruggere la vita a un’altra persona. Nella mia diocesi non è mai successo”, avrebbe scritto l’ecclesiastico, che è poi divenuto pontefice della Chiesa cattolica.

Virgolettati che sarebbero stati messi in discussione poco dopo: “…Bergoglio, mentre stava scrivendo il libro, aveva proprio nella sua diocesi di Buenos Aires un caso di pedofilia: quello di Padre Julio César Grassi, che abusava regolarmente dei bambini dell’orfanotrofio che dirigeva: l’Happy Children Orphanage”.

La tesi ipotizzata, che scotterebbe non poco, è la seguente: il gesuita argentino non solo non avrebbe mai replicato alle richieste d’aiuto provenienti dalle vittime, ma avrebbe anche “provato a deviare il corso della giustizia”. “Secondo Juan Pablo Gallego, avvocato delle vittime – si legge sempre sul sito citato – i vescovi argentini nel 2010 hanno commissionato un dossier a un professore di diritto penale, in cui si spiegava perché la corte aveva torto, Grassi era innocente e le vittime delle persone bugiarde”. Una “contro – inchiesta”, in sintesi, che potrebbe essere servita per tentare di orientare il giudizio dei giudici.

A presiedere la commissione dell’episcopato – viene specificato nel pezzo – sarebbe stato proprio Jorge Mario Bergoglio. Pare, poi, che una delle vittime abbia sostenuto che Grassi potesse contare sulla copertura dell’argentino: “Una volta mi disse che Bergoglio non gli lasciava mai la mano. Una volta diventato Papa non ha mai commentato pubblicamente il caso”.

Il Papa, incontrato a Piazza San Pietro da alcune persone che stavano lavorando al documentario, avrebbe smentito i suoi accusatori rispetto all’ipotesi della “contro – inchiesta”. L’articolo si conclude con questa informazione: “Grassi non è mai stato laicizzato. Almeno non sotto Bergoglio”. Il presunto responsabile di abusi ai danni di minori dovrebbe scontare una pena carceraria equivalente a quindici anni.

 

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