«Per il suo superiore, Bergoglio non era adatto a fare il vescovo»

Il quotidiano La Verità intervista Marcantonio Colonna, autore del libro Il papa dittatore, che sta creando grande scompiglio nella cattolicità, rivelando la lucida scalata al potere di Jorge Mario Bergoglio.

di Francesco Borgonovo (09-12-2017)

C’è un libretto che sta attirando l’attenzione di mezzo mondo. Ne hanno parlato giornali francesi, americani, australiani, perfino qualche giornale italiano, con molta cautela. E, in effetti, trattasi di un volume rovente, a partire dal titolo: Il Papa dittatore.

La copertina è occupata quasi interamente da una fotografia di papa Francesco: il «dittatore» in questione, ovviamente, sarebbe lui.

L’autore è Marcantonio Colonna. Si tratta di uno pseudonimo, che fa riferimento a un personaggio realmente esistito: il viceré di Sicilia, vissuto nel XVI secolo, tra i protagonisti della battaglia di Lepanto. Le scarne note biografiche presenti nel libro – disponibile soltanto in versione ebook – spiegano che l’autore «si è laureato all’Università di Oxford e possiede una profonda esperienza nell’ambito della ricerca storica e in altri campi. Risiede a Roma fin dall’inizio del pontificato di papa Francesco, e il suo libro è frutto di stretti contatti con molte persone che lavorano in Vaticano, tra cui i cardinali e altri personaggi principali citati nel corso della narrazione».

La Verità è riuscita, tramite posta elettronica, a mettersi in contatto con Marcantonio Colonna, e a farsi raccontare qualcosa in più sul pamphlet che sta suscitando tanto clamore.

Perché ha deciso di scrivere questo libro? E perché utilizzando uno pseudonimo?

In sostanza, devo dire che l’immagine mediatica di cui papa Francesco ha beneficiato negli ultimi cinque anni è una delle più stupefacenti truffe della vita contemporanea. Tutti quelli che lavorano in Vaticano conoscono l’abisso tra quell’immagine e la realtà e non ci si dovrebbe meravigliare che qualcuno alla fine riveli la verità. Ho scritto il mio libro con il nome di Marcantonio Colonna, che fu il grande campione militare della Chiesa cattolica nel XVI secolo, perché chiunque legga il libro veda che non è in alcun modo un attacco alla Chiesa: è inteso per evitare che la Chiesa faccia di nuovo un errore simile. Cioè quello di eleggere come Papa un cardinale poco conosciuto che si rivela molto diverso da ciò che sembrava. Era necessario usare uno pseudonimo perché, come racconta il libro, papa Francesco si vendica senza pietà su quanti gli si oppongono. Per esempio i tre assistenti del cardinale Müller che furono licenziati nell’ottobre 2016 per presunti critiche nei confronti del Papa.

Secondo lei, perché Bergoglio è un «dittatore»?

Il significato della parola dittatore è quello di sovrano che esercita la sua volontà personale nel disprezzo della legge e della giustizia. È qualcosa di molto diverso dall’autorità legale che tradizionalmente appartiene al capo della Chiesa cattolica. Potrei far riferimento nuovamente al cardinale Müller, che ha cercato di difendere i suoi tre subordinati quando sono stati licenziati, e ha ricevuto questa risposta da papa Francesco: «Io sono il Papa e non ho bisogno di spiegazioni per nessuna delle mie parole». Questo non è il modo in cui i papi esercitano tradizionalmente la loro autorità. Ma nel chiamare papa Francesco un dittatore volevo anche far emergere gli stretti paralleli fra il suo stile e quello di Juan Perón, il dittatore dell’Argentina nell’epoca della giovinezza di Bergoglio. La sua influenza è cruciale nello spiegare lo stile di Francesco. Come dico nel libro, egli è la trasposizione ecclesiastica di Juan Perón.

Peter Hans Kolvenbach (1926-2016), preposito generale della Compagnia di Gesù dal 1983 al 2008.

Lei, nel libro, racconta una vicenda poco nota sul passato di Bergoglio. Riguarda un gesuita, padre Kolvenbach. Di che si tratta? Come è venuto a conoscenza di questa storia?

Nel 1991, quando padre Jorge Bergoglio fu nominato vescovo in Argentina, fu necessario ottenere un rapporto dal superiore generale del suo ordine, padre Kolvenbach. La risposta di padre Kolvenbach, basata sulle opinioni degli altri membri del suo ordine, era che Bergoglio non era adatto per essere nominato vescovo. Padre Kolvenbach affermava che Bergoglio mancava di equilibrio psicologico, era di carattere subdolo ed era stato una figura divisiva quando era provinciale gesuita in Argentina. Questo rapporto fu diffuso presso i membri della Congregazione per i vescovi dell’epoca ed era noto a un numero piuttosto elevato di persone. Ma Bergoglio, naturalmente, si è premurato di occultarlo quando è divenuto Papa. E la copia che si trovava nell’archivio ufficiale dei gesuiti a Roma è scomparsa.

Come ha raccolto il materiale per il suo libro?

Diversi giornalisti hanno commentato, riguardo al mio libro, che esso contiene poco di nuovo, e in effetti la maggior parte si basa su articoli che sono stati pubblicati negli ultimi quattro anni, ad esempio quelli di Sandro Magister. Si è trattato semplicemente di mettere insieme il materiale. Tuttavia, penso che un importante contributo fornito dal mio libro sia nel secondo capitolo, che descrive il passato di Jorge Bergoglio in Argentina, dove era conosciuto come un politico astuto e manipolatore nella tradizione peronista. Anche qui, c’è poco di nuovo per un argentino, ma si tratta di fatti non conosciuti al resto del mondo, a causa della barriera linguistica. Io sono stato semplicemente il veicolo per tradurli. E ancora: le rivelazioni riguardo la resistenza alla riforma e il regno della paura che ora esistono in Vaticano sono familiari a chiunque lavori lì, ma era necessario che qualcuno dicesse pubblicamente ciò che era ben noto in segreto.

Tramite quale percorso Bergoglio è divenuto Papa?

Il mio primo capitolo descrive l’azione del gruppo di cardinali conosciuto come la “mafia di San Gallo”, nella gestione del conclave del 2013, per garantire l’elezione di Bergoglio. Questa descrizione deriva dal racconto di uno dei membri del gruppo, il cardinale belga Danneels, che era così orgoglioso di aver progettato l’elezione di Bergoglio da rivelare tutto agli autori della sua biografia (e lasciatemi aggiungere che il nome “mafia di San Gallo” viene dallo stesso Danneels). Ignorò il fatto che stava rivelando una grave violazione del diritto canonico, che proibisce le cospirazioni per influenzare i conclavi papali. Il gruppo di San Gallo si era incontrato segretamente per anni prima del conclave del 2005, quando provò a impedire l’elezione del cardinale Ratzinger a Benedetto XVI, e il candidato presentato all’epoca fu Bergoglio. Quando Benedetto ha inaspettatamente abdicato nel 2013, hanno colto l’opportunità di rinnovare il tentativo fallito otto anni prima.

Qual è la sua opinione sulle riforme di Bergoglio?

Il terzo capitolo si intitola: “Riforma? Quale Riforma?”. Descrive nel dettaglio come la riforma sia stata completamente bloccata dalle potenti figure curiali con cui Francesco si è deliberatamente alleato. In primo luogo, la riforma della curia è stata frustrata, in particolare l’intenzione di ridurre i poteri esagerati della segreteria di Stato, che ora è più potente che mai sotto il cardinale Parolin. In secondo luogo, la promessa infranta di agire contro lo scandalo dei preti pedofili: ci sono stati casi noti di sacerdoti che sono stati protetti da figure di spicco della curia. In terzo luogo, l’inversione completa della riforma finanziaria che era stata immaginata quando il nuovo Segretariato per l’economia fu istituito dal cardinale Pell. Era avversato da un gruppo ristretto di cardinali che non volevano rinunciare al loro controllo e sono riusciti a sconfiggerlo. Il licenziamento del revisore generale del Vaticano, Libero Milone, è stata un’altra vittoria per coloro che si oppongono alle riforme. Perché è successo? Perché papa Francesco, che è stato eletto per riformare la Chiesa, ha scoperto che può controllare la curia più efficacemente attraverso le figure corrotte che dipendono da lui per avere potere. Gli obbediscono ciecamente.

Ci sono state reazioni da parte della Santa Sede al suo pamphlet?

Il mio libro non è piaciuto al Vaticano. Ci sono stati immediati tentativi di capire chi l’avesse scritto. A un certo punto hanno pensato di aver identificato l’autore come qualcuno che si trovava in Inghilterra e lo hanno molestato con minacce telefoniche. Quello di cui non si rendono conto è che il libro non rappresenta una voce solitaria, ma esprime le preoccupazioni di moltissime persone – in Vaticano e altrove – che vogliono che la verità sia conosciuta.

(fonte: laverita.info)

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