Life, la vita di Francesco che già conosciamo

Martedì 19 marzo uscirà l’autobiografia di Papa Francesco, scritta col vaticanista Fabio Marchese Ragona. Dalle anticipazioni del CorSera e di Vatican News non trapela niente che già non sapessimo del primo papa gesuita della storia: abbiamo semai l’ennesima conferma della sua adesione mentale alla teologia del popolo marxisteggiante. Ciò che conta non è salvare le anime, ma liberare gli “oppressi” dall’esclusione: con l’Amoris laetitia ha liberato i divorziati-risposati, con la Fiducia Supplicans sta cercando di liberare gli omosessuali. Comunque sia, come ha notato il giornalista Nico Spuntoni in un articolo che pubblichiamo di seguito, dalle anticipazioni emerge che, per Francesco, la coabitazione in Vaticano col predecessore vivente, Benedetto XVI, non è stata sempre facile.

Life, l’autobiografia ben poco inedita di Papa Francesco

Il “libro bomba” si rivela un deja vu, a giudicare dagli aneddoti anticipati dal CorSera e già raccontati in varie interviste. Paradossalmente l’unica novità riguarda il rapporto con Ratzinger, che smonta la narrazione sul “nonno saggio”.

di Nico Spuntoni (15-03-2024)

Era stato annunciato come il “libro bomba di papa Francesco” da un noto sito, ma a giudicare dagli stralci pubblicati ieri da Aldo Cazzullo sul CorSera c’è ben poco di esplosivo nell’autobiografia Life – la mia storia nella Storia in uscita il 19 marzo. Si vedrà il contenuto integrale, ma le anticipazioni filtrate ieri proprio per invogliare il pubblico a correre in libreria hanno ben poco di inedito. Sono, piuttosto, sassolini che Bergoglio si è già tolto, più volte, dalle scarpe rigorosamente nere. 

Al Pontefice capita spesso di parlare di sé ma questa volta, trattandosi di un’autobiografia, è più legittimato a farlo. Così non poteva mancare il racconto dell’infatuazione da seminarista per una ragazza conosciuta al matrimonio dello zio (già raccontato al rabbino Abraham Skorka nel libro Sobre el cielo y la tierra del 2010), il fioretto alla Vergine del Carmelo dopo il quale non guarda tv dalla notte del 15 luglio 1990 (già confidato in un’intervista a La Voz del Pueblo del 2015), l’elogio dell’insegnante comunista Esther Ballestrino (già fatto nel libro-intervista di Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti El Jesuita, uscito nel 2010), la dura accusa contro il governo kirchnerista di aver tentato di mettergli «il cappio intorno al collo» (già riferita ai gesuiti ungheresi nell’ultima visita apostolica a Budapest), il retroscena sul conclave di undici anni fa con la rassicurazione dell’integrità del polmone operato in gioventù (già raccontato in una recente intervista a Vida Nueva e prima ancora da alcuni cardinali e biografi “amici”), l’allontanamento dell’ipotesi della rinuncia e l’annuncio di preferire il titolo di vescovo emerito di Roma in caso di dimissioni (già svelato nel 2022 a Televisa Univision).

Anche volendo passare a temi meno personali, la difesa di Fiducia Supplicans in punta di ambiguità quando sostiene che «la dottrina della Chiesa non viene messa in discussione» ha smesso da tempo di essere una novità, così come lo sdoganamento delle unioni civili già pronunciato con gran clamore in uno spezzone di un’intervista tagliato e finito in un documentario di Evgeny Afineevsky del 2020. 

Paradossalmente, l’unica nota degna d’attenzione nelle anticipazioni pubblicate ieri da Cazzullo è quella relativa al rapporto con Benedetto XVI. Le parole di Francesco, infatti, smentiscono una volta per tutte la narrazione della coabitazione felice col “nonno saggio”, formula che Ratzinger aveva liquidato con la sua ironia bavarese, sottolineando come il suo successore in realtà avesse solamente nove anni meno di lui. Scrive il Papa argentino: «Mi ha invece addolorato vedere, negli anni, come la sua figura di Papa emerito sia stata strumentalizzata con scopi ideologici e politici da gente senza scrupoli che, non avendo accettato la sua rinuncia, ha pensato al proprio tornaconto e al proprio orticello da coltivare, sottovalutando la drammatica possibilità di una frattura dentro la Chiesa». In undici anni Francesco ha dimostrato di non farsi problemi a premere sull’acceleratore per attuare la sua agenda di governo, introducendo senza complimenti anche provvedimenti che hanno «spezzato il cuore» al suo ultranovantenne predecessore. Con una certa spavalderia, peraltro, il Papa ha anche detto di non temere uno scisma.

Nell’autobiografia, però, evoca per la prima volta il dramma che una spaccatura della Chiesa potrebbe determinare, sebbene ne individui la possibile causa solo nell’atteggiamento di chi avrebbe strumentalizzato Benedetto XVI. In un altro passaggio dell’anticipazione, Francesco sfata definitivamente il mito della concordia assoluta tra lui e l’ex Papa negli anni del monastero Mater Ecclesiae e racconta: «Decidemmo insieme che sarebbe stato meglio che non vivesse nel nascondimento, come aveva inizialmente ipotizzato, ma che vedesse gente e partecipasse alla vita della Chiesa. Purtroppo, servì a poco, perché le polemiche in dieci anni non son mancate e hanno fatto male a entrambi». Dunque, come aveva già svelato monsignor Georg Gänswein e confermato Peter Seewald, non è vero che il rapporto tra Ratzinger e il suo successore sia stato tutto rose e fiori. Alla luce della confessione di Bergoglio, per gli ultimi giapponesi della continuità sarà sempre più difficile continuare a sostenere questa tesi ed essere presi sul serio.

FONTE: La Nuova BQ

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