Le vere bergoglionate di Papa Francesco

Essendoci occupati in precedenza dei –  se pur presunti ma assai visibili – disturbi psicologici di Jorge Mario Bergoglio, vorremmo stavolta esaminare alcuni suoi comportamenti.

Tre categorie di persone non sono adatte al Sacerdozio: i narcisisti, i misogini e i sodomiti (e il più delle volte coincidono).

Jorge Mario Bergoglio non ha assolutamente tendenze contro natura – meno male! –, ma rientra nelle prime due categorie. Con questo non vogliamo sostenere che non avesse avuto la chiamata – questo solo Dio lo sa – però è evidente che i responsabili della Compagnia che lo ritennero idoneo al Sacerdozio, non fecero il vero discernimento (cioè quello insegnato da Sant’Ignazio di Loyola), per verificare se il giovane candidato fosse veramente pronto (dottrinalmente, moralmente e psicologicamente) a ricevere il sacramento dell’Ordine sacro.

Essendoci occupati in precedenza dei suoi –  se pur presunti ma assai visibili – disturbi psicologici (qui e qui), vorremmo stavolta esaminare con i nostri lettori alcuni suoi comportamenti (tralasciando però la misoginia, anche perché, nel caso di un gesuita, è più che evidente).

Il gesuita vestito di bianco ha avuto certamente da Dio il dono del commando, ma non lo usa per servire e difendere la Chiesa, piuttosto si serve della Chiesa per raggiungere i propri scopi e progetti (qui). Infatti non sceglie vescovi e cardinali che siano buoni pastori e difensori della Fede, ma che hanno idee simili alle sue, persone senza carismi atte a proteggere “il re nudo” perché il re non lo sappia.

È molto insofferente (e vendicativo) alle critiche e non cela la sua altezzosità – approfittandosi del papato, che ha conquistato non per merito ma con furbizia – nel rispondere a chi gliele ha fatte. Per esempio ha deriso il card. Gerhard L. Muller[1], reo di aver espresso delle perplessità alle recenti nomine cardinalizie. «Lui mi piace. Ha buone intenzioni», ha detto papa Francesco. «Ma è come un bambino».

Eppure se c’è qualcuno che si comporta come un bambino, pure capriccioso, è proprio Jorge Mario Bergoglio. Quando non ottiene quello che vuole (giusto o sbagliato che sia), fa il “broncio” e si sfoga pure seccato. Ne sono una prova il discorso conclusivo al sinodo del 2015, quando si mostrò contrariato al fatto che i padri sinodali bocciarono il documento preconfezionato dei suoi lacchè. Qualche giorno dopo si sfogò al telefono con Eugenio Scalfari per lo “smacco” subito, facendo capire che comunque, prima o poi, sarebbe riuscito ad ottenere quello che voleva. E purtroppo ci riuscì con l’Amoris Laetitia, facendo morire di crepacuore il cardinale Caffarra e distruggendo l’Istituto per la Famiglia fondato da Giovanni Paolo II.

Lo stesso rapporto che ha instaurato con Eugenio Scalfari dimostra che Jorge Mario Bergoglio non ha veri e propri amici, ma solo “strumenti” che sa usare con furbizia per i suoi scopi. Il narcisista, appunto, ama solo se stesso e si circonda solo di adulatori e servi, più o meno inconsapevoli. Anche per questo sceglie “collaboratori”, se così si possono chiamare, moralmente discutibili, per esaltare la propria superiorità morale, oltre che per ricattarli al momento opportuno.

Dal 13 marzo 2013 sorride spesso, anzi ride sguaiatamente, ma prima di allora il suo volto era sempre cupo e imbronciato. Da quel giorno, per la prima volta nella sua vita, si è sentito libero, per questo si sente felicemente appagato. Finalmente, c’è solo se stesso e nessun altro. Si sente libero dai superiori, dal dover rendere conto a qualcuno; si sente insomma libero di poter fare della Chiesa quella che sarebbe dovuta, secondo lui, essere da sempre, cioè ciò che vuole. Del resto, lo aveva detto al suo successore alla cattedra di Buenos Aires dopo la sua scalata al potere che «fare il Papa è divertente…».

In un certo senso, ritiene il papato come un qualche cosa di dovuto dal Cielo per due motivi. Il primo perché si sente investito di una specie di “autorità messianica” (gesuitica-modernista) con la “missione” di aprire i processi che condurranno infine alla “Chiesa del Vaticano II”, secondo lo spirito del mondo. Il secondo perché pensa di aver diritto ad un risarcimento per tutto quello che ha dovuto sopportare per quasi tutta la sua vita, ovvero una Chiesa fuori dal tempo, dedita solo all’astrattismo dottrinale, incapace di occuparsi concretamente dell’umanità.

Prima del pontificato, sorrideva solo quando sconfiggeva un suo nemico. Il livore non lo abbandona mai. Chi lo ha conosciuto a Buenos Aires, ha raccontato che non dimentica mai uno sgarbo e che non ha pace finché non ricambia, come si suol dire, “pan per focaccia”. Facciamo un altro esempio.

Ha destato sorpresa la decisione di papa Francesco di nominare cardinale Michael Fitzgerald, che fu a suo tempo rimosso da capo del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso da Benedetto XVI per le sue gravissime ed errate affermazioni dottrinali riguardo il dialogo con l’islam. «È stato un atto di giustizia», ha spiegato lo stesso Jorge Mario Bergoglio ai giornalisti, durante il volo di andata per il Mozambico, senza però riferirsi a Benedetto XVI.

Ma sappiamo tutti che questa decisione è stata presa come “smacco” a Benedetto XVI, perché papa Francesco non ha mai “digerito” i famosi Appunti sugli abusi sessuali del clero che il suo immediato e vivente predecessore ha pubblicato lo scorso aprile, mostrando di fatto le carenze e gli errori che la Santa Sede ha fatto di fronte a questi gravi scandali.

Così, dopo il prossimo Concistoro, Bergoglio come sempre porterà i nuovi cardinali alla residenza di Ratzinger e lo costringerà a posare con Fitzgerald, “gongolando” come un bambino che ha avuto la sua rivincita ad un gioco.

Ma dato che per un narcisista tutto è una questione personale, Bergoglio non arriverà a capire che Ratzinger non si sentirà per nulla mortificato, perché il trasferimento di Fitzgerald non fu (per Ratzinger), una questione personale.

Pur essendo il papato anche una paternità, non può – o non vuole – nascondere il proprio disprezzo verso quelle categorie di persone che ritiene fra le responsabili della rovina della “Madre Terra” e del “popolo”. Ad alcuni attacchi che, secondo un discutibile libro del vaticanista Nicolas Seneze, gli sarebbe arrivati dall’America, ha replicato che si sente «onorato di essere attaccato dagli americani». Bergoglio, infatti, è un seguace della neomarxista teologia del popolo (variante argentina della teologia della liberazione), perciò gli americani sono per lui i nuovi ricchi borghesi che affamano il “popolo” e distruggono le risorse della terra.

Siamo arrivati alla conclusione rispondendo alla domanda che molti si saranno posti leggendo questo scritto. Può un uomo superbo, autocratico, borioso, livoroso, capriccioso, incapace di amare veramente, come Jorge Mario Bergoglio essere davvero il Papa?

Sì, è davvero il Papa, se non altro fino a prova contraria… prove che non spetta a noi portare, ed anche perché la mancanza di santità o di morale della persona non è incompatibile con la carica. Ma l’essere papa è più un danno per lui che per noi, perché da papa dovrà rendere conto a Dio, come del resto toccherà ad ognuno di noi, alla fine di questa trasferta terrena.

NOTE

[1] Detto fra noi, il card. Muller se lo merita, perché il suo atteggiamento diplomatico è dannoso quanto l’ambiguo magistero di Bergoglio.


Tornerà utile ascoltare questi pochi minuti:

Consiglio dagli USA: azzeriamo i gesuiti e ripartiamo da capo… (Marco Tosatti)

 


Tanto per capire che non siamo “soli” .. condividiamo quanto segue da questo sito:

Chiosa Massimo Fini,


Bergoglio che Papa è?

“Direi il più politico  che possa esserci. Lui fa politica. E spesso sorvola sui valori alti, quelli dello spirito, raramente lo sentiamo parlare di Dio nelle sue omelie o discorsi. Penso che il tanto deprecato Monsignor Lefebvre avesse ragione a suo tempo. Probabilmente, anzi certamente sbagliò nella sua forma di non obbedienza, ma nel merito aveva ragione ei fatti lo dimostrano. Oggi la Chiesa cattolica è in preda a quel fermento ecumenico che non capisco e neppure giustifico, non porta a nessuna parte, è una sorta di globalizzazione ecclesiale. Nel nome del modernismo,  dopo il Vaticano II la stessa liturgia della Chiesa è cambiata in peggio, secondo uno stile mondano e la liturgia antica bisogna riconoscere che parlava molto più di Dio, era dono, mistero, senso del sacro, tutto quello che la liturgia dovebbe fare e dare”.


Torniamo a Bergoglio che cosa dice?

“Villaggio ha detto che è un baciabambini. Mi fa piacere che Vilaggio dica questo, che condivido. Bergoglio  mi fa persino irritare. Poi quella esibizione di modestia è il proprio il contrario della stessa, siamo nel narcisismo e nella esibizione”. (Bruno Volpe, “Massimo Fini: «papa Francesco è un narcista»”)



UN’ALTRO APPORTO SUL BERGOGLIO NARCISISTA

Un’altra notazione la lasciamo a Maurizio Blondet.


Bergoglio, riportano fonti certe e filo-bergogliane, ha scritto questa “professione di fede”  poco prima di essere ordinato sacerdote.  Le sottolineature sono mie:


Credo


 Voglio credere in Dio Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, il Signore, che ha infuso il suo Spinto nella mia vita per farmi sorridere e portarmi così nel regno della vita eterna.

Credo nella mia storia, permeata dallo sguardo benevolo di Dio, che nel primo giorno di primavera, il 21 settembre, mi è venuto incontro e mi ha invitato a seguirlo.
Credo nel mio dolore, infecondo per colpa dell’egoismo, in cui mi rifugio.
Credo nella meschinità della mia anima, che vuole prendere senza mai dare … senza mai dare.
Credo che gli altri sono buoni, e che devo amarli senza timore, e senza mai tradirli per cercare una sicurezza per me.
Credo nella vita religiosa.
Credo che voglio amare molto.
Credo nella morte quotidiana, ardente, alla quale sfuggo ma che mi sorride invitandomi ad accettarla.
Credo nella pazienza di Dio, accogliente, dolce come una notte estiva.
Credo che papà sia in cielo accanto al Signore.
Credo che anche padre Duarte, mio confessore, sia in cielo, a intercedere per il mio sacerdozio.
Credo in Maria, mia madre, che mi ama e non mi lascerà mai solo. E attendo la sorpresa di ogni giorno in cui si manifesterà l’amore, la forza, il tradimento e il peccato, che mi accompagneranno fino all’incontro definitivo con quel viso, meraviglioso che non so come sia, che sfuggo in continuazione, ma che voglio conoscere e amare. Amen.

Papa Francesco. […]


fino a che punto l’adulazione unita al modernismo ideologico rendono così ciechi, da non vedere  in questo credo un referto clinico?  Ormai lui stesso ha raccontato  di essersi sottoposto a psicanalisi: per sei mesi, quando aveva 42 anni. Evidentemente dopo la sua gestione  disastrosa del provincialato gesuita, conclusasi con la fuoriuscita di un centinaio di sacerdoti e forse ammanchi monetari (ne parlerò più avanti); un “successo” dopo il quale Bergoglio fu mandato  “in esilio” dai suoi superiori come individuo pericoloso, inseguito dalle voci secondo cui “era  pazzo, malato”. […]


Il  tema è spinoso. “Disturbo di personalità” è ciò che in termini meno politicamente corretti, si chiama “malattia mentale”:  non qualche difetto di carattere, ma una deformazione assiale della   persona  in tutte  le sue capacità, cognitive, affettive, interpersonali.  “Narcisistica”  è  (cito il Manuale Diagnostico Statistico, DSM 5)  la deformazione  della personalità caratterizzata essenzialmente da

  • Idea grandiosa di sé (minata nel paziente da intimi sentimenti di inferiorità, vulnerabilità che portano a paura del confronto e ipersensibilità alla critica.)
  • Costante bisogno di ammirazione (che spinge a gesti opportunistici per strappare l’applauso.)
  • Sfrutta i rapporti interpersonali (cioè approfitta delle altre persone per i propri scopi).
  • Mancanza di empatia soprattutto: ossia incapacità di “mettersi nei panni degli altri”, di riconoscere e rispettare i sentimenti e le   necessità del prossimo;  non desidera identificarsi  nei loro desideri.  Il narcisista è “manipolatore”, approfitta senza scrupoli degli altri per raggiungere i suoi scopi, lo calpesta  e non ne prova rimorso.  Prova spesso invidia, ed è convinto che  gli altri abbiano invidia di lui.
  • Crede di essere “speciale”‘e unico  e di poter essere capito solo da, o di dover frequentare, altre persone (o istituzioni) speciali o di classe sociale elevata. (maurizioblondet.it)

 

4 pensieri riguardo “Le vere bergoglionate di Papa Francesco

  1. l’ingenuo è il contrario di furbizia e se uno si dice furbo, non può essere anche ingenuo. Bergoglio non è affatto ingenuo e la sua furbizia è pari a quell’astuzia diabolica descritta nei vangeli, oserei dire di quella astuzia dei figli delle tenebre, dai quali Cristo ci mette in guardia.

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  2. non ho ancora capito se Bergoglio è il Papa e non mi classifico come anti o pro-bergoglio, ero entusiasta della sua elezione, ho vissuto quell’Anno della fede tra il dolore della rinuncia di Benedetto XVI e la gioiosa speranza per questa successione ma poi, già al secondo anno ho cominciato a percepire che qualcosa non andava. E non mi rifaccio ai media, ai rotocalchi della mondanità o dei salotti televisivi o dei social. Ho sperimentato sulla mia pelle gli stravolgimenti dottrinali delle nuove affermazioni papali, la confusione in parrocchia, le innovazioni.
    Tutto ciò che avevo imparato con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, perdeva di senso, veniva cancellato sistematicamente, come in un castello di sabbia, tutto veniva giù dall’onda bergogliana.
    Non so quanto Gesù possa aver scelto lui personalmente questo Bergoglio come suo vicario in terra, obbedisco alla Chiesa Cattolica e le sarò sempre fedele fino a quando Dio me ne darà la forza e la fede, ma il dubbio lasciatemelo e non perché io ami sguazzare nel dubbio, ma perché Bergoglio a me mette angoscia e tristezza, prego per lui ma non riesco ad ascoltarlo, ogni cosa che dice conduce a dividere nella Chiesa e questo non può venire da Dio e non può essere sempre o solo “colpa” di noi laici che non capiamo! C’è qualcosa che non va.
    Grazie per il vostro lavoro, Loredana

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    1. Gentile Loredana, il suo commento è comprensibile e condivisibile, ma non capisco l’entusiasmo alla elezione…Le piacque, forse, il “buongiorno” o la sciatteria dei suoi pochi gesti (le braccia penzoloni) e la banalità delle sue parole?! A me è parso, fin dall’inizio, un miscredente vestito (male) da papa, come avrà modo di definirlo (in seguito) A. Socci, anche lui lasciatosi ingannare i primi tempi…

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