Che senso ha indire due Anni, quando bastava quello al Custode della Divina Famiglia?

Confessiamo che non ci ha sorpresi più di tanto l’indizione di un ulteriore Anno speciale, quale quello dedicato all’Amoris Laetitia dal 19 marzo 2021 (Solennità di san Giuseppe) al giugno 2022… ci ha sorpresi di più l’indizione dell’Anno dedicato a San Giuseppe!! Battute (vere e sincere) a parte, non possiamo trascurare una domanda fondamentale: se San Giuseppe è il Custode della Sacra Famiglia, che senso ha indire un Anno speciale nell’Anno già speciale, specificando che è dedicato ad “Amoris Laetitia”? Che un Papa si autoproclamasse a tal punto da dedicare – in forma così narcisistica – niente meno che un anno speciale ALLE SUE IDEE e al suo programma, non s’era mai visto, non era mai accaduto.

L’indizione di un “Anno speciale” è stato di recente finalizzato (negli ultimi 100 anni in cui ha avuto origine) a sviscerare quanto di più sacro c’è ed è nella santa Chiesa. L’ultimo serio è stato quello indetto da Benedetto XVI per l’Anno Sacerdotale”, vedi qui, finalizzato ad una riforma seria del Clero avendo quale modello il Santo Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney e per il suo 150° Anniversario del “dies natalis”…. ma MAI e nessun Papa aveva usato un proprio scritto (l’esortazione apostolica in questo caso) per indire un anno speciale! Ripetiamo: che senso ha aprire un Anno dedicato a San Giuseppe e poi un altro ancora, dentro lo stesso, per sacralizzare una esortazione apostolica? Inoltre quello dedicato a San Giuseppe non è stato annunciato come avrebbe meritato, non c’è stata alcuna preparazione, nessuna anticipazione in nessun Angelus mentre, quello di AL non solo a tre mesi dal suo inizio, ma anche con un annuncio dall’Angelus, ed anche con una chiusura più allungata, oltre l’anno. San Giuseppe è Patrono della santa Chiesa Cattolica ma anche CUSTODE della Sacra Famiglia, alla quale andava semmai il riferimento dell’Anno, quale MODELLO per tutte le Famiglie cristiane e non.

Si dice che a pensare male si fa peccato, ma qualche volte ci si azzecca… e allora: ma non sarà che l’Anno a San Giuseppe è stato “consigliato” all’ultimo al Papa la cui intenzione era solo quella di indire l’Anno ad AL lasciando fuori il povero San Giuseppe con la “sua Sacra Famiglia”?? Non cerchiamo risposta, come del resto il Papa non rispose mai ai famosi “Dubia”, ma risponde oggi con questo scherzetto alla memoria del povero cardinale Caffarra… che a noi sembra una vera… bergoglionata!

Al resto lasciamo commentare al professore Stefano Fontana.

Buon Anno a tutti.


  • L’ANNUNCIO

Tutti i problemi di un Anno dedicato ad Amoris laetitia

Stefano Fontana

Il Papa ha indetto l’Anno della famiglia Amoris laetitia per diffondere la conoscenza dell’Esortazione, per applicarne i criteri e per chiedere l’adesione ai suoi contenuti. Ma in ogni diocesi e in ogni parrocchia il corpo ecclesiale è diviso su quei contenuti. Amoris laetitia è il paradigma di una trasformazione radicale della teologia morale cattolica.  

Con la Lettera apostolica “Patris corde”, Papa Francesco ha indetto l’Anno di San Giuseppe, che si concluderà l’8 dicembre 2021 in ricordo del 150mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe Patrono della Chiesa universale. Ieri, all’Angelus domenicale della Festa della Santa Famiglia di Nazareth, papa Francesco ha annunciato anche l’Anno della Famiglia Amoris Laetitia, che inizierà il 19 marzo 2021 e si concluderà il 26 giugno 2022. Due anni pressoché concomitanti dal punto di vista cronologico, ma mentre il primo può essere accolto con gioia come occasione di unità della Chiesa e ottenimento di grazie, il secondo può essere accolto con preoccupazione, nel senso che potrà ulteriormente dividere la Chiesa su tematiche di grande importanza dottrinale. L’Anno Amoris laetitia è posto sotto la protezione della Santa Famiglia di Nazareth, ma avrebbe forse prodotto migliori frutti se si fosse chiamato così: Anno della Santa Famiglia di Nazareth.

Su Amoris laetitiacome su tutto il processo sinodale che ad essa ha portato, la Chiesa è divisa. Cardinali, vescovi, sacerdoti, teologi, filosofi, semplici laici hanno ormai da cinque anni segnalato che nel testo dell’Esortazione ci sono impostazioni molto problematiche dal punto di vista della tradizione cattolica. Costoro non sono la maggioranza, ma nelle cose di verità la quantità c’entra poco. Né si può dire che si tratti di persone non raccomandabili sotto vari punti di vista. Non c’è motivo per trascurare le loro riflessioni, le loro rispettose e argomentate segnalazioni. La Chiesa ha dato credito e udienza, in questi ultimi decenni, alle argomentazioni teologiche più scombinate. Perché in questi cinque anni dalla pubblicazione dell’Esortazione questa parte del corpo ecclesiale è stata trascurata? Ora, l’indizione di un Anno della Famiglia Amoris laetitia esprime una pesante noncuranza rispetto alle molte voci, autorevoli e di semplici fedeli, che soffrono intimamente per quanto considerano uno strappo con la verità sulla famiglia attuato da Amoris laetitia.

L’Anno è stato indetto per diffondere la conoscenza dell’Esortazione, per applicarne i criteri e per chiedere l’adesione ai suoi contenuti. Dato però che in ogni diocesi e in ogni parrocchia il corpo ecclesiale è diviso su quei contenuti, le frizioni emergeranno creando fratture, oppure non saranno fatte emergere, evidenziando così un uniformismo imposto e di facciata: ambedue le situazioni non ci fanno certo felici. Durante il doppio sinodo sulla famiglia degli anni 2014 e 2015 il papa aveva chiesto a tutti la parresia, ossia di dire senza timore cosa pensassero. All’inizio di Amoris laetitia, poi, egli dice di averla scritta per “orientare la riflessione, il dialogo e la prassi pastorale” dato che “non tutte le discussioni  dottrinali, morali e pastorali devono essere risolte con invertenti del magistero”. Però poi per Amoris laetitia  tutto ciò non è avvenuto: su di essa non si può dialogare e discutere e i critici non vengono nemmeno ascoltati. Da un lato si dice che il magistero non può risolvere tutte le questioni, dall’altro però si presenta Amoris laetitia come un dogma.

Amoris laetitia è un testo dai mille problemi, che riguardano il capitolo VIII ma non solo. Problematica la sua genesi dal processo sinodale e problematico lo stesso processo sinodale, problematico il suo linguaggio e la sua nuova retorica, problematica la sua ricezione, problematico cosa in essa sia veramente magistero e cosa no, problematico l’utilizzo delle fonti e soprattutto del paragrafo 84 di Familiaris consortio, problematico il rapporto del suo insegnamento con quello di Giovanni Paolo II. L’indizione ora di un Anno ad essa dedicato sembra non tenere in alcun conto queste fragilità del documento nel tentativo di fargli dire più di quanto esso possa dire. Anzi, rischia di confermare quanti dicono che la problematicità del documento – la fragilità di cui ora parlavo – è stata pianificata per poter permettere in seguito processi pastorali che nel testo trovano solo allusioni ma non chiare espressioni. L’Anno, allora, sarebbe un nuovo esempio di un processo pastorale reso possibile dalle fessure aperte nella dottrina da un documento ambiguo, processo pastorale che però è destinato ad incarnare variazioni della dottrina. La pastorale come avanguardia delle mutazioni dottrinali.

È chiaro che Amoris laetitia è il paradigma di una trasformazione radicale della teologia morale cattolica. La concezione della legge morale come di un ideale, il rapporto tra la legge e la coscienza, il concetto del discernimento morale, il valore delle circostanze nell’imputabilità morale, l’esistenza o meno di azioni intrinsecamente cattive, il significato morale dell’adulterio e dell’attività sessuale esercitata fuori dal matrimonio: ecco solo alcuni dei temi di teologia morale che Amoris laetitia rivoluziona.

Senza parlare poi di cosa ne sia dei sacramenti del matrimonio, della confessione e della comunione, sicché l’Esortazione rivoluziona non solo la teologia morale ma anche molti punti di quella dogmatica. Siccome questi cambiamenti sono in atto, sono stati pianificati e vengono promossi, ma nello stesso tempo sono stati e vengono anche validamente contestati, e dato che non si tratta di cose marginali ma centrali nella dottrina e nella vita cristiana, l’indizione di un Anno della Famiglia Amoris laetitia, restante questo stato di cose, avrebbe avuto bisogno di una valutazione più approfondita, senza escludere l’esito di un suo rinvio a tempi migliori.

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