“Placuit Deo”? Forse no.

Don Felice Prosperi, che tra l’altro è anche teologo, critica il documento della CDF Placuit Deo e ne mostra i pericoli nascosti.

di Don Felice Prosperi (04-03-2018)

“PLACUIT DEO”?

E’ piaciuta a Dio la Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede, presentata ieri in Vaticano? Con tutto il rispetto per il Nostro Signore, e senza aspettare la Sua risposta, che non saprei come ricevere, dico e scrivo che a me non è piaciuta.

Attratto dal titolo del Documento: “Ai Vescovi della Chiesa Cattolica su alcuni aspetti della salvezza cristiana”, mosso e commosso dall’improvviso fenomeno della trattazione di un argomento specificamente ecclesiale e così attuale e importante, mi sono dato alla lettura e rilettura del testo e della introduzione che dello stesso è stata fatta da Sua Ecc.za, Luis F. Ladaria, S.I., Prefetto, e Mons. Morandi, Segretario.

Nella conferenza stampa è subito chiarito il motivo della fatica, a cui si è sobbarcata la Congregazione, con l’aiuto dei Consultori: “A seguito della pubblicazione di DOMINUS JESUS (2000), diversi Teologi chiesero alla Congregazione per la Dottrina della Fede di approfondire alcuni aspetti già enunciati in quella Dichiarazione, suggerendo un nuovo Documento circa la salvezza cristiana”.

Intanto ci viene ricordato chi sono coloro, ai quali non piacciono i Documenti, emanati quando San Giovanni Paolo II era Papa e Ratzinger Prefetto: nel caso della DOMINUS JESUS, Teologi preoccupati che si presentasse il Nostro Signore Gesù Cristo per COLUI CHE E’, come Unico Assoluto Divino e Umano Salvatore Universale dell’Umanità di tutti i tempi, luoghi, culture, razze, popoli e religioni.

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L’attuale prefetto della CDF, il gesuita Luis Ladaria.

Nell’esordio della Lettera si chiarisce subito che: “L’insegnamento sulla salvezza in Cristo esige di essere sempre nuovamente approfondito”, e pertanto “la presente Lettera intende mettere in evidenza, nel solco della grande tradizione della fede e con particolare riferimento all’insegnamento di Papa Francesco, alcuni aspetti della salvezza cristiana che possono essere oggi difficili da comprendere a causa delle recenti trasformazioni culturali”.

“Possono essere difficili” o lo sono? Per chi? Per il mondo? Per la Chiesa? Per i pastori della Chiesa? Per i fedeli uomini e donne che non credono più?

“A causa delle recenti trasformazioni culturali”. Quali? Eppure “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine…” (Ebrei 13,8-9).

Comunque, di tutte le trasformazioni, rivoluzioni, riduzioni culturali odierne, due ne vengono citate, sviscerate, condannate: “che assomigliano in taluni aspetti a due antiche eresie, il pelagianesimo e lo gnosticismo”.

E cioè, in sintesi, la pretesa di salvarsi con le proprie forze (neo-pelagianesimo) e quella di scartare la dimensione corporea per rifugiarsi in un intimismo spirituale (altro neo, lo gnosticismo).

Sarebbe quello che Papa Francesco ripete da tempo, dicendo, contraddicendo, cambiando, inter cambiando.

Sarebbe questo il grande pericolo per la salvezza dell’umanità, che assume proporzioni di interi “movimenti”.

Mi riesce facile la parodia ironica con lo stato attuale della nostra Italia. Di fronte a problemi sociali e morali immani: quali il crollo della natalità; la dissoluzione della famiglia; la mancanza di lavoro, e quindi l’impossibilità di comprare casa e la difficoltà di sposarsi; l’oppressione dei poveri, con tasse ingiuste e sproporzionate; lo schiacciamento degli ammalati e anziani, con sovvenzioni e pensioni risibili; la catastrofe dell’ideologia migratoria, che comporta l’illegalità presente e minacce terribili per l’ordine futuro, per qualcuno, specie al Governo, due sono le emergenze da affrontare: IL RAZZISMO E IL FASCISMO.

Così è dunque per la Chiesa di Papa Bergoglio e la Congregazione di Ladaria e Morandi: il duplice attentato alla Salvezza cristiana è costituito dal PELAGIANESIMO E LO GNOSTICISMO, non dalla marea montante dell’Ateismo perfido e ostile a Gesù Cristo e al Suo Corpo Mistico; non l’Apostasia dalla Fede di genti e nazioni, una volte cristiane; non la persecuzione mortale dei credenti in Cristo in molte parti del pianeta; non il rifiuto generale della Legge di Dio, sostituita da leggi contro natura, imposte con sanzioni ai cittadini; non il rigetto della Sofferenza e della Morte; non “lo svuotamento della Croce di Cristo” (cfr. 1Corinzi 1,17).

LA CROCE DI CRISTO, appunto! NON È MAI NOMINATA la Croce della Salvezza, NÉ IL SANGUE SPARSO DAL REDENTORE, in questa Lettera che ci vuole istruire e aggiornare sulla salvezza cristiana, la quale invece è oppressivamente, insulsamente e continuamente definita: “entrare nell’ordine dei rapporti inaugurato da Gesù”.

Dov’è la bellezza della Grazia? Dov’è la messa in guardia contro il peccato mortale? Il rischio dell’Inferno? Non esiste. Non esiste il rischio o non esiste l’Inferno? Tutti e due. In Vaticano, da Santa Marta all’ex Sant’Uffizio non se ne parla e non se ne scrive. Qualcosa sul Diavolo ogni tanto il Papa. Ma non definisce chi quegli è e che vuole. Lo ha spiegato la Madonna a Fatima, ma Francesco è andato là a silenziarla, a stravolgere e negare il Suo drammatico appello alla preghiera e al sacrificio perché le Anime non vadano all’Inferno e si perdano per sempre, lontane da Dio. Questo è il pericolo della Salvezza!

Ma allora l’Evangelizzazione? “La Chiesa si dedica con tutte le sue forze all’Evangelizzazione”, con l’attenzione di “stabilire un dialogo sincero e costruttivo con i credenti di altre religioni”. Non sia mai che si sentano offesi i musulmani, induisti e buddisti, che uccidono i Cristiani, li imprigionano, bruciano le loro case, chiese e scuole!

Ma questo è un altro discorso, come quello dell’ESCATOLOGIA (Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso, Vita Eterna, Supplizio Eterno), molto più urgente di quello, condotto con tanta precisione, dell’ECOLOGIA.

Per adesso “la Chiesa continua ad invocare la venuta definitiva del Salvatore, poiché <nella speranza siamo stati salvati>” (Romani 8,24). E qual è questa speranza? Che tutti saremo felici in Cielo, e se qualcuno non se lo meritasse, nessun patema, la sua anima si dissolverà per sempre, lo annuncia il teologo della casa Pontificia, Eugenio Scalfari, il quale dice che l’ha detto Bergoglio, il quale non dice che non l’ha detto.

“Ora basta, Signore! Prendi pure la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri” (1 Re 19,4).

“Va’ da coloro a cui ti manderò e annuncia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti” (Geremia 1,7-8).

 

3 pensieri riguardo ““Placuit Deo”? Forse no.

  1. siete forti ! veramente ..

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    RISPONDIAMO QUI

    anche lei, diacono Tiziano è molto “forte”, specialmente quando lo lascia trapelare dai puntini e non dalle parole, per cui la ringraziamo 😉

    Lo Staff di “cronicas…”

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  2. Articolo impeccabile.
    Purtroppo non si parla più nelle omelie e non solo, dei Novissimi, della destinazione finale ed eterna della persona, ci si preoccupa di dialogare, cosa poi non è dato sapere, la Chiesa è chiamata ad Evangelizzare, a condurre le persone a nostro Signore Gesù Cristo, il quale è lo stesso di ieri di oggi e di domani, non è il vangelo ad adattarsi alle nuove culture, ma le medesime al vangelo.
    E’ innegabile la confusione dottrinale che oggi regna ed il pericolo delle anime è più grande che mai, per questo necessita essere sempre stretti alla Traditio e resistere ai venti delle innovazioni.

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  3. Mi ritengo abbastanza esperto di questo Documento, la Dominus Jesus, che quando lessi questa Placuit Deo, ho avvertito immediatamente puzza di zolfo.
    Sarebbe interessante approfondire l’arianesimo e il neo arianesimo di oggi, per capire che cosa stanno tentando di fare, contro la divinità e la Persona di Gesù Cristo. Comunque complimenti a Don Prosperi, ottimo articolo ed ottime riflessioni.
    Grazie da Alessandro.

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