Chi sono io per giudicare? Sei il Papa e quando vuoi giudichi!

«Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio.» (Gv.7,24)

«Si sta diffondendo un falso messaggio che porta con sé desolazione: la felicità non si ottiene nella via della libertà senza la verità, questo è egoismo». Spiegò san Giovanni Paolo II in occasione dell’Incontro mondiale con le famiglie del 1997 a Rio de Janeiro.

Per il gran numero di richieste, proseguiamo con il “florilegio” delle parole o dei pensieri – molto ambigui e strani – espressi da Bergoglio. Questo breve articolo ci aiuterà anche a fare sano discernimento al già tanto discusso e disastroso Incontro mondiale con le Famiglie che si terrà a Dublino in questi giorni. A fondo articolo troverete i collegamenti ad altri temi affrontati.

ATTENZIONE: ringraziamo il sito amico CooperatoresVeritatis, che ha voluto dar “voce” al nostro articolo, con questo audio:

Durante un’amabile conversazione estiva è scaturita la questione del “chi sono io per giudicare?” Frase ripetuta più volte in questi ultimi anni e che suona davvero strana quando poi, da santa Marta, questo giudicare alla fine è piuttosto – e giustamente – esercitato quotidianamente dal ministero petrino, altrimenti come si potrebbero prendere tante decisioni senza giudicare? Infatti a legger bene talune omelie ci si rende conto che i giudizi ci sono eccome: «Erode è cattivo, assassino, e i farisei ipocriti» (1), eppure da quel che ci risulta Erode non fu mai giudicato. E ancora: «Ci sono due strade nella vita: la strada dell’esclusione delle persone dalla nostra comunità e la strada dell’inclusione.» (2), una frase giustissima che riporta l’accusa, il giudizio contro i farisei che escludevano le persone dalla comunità, se non obbedivano ai comandamenti divini da loro furbescamente interpretati.

Tuttavia, il giudizio spietato contro i farisei che echeggia assai spesso da santa Marta, è sovente usato in modo distorto dal momento che, per fare un esempio, essendo usato per ammonire preti, vescovi e laici che non permetterebbero ai divorziati risposati di integrarsi in parrocchia, in verità questi farisei in continua disputa con Gesù, erano loro a difendere il divorzio, erano loro che mettevano alla prova Gesù con la domanda trabocchetto sul ripudio (Mt.19) perché avevano capito bene che Gesù stava togliendo loro la possibilità di ripudiare la propria moglie e sposarne un’altra. Nostro Signore Gesù Cristo, che non era venuto per abolire la legge ma per portarla a compimento, si scontra con i farisei i quali si erano abituati a spadroneggiare sulla legge divina e non volevano perdere il controllo sulla gestione di questa legge che era diventata un vero potere. Quindi non è proprio come viene raccontato da santa Marta.

Va da se, allora, che in quel più evangelico “non giudicare” significa più puramente che non devo giudicare le persone dalle apparenze o dai sentimenti, ma quanto agli atti che compiono,  tutti noi,  atti che compiono le persone, non solo possiamo giudicare (dal cui atto scaturisce poi l’esame della coscienza), ma è un dovere che rientra in quel discernimento che ci permette di scegliere fra ciò che è bene e ciò che è male. Divorziare e risposarsi per esempio è un male! Non è un giudicare le persone che lo fanno, ma è giudicare l’atto condannato dalla legge divina sull’indissolubilità del matrimonio. L’atteggiamento che nostro Signore Gesù Cristo ci insegna è piuttosto quello della compassione verso le persone che sbagliano, ma anche di fermezza contro gli atti peccaminosi che compiamo.

Sulla Croce, Gesù morente, usa il giudizio e salva solo uno dei due Ladroni moribondi con Lui… non salva “tutti” indiscriminatamente. 

E’ quel giudicare per recuperare il peccatore, spingendolo ad abbandonare il peccato. I farisei invece, che erano dei veri ipocriti, convivevano con i peccatori quando tornava loro comodo e si aggiustavano i peccati a seconda delle loro convenienze. Attaccavano Gesù perché, tornato a ristabilire la legge originaria di Dio, non permetteva più loro di usare questa legge per comandare. GIUDICARE, infatti, viene dall’usare IL GIUDIZIO, facoltà dell’intelletto dono di Dio, che può diventare abominio quando questo giudizio viene usato per schiacciare gli altri e dominare su di loro.

E allora, il “chi sono io per giudicare?” deve essere chiarito alla luce del Vangelo (Gv.7,24) e non attraverso l’apocrifo di Repubblica con i suoi moderni farisei! Le persone coinvolte negli affetti omosessuali, altro esempio attuale, vanno aiutate ad uscire fuori dal loro isolamento, anzi dalla loro schiavitù peccaminosa, mentre si agirebbe proprio come i farisei ipocriti accusati da Gesù, se lasciassimo intendere loro che il loro stato non è peccaminoso; così è per i divorziati risposati: se vogliono l’Eucaristia (che non è un diritto per nessuno), devono prima risolvere la loro condizione peccaminosa.

Tanto per fare un altro esempio chiarificatore sul come Bergoglio, in fin dei conti, dimostra di giudicare, nel viaggio in Usa ha fatto discutere che da una parte l’incontro con Kim Davis, la controversa funzionaria di una contea del Kentucky finita in prigione per essersi rifiutata di concedere licenze matrimoniali a coppie gay, sia stata concessa da Bergoglio in forma top secret. Dall’altra parte, nella stessa occasione a Washington, l’incontro avvenuto con un gay dichiarato e il suo compagno convivente, nell’arcivescovado, è avvenuto con tanto di abbracci e sorrisi e compiacimenti. Una vicenda nebulosa e che, come al solito, invece di essere chiarita dal portavoce ufficiale del Papa, non ha fatto altro che insinuare dubbi e perplessità quando ha detto: “Il Sig. Yayo Grassi è un ex alunno argentino, che il Papa aveva già incontrato altre volte in passato, e che aveva chiesto di presentargli sua madre e alcuni amici in occasione della sua permanenza a Washington. Come è noto – ha spiegato il direttore della sala stampa della Santa Sede – il Papa conserva molti rapporti personali motivati pastoralmente con un atteggiamento di gentilezza, di accoglienza e di dialogo”. Ovvero, tutto il concentrato della “politica” di Bergoglio sui gay. (3)

Ora, quali erano le motivazioni pastorali per cui Gesù andava, con compassione, convertendo la gente? Da che cosa le convertiva? Come si comportava Gesù davanti al peccato? Il famoso «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.» (Lc.6,36), include la conversione, non la connivenza con il peccato! Non si dialoga con il peccato, ma con il peccatore per spingerlo a comprendere lo stato peccaminoso in cui viviamo. Anche la famosa frase: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra» (Gv.8,7), non significa mettere il silenziatore sul peccato, come ha preteso fare la dottrina modernista dei due gesuiti K.Rahner e Pierre de Chardin, giacché la frase continua con un monito: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

In un altro episodio (Lc.7,36-50) Gesù accoglie e rimanda in pace una donna che si è pentita, in entrambi i casi in cui Egli agisce con due modi differenti, il peccatore è spinto alla conversione, una conversione sollecitata dalla sua stessa compassione e vera pastorale verso le due persone coinvolte. L’incontro con Cristo deve convertirci, altrimenti siamo davvero come i farisei che, facendo scempio della legge divina, la usavano per giustificare il loro stato di peccato. Ecco perché riscontriamo, negli atteggiamenti di queste persone convertite da Gesù, modi di fare compassionevoli e commoventi. A differenza dei farisei che agivano con spavalderia e saccenteria (vedi questi incontri di abbracci, baci e sorrisi mentre si è consapevoli di vivere in peccato), queste persone sono piegate in ginocchio, sono umiliate, piangono… Se qualcuno, poi, trovasse nel Vangelo una scena in cui Gesù gozzoviglia con il peccatore, lasciandolo fieramente nel suo stato di peccato, ce ne fornisca gentilmente indicazione.

Il vero punto dolente è la caduta del senso del peccato, specialmente del peccato contro Dio. Sempre in quella prima intervista, udimmo anche queste parole: «abbiamo uno scandalo in Vaticano di un trasferimento di dieci o venti milioni di dollari da parte del monsignore. Bel favore che ha fatto alla Chiesa questo signore no? Però bisogna riconoscere che ha agito male e la Chiesa gli deve dare la sanzione che merita». Anche se come messo in nota, questa frase comparsa su tutti i Media, compresi quelli cattolici e della CEI, non c’è nel testo ufficiale (4), fa comprendere come l’esercizio del giudicare è ben esercitato fino ad approvare, giustamente, le corrette sanzioni a chi ruba o commette altre infrazioni.

E mentre si riconosce a buona ragione, con il sano discernimento, che ci sono delle sanzioni per chi commette reati, ciò che invece si è perduto è il senso del peccato che si commette contro Dio, qui non ci sono più sanzioni ma dialogo, incontri amichevoli, abbracci e baci con chi gayamente vive in uno stato di grave peccato mortale contro Dio, perché questa è la sodomia (termine scomparso dalle nuove pastorali), uno dei peccati che grida vendetta verso il Cielo.

E lo dice il Catechismo della Chiesa: “La tradizione catechistica ricorda pure che esistono «peccati che gridano verso il cielo». Gridano verso il cielo: il sangue di Abele (Cf Gen 4,10); il peccato dei Sodomiti (Cf Gen 18,20; Gen 19,13); il lamento del popolo oppresso in Egitto (Cf Es 3,7-10): il lamento del forestiero, della vedova e dell’orfano (Cf Es 22,20-22); l’ingiustizia verso il salariato (Cf Dt 24,14-15; Gc 5,4)” – CCC 1867 -(5). Perciò, il Catechismo non dice solo che bisogna “accogliere” i peccatori, ma denuncia anche il peccato che è sottoposto  al nostro giudicare con discernimento e questa seconda parte è completamente tagliata fuori dalle citazioni nelle nuove pastorali. E’ questo atteggiamento che porta poi alla confusione che stiamo vivendo.

Tutto viene filtrato dai Media, è vero, i quali fanno arrivare a noi solo quel che più fa comodo, ma dalla sorgente ufficilae delle citazioni non arrivano mai smentite, al contrario, si assiste quasi ad un compiacimento alla confusione che regna. E ce lo conferma san Paolo quando espresse questo “giudicare”: “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio” (1Cor.6,9-10).. ed ancora «Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita!» (1Cor.6,3)

Sembrano passati molti anni,  ma faremmo bene a ricordare le parole attualissime del beato Pio IX:

  • «E poiché “ove è Pietro ivi è la Chiesa” , e “Pietro parla per bocca del Romano Pontefice“, e “sempre vive nei suoi successori, e giudica” , e “appresta la verità della fede a coloro che la cercano” , perciò le divine parole sono da interpretare nel senso che ha tenuto e tiene questa Romana Cattedra del beatissimo Pietro; “la quale, madre di tutte le Chiese e maestra” , sempre serbò la fede consegnatale da Cristo Signore integra ed inviolata, ed in quella ammaestrò i fedeli, mostrando a tutti la via della salute e la dottrina dell’incorrotta verità. ..» (beato Pio IX – Qui pluribus)

… e di Pio XI:

  • «Pertanto, essendovi alcuni che, abbandonando manifestamente la cristiana dottrina, insegnata fin dalle origini, né mai modificata, hanno ai giorni nostri, in questa materia, preteso pubblicamente proclamarne un’altra, la Chiesa Cattolica, cui lo stesso Dio affidò il mandato di insegnare e difendere la purità e la onestà dei costumi, considerando l’esistenza di tanta corruttela di costumi, al fine di preservare la castità del consorzio nuziale da tanta turpitudine, proclama altamente, per mezzo della Nostra parola, in segno della sua divina missione, e nuovamente sentenzia che qualsivoglia uso del matrimonio, in cui per la umana malizia l’atto sia destituito della sua naturale virtù procreatrice, va contro la legge di Dio e della natura, e che coloro che osino commettere tali azioni, si rendono rei di colpa grave.
  • Perciò, come vuole la suprema autorità Nostra e la cura commessaCi della salute di tutte le anime, ammoniamo i sacerdoti che sono impegnati ad ascoltare le confessioni e gli altri tutti che hanno cura d’anime, che non lascino errare i fedeli loro affidati, in un punto tanto grave della legge di Dio, e molto più che custodiscano se stessi immuni da queste perniciose dottrine, e ad esse, in qualsiasi maniera, non si rendano conniventi. Se qualche confessore o pastore delle anime, che Dio non lo permetta, inducesse egli stesso in simili errori i fedeli a lui commessi, o, se non altro, ve li confermasse, sia con approvarli, sia colpevolmente tacendo, sappia di dovere rendere severo conto a Dio, Giudice Supremo, del tradito suo ufficio, e stimi a sé rivolte le parole di Cristo: «Sono ciechi, e guide di ciechi: e se il cieco al cieco fa da guida, l’uno e l’altro cadranno nella fossa» [Matth., XV, 14; S. Offic., 22 Nov. 1922]”..» (Pio XI encicl. Casti Connubii 31 dicembre 1930)

È chiaro che chi giudica e riprende le opere peccaminose delle tenebre non deve a sua volta praticarle, altrimenti costui sarà ritenuto maggiormente colpevole davanti a Dio, è un fariseo chi fa questo. Tuttavia attenzione alla giustificazione che usano certi pastori oggi, che non vogliono essere giudicati per quello che fanno e che dicono: “nessuno può giudicare perchè… siamo tutti peccatori…!” capito bene dove si arriva? Alla eliminazione del peccato.

Resta infatti insoluta la drammatica situazione di carcerazione del Fondatore dei Frati dell’Immacolata, Padre Stefano Maria Manelli: chi lo ha giudicato reo di qualche cosa, tanto da tenerlo da 5 anni in isolamento?

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Note

Continuiamo il Florilegio di Bergoglio: qui prima parte; qui la seconda raccolta; qui la terza raccolta; anche qui la segnalazione di un pensiero difettato….

1) Omelia del 17 febbraio 2015

2) Omelia del 5 novembre 2015

3) vedi qui notizia del 3 ottobre 2015 con i video

4) questa frase virgolettata comparsa su Avvenire del 31 luglio 2013, non appare nel testo ufficiale dell’intervista pubblicato sul sito vaticano, vedi qui. La frase è diversa: «E questo a me fa dolore quando ci sono queste cose. Ma ci sono alcuni che danno scandalo, alcuni. Noi abbiamo questo monsignore in galera, credo che ancora prosegue in galera; non è andato in galera perché assomigliava alla beata Imelda precisamente, non era un Beato. Sono scandali, questi, che fanno male».

5) l’eccellente spiegazione di Padre Angelo Bellon O.P. vedi qui.

ricorda che:

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4 pensieri riguardo “Chi sono io per giudicare? Sei il Papa e quando vuoi giudichi!

  1. Solo un labile lamento, troppo lancinante il dolore : quando vuole condanna senza appello e senza fornire motivazioni della condanna. Per carità: solo una preghiera e rispetto per una sofferenza devastante sopportata con il conforto della fede. Grazie!

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  2. Due cose: la prima, eccellente l’idea dell’audio, cose del genere si ascoltano molto volentieri e dai toni si comprendono anche meglio alcuni passaggi; la seconda è l’aver messo a fuoco il vero problema.
    Oggi abbiamo tutta la gerarchia coinvolta in becero fariseismo, e quei pochi che si salverebbero sono colpevoli perché tacciono.
    Una misericordia svenduta e si fanno grandi abusando del potere che Dio ha loro dato, ma proprio come agirono i farisei, rovinando le anime e non salvandole dal rischio della dannazione eterna. Lo scandalo che stanno divulgando è troppo grande. Quello che mi impedisce di disperare è la certezza della vittoria di Gesù Cristo e del trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Val bene soffrire davanti a questa impotenza e frustrazione contro l’apostasia che avanza, come coloro che soffrirono davvero in quei tre giorni in cui Gesù soffrì e morì per noi!
    Roberto

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  3. Speriamo che presto si parlerà di questa testimonianza di mons. Carlo Maria Viganò, in cui si fanno nomi e cognomi di chi sapeva tutto sulla condotta di McCarrick. Da leggere fino in fondo.
    ………….

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    RISPONDIAMO QUI

    Gentile “mia7770”, abbiate pazienza e dateci il tempo di operare 😉
    ecco la notizia direttamente dalla fonte:
    https://cronicasdepapafrancisco.com/2018/08/26/depravati-e-pervertiti-non-entreranno-nel-regno-dei-cieli-neanche-chi-li-copre/

    Cordialmente
    lo Staff di “cronicas…”

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