Enzo Bianchi nuovo Prefetto per il Clero della new-chiesa?

«Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza» (1Tim 4,1-2).

E’ tempo di confusione e di paradossi…

OK! è una fake news! Enzo Bianchi non è il nuovo Prefetto, e non è neppure un  “monaco” e presbitero, ma… se non lo è, e se non è nessuno…. perché tutti lo autorizzano ad insegnare al Clero e ad imporre le sue eresie anti-cristologiche? Ma soprattutto ci chiediamo e – chiediamo ai Sacerdoti e ai Vescovi – possibile che siete diventati tutti così ciechi e sordi tanto da non riconoscere che ciò che vi spaccia Enzo Bianchi è “un vangelo diverso” da quello predicato dalla vera Chiesa Cattolica?

Piccoli passi per volta – leggete qui,  ed anche qui, se vi siete persi qualche puntata – ma verso un abisso culturale e di Fede, senza precedenti nella storia gloriosa della vera Santa Chiesa Cattolica. Enzo Bianchi è un “progettista” che ha sempre rifiutato di definirsi “cattolico”. Progetta da anni, forse fin da bambino, la “sua” chiesa sincretista il cui modello più riuscito è senza dubbio la comunità di Bose. Tuttavia non è di questo che ci vogliamo occupare e preoccupare, ognuno è libero di giocare la propria vita come vuole e non spetta a noi giudicare la fede o la persona del soggetto Bianchi, non fino a quando – però – si arriva a toccare questioni serie che riguardano anche ognuno di noi! In questi casi abbiamo il dovere e il diritto di intervenire. E’ un atto di vera misericordia.

Sono anni che mons. Antonio Livi, come anche il domenicano Padre Giovanni Cavalcoli ci mettono in guardia sulle eresie teologiche-cristologiche di Enzo Bianchi, che mica solo lui, con Bianchi infatti ci troviamo davvero in una sorta di girone infernale dantesco con soggetti quali Kasper, Ravasi, Bruno Forte… ed altri, radicati tutti nelle fondamenta eretiche del gesuita Karl Rahner. E sì, gira che rigira, è lui il falso profeta dei nostri tempi martoriati, il guru del neo-modernismo, tutti gli altri sono discepoli che non hanno fatto altro che superare il loro maestro in eresia. Mica che ce lo inventiamo noi eh! Leggete qui; leggete anche qui;

E che cosa è accaduto ora di così grave, tanto da provocare un titolo senza dubbio molto provocatorio?

«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.» (Mt 7,15-20). Qualcuno sa riconoscere i “frutti” di Bose e delle predicazioni di Bianchi?

«Enzo Bianchi veste i panni del “profeta” che lotta per l’avvento di un cristianesimo nuovo (un cristianesimo che deve essere moderno, aperto, non gerarchico e non dogmatico, cioè, in sostanza, non cattolico); quando invece si rivolge ai cosiddetti “laici” (ossia a coloro che hanno smesso di professarsi cattolici oppure non lo sono mai stati ma desiderano tanto vedere morire una buona volta il cattolicesimo), Enzo Bianchi si presenta simpaticamente come loro alleato, come una quinta colonna all’interno della Chiesa cattolica (se non piace la metafora di “quinta colonna” posso ricorrere alla metafora, ideata da Dietrich von Hildebrand, di “cavallo di Troia nella Città di Dio”)..» (mons. Antonio Livi, vedi qui)

«Con questa doppiezza né profetica né cristiana, il Bianchi è riuscito ad avere una popolarità incredibile che lo candida ad “anti Papa” (era contro Giovanni Paolo II e contro Benedetto XVI i quali, invece di condannarne l’eretico pensiero, lo promossero facendolo arrivare dove è arrivato) viste le sue posizioni lontane dal Magistero e in opposizione frontale con la Tradizione. Impossibile ripercorrerle tutte! Si oppose, negli ultimi anni, al celibato sacerdotale, alla dichiarazione Dominus Jesus, al motu proprio Summorum Pontificum, e perfino alla Madonna di Fatima la quale condannando, tra le ideologie moderne, solo il comunismo (ideologia con cui solitamente simpatizzano modernisti e semi-modernisti), non sarebbe credibile!!» (vedi qui)

Ora “finalmente”…. abbiamo una LETTERA AI PRESBITERI, firmata da Enzo Bianchi che si rivolge al Clero definendosi: “fratello nel ministero…” equiparando di fatto il sacerdozio battesimale dei laici con quello del Sacerdozio Ordinato. Ci chiediamo – e lo chiediamo ai Sacerdoti – MA CHE FINE HA FATTO l’Anno Sacerdotale 2009-2010 indetto da Benedetto XVI? Lo avete già dimenticato? Può davvero Enzo Bianchi supplire, o sostituire il grande san Giovanni Maria Vianney (il santo Curato d’Ars) Patrono, Maestro e vero modello per voi Sacerdoti?

Non fatevi ingannare dal contenuto apparentemente innocuo del testo…. Enzo Bianchi parla rivolgendosi a voi come fosse anch’egli un presbitero, e il tono consacratorio attraverso il quale vi invita e vi incoraggia a non perdervi d’animo per le difficoltà che incontrerete nella vita, sono parte di quella doppiezza e di quella falsità che pochi sanno riconoscere, cui prima abbiamo accennato.

In questa Lettera ai Presbiteri Enzo Bianchi non parla di autentica CONVERSIONE a Gesù Cristo, ma di un rapporto con le persone, attraverso la cui relazione sviluppare una conversione… DI MISERICORDIA…. Non parla di “peccato” ma di CADUTE E DEBOLEZZE attraverso le quali senza dubbio rialzarsi, incoraggiati dal perdono del Cristo, ma senza approfondire il concetto del peccato quale atto che ci allontana DALLA GRAZIA – altro termine e dottrina scomparsa, come fece già Lutero ai suoi tempi – e di conseguenza come il peccato sia abominio che ci allontana da Dio e che è necessario riconoscere ciò che è il peccato per pentirsi, fuggirlo e ritornare davvero a Gesù, come spiega qui l’ottimo Aldo Maria Valli.

In questa Lettera ai Presbiteri Enzo Bianchi NON sollecita ALL’ADORAZIONE EUCARISTICA, e come “vita INTERIORE” invita solo ad una preghiera SOLITARIA, non in chiesa davanti al Tabernacolo state attenti, ma “NELLA SOLITUDINE”…. NON UN “TU-per tu” con il Dio vivo e vero nell’Eucaristia, ma un Dio SPIRITUALE davanti al quale avrà successo il presbitero “capace di creatività” e di “parola”…. (???)

La Liturgia della Messa è liquidata, per Enzo Bianchi, in quel «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8), in modo equivoco come se, l’Eucaristia, fosse un diritto per tutti, per chiunque, dal momento che non accenna minimante al Ministero della CONFESSIONE, DELLA PENITENZA, ALLA CONVERSIONE…. Per Enzo Bianchi, la Messa, è semplicemente un DIRITTO per chiunque del quale il presbitero è semplicemente un servitore…. In parte è vero, ma deve essere chiarito: l’Eucaristia è DONO che chiunque ha il diritto di riceve se però, il richiedente, è nella situazione adatta per riceverlo! Enzo Bianchi fa scomparire I DOVERI sia dei fedeli quanto dei Presbiteri. Per Bianchi la Messa non è il “Sacrificio di Cristo”, ma una “liturgia UMANIZZANTE” attraverso la quale dispensare la misericordia gratuitamente.

Con toni melliflui, il Presbitero presentato come “pastore” da Bianchi, è tutta una sintesi del magistero confuso di papa Francesco. A cominciare da quella equivoca affermazione che “i poveri SONO LA CARNE DI CRISTO NELLA STORIA“…. I poveri, per la verità del Vangelo, NON sono affatto “la carne di Cristo”, ma nei veri poveri noi serviamo il Cristo il quale li ha rappresentati incarnandosi; perché ai veri poveri – ai piccoli – è indirizzata la SALVEZZA, Cristo stesso; perché anche i poveri – NOI tutti – devono convertirsi al Cristo; perché uno non si salva in automatico perché “è povero”… Il punto è questo: «Tutte le buone opere insieme non equivalgono al Santo Sacrificio della Messa: esse, infatti, sono opere degli uomini, mentre la Messa è opera di Dio.» (san Giovanni Maria Vianney).

Il “neo-presbitero” Enzo Bianchi sollecita nella Lettera ad essere PRESBITERI ESPERTI DI RELAZIONI (???), dei sacramentali, dei Sacramenti neppure l’ombra… Nelle relazioni di cui Bianchi parla c’è di tutto e ci sono tutti “anche non credenti”, non importa se per convertirsi o meno anzi, NEL NON CREDENTE – relazionandosi con lui – SI INCONTRA IL CRISTO, indipendentemente se si convertirà o meno… “è la bellezza della gratuità…” (???). Il tutto condito dalla gratuità malamente interpretata (falsi maestri) attraverso la quale esercitare la propria libertà (??).

E non poteva mancare l’ultimo riferimento ALLA MISERICORDIA! Ed ecco il mantra bergogliano che Enzo Bianchi fa proprio: “NON abbiate paura di perdonare!“, come a dire che per duemila anni la Chiesa ha condannato forse troppo!! Ma se non si parla di CONVERSIONE, che cosa deve perdonare un Presbitero? Se non si discute prima sul PECCATO, cosa esso è accusandoci di tal peccato, di cosa uno deve pentirsi, e da cosa deve essere perdonato? Capite l’inganno?

Ma che volete che sia? Parlare oggi di peccato, di conversione, sarebbe come “imprigionare l’uomo in schemi e formulette, norme e dottrine…”, il nuovo Prete della new-chiesa deve essere l’uomo del DIALOGO, delle relazioni, della compassione e della carità, della misericordia e del perdono, diciamo che forse il santo Curato d’Ars non aveva capito nulla del ruolo del Presbitero…. eppure egli diceva:

  • «Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma di amore… Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra… Che ci gioverebbe una casa piena d’oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni… Lasciate una parrocchia, per vent’anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie… Il prete non è prete per sé, lo è per voi… (..)  La causa della rilassatezza del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!» (vedi qui)

La grande sventura per noi parroci – deplorava il Santo – è che l’anima si intorpidisce” [spiega Benedetto XVI nella Lettera ai Presbiteri per l’Anno Sacerdotale]; ed intendeva con questo un pericoloso assuefarsi del pastore allo stato di peccato o di indifferenza in cui vivono tante sue pecorelle….”

Vogliamo concludere con un pensiero espresso da Francesco Agnoli qualche anno fa, nel 2009, in un articolo già comprensibile dal titolo “Enzo Bianchi: un eretico“…. a causa del suo libro “Per un’etica condivisa”, dove rifletteva così:

Quando la Chiesa, scriveva parecchi anni fa il Cardinal Journet al cardinal Siri, prenderà coscienza sino a che punto lo spirito del mondo è penetrato dentro essa, si spaventerà”.

Ma come è penetrato con questa mentalità, di cui Bianchi è oggi uno dei massimi alfieri? All’epoca del Concilio, allorchè in molti si diffuse l’idea che col mondo, inteso in senso evangelico, occorresse trovare un modus vivendi pacifico e conciliante, sempre e comunque. Bisognerebbe anzitutto ritornare a quegli anni, per evitare di costruire leggende e miti come quelli che piacciono ai vari Melloni, Mancuso e, appunto, a Enzo Bianchi: il concilio non fu una pacifica e simpatica riunione di vescovi e periti, tutti in perfetto accordo tra loro, ma fu una lotta dura, che vide la presenza di posizioni problematiche e critiche, rispetto alla volontà di “aggiornamento” e “innovazione”, di molti uomini di grande spessore… (…)

nel togliere al cristianesimo la sua capacità di incarnarsi nella realtà, per plasmarla concretamente, Bianchi finisce per negare cittadinanza al cristianesimo stesso e per scegliere come punto di riferimento assoluto e ingiudicabile, quasi metafisico, la Costituzione repubblicana. Da essa deriverebbe, udite, udite, “l’assoluto diritto dello stato di legiferare su tutte quelle realtà sociali fondate o meno sul matrimonio (sia religioso che civile)”. “Diritto assoluto”, scrive Bianchi: una affermazione, a ben vedere, che oggi, dopo l’esperienza delle statolatrie totalitarie, neppure il più laicista tra i giuristi arriverebbe, almeno nella teoria, a sostenere. In tutto il suo argomentare Bianchi annulla il concetto di Verità, affermando un relativismo pieno; sostiene la perfetta equivalenza tra fede e ateismo (“l’uomo può essere umanamente felice senza credere in Dio, così come può esserlo un credente”); nega di fatto in più passaggi, con linguaggio equivoco, ma chiaro, il primato petrino, a vantaggio del “primato del Vangelo”, e propone come unico riferimento del suo argomentare, da buon protestante, solo e soltanto la bibbia, la sua “lettura personale e diretta” (sic), etsi Ecclesia non daretur… (…)  “Per un’etica condivisa” è appunto l’inno di Enzo Bianchi ad un “modo”, ad uno “stile”, al “come”, con cui i cristiani dovrebbero presentarsi oggi ai non credenti: un modo, uno “stile”, inaugurato dal Concilio Vaticano II, che sarebbe “importante quanto il messaggio”. Coerentemente, in tutto il libro manca, appunto, il messaggio! Non vi è mai una affermazione chiara di una verità teologica o morale: si parla di “etica condivisa”… (…)

A Bianchi sfugge, come avrebbe detto Amerio, che lo stile è questione secondaria, nel senso che viene dopo, logicamente e non cronologicamente, perché l’Amore procede dalla Verità, e non viceversa. Gli sfugge, inoltre, che il suo irenismo indifferentista e relativista è stato già bollato da san Pio X, allorché deprecava quanti alla sua epoca si adoperavano per un “adattamento ai tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere e nel predicare una carità senza fede, tenera assai per i miscredenti”, all’apparenza, ma in realtà priva di vera misericordia, perché spoglia di verità. A chi continuava a sponsorizzare una “conciliazione della fede con lo spirito moderno”, Pio X indicava il crocifisso (inesistente nelle prediche di Bianchi), e ricordava che certe idee “conducono più lontano che non si pensi, non soltanto all’affievolimento, ma alla perdita totale della fede”. Perché se io non fossi un credente, e leggessi, per cercavi una parola di verità, il libro di Bianchi, arriverei alla conclusione che la verità non esiste, e che la mia sete di verità è roba da persone senza “stile”. Caro Bianchi, la verità, nella carità, mi dice sempre un’amica pro life, ma: la verità, per carità! Questo è l’unico stile, della Chiesa, di Cristo e del suo Evangelo, cioè della buona novella (vede che la novella, il messaggio della Dottrina cattolica, è importante?)”

6 pensieri riguardo “Enzo Bianchi nuovo Prefetto per il Clero della new-chiesa?

  1. Pace. A me e’ bastato il saluto per rimanere in bianco. Dice lui: “Cari presbiteri, […] miei fratelli nel ministero, miei collaboratori” , etc., seguendosi la citazione di un passo della Sacra Scritura manipolato ad hoc. Come si permette di chiamare i presbiteri (perche’ lui dice di scrivere ai presbiteri) “suoi collaboratori” essendo questa la parola gia’ scelta e, per tanto, riservata per definire il rapporto tra i presbiteri e il proprio vescovo? Grazie a Dio, ho avuto come formatore in questa ed altre materie (antropologia teologica, vita consacrata, angelologia, escatologia a don Giorgio Gozzelino) che parlava cattolico. Ave Maria. PeAntonio Figueira

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    1. Le confessiamo, caro pe Antonio, che la sua osservazione è stata la nostra stessa che ci ha spinti a fare l’articolo. Enzo Bianchi ribalta l’essenza del Sacerdozio Ordinato e così la Messa che per lui è “liturgia umanizzante”, roba da far accapponare la pelle…
      Grazie per il contributo. Ave Maria.
      Lo Staff

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  2. Il pesce puzza dalla testa, si dice. Significa che quando una situazione si fa critica, la causa maggiore è dovuta proprio al principale responsabile. Se la redazione del sito lo consente, consiglio anche questo articolo del padre domenicano Giovanni Cavalcoli:
    “Cerchiamo di rimediare alla “droga tagliata male” spacciata da Bianchi proponendo il vero insegnamento evangelico, e supponendo nel lettore la disponibilità all’ascolto della Parola di Dio…”
    http://isoladipatmos.com/in-occasione-del-terremoto-enzo-bianchi-rispolvera-una-vecchia-eresia/

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  3. Mellifluo e strisciante come la serpe del Genesi.
    L’incipit della sua “lettera” sembra uscita dalla mente di un pazzo megalomane. Come si permette di parlare così a dei sacerdoti? Si crede il Papa?
    E pensare che anch’io da giovane lo credevo un cristiano modello! Ma d’altronde i suoi libri li vedevi e li vedi in ogni parrocchia (perfino la mia organizza giornate di preghiera a Bose) e se vai alle Paoline trovi sempre un suo scaffale centrale…

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  4. Il ragionier Bianchi Enzo sta studiando da papa.
    Follia megalomane? Nella neochiesa non è il solo, al contrario: follia delirante (+ oltre a kulanderia) sembrano proprio essere i requisiti necessari ai neochiesastici che vogliano scalare le vette della carriera.
    Sul perché proprio Bianchi, autoordinatosi presbitero (è il fai-da-te della neochiesa) sia stato prescelto come Primo Predicatore fra tanti allisciatori presbiteri per davvero, è presto detto: è da una vita che sostiene che la Bibbia non condanna gli omosessuali (Sodoma e Gomorra? Una favola), che “queste creature sono un mistero da sempre”. Punto. E tanto basta.
    Anzi no, ci sono molti altri prodotti nella valigetta bianchiana da piazzista deragliante: “La parola Messa? Una parolaccia. Bisogna parlare di Eucaristia”. “Pio XII?”: qui purtroppo non ricordo bene le sue parole, che erano però diffamanti e false verso quel santo papa, e ulteriormente alimentanti la leggenda nera che lo circonda, sempre alimentata da sappiamo chi.
    Parlo di prima mano: ho frequentato più volte (ai tempi della mia fresconaggine) il cosiddetto monastero di Bose, anche soggiornandoci, e riferisco cose udite con le mie orecchie.

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