Papa Francesco e mons. De Mérode

Stamattina Papa Francesco, nel suo discorso ai Cardinali, per rimarcare le difficoltà di gestione della Curia Romana, ha detto: “Fare le riforme a Roma è come pulire la Sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti”, riprendendo un’espressione di Mons. Frédéric-François-Xavier De Mérode.

Ma chi era Mons. Merode? Nato in quello che attualmente è il Belgio, e che allora era il Regno Unito dei Paesi Bassi, creato dal congresso di Vienna e destinato ad un’effimera durata, studiò dai gesuiti ed intraprese la carriera delle armi: ufficiale nella Legione Straniera, in Africa meritò una Legion d’Onore nelle guerre d’Algeria. Tornato a casa rispose alla vocazione con l’ordinazione sacerdotale.

Mons. de Mérode (1820-74)

Trasferitosi a Roma fece carriera con Pio IX, fino a diventare negli anni cinquanta dell’ottocento Pro-Ministro delle Armi, in pratica il vero e proprio ministro della difesa. Convintissimo della ineluttabilità di un nuovo confronto armato con la rivoluzione dopo quello del ’48 dedicò tutto se stesso all’organizzazione dell’armata pontificia, mettendola in condizione, sotto il comando del gen. Lamoriciere, di affrontare la campagna del ’60 contro l’esercito piemontese. E’ appena il caso di ricordare che nello scontro principale di quella campagna, la battaglia di Loreto, nota in Italia come battaglia di Castelfidardo, furono i papalini ad andare all’attacco su tutta la linea e si ritirarono solo dopo un durissimo combattimento e dopo che Cialdini ebbe impegnate tutte le sue riserve: il secondo di Lamoriciere, il gen. De Pimodan, cadde nell’assalto ed ora è possibile onorare la sua tomba nella Chiesa di S. Luigi dei Francesi a Roma.

Mons. De Merode restò al suo posto anche dopo il ’60, preparando lo scontro finale del ’70. Dotò addirittura l’esercito di una “mitragliatrice”, la prima in Europa, residuato della guerra di secessione americana. Dopo aver sostenuto il Papa Pio IX nella pubblicazione dell’enciclica Quanta Cura con annesso Sillabo venne in urto con il Card. Antonelli, che sosteneva una linea più morbida. Non si prestò alla commedia delle finte dimissioni e lasciò il suo posto scrivendo: “La Santità di nostro Signore si è degnata di esonerarmi dall’ufficio di Pro-Ministro delle Armi”. Ricevette comunque la nomina ad Arcivescovo titolare di Melitene, e chiuse la sua vita terrena con una geniale intuizione immobiliare. Dopo aver fatto realizzare la prima stazione ferroviaria romana sul sito dell’attuale Roma Termini, aveva individuato nella zona della futura Via Nazionale, tra S. Maria degli Angeli e Piazza Venezia una direttrice di sviluppo urbanistico pianificando tutti gli investimenti necessari, roba da far impallidire i palazzinari di oggi. Notevole che una simile citazione sia sfuggita alla prudenza vaticana.

(fonte: sentinellevesuviane.wordpress.com)

Un pensiero riguardo “Papa Francesco e mons. De Mérode

  1. È notorio che quelli che si arruolano nella Legione Straniera – allora come ora – sono tutti teste calde e tipi spregiudicati, per non citare quelli che vi si rifugiano per sfuggire ai conti con la giustizia e/o per far perdere le loro tracce.
    Quindi de Merode pare abbia, anche per il resto della sua biografia, tutte le caratteristiche malandrine per appassionare papa Bergoglio.
    Forse gli richiama la sua stessa giovinezza, quando lavorava come buttafuori in un locale malfamato di Cordoba (ambiente del quale reca ancora in sé – mostrandolo anche al mondo senza remora alcuna – molte e moltissime tracce).
    Del resto la citazione – diciamo poco fine – dello spazzolino da denti avrebbe potuto essere assai peggio, se lasciata al frasario spontaneo del papa. Fortuna per noi non aver sentito parlare dello scopino della toilette…

    In ogni caso, cinque anni di pontificato essendo rimasti nel pieno di scandali vaticani –
    finanziari, sessuali, pedofili e orgiastici – fanno del capataz un RESPONSABILE, al pari degli altri se non di più (visti i marpioni di cui è stato inzeppato in questi anni il Vaticano).

    E qui non c’è citazione di un qualsiadi de Merode – da usare come foglia di fico – che tenga.

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