Signor Papa Francesco, quale problema avete con l’Eucarestia?

«Ecclesia de Eucharistia: la Chiesa vive dell’Eucarestia», scriveva S. Giovanni Paolo II nella sua ultima enciclica, dal medesimo titolo.

Siamo sempre lì, lo confessiamo che a pensar male non è un bene, epperò… Non imitateci per favore, ma prendiamo atto di alcuni fatti e poi, se volete, preghiamo per il Papa e per la Chiesa. Il 10 dicembre 2015 prendevamo atto di una stranissima notizia, vedi qui, che il Papa non avrebbe fatto alcun viaggio in Italia durante il Giubileo, ma senza un comunicato ufficiale, così, per vie traverse e dirette, certamente e diplomaticamente, solo ai diretti interessati.

Pope Francis laughts during a special Jubilee audience with 'vulnerable' pilgrims from the French dioceses of Lyon in the Pope Paul VI hall, at the Vatican, on July 6, 2016. / AFP / GABRIEL BOUYS (Photo credit should read GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)

Il 30 maggio c’è stato poi l’appello di Marco Tosatti al Papa (vedi qui) supplicandolo ad “andare” almeno alla chiusura del Congresso Eucaristico che si terrà a Genova a settembre. Ma la supplica non ha avuto alcun esito, nessuna emozione, nessun sentimento, diremo indifferentismo allo stato puro.

Ma ecco la “notizia” del giorno: “Papa Francesco visiterà la Porziuncola nel pomeriggio del 4 agosto prossimo”. È Radio Vaticana a darne l’annuncio (vedi qui), spiegando che: “l’occasione è offerta dall’VIII Centenario del Perdono di Assisi, che cade provvidenzialmente nell’Anno Santo straordinario della Misericordia”. Il comunicato non dice altro perché, il resto, è tratto dal sito web della Porziuncola e la visita perciò sarà privata: “Papa Francesco – si legge – si farà pellegrino in forma semplice e privata nella Basilica papale di Santa Maria degli Angeli, dove si raccoglierà in preghiera ed offrirà il dono della sua parola”.

Se la visita è in forma “privata”, chi saranno i “fortunati” in ascolto della sua parola? Siamo all’interno di una sétta, o di privilegiati? Che cosa vuol dire in forma privata se poi a qualcuno lascerà il “dono” della sua parola? Va bene, domande che non avranno mai risposte come tante altre.

Ma ecco un’altra notizia ufficiale interessante, di oggi, 7 luglio: “Papa Francesco ha nominato il cardinale Angelo Bagnasco suo inviato speciale al Congresso Eucaristico Nazionale Italiano che si terrà a Genova dal 15 al 18 settembre” (vedi qui).

Quindi questo conferma che il Papa non andrà ad omaggiare l’Eucaristia. Quindi, per l’Anno della Misericordia, di cui l’Eucaristia è il Protagonista, il Datore unico ed assoluto, non avrà l’omaggio e l’adorazione pubblica del Pontefice, il Suo Vicario in terra. Mentre andrà ad omaggiare il “Perdono di Assisi” il quale, però, senza l’Eucaristia non solo non esisterebbe, ma non servirebbe a nulla.

Ora, per carità, confessiamo che da una parte siamo anche sollevati da questa rinuncia ad andare a Genova perché l’attenzione sarebbe centrata tutta sul Papa e non più sull’Eucaristia e, chissà e ce lo vogliamo augurare, che forse è proprio questo che il Papa teme. Ma d’altra parte però, non possiamo non fare una domanda inquietante: “Santità, ci consenta, Lei quali problemi ha con la Santissima Eucaristia?“.

Da tre anni a questa parte ci siamo resi conto come, molte parti liturgiche spettanti al Pontefice, siano letteralmente scomparse. Nei viaggi apostolici il Papa ha eliminato gli incontri di preghiera eucaristica con i giovani, trasformandoli, inevitabilmente, in una liturgia di divinizzazione del popolo con il suo leader, il Papa. Le forme di preghiera si sono trasformati in incontri di spiritualità laicista dai quali, giustamente, sono scomparsi i segni e i simboli del culto cattolico quali l’incensazione, gli abiti liturgici, e così via. Quando un Papa entrava in una Chiesa, il suo primo saluto era di inginocchiarsi davanti al Tabernacolo, anche questo gesto, in questo pontificato, è letteralmente scomparso. Il Papa entra e tutti gli onori sono per lui, Gesù Cristo è messo da parte, anzi, non lo si saluta più.

Siamo passati da un Giovanni XXIII che amabilmente rimproverava i fedeli che applaudivano il suo ingresso in chiesa (vedi qui), proprio perché lì dentro c’è Gesù Ostia Santa, ad un Papa che non si preoccupa minimamente di andare a salutare Gesù nel Tabernacolo, non se lo fila proprio, ma non disdegna il bagno di folla in onore alla sua persona. Però vorrebbe farci pensare che non va al Congresso Eucaristico per non togliere visibilità all’Eucaristia, come sta facendo per la processione del Corpus Domini, l’unica testimonianza che il Papa potrebbe ancora dare di questa adorazione, con i fedeli, all’urbe e all’orbe, e invece dopo la Messa, se la svigna alla chetichella per farsi trovare già in dirittura d’arrivo, senza inginocchiarsi, per i  saluti finali.

Così come è sparita quella adorazione, seppur breve ma significativa, del Giovedì Santo della Coena Domini, la Cena del Signore “nella notte in cui fu tradito” e volle istituzionalizzare il sacerdozio, trasformata oggi in una cena festosa con i “bisognosi”, e senza che questi “bisognosi” debbano adorare il loro Salvatore Gesù Cristo, basta che vedano il Papa e tutto è a posto, mica si offende Gesù Cristo! Senza nulla togliere all’aspetto misericordioso che potrebbe esplicarsi in altre forme non andando a distruggere il senso della liturgia propria di quel giorno, va da sé che l’immagine che è passata è quella di una trasformazione del sacerdozio stesso e della Messa. E mica dottrinalmente eh! La dottrina “non si tocca”, è la parola d’ordine, ma intanto con i gesti e la pastorale del popolo te la faccio sotto il naso.

Stiamo volando con la fantasia? Magari! Saremo ben lieti di ricevere qualche smentita. Qualcuno potrebbe forse smentire questa raccolta di fatti concreti e reali?

È certo che al centro della vita di San Francesco stava il Cristo nell’Eucaristia. Un giorno volle mandare dei frati per il mondo con pissidi preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro. Poi invitava anche i poveri ad andare ad adorare l’Eucaristia. Egli vedeva nell’Eucaristia il prolungamento dell’Incarnazione e intuiva l’universalità e la perennità del sacrificio di Cristo e la necessità di associarsi ad esso. Forse molti non sanno che le famose parole: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo. San Francesco le compose proprio per l’adorazione eucaristica e la insegnava a tutti i poveri che incontrava e con i quali si intratteneva. La fede di Francesco abbracciava tutti i segni esterni della presenza di Cristo nell’Eucaristia, dagli altari, alle pissidi, agli abiti, agli incensi, unendo nella preghiera, l’adorazione e la lode, l’Eucaristia e la croce. Per lui tutta la preparazione liturgica eucaristica aveva la precedenza su tutto. E dopo aver servito qualche povero, quando si avviava in una chiesa, il suo unico pensiero era la Custodia Eucaristica. San Francesco, quello di Assisi, non ha mai messo i poveri al posto dell’Eucaristia, anzi, diceva ai suoi fraticelli che «la povertà si ferma ai piedi dell’Altare» (vedi qui).

E allora, Signor Papa, ci dica, se può, quali problemi ha Lei con la Santissima Eucaristia? San Francesco non sarebbe affatto contento di quel mettere il povero — sia materiale quanto maggiormente povero spirituale — al posto della Santissima Eucaristia.


IPSE DIXIT

«Vi sono ambienti, che esercitano notevole influenza, che cercano di convincerci che non bisogna inginocchiarsi. Dicono che questo gesto non si adatta alla nostra cultura (ma a quale, allora?); non è conveniente per l’uomo maturo, che va incontro a Dio stando diritto, o, quanto meno, non si addice all’uomo redento, che mediante Cristo è divenuto una persona libera e che, proprio per questo, non ha più bisogno di inginocchiarsi. […] L’adorazione è uno di quegli atti fondamentali che riguardano l’uomo tutto intero. Per questo il piegare le ginocchia alla presenza del Dio vivo è irrinunciabile. […] L’inginocchiarsi non è solo un gesto cristiano, è un gesto cristologico. Il passo più importante sulla teologia dell’inginocchiarsi è e resta per me il grande inno cristologico di Fil 2,6-11. […] L’incapacità a inginocchiarsi appare addirittura come l’essenza stessa del diabolico. […] Chi impara a credere, impara a inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale. […]» (Joseph card. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Paolo, 2001).

3 pensieri riguardo “Signor Papa Francesco, quale problema avete con l’Eucarestia?

  1. ” (……….) Il vero profeta, quello che annuncia quanto Dio gli ha fatto vedere, deve allora combattere strenuamente contro le voci dei falsi profeti, che manipolano disinvoltamente il divino e legittimano comportamenti che producono ingiustizia e morte.
    Anche se i falsi profeti vengono ben presto smentiti dai fatti, riescono comunque a confondere le coscienze, a seminare il dubbio, a far crescere il qualunquismo morale e il formalismo religioso. (………) “.

    (Patrizio Rota Scalabrini, conferenza ‘I profeti e la giustizia sociale’)

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    Da un blogger:
    “Bravo Blondet: a fronte di tale scempio è davvero ora di piantarla con le cautele, le mezze frasi e i silenzi! Finalmente qualcuno che ha il coraggio, avendone gli strumenti, di denunciare pubblicamente e con parole chiare come stanno le cose, a dispetto degli osanna da “curva sud” di cardinali, vescovi, sacerdoti e coltissimi intellettuali “cattolici” (e in gran numero anticattolici) che sembrano aver dimenticato finanche i rudimenti del Catechismo da Prima Comunione. Praticamente ogni volta che il gaucho cattivo apre bocca sono contorcimenti di budella e una rabbia insopprimibile: duemila anni di fede, devozione, sacrificio, sapienza, cultura, arte, civiltà, verità, amore e bellezza umiliati e rinnegati da una rozza e approssimativa accozzaglia di pauperismo para-cristiano in salsa marxiano-peronista con contorno di ecumenismo aprioristico, ambientalismo ideologico, buonismo peloso e astutissima perfidia.
    Non so se tutto questo sia solo ignoranza o abbia a che fare con qualcosa, o qualcuno, di molto più insidioso, ma anche concessa la buona fede, parafrasando Don Pusceddu c’è quantomeno da chiedersi: ma quest’uomo cos’ha in testa?”

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  2. Guardatelo (Bergoglio) nella prima fotografia! Ha in mano l’Ostensorio con il S.mo Sacramento, e lui che fa?! Con il suo sguardo torvo osserva il fotografo… Però c’è da dire che anche in queste occasioni, lui vuole essere al centro dell’attenzione…

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