Il Grande Inquisitore. E se Dostoevskij avesse ragione?

Che cosa succede quando uomini di Chiesa vogliono strappare la Chiesa dalle mani di Cristo per rendere il mondo un posto migliore?

Se Cristo tornasse non nella gloria ma nel nascondimento, che cosa gli succederebbe? Ha provato a rispondere a questa domanda il grande scrittore russo ortodosso Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821-1861) nel racconto Il Grande Inquisitore, capitolo del romanzo I fratelli Karamazov.

CLICCARE QUI TESTO INTEGRALE: La leggenda del Grande Inquisitore

Dostoevskij immagina che Cristo torni sulla terra nella Spagna al tempo della Santa Inquisizione, cioè nel XVII secolo. Pur mostrandosi segretamente, viene comunque riconosciuto dalla gente, nonché dal capo dell’Inquisizione spagnola, il Grande Inquisitore.

Dostoevskij ci dice di lui che «è un vecchio di quasi novant’anni, alto e diritto, con il viso scarno e gli occhi infossati, nei quali però riluce una scintilla di fuoco…» appartenente all’ordine dei… gesuiti! Anziché prostrarsi e adorare il Signore, ordina il suo arresto e che venga immediatamente condotto nelle segrete.

Nella notte il Grande Inquisitore si reca nella cella in cui è rinchiuso il Signore e gli rimprovera di essere tornato per disturbare il suo progetto di felicità e di pacifica convivenza fra gli uomini.

È un lungo monologo, perché Cristo non risponderà mai al suo accusatore.

Sostanzialmente, il Grande Inquisitore rimprovera a Cristo di aver fallito, poiché gli uomini, quando urlano che vogliono la libertà, in realtà, pretendono l’illusione di poter raggiungere la felicità in questa terra.

Infatti, questo vecchio uomo di Chiesa annuncia al Signore niente meno di «voler correggere l’opera tua»! In che modo? Occultando la verità, poiché non ci può essere libertà senza la verità.

Ecco perché, dice il Grande Inquisitore, Cristo avrebbe dovuto trasformare le pietre in pane, poiché tutto ciò che l’umanità ha fatto durante i secoli è sempre stato finalizzato a trovare il pane terreno, ignorando quello del Cielo.

«E se a migliaia e decine di migliaia ti seguiranno in nome del pane celeste – domanda il Grande Inquisitore –, che avverrà dei milioni di miliardi di esseri che non troveranno la forza di disdegnare il pane terreno per quello celeste? O forse a te sono care solo quelle decine di migliaia di esseri grandi e forti, mentre gli altri milioni di deboli – numerosi come granelli di sabbia marina, che tuttavia ti amano – devono essere solo materiale per i grandi e per i forti?».

Per questo il Grande Inquisitore cercherà di dare agli uomini ciò che vogliono: il benessere materiale. Così la “sua” Chiesa conquisterà la loro cieca “obbedienza”.

Questa “Chiesa” provvida di beni materiali, illuderà gli uomini non solo di essere felice poiché il loro ventre sarà sempre pieno, ma anche di essere liberi, poiché «…noi consentiremo loro anche il peccato, – dichiara il Grande Inquisitore – perché sono deboli e inetti, ed essi ci ameranno come bambini, perché permetteremo loro di peccare…».

Insomma, il Grande Inquisitore è un uomo di Chiesa, ma ateo, non perché non creda nell’esistenza di Dio, ma perché rifiuta Cristo e il suo Vangelo. Ha creato un “Cristo” e una “Chiesa” a sua immagine e somiglianza.

Egli ha il complesso del “messia”: si pone come il vero ed unico salvatore dell’umanità, non dal peccato e dalla dannazione eterna, ma dal giogo troppo pesante del Vangelo stesso. E farà questo Ad Majorem Dei gloriam!

Alla fine del lungo monologo, il Grande Inquisitore annuncia la sentenza di condanna: «Io domani ti brucerò». Ma Cristo si libera dalle catene, si avvicina al suo accusatore e ha per lui un gesto di benevolenza, lasciandolo sgomento. Poi il Signore si dirige verso la porta. Il Grande Inquisitore lo guarda e, ripresosi, grida: «Vattene! E non tornare mai più!».

Il Cristo, però, ritornerà. «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18, 8). Una tremenda domanda (retorica) che il Signore non ha fatto al mondo, ma ai suoi discepoli.


8 pensieri riguardo “Il Grande Inquisitore. E se Dostoevskij avesse ragione?

  1. Ho letto il testo integrale, direi di meditare anche su questo passaggio 😉 :
    “Noi conosciamo i gesuiti, se ne parla male, ma sono forse come i tuoi? Non sono affatto cosí, sono tutt’altra cosa… Sono semplicemente l’armata romana per il futuro regno universale terreno, con l’imperatore, il pontefice romano, alla testa… ecco il loro ideale, ma senza nessun mistero e nessuna sublime tristezza… La piú semplice brama di potere, di sordidi beni terreni, di asservimento… una specie di futura servitú della gleba, nella quale essi sarebbero i proprietari fondiari… ecco tutto quello che essi vogliono. Forse non credono nemmeno in Dio. Il tuo inquisitore con le sue sofferenze non è che una fantasia…”

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  2. Quello che vediamo mettere in scena oggi nella neochiesa – elevato all’ennesima potenza – è il remake dell’eterno delirio di onnipotenza dell’uomo, anche di Chiesa (tanto più se gesuita? )

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  3. Vi ringrazio per l’inserimento del testo integrale, perchè avevo sentito parlare di questo romanzo, ma non conoscevo questi particolari. Impressionante davvero! Dostoevskij non è certo un santo della chiesa cattolica romana, ma a maggior ragione dimostra di avere una grande fede ed una grande onestà intellettuale descrivendo, del suo tempo, quelle preoccupazioni che già si avvertivano. Il monologo dell’inquisitore gesuita fa davvero tremare per quanto è attuale, ritroviamo tutto integrale, nel magistero di Bergoglio.

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  4. Papa Francesco stà realizzando il misterioso programma che Gesù ha preparato per la sua Chiesa.Dobbiamo evitare che Gesù ci dica come ha detto ai suo Apostoli sulla barca dopo che ha sedato la tempesta: uomini di poca fede.Le discussioni nella sua Chiesa sono sempre esistite ma sappiamo che alla fine lo Spirito Santo chiarirà ogni argomento.La fede è un dono che bisogna conservare e nutrire con amore.

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    RISPONDIAMO QUI:

    ma di quale “MISTERIOSO programma” va cianciando, gentile Aldo??

    Semmai si parla di PROGETTO, ed è quello definito definitivamente, dottrinalmente, al Concilio di Trento… l’ultimo era “pastorale” non un programma.
    Le sue parole sono un boomerang spaventoso perchè, vede, se parla di “misterioso programma” quello è del demonio, non del Cristo che di misterioso non c’è più nulla, tutto è stato rivelato, va solo applicato e la Chiesa può farlo con modi diversi, non con dottrine diverse da quelle di “ieri”.

    Le discussioni dottrinali sono finite con Trento… quelle di oggi saranno chiarite certamente in futuro ma non potranno mai sostituire quelle in cui la Chiesa ha creduto per duemila anni. Studi questione di NON CONTRADDIZIONE a riguardo della dottrina cattolica 😉

    Al momento papa Francesco sta realizzando IL MISTERIOSO PROGRAMMA MODERNISTA condannato da San Pio X, studi la cosa!

    Cordiali saluti lo Staff di “cronicas…”

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