Sartori: “Siamo al disastro perché ci siamo illusi di integrare l’Islam”

Per chi ancora, internamente dentro la Chiesa, va affermando l’abominio che “ADORIAMO LO STESSO DIO” – mentre è ben diverso discutere e dialogare sul fatto incontrovertibile che “TUTTI siamo creati da un unico e solo Dio” –  vi lasciamo riflettere su una intervista del politologo Giovanni Sartori.

E non è un problema “solo” della Basilica di Santa Sofia ad Istanbul riconvertita a moschea… questo è solo un epilogo di una prepotente supremazia che soltanto il Cristianesimo era riuscita a frenare e a tenere testa, per ben 1800 anni circa. Nell’Islam (che significa appunto SOTTOMISSIONE) c’è molto di più e non sarà certo una firma di compromessi ad Abu Dhabi, o una Nostra Aetate conciliarista a frenarne l’indole che vuole TUTTI SOTTOMESSI AL LORO DIO….

Nel De Haeresibus, contenuto nella Fonte della conoscenza, san Giovanni Damasceno degli ismaeliti e poi “islamici” così dice:

  • “Furono idolatri fino all’epoca di Eraclio / imperatore bizantino che regnò dal 610 al 641. Allora però comparve tra loro un falso profeta, chiamato ‘Mamed’, che elaborò una propria eresia dopo aver acquisito una conoscenza superficiale dell’Antico e del Nuovo Testamento, evidentemente dopo l’incontro con un monaco ariano. In seguito fece credere al popolo, con l’inganno, di essere un uomo timorato di Dio, e diffuse la voce che gli fosse arrivato dal cielo uno scritto. In questo modo, dopo aver raggruppato alcuni precetti assolutamente ridicoli, insegnò loro ad adorare Dio”.

Il vero San Francesco di Assisi aveva due crucci: l’islam e i catari i peggiori nemici, li definiva il vero Santo, esterno e interno della Chiesa (la Chiesa ha sempre un doppio nemico). Per giunta, il catarismo infestava la Provenza, luogo di origine di sua madre (a onor di lei Bernardone aveva chiamato il figlio “Francesco”). All’islam pensò personalmente, andando a cercar di convertire il sultano, non a farci un brindisi cordiale. Contro i catari mandò il suo uomo migliore, Antonio, il futuro e grande Santo di Padova.

Ai nuovi tentativi di “integrazione” o, addirittura, mettere da parte Cristo Gesù per affermare che crediamo tutti nello stesso Dio, rispose già Pio XI “NON POSSUMUS”:

  • «Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni» (Pio XI – Mortalium animos)

Nonostante il Concilio e il vaneggiamento di chi afferma che abbiamo “lo stesso dio” … la visione di Giovanni Paolo II: «L’islam invaderà l’Europa» non è certo l’affermazione di un Papa che crede di adorare GESU IL CRISTO e il dio dell’Islam insieme… ecco le sue parole:

  • «Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai paesi orientali… Invaderanno l’Europa, l’Europa sarà una cantina, vecchi cimeli, penombra, ragnatele. Ricordi di famiglia. Voi, Chiesa del terzo millennio, dovrete contenere l’invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità». (pubblicato qui da LaNuovaBussola).

Un paradigma e una sensibilità, dunque, chiari e inequivocabili, specie se si considera un altro passaggio di Ecclesia in Europa, quello in cui in cui Papa Wojtyla – dopo aver stigmatizzato «la frustrazione dei cristiani che accolgono» e che invece in molti paesi islamici «si vedono interdire l’esercizio del culto cristiano» (n.57) – parlando dei flussi migratori arrivava addirittura ad auspicare una «ferma repressione degli abusi» (n.101).

Seppur dimissionario, Benedetto XVI, nel 2014 lanciò un allarme….

  • “Ma vale davvero ancora? – si chiedono in molti, oggi, dentro e fuori la Chiesa – davvero la missione è ancora attuale? Non sarebbe più appropriato incontrarsi nel dialogo tra le religioni e servire insieme la causa della pace nel mondo? La contro-domanda è: il dialogo può sostituire la missione? Oggi in molti, in effetti, sono dell’idea che le religioni dovrebbero rispettarsi a vicenda e, nel dialogo tra loro, divenire una comune forza di pace. In questo modo di pensare, il più delle volte si dà per presupposto che le diverse religioni siano varianti di un’unica e medesima realtà; che “religione” sia il genere comune, che assume forme differenti a secondo delle differenti culture, ma esprime comunque una medesima realtà. La questione della verità, quella che in origine mosse i cristiani più di tutto il resto, qui viene messa tra parentesi. Si presuppone che l’autentica verità su Dio, in ultima analisi, sia irraggiungibile e che tutt’al più si possa rendere presente ciò che è ineffabile solo con una varietà di simboli. Questa rinuncia alla verità sembra realistica e utile alla pace fra le religioni nel mondo.
  • E tuttavia essa è letale per la fede. Infatti, la fede perde il suo carattere vincolante e la sua serietà, se tutto si riduce a simboli in fondo interscambiabili, capaci di rimandare solo da lontano all’inaccessibile mistero del divino.” (Benedetto XVI, Messaggio all’Università Urbaniana, ottobre 2014)

 “LETALE PER LA NOSTRA FEDE” … è evidente perciò che non abbiamo affatto lo stesso Dio, non adoriamo lo stesso Dio. Perché ciò NON sia letale per la nostra Fede non possiamo rinunciare alla VERITA’… mentre ogni conciliarismo con altre fedi è letale per il Cattolico.

Scriveva Pierre d’Ussuel nel 2017 nel tradurre una Lettera del beato Charles de Foucauld sulla vera realtà dell’Islam:

  • “Una tale secca diversificazione si spiega per noi moderni con altri ordini di considerazione: per esempio, il giudaismo e il cristianesimo hanno entrambi in comune il propagarsi a mezzo di una tradizione protratta nel tempo e caratterizzata dalla pazienza – e l’istinto soprannaturale della fede ci porta a riconoscere in questa mirabile concordia i segni dell’ispirazione divina; l’evento fondante dell’Islam, invece, si snoda nell’arco di una sola generazione ed è caratterizzato da una poderosa espansione militare (dunque “violenza” in luogo di “pazienza”) – ed è questa stessa folgorante ascensione che vale storicamente per l’Islam da prova teologica della propria verità. Questo fa sì che mentre si può sensatamente raggruppare l’islamismo con il giudaismo e col cristianesimo nell’insieme delle “religioni abramitiche” (ed è questa una connotazione storico-culturale), nessuno riconosce sensata sul livello teologico l’espressione “rivelazione giudeo-cristiano-islamica” – giacché quella islamica non può essere definita “rivelazione” se non in senso analogico (e molto debole!), da giudei e cristiani – e a nessun titolo può assimilarsi all’unica rivelazione giudaico-cristiana…”

Ed ecco cosa scriveva il Beato de Foucauld:

  • Tamanrasset, par Insalah, via Bisckra, Algeria
    29 luglio 1916.
  • Signore,
  • […]
  • Dei musulmani possono essere veramente francesi?
  • In casi eccezionali, sì. In generale, no. Sono diversi i dogmi fondamentali musulmani che si oppongono a ciò; con alcuni si trovano degli accomodamenti; con uno, quello del mehdi [Nell’Islam, il mehdi è il messia atteso alla fine dei tempi, N.d.R.] non ce ne sono; ogni musulmano (non parlo dei liberi pensatori che hanno perso la fede), crede che con l’avvicinarsi dell’ultimo giorno il mehdi sopraggiungerà, dichiarerà la guerra santa e stabilirà l’Islam su tutta la terra, dopo aver sterminato e soggiogato tutti i non-musulmani. In questa fede, il musulmano guarda l’Islam come la sua vera patria, e i popoli non musulmani come destinati a essere presto o tardi soggiogati da lui, musulmano, o dai suoi discendenti; se ora si trova sottomesso a una nazione non musulmana, si tratta di una condizione passeggera; la sua fede gli assicura che ne verrà fuori e che a sua volta trionferà di quanti al momento lo assoggettano; la prudenza lo invita a subire con calma la sua prova; «l’uccello preso al laccio che si dimena perde le piume e si rompe le ali; se sta tranquillo, se le ritroverà intatte nel giorno della liberazione», dicono. Possono preferire questa nazione a un’altra, preferire star sottomessi ai francesi più che ai tedeschi, perché sanno i primi più accoglienti; possono legarsi a questo o a quel francese, come ci si può legare a un amico straniero; possono battersi con grande coraggio per la Francia, per sentimento di onore, carattere guerriero, corporativismo, fedeltà alla parola data, come i militari di fortuna dei secoli XVI e XVII: ma in generale, salvo eccezioni, fintanto che saranno musulmani non saranno francesi. Attenderanno più o meno pazientemente il giorno del mehdi, nel quale sottometteranno la Francia.
  • Da lì viene che i nostri algerini musulmani sono così poco smaniosi di chiedere la nazionalità francese: come chiedere di far parte di un popolo straniero che si sa dover infallibilmente risultare vinto e soggiogato dal popolo al quale invece si appartiene? Questo cambiamento di nazionalità implica veramente una sorta di apostasia, una rinuncia alla fede del mehdi […]
  • Vostro umile servitore nel cuore di Gesù
  • Charles de Foucauld

Ora lasciamo la parola a Giovanni Sartori:

POLITOLOGO GS

Il politologo Giovanni Sartori sul politicamente corretto: “La sinistra non ha il coraggio di affrontare il problema”.
Fiorentino, 91 anni (quasi 92), considerato fra i massimi esperti di scienza politica a livello internazionale, da anni è attento osservatore dei temi-chiave di oggi: immigrazione, Islam, Europa.

– Professore su queste parole si gioca il nostro futuro.
GS: «Su queste parole si dicono molte sciocchezze».

– Su queste parole, in Francia, intellettuali di sinistra ora cominciano a parlare come la destra. Dicono che il multiculturalismo è fallito, che i flussi migratori dai Paesi musulmani sono insostenibili, che l’Islam non può integrarsi con l’Europa democratica…
GS: «Sono cose che dico da decenni».

– Anche lei parla come la destra?
GS: «Non mi importa nulla di destra e sinistra, a me importa il buonsenso. Io parlo per esperienza delle cose, perché studio questi argomenti da tanti anni, perché provo a capire i meccanismi politici, etici e economici che regolano i rapporti tra Islam e Europa, per proporre soluzioni al disastro in cui ci siamo cacciati».

– Quale disastro?
GS: «Illudersi che si possa integrare pacificamente un’ampia comunità musulmana, fedele a un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, con la società occidentale democratica. Su questo equivoco si è scatenata la guerra in cui siamo».

– Perché?
GS: «Perché l’Islam che negli ultimi venti trent’anni si è risvegliato in forma acuta – infiammato, pronto a farsi esplodere e assistito da nuove tecnologie sempre più pericolose – è un Islam incapace di evolversi. È un monoteismo teocratico fermo al nostro Medioevo. Ed è un Islam incompatibile con il monoteismo occidentale. Per molto tempo, dalla battaglia di Vienna in poi, queste due realtà si sono ignorate. Ora si scontrano di nuovo».

– Perché non possono convivere?
GS: «Perché le società libere, come l’Occidente, sono fondate sulla democrazia, cioè sulla sovranità popolare. L’Islam invece si fonda sulla sovranità di Allah. E se i musulmani pretendono di applicare tale principio nei Paesi occidentali il conflitto è inevitabile».

– Sta dicendo che l’integrazione per l’islamico è impossibile?
GS: «Sto dicendo che dal 630 d.C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l’integrazione di islamici all’interno di società non-islamiche sia riuscita. Pensi all’India o all’Indonesia». Quindi se nei loro Paesi i musulmani vivono sotto la sovranità di Allah va tutto bene, se invece…«…se invece l’immigrato arriva da noi e continua ad accettare tale principio e a rifiutare i nostri valori etico-politici significa che non potrà mai integrarsi. Infatti in Inghilterra e Francia ci ritroviamo una terza generazione di giovani islamici più fanatici e incattiviti che mai».

– Ma il multiculturalismo…
GS: «Cos’è il multiculturalismo? Cosa significa? Il multiculturalismo non esiste. La sinistra che brandisce la parola multiculturalismo non sa cosa sia l’Islam, fa discorsi da ignoranti. Ci pensi. I cinesi continuano a essere cinesi anche dopo duemila anni, e convivono tranquillamente con le loro tradizioni e usanze nelle nostre città. Così gli ebrei. Ma i musulmani no. Nel privato possono e devono continuare a professare la propria religione, ma politicamente devono accettare la nostra regola della sovranità popolare, altrimenti devono andarsene».

– Se la sente un benpensante di sinistra le dà dello xenofobo.
GS: «La sinistra è vergognosa. Non ha il coraggio di affrontare il problema. Ha perso la sua ideologia e per fare la sua bella figura progressista si aggrappa alla causa deleteria delle porte aperte a tutti. La solidarietà va bene. Ma non basta».

– Cosa serve?
GS: «Regole. L’immigrazione verso l’Europa ha numeri insostenibili. Chi entra, chiunque sia, deve avere un visto, documenti regolari, un’identità certa. I clandestini, come persone che vivono in un Paese illegalmente, devono essere espulsi. E chi rimane non può avere diritto di voto, altrimenti i musulmani fondano un partito politico e con i loro tassi di natalità micidiali fra 30 anni hanno la maggioranza assoluta. E noi ci troviamo a vivere sotto la legge di Allah. Ho vissuto trent’anni negli Usa. Avevo tutti i diritti, non quello di voto. E stavo benissimo».

– E gli sbarchi massicci di immigrati sulle nostre coste?
GS: «Ogni emergenza ha diversi stadi di crisi. Ora siamo all’ultimo, lo stadio della guerra – noi siamo gli aggrediti, sia chiaro – e in guerra ci si difende con tutte le armi a disposizione, dai droni ai siluramenti».

– Cosa sta dicendo?
GS: «Sto dicendo che nello stadio di guerra non si rispettano le acque territoriali. Si mandano gli aerei verso le coste libiche e si affondano i barconi prima che partano. Ovviamente senza la gente sopra. È l’unico deterrente all’assalto all’Europa. Due-tre affondamenti e rinunceranno. Così se vogliono entrare in Europa saranno costretti a cercare altre vie ordinarie, più controllabili».

– Se la sente uno di quegli intellettuali per i quali la colpa è sempre dell’Occidente…
GS: «Intellettuali stupidi e autolesionisti. Lo so anch’io che l’Inquisizione è stata un orrore. Ma quella fase di fanatismo l’Occidente l’ha superata da secoli. L’Islam no. L’Islam non ha capacità di evoluzione. È, e sarà sempre, ciò che era dieci secoli fa. È un mondo immobile, che non è mai entrato nella società industriale. Neppure i Paesi più ricchi, come l’Arabia Saudita. Hanno il petrolio e tantissimi soldi, ma non fabbricano nulla, acquistano da fuori qualsiasi prodotto finito. Il simbolo della loro civiltà, infatti, non è l’industria, ma il mercato, il suq».

– Si dice che il contatto tra civiltà diverse sia un arricchimento per entrambe.
GS: «Se c’è rispetto reciproco e la volontà di convivere sì. Altrimenti non è un arricchimento, è una guerra. Guerra dove l’arma più potente è quella demografica, tutta a loro favore».

– E l’Europa cosa fa?
GS: «L’Europa non esiste. Non si è mai visto un edificio politico più stupido di questa Europa. È un mostro. Non è neppure in grado di fermare l’immigrazione di persone che lavorano al 10 per cento del costo della manodopera europea, devastando l’economia continentale. Non è questa la mia Europa».

– Qual è la sua Europa?
GS: «Un’Europa confederale, composta solo dai primi sei/sette stati membri, il cui presidente dev’essere anche capo della Banca europea così da avere sia il potere politico sia quello economico-finanziario, e una sola Suprema corte come negli Usa. L’Europa di Bruxelles con 28 Paesi e 28 lingue diverse è un’entità morta. Un’Europa che vuole estendersi fino all’Ucraina… Ridicolo. Non sa neanche difenderci dal fanatismo islamico».

– Come finirà con l’Islam?
GS: «Quando si arriva all’uomo-bomba, al martire per la fede che si fa esplodere in mezzo ai civili significa che lo scontro è arrivato all’entità massima

 

 

Un pensiero riguardo “Sartori: “Siamo al disastro perché ci siamo illusi di integrare l’Islam”

  1. Avete fatto l’articolo precedente sostenendo, a santa ragione, che saranno i vescovi a consegnarci agli aguzzini politici e liberisti, così saranno sempre loro con la loro ignavia a consegnarci ai Turchi, all’Islam.
    Oggi, durante la celebrazione della prima preghiera del venerdì da quando il governo turco ha deciso di ripristinare le funzioni di culto ad Aya Sofia, il khatib (colui che fa il sermone) impugnava una spada, la prestigiosa spada del Sultano Mehmet II autore della conquista di Costantinopoli nel 1453.

    la spada della rivincita turca

    Ecco la risposta del dialogo a tutti i costi, l’Islam grazie a questa chiesa liquida, si è ripresa la rivincita da Lepanto e da Vienna, da quenado l’ultimo sultano della battaglia a Lepanto, ritirandosi profetizzò che sarebbero ritornati, quando l’Europa avrebbe abbandonato il suo Dio.
    Ieri avevamo grandi Pontefici a fare Leghe Sante, ma oggi si dialoga e dialogando hanno abbandonato il vero Dio in nome del nuovo dio, l’uomo. E la spada ci colpirà. Ho la mia età e non temo di morire per difendere la mia fede, ma ho dolore per le nuove generazioni perché non avranno una Chiesa pronta a sostenerli, insegnare loro la buona battaglia, incoraggiarli a difendere la vera fede. Che la beata Vergine Maria ci aiuti e ci sostenga tutti.

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