Per capire il titolo forte e provocatorio è bene andarsi a leggere un editoriale che facemmo nel gennaio 2018, qui…. atto a comprendere non solo della grave escalation sulla ignavia dei Vescovi a fronte di quanto sta accadendo dentro e fuori la Chiesa ma, vien da aggiungere per aggiornamento, anche la codardia…
Siamo talmente nauseati da questa gerarchia che, davvero, sembra non esserci più neppure un Santo a cui votarsi! Il gregge è allo sbando, confuso e diretto, da questa chiesa pastoralizia, in diversi baratri, o nutriti con vero veleno. I Pastori (anche se non tutti grazie a Dio, ma i pochi tacciono) sono diventati mercenari prezzolati dal politicamente corretto, dai compromessi, l’esatto contrario di quanto affermava Paolo VI il quale, arrivando a citare san Pio X con la Pascendi contro il Modernismo, ammoniva:
- “Così è, Figli carissimi; e così affermando, la nostra dottrina si stacca da errori che hanno circolato e tuttora affiorano nella cultura del nostro tempo, e che potrebbero rovinare totalmente la nostra concezione cristiana della vita e della storia. Il modernismo rappresentò l’espressione caratteristica di questi errori, e sotto altri nomi è ancora d’attualità (Cfr. Decr. Lamentabili di S. Pio X, 1907, e la sua Enc. Pascendi; DENZ.- SCH. 3401, ss.).
- Noi possiamo allora comprendere perché la Chiesa cattolica, ieri ed oggi, dia tanta importanza alla rigorosa conservazione della Rivelazione autentica, e la consideri come tesoro inviolabile, e abbia una coscienza così severa del suo fondamentale dovere di difendere e di trasmettere in termini inequivocabili la dottrina della fede; l’ortodossia è la sua prima preoccupazione; il magistero pastorale la sua funzione primaria e provvidenziale; l’insegnamento apostolico fissa infatti i canoni della sua predicazione; e la consegna dell’Apostolo Paolo: Depositum custodi (1 Tim. 6, 20; 2 Tim. 1, 14) costituisce per essa un tale impegno, che sarebbe tradimento violare.
- La Chiesa maestra non inventa la sua dottrina; ella è teste, è custode, è interprete, è tramite; e, per quanto riguarda le verità proprie del messaggio cristiano, essa si può dire conservatrice, intransigente; ed a chi la sollecita di rendere più facile, più relativa ai gusti della mutevole mentalità dei tempi la sua fede, risponde con gli Apostoli: Non possumus, non possiamo (Act. 4, 20). Udienza generale Mercoledì, 19 gennaio 1972 (vedi qui testo ufficiale).
Fa pensare e fin anche piangere di disgusto come si possa agire canonizzando certi Papi per poi tradirli sfacciatamente nel vero e più sano magistero che abbiamo…. VERGOGNA!! Cari Vescovi, vergogna e vergognatevi, se avete ancora un poco di dignità… umana. Non meno colpevole è la Santa Sede con tutte le Congregazioni pontificie, compreso il Papa che non si capisce più cosa stia facendo.. è vero che a luglio va in vacanza – seppur non si muove dal residence santa Marta – ed è anche vero che in materia si è espresso già egregiamente, vedi qui: Come reagiranno, il Papa e la CEI, se passerà il Ddl-Zan-Scalfarotto?? ed è anche vero che si tratta della stessa posizione finalmente raggiunta anche dalla CEI… e allora? Perché i Vescovi non si muovono e penalizzano quei sacerdoti pronti a tutto?
A cosa ci riferiamo? A tutto!! Non se ne può più! Se qualcuno, anche vescovo, aprisse uno spiraglio alla speranza di un riferimento dottrinale in tema etico e morale, od anche per i sacramenti, ecco che piovono smentite, oppure attacchi contro quei sacerdoti coraggiosi che, a quel “non possumus” ci mettono tutto, fin anche la vita… Sacerdoti che vengono dismessi solo per essersi rifiutati di cedere al compromesso della comunione ai divorziati-risposati; altri che vengono sospesi dalla parrocchia se si azzardano a celebrare con rito antico, o se decidono di dare la comunione alla bocca… e così via, le cronache sono zeppe, trasudano della codardia dei Vescovi, non più ignavia come se già questa non bastasse, ma ora c’è la vigliaccheria…. accompagnata da una tacita approvazione di ogni forma di eresia ed apostasia.
E così l’ultima dalle cronache… mentre Roma “tace”, ce la facciamo raccontare da La Nuova Bussola.
Taranto insegna, saranno i vescovi a consegnarci al Potere
– di Riccardo Cascioli
Al caso di Lizzano, dove dei cattolici sono stati insultati e minacciati da Lgbt e sindaco per la preghiera in chiesa per chiedere a Dio di proteggere la famiglia naturale in Italia, si è aggiunto un nuovo capitolo: un comunicato del vescovo Santoro che bacchetta parroco e fedeli. Un altro tradimento cui siamo ormai abituati, che però addolora doppiamente, visto il passato di monsignor Santoro.
Anzitutto ricapitoliamo i fatti. Un gruppetto di fedeli della parrocchia di Lizzano (provincia e diocesi di Taranto), preoccupato per la probabile approvazione in Parlamento di una legge che: introdurrà il reato di opinione, negherà la libertà di vivere e affermare la famiglia naturale, introdurrà nella società dei princìpi che rovesciano il progetto Creatore di Dio, decide di indire una veglia di preghiera per chiedere al Signore di difendere la famiglia naturale e di allontanare da noi questa minaccia. Il parroco è d’accordo e partecipa alla stesura del volantino per invitare i parrocchiani. Tutto molto cattolico, si potrebbe dire: quante volte nelle Scritture troviamo episodi di preghiere di comunità e città perché il Signore allontani delle sciagure? E quante testimonianze, in santuari e devozioni, ci sono in Italia e nel mondo di preghiere del genere a cui Dio ha dato ascolto?
Al massimo si potrebbe rimproverare ai simpatici parrocchiani di Lizzano di farla un po’ troppo semplice. Sempre guardando agli esempi della Tradizione, di fronte a una minaccia così grave come quella attuale, pensare di cavarsela con una semplice veglia di preghiera è un po’ ingenuo: ci vogliono digiuni e penitenze oltre a una preghiera incessante. Ma tant’è, di questi tempi già è molto proporre una intenzione di preghiera.
Torniamo alla cronaca. La veglia di preghiera si svolge in chiesa, ma la notizia ovviamente circola. E già prima del momento fatidico, sui social si moltiplicano insulti e minacce. Ed ecco che all’ora della veglia fuori della chiesa arriva qualche decina di attivisti Lgbt che attaccano manifesti sui muri della chiesa e inveiscono e minacciano quanti si stanno recando in chiesa. Il parroco, don Giuseppe Zito, preoccupato per la situazione chiama giustamente i carabinieri. Al contempo gli Lgbt coinvolgono il sindaco, Antonietta D’Oria, che inveisce contro i carabinieri che vogliono identificare le persone che non hanno alcuna autorizzazione per manifestare, e li invita a identificare invece quanti sono in chiesa, perché quella preghiera «è una vergogna» (e ha anche suggerito per cosa i cattolici dovrebbero pregare).
Questi fatti sono noti, hanno occupato le cronache di tutti i giornali nei giorni scorsi, ma è opportuno richiamarli. Perché dopo ben tre giorni arriva il comunicato ufficiale dell’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro,
Così scopriamo che il problema sta anzitutto nella veglia di preghiera. Infatti, ci spiega Santoro, la preghiera «per natura è, o dovrebbe essere, un momento aggregativo che riunisce la Comunità Cristiana» e invece «è diventato un motivo di divisione e di contrapposizione». Ma davvero? Fosse proprio così, Gesù non sarebbe mai stato crocifisso né fine analoga avrebbero fatto gli apostoli e tutti i martiri che sono seguiti. Anzi, sarebbero stati portati in trionfo. Avranno sbagliato qualcosa.
Poi il comunicato continua con un insieme di frasi fatte sulla Chiesa che è madre di tutti, la bellezza della diversità, i ponti da costruire e i muri da abbattere, per poi arrivare a dire che «non si brandisce l’arma della fede». Certo, non vanno bene neanche le reazioni violente, che diamine. Anche nel calcio viene punito il fallo di reazione, ci abbiamo vinto anche un mondiale contro la Francia. E allora ecco la conclusione del vescovo «pacificatore»: parliamone insieme, dialoghiamo, anzi «mi faccio io stesso promotore di un incontro fra il parroco e il sindaco perché Piazza e Chiesa a Lizzano continuino ad essere faro di accoglienza, di incontro e di crescita civile». Che bello.
Ora rileggere per favore la cronaca dei fatti e poi rileggere il comunicato del vescovo. Dei cattolici che pregano in chiesa vengono aggrediti e minacciati, e il loro vescovo li bacchetta, dopo aver certamente strigliato in privato il parroco che, infatti, ha cercato successivamente di prendere le distanze dalla veglia di preghiera. E poco importa se il vescovo richiama anche la nota della CEI, contraria a una legge sull’omofobia, sembra un po’ di pararsi su tutti i fronti.
Ci si chiede: come può un vescovo abbandonare così il suo popolo (e il piano di Dio) per autonominarsi giudice di pace? Non ci aspettiamo certo che prenda a male parole sindaco e Lgbt, ma almeno un po’ di dignità e rispetto della realtà dei fatti.
Non che sia una novità purtroppo, abbiamo già visto cosa è accaduto a Cremona e altrove in tempo di messe con popolo proibite. Di fronte alle minacce e alle prevaricazioni contro preti e laici, i vescovi preferiscono prendere le distanze e lisciare il pelo agli aggressori.
- Abbiamo già detto che l’episodio di Lizzano è un esempio lampante di cosa succederà con l’approvazione del ddl Zan. Ma dobbiamo aggiungere che – insieme ad altri episodi analoghi – ci dimostra anche come reagiranno i nostri pastori: consegnandoci al boia di turno.
Addolorano queste vigliaccherie e tradimenti dei vescovi. Fa davvero male leggere un comunicato come quello dell’arcivescovo di Taranto.
Ma fa doppiamente male ricordando che colui che oggi guida la Chiesa di Taranto, nella seconda metà degli anni ’70 lo abbiamo conosciuto come quel don Pippo Santoro che guidava a Bari gli universitari di Comunione e Liberazione. Che – come tutti i ciellini d’allora – rischiavano l’incolumità personale ogni volta che si trovavano per le lodi mattutine, per i vespri o per la messa, per non parlare di eventuali volantinaggi e incontri pubblici. Allora era lui a spiegare che l’unico ponte possibile era la missione e la conversione, e che – come ha scritto Roberto Marchesini pochi giorni fa – Cristo non ammette neutralità: o si è con Lui o contro di Lui. Avessero letto allora a don Pippo il comunicato di un vescovo come quello di monsignor Filippo per il caso di Lizzano, altro che la fede avrebbe brandito.
Grande è la responsabilità dei pastori che non si rendono conto che è il mondo che fa la guerra ai cristiani (e a Cristo) e non il contrario. Ma enormemente più grande è la responsabilità di quei pastori che oggi ragionano così pur essendo ben consapevoli della realtà, perché l’hanno sperimentata sulla propria pelle e perché sono stati formati alla scuola di don Luigi Giussani.
Commenta Riccardo Cascioli:
“Abbiamo già detto che l’episodio di Lizzano è un esempio lampante di cosa succederà con l’approvazione del ddl Zan. Ma dobbiamo aggiungere che – insieme ad altri episodi analoghi – ci dimostra anche come reagiranno i nostri pastori: consegnandoci al boia di turno…”
al peggio non c’è mai fine, ma non passeranno, non praevalebunt…. teniamoci solo pronti!
AGGIORNAMENTO CHE CONDIVIDIAMO DAL BLOG DI SABINO PACIOLLA
Caro mons. Santoro, quanto dolore per quel tuo comunicato sui fatti di Lizzano.
Caro mons. Santoro, ci conosciamo, ma non tanto da poterti chiamare don Filippo, come fanno i miei e tuoi amici di una vita. Quel minimo di conoscenza personale mi impedisce però di scrivere in maniera distaccata. Per questo ti scrivo queste poche parole, ti assicuro con grande dolore e rispetto per la tua paternità, sulla vicenda occorsa nel comune di Lizzano, tra don Giuseppe Zito, parroco della Chiesa di San Nicola, appartenente alla tua diocesi, e la sindaca Antonietta D’Oria.
L’altra sera, ti confesso, appena letto il tuo comunicato ufficiale, sono stato preso da un certo turbamento.
Ti scrivo pubblicamente perché il tuo comunicato è pubblico, ed ha creato sconcerto in molti fedeli, a cominciare da me. È giusto dunque che vi sia una adeguata, franca, e rispettosa riflessione, che tanti stanno già facendo.
Purtroppo, è una riflessione che viene da lontano, non è nata con il tuo comunicato, e ciò perché i fatti e le occasioni che vedono l’intervento “controverso” di sacerdoti o vescovi, si stanno ripetendo nel tempo. È una riflessione che deve andare al cuore della fede, al nucleo del cristianesimo, all’essenza della testimonianza a Cristo.
Vista la situazione, che di anno in anno si sta facendo sempre più pericolosa per noi cristiani, anche qui nel “tranquillo” Occidente, mi vengono spesso in mente le parole di San Pietro:
“Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. (…)”
Il giorno dopo, nel sinedrio, davanti al sommo sacerdote Caifa e ai capi, “Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, (…) Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati».(…) E poi, “Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato»” (Atti 4,1-22) E infine “Pietro disse: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini»” (Atti 5,29).
Viviamo in una società sempre più scristianizzata, che o è indifferente al fatto cristiano o ha in odio Cristo. Se la proposta di legge Zan, quella sull’omotransfobia, dovesse essere approvata, la nostra testimonianza a Cristo si farà più drammatica e dolorosa (è quello che Lui ci chiede), non potremo più parlare di tutto quello che da Cristo discende. Non potremo più vivere ciò che la nostra concezione cristiana della vita ci insegna. Questo a volte pare sfuggire ad alcuni pastori. E l’intervento della sindaca di Lizzano che chiede ai carabinieri di identificare i fedeli che si sono riuniti in chiesa per pregare, o addirittura la sua pretesa di decidere cosa i fedeli debbano pregare è la prefigurazione più chiara del regime prossimo che ci aspetta. Infatti, la sindaca ha affermato: “Pregare perché un disegno di legge non venga approvato non mi sembra democratico”. “non mi sembra democratico”….pensate un po’ a quali vette del pensiero siamo arrivati!
Per questo, le parole del tuo comunicato, almeno a me, sono apparse lontane, distanti dalle questioni che sono realmente in gioco, animate da una volontà di “costruire ponti e abbattere muri” che non ha senso e che non aiuta nessuno. Quelle parole hanno infatti ingiustamente rimproverato il sacerdote ed i fedeli che hanno avuto la sola “colpa” di pregare Dio perché faccia in modo che una legge orrenda e liberticida non venga approvata; d’altra parte, non hanno fatto alcuna obiezione all’operato della sindaca, il quale, non so se contempli la violazione di qualche norma, di sicuro è stato inopportuno ed oltre le righe.
Chi infatti ha “brandito la fede come un’arma”? Chi ha trasformato un momento di preghiera, che di per sé deve unire, in “un motivo di divisione e di contrapposizione”? Non mi pare che la colpa sia attribuibile al sacerdote o ai fedeli. Eppure queste affermazioni sono contenute nel tuo comunicato.
Certo, nel comunicato vi è anche il richiamo alla dichiarazione della CEI che stigmatizza il ddl di Zan, ma il tutto è apparso come una delle tante tessere, forse nemmeno la più importante, di un mosaico il cui disegno ha lasciato molto a desiderare.
La sensazione che in tanti sentiamo è quella di essere mancanti di guide, di pastori che si mettano davanti al gregge e, sicuri, lo guidino alla meta, incuranti delle proteste che lungo la strada si alzeranno. Invece, in questi tempi, spesso aggressivi e inumani, capita sempre più spesso che tanti, tanti, pastori stiano in silenzio, per vari motivi che non è qui il caso di richiamare, e che pochi, pochissimi, facciano sentire la loro voce con chiarezza dinanzi al Potere. E questa per noi fedeli non è affatto una bella sensazione. Anzi.
Certo che “la Chiesa è Madre di tutti i suoi figli, e come tale accoglie e ama tutti senza distinzione alcuna”, come scrivi nel comunicato, ma la Chiesa è anche Maestra (Mater et Magistra), e ci testimonia e ci educa al vero bene dell’uomo, che è Cristo. Ma il nostro cuore, il cuore di ogni uomo, facilmente fugge la Luce per inseguire le tenebre, quelle che portano divisione e odio. Infatti, è la verità che unisce, mentre è la menzogna che divide. Per cui, per noi cristiani, il dovere primario sarà sempre quello di annunciare e testimoniare Cristo, prima ancora della ricerca di “un clima di solidarietà, di rispetto reciproco e di collaborazione per il bene comune”. Tutte cose, queste, importanti, importantissime, ma non fondamentali per la salvezza della nostra anima.
Caro mons. Santoro, quella che viviamo appare sempre più un’epoca tragica, difficile, disumana (si veda l’aborto legalizzato o l’utero in affitto), intrisa come non mai di una domanda di religiosità confusa e ambigua. Un’epoca di apparente tolleranza, in cui molti vogliono affermare un cristianesimo fatto di «valori», di «aperture», di «dialogo», un cristianesimo in cui pare non esserci più posto per la persona del Figlio di Dio, il Cristo, crocifisso per noi, risorto per noi. Un cristianesimo umanitario ridotto a promozione sociale, “un nuovo umanesimo”, si dice, così attento a non urtare minimamente la suscettibilità altrui, tanto da mettere tra parentesi quello che più ci sta a cuore. Un cristianesimo che corre il serio rischio di sconfinare nel politicamente corretto, l’arma attuale che il Potere usa per addormentare le coscienze ed imporre surrettiziamente, ma drammaticamente, il suo astuto volere.
Questa intollerante “tolleranza”, così in voga oggi, vuole mettere in prigione coloro che dissentono da una concezione fluida dell’uomo, una concezione che non riconosce, anzi odia, il “maschio e femmina Dio li creò”, una concezione che vuole cancellare la originaria dipendenza dal Padre. È per questo che il presente tempo urge la testimonianza di noi cristiani alla Verità, contro qualsiasi “Imperatore”, con qualsiasi volto si presenti.
Allora mi piace concludere con il testo del Volantone di Pasqua del 1988 di Comunione e Liberazione, lo ricorderai, quel Volantone che riportava un passo tratto da “Il dialogo dell’Anticristo”, di Vladimir Solov’ev (di cui in maniera fulminante parlò il card. Giacomo Biffi), che così recitava:
L’imperatore si rivolse ai cristiani dicendo: “Strani uomini… ditemi voi stessi, o cristiani, abbandonati dalla maggioranza dei vostri capi e fratelli: che cosa avete di più caro nel cristianesimo?”. Allora si alzò in piedi lo starets Giovanni e rispose con dolcezza: “Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, poiché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità”.