La CA Praedicate Evangelium entra in vigore e abroga la Pastor Bonus del 1988

Torneremo su questo argomento più avanti, al momento presentiamo solo a carattere generale l’entrata in vigore, da questa Solenne Pentecoste 2022, la Costituzione Apostolica (CA) Praedicate Evangelium voluta da papa Francesco – vedi qui il testo ufficiale – e che abroga la precedente CA Pastor Bonus voluta da san Giovanni Paolo II – vedi qui testo ufficiale


CITTÀ DEL VATICANO , 04 giugno, 2022 / 2:00 PM (ACI Stampa).- 

Domani, Solennità di Pentecoste, entra in vigore la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium che riforma la struttura della Curia Romana dopo una gestazione durata quasi 9 anni, praticamente l’intero pontificato di Francesco. E’ il frutto del lavoro del Consiglio dei Cardinali per la riforma di Curia, istituito dal Papa il 28 settembre 2013, sei mesi dopo la sua elezione. Ne hanno fatto parte i Cardinali Bertello, Maradiaga – come coordinatore -, Marx, Parolin, Gracias, O’Malley, Ambongo Besungu, insieme al vescovo Marco Mellino in qualità di segretario. In precedenza ne avevano fatto parte i Cardinali Monsengwo Pasinya, Errazuriz Ossa e Pell e Monsignor Marcello Semeraro – poi Cardinale – come segretario. Alla stesura del testo hanno collaborato numerosi esperti come Padre Gianfranco Ghirlanda, gesuita e canonista, che il prossimo 27 agosto verrà creato dal Papa Cardinale di Santa Romana Chiesa.

La nuova Costituzione Apostolica abroga la Pastor Bonus di Giovanni Paolo II, in vigore dal 1988.  

Pubblicata a sorpresa lo scorso 19 marzo nella sola lingua italiana e presentata alla stampa due giorni dopo dal Cardinale Semeraro, da Monsignor Mellino e da Padre Ghirlanda, la nuova Costituzione punta sui cavalli di battaglia cari al Papa fin dall’inizio del suo ministero petrino: una Chiesa in uscita missionaria, evangelizzatrice, caratteristica che deve essere peculiare anche nella Curia Romana.

Il Papa abolisce la diversificazione nominale, e non solo, delle strutture cancellando “Congregazioni” e “Pontifici Consigli” denominandoli dicasteri. Insieme ai dicasteri restano in piedi la Segreteria di Stato, gli Organismi di Giustizia, gli Organismi Economici e gli Uffici.  

Un’altra importante modifica è nella “gerarchia” dei dicasteri: quello per la Dottrina della Fede scende in seconda posizione, a scapito del nuovo Dicastero per l’Evangelizzazione che verrà presieduto – come si usava fino ai primi anni del pontificato di Paolo VI – dal Papa. Il nuovo dicastero assorbe di fatto le competenze della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Anche l’Elemosineria Apostolica assume una funzione preminente, diventando un vero e proprio Dicastero, quello per il servizio della Carità.

Anche il ruolo dei laici entra a pieno titolo nella nuova Costituzione. In definitiva anche i laici potranno avere primari ruoli di governo in Curia, anche se ad esempio ciò avviene già nel Dicastero della Comunicazione affidato al Prefetto Paolo Ruffini. Ma in futuro nulla vieta ad esempio che un laico possa essere scelto come guida del Dicastero per i Vescovi.

Infine una nuova norma riguarda il Camerlengo di Santa Romana Chiesa che nel periodo di Sede Vacante sarà coadiuvato dal Cardinale Coordinatore del Consiglio per l’economia.


Le novità principali riguardano le vecchie Congregazioni che dalla prossima Pentecoste si chiameranno Dicasteri

CITTÀ DEL VATICANO , 19 marzo, 2022 / 1:45 PM (ACI Stampa).- 

Nella Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium il Papa conferma di fatto l’intera struttura e i compiti della Segreteria di Stato.

Le novità principali riguardano le vecchie Congregazioni che dalla prossima Pentecoste si chiameranno Dicasteri e che adesso analizziamo – seppur brevemente – nello specifico.

Dicastero per l’Evangelizzazione: è al servizio dell’opera di evangelizzazione, è competente per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo e per l’istituzione, l’accompagnamento e il sostegno delle nuove Chiese particolari, salva la competenza del Dicastero per le Chiese orientali. Il Dicastero è costituito da due Sezioni: quella per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo e quella per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari nei territori di sua competenza. Il Dicastero per l’Evangelizzazione è presieduto direttamente dal Romano Pontefice. Ciascuna delle due Sezioni è retta in suo nome e per sua autorità da un Pro-Prefetto.

Dicastero per la Dottrina della Fede: si tratta della ormai ex Congregazione della Dottrina della Fede ed è chiamata a aiutare il Romano Pontefice e i Vescovi/Eparchi nell’annuncio del Vangelo in tutto il mondo, promuovendo e tutelando l’integrità della dottrina cattolica sulla fede e la morale, attingendo al deposito della fede e ricercandone anche una sempre più profonda intelligenza di fronte alle nuove questioni. Il Dicastero è costituito da due Sezioni: quella Dottrinale e quella Disciplinare. Presso il Dicastero sono istituite la Pontificia Commissione Biblica e la Commissione Teologica Internazionale e la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.

Dicastero per il Servizio della Carità: si tratta di una promozione de facto della Elemosineria Apostolica. Il Dicastero, sotto la guida del Prefetto, l’Elemosiniere di Sua Santità, in contatto con altri Dicasteri competenti in materia, rende concreta, con la sua attività, la sollecitudine e la vicinanza del Romano Pontefice, quale Pastore della Chiesa universale, nei riguardi di coloro che vivono in situazioni di indigenza, di emarginazione o di povertà, come pure in occasione di gravi calamità.

Dicastero per le Chiese orientali: si occupa delle materie concernenti le Chiese cattoliche orientali sui iuris, per quanto riguarda le persone e le cose e di fatto le competenze restano quelle attuali.

Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti: promuove la sacra liturgia secondo il rinnovamento intrapreso dal Concilio Vaticano II. All’art.93 si ricorda che il Dicastero si occupa della regolamentazione e della disciplina della sacra liturgia per quanto riguarda la forma straordinaria del Rito romano.

Dicastero delle Cause dei Santi: vengono confermati i compiti assegnati alla Congregazione per le Cause dei Santi. Spetta al Dicastero giudicare in merito alla concessione del titolo di Dottore della Chiesa da attribuire ad un Santo, dopo aver ottenuto il voto del Dicastero per la Dottrina della Fede circa la sua eminente dottrina.

Dicastero per i Vescovi: compete all’organismo tutto quanto si riferisce alla costituzione e alla provvista delle Chiese particolari e all’esercizio dell’ufficio episcopale nella Chiesa latina, fatta salva la competenza del Dicastero per l’Evangelizzazione. Presso il Dicastero è confermata la Pontificia Commissione per l’America Latina.

Dicastero per il Clero: ha competenza a tutto quanto si riferisce ai presbiteri e ai diaconi del clero diocesano riguardo alle loro persone, al loro ministero pastorale e a ciò che è loro necessario per un fruttuoso esercizio. In tali questioni offre ai Vescovi l’aiuto opportuno. Il Dicastero è competente per i casi di dispensa dagli obblighi assunti con l’ordinazione al diaconato e al presbiterato da chierici diocesani e membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, della Chiesa latina e delle Chiese orientali.

Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica: restano pressochè immutate le competenze della Congregazione per i Religiosi. La competenza del Dicastero si estende anche ai Terzi Ordini e alle associazioni di fedeli erette in vista di diventare Istituto di Vita Consacrata o Società di Vita Apostolica.

Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita: restano di fatto invariate le competenze previste alla nascita del Dicastero. Si sottolinea che il Dicastero collabora con la Pontificia Accademia per la Vita in merito alle tematiche della tutela e della promozione della vita umana e si avvale della sua competenza e con il “Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia”, per promuovere un comune indirizzo negli studi su matrimonio, famiglia e vita.

Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani: è l’organismo che si occupa di ecumenismo. Al fine di far progredire la relazione tra cattolici ed Ebrei, presso il Dicastero è costituita la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo.

Dicastero per il Dialogo Interreligioso: favorisce e regola i rapporti con i membri ed i gruppi delle religioni che non sono comprese sotto il nome cristiano, ad eccezione dell’ebraismo la cui competenza spetta al Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Dicastero per la Cultura e l’Educazione: di fatto il Papa accorpa la Congregazione per l’Educazione e il Pontificio Consiglio per la Cultura.  Il Dicastero coordina anche l’attività di alcune Accademie Pontificie: la Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon; la Pontificia Accademia Romana di Archeologia; la Pontificia Accademia di Teologia; la Pontificia Accademia di San Tommaso; la Pontificia Accademia Mariana Internazionale; la Pontificia Accademia Cultorum Martyrum; la Pontificia Accademia di Latinità.

Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale: restano di fatto invariate le competenze dell’attuale Dicastero.

Dicastero per i Testi legislativi: anche in questo caso non vengono modificate sostanzialmente le competenze del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

Dicastero per la Comunicazione: ha la competenza dell’intero sistema comunicativo della Sede Apostolica e unifica tutte le realtà della Santa Sede nell’ambito della comunicazione. Nell’adempimento delle sue funzioni agisce in collaborazione con le Istituzioni curiali competenti in materia e in particolare con la Segreteria di Stato.

Non sembrano esserci cambiamenti radicali per Penitenzieria Apostolica, il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e la Rota Romana.

Consiglio per l’economia: compete la vigilanza sulle strutture e le attività amministrative e finanziarie delle Istituzioni curiali e degli Uffici, delle Istituzioni collegate con la Santa Sede o che fanno riferimento ad essa indicati nell’elenco allegato al proprio Statuto. Il Consiglio consta di otto Cardinali o Vescovi, che rappresentano l’universalità della Chiesa, e sette laici, scelti tra esperti di varie nazionalità. I quindici membri sono nominati per cinque anni dal Romano Pontefice. Il Consiglio approva il bilancio preventivo annuale e il bilancio consuntivo consolidati della Santa Sede e li sottopone al Romano Pontefice.

Segreteria per l’economia: svolge la funzione di Segreteria papale per le materie economiche e finanziarie.  Esercita il controllo e la vigilanza in materia amministrativa, economica e finanziaria sulle Istituzioni curiali, gli Uffici e le Istituzioni collegate con la Santa Sede o che fanno riferimento ad essa indicate nell’elenco allegato allo Statuto del Consiglio per l’economia. Esercita pure un apposito controllo sull’Obolo di san Pietro e sugli altri Fondi papali.

Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica: amministra e gestisce il patrimonio immobiliare e mobiliare della Santa Sede destinato a fornire le risorse necessarie all’adempimento della funzione propria della Curia romana per il bene e a servizio delle Chiese particolari.

Ufficio del Revisore Generale: ha il compito della revisione contabile del bilancio consolidato della Santa Sede.

Commissione di Materie Riservate: a tale enta spetta autorizza qualsiasi atto di natura giuridica, economica o finanziaria che per un bene maggiore della Chiesa o delle persone debba essere coperto dal segreto e sottratto al controllo e alla vigilanza degli organi competenti; controllare i contratti della Santa Sede che secondo la legge richiedono riservatezza e vigilare su di essi.

Comitato per gli Investimenti: è un organo consultivo a cui compete di garantire la natura etica degli investimenti mobiliari della Santa Sede.

Non vi sono infine sostanziali modifiche rispetto al presente per la Prefettura della Casa Pontificia, per l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice e per il Camerlengo di Santa Romana Chiesa.


Mons. Ghirlanda: con la Praedicate Evangelium una Chiesa più missionaria e sinodale

Il padre gesuita, esperto canonista, spiega in questa nostra intervista i cardini della Costituzione apostolica di Francesco che entra in vigore a Pentecoste e che apre anche ai laici la possibilità di guidare un dicastero. Sulla sua nomina a cardinale, afferma: l’accolgo nell’obbedienza, in spirito di servizio al Papa

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Domenica 5 giugno, nella Solennità di Pentecoste, entra in vigore la nuova Costituzione apostolica Praedicate Evangelium, promulgata lo scorso 19 marzo, che riforma la Curia romana. Abbiamo chiesto al padre gesuita Gianfranco Ghirlanda, che sarà creato cardinale il prossimo 27 agosto, di individuare le novità del documento. Il religioso, già rettore della Pontificia Università Gregoriana, insiste sul discernimento come criterio di applicazione delle norme.

Padre Ghirlanda, domenica, nella Solennità di Pentecoste, entra in vigore la nuova Costituzione apostolica di Papa Francesco Praedicate Evangelium. Come cambierà la Curia?

Un punto fondamentale della Costituzione è quello della missionarietà: la spinta ad evangelizzare, sia lì dove il cristianesimo si è impiantato fin dalle origini da molti secoli – e che effettivamente sta sparendo per l’invasione e il prevalere di una cultura secolarizzata e che cambia veramente la mentalità alle radici – sia laddove non è stato accolto il Vangelo. Ma ha anche delle ripercussioni nella Curia stessa che deve evangelizzarsi, nel senso che deve confrontarsi continuamente con il Vangelo, il che è normale per qualsiasi istituzione all’interno della Chiesa ma comunque trova in questo un incentivo da parte del Santo Padre. Da qui tutta l’insistenza sulla pastoralità delle persone che lavorano nella Curia. Già in un’allocuzione alla Curia romana il Papa diceva che una Curia si rinnova non con uomini nuovi ma con uomini rinnovati, rinnovati interiormente. Quindi è tutto un processo di conversione a cui il Papa invita. L’altra linea è quella della sinodalità che abbraccia tutta la Chiesa ma deve abbracciare anche ovviamente la prassi della Curia sia ‘ad intra’ che ‘ad extra’: la sinodalità significa che tutti, secondo il proprio incarico, devono partecipare: si parla proprio di convergenza degli intenti. Inoltre, ciò che il Santo Padre cerca di fare è togliere una mentalità ‘carrierista’.

Quindi ai laici potrà essere affidata la guida di un Dicastero. Quale è la portata di questa norma contenuta nel documento?

È nella logica che spiegavo ma è anche all’interno di una visione più ampia perché già il Codice ammette che dei laici possano essere dei giudici nei tribunali ecclesiastici, quindi determinano la validità di un sacramento, esercitano una potestà giudiziale. Poi ci sono anche altri uffici che non richiedono il sacramento dell’Ordine e che possono essere assunti dai laici i quali ricevono una potestà legata proprio all’ufficio oppure una potestà delegata. Ora, la previsione che possa essere capo di dicastero un laico o una laica è in questa linea. Si tratta di una partecipazione dei laici alla pienezza di potestà che esercitano i vescovi e in alcuni ambiti i chierici. Poi, certo, dipenderà dall’autorità che conferisce l’ufficio di vedere quando c’è questa opportunità. Ovviamente, non ha senso pensare come capo di dicastero per i vescovi o per il clero o per la Dottrina della Fede un laico o una laica. Ma certamente la presenza dei laici al dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita o a quello dello Sviluppo integrale o per il Dialogo interreligioso potrebbe essere giudicata l’opportunità. Perché la mentalità è che a capo di un dicastero ci sia una persona competente. Questo per me è fondamentale. Del resto, sarebbe la persona stessa, che è in un posto direttivo e che non ha competenza, a trovarsi a disagio. Siamo di fronte a tutta una visione innovativa che richiede tempo perché si tratta di cambiare mentalità, prospettiva, sia da parte dei chierici ma anche da parte dei laici perché questo non deve essere visto da loro come il raggiungimento di una meta e quindi una rivendicazione. Perché allora rientreremmo anche qui nella logica della carriera…

A proposito di carrierismo, Papa Francesco ripete spesso che è necessario attivare processi più che occupare spazi…

Sì, è attivare un processo che inizia nello studente oppure in chi riceve il mese di Esercizi spirituali o in chi ha accompagnato spiritualmente… perché tutto può trasformarsi in un ruolo, anche stare dentro a un confessionale. Io posso semplicemente applicare automaticamente quello che ho studiato, svolgere un ruolo, magari anche molto ortodosso, molto serio, però forse posso incorrere nel rischio di non avviare nessun processo nella persona. Se invece coltivo un rapporto con le persone – per esempio, con persone che convivono da oltre vent’anni o sono sposate civilmente e potrebbero sposarsi canonicamente – posso iniziare un processo, nel senso che le persone arrivino alla convinzione di voler chiedere il sacramento e andare oltre il ruolo del canonista che dice: puoi fare questo e non puoi fare quest’altro.

Lei che è stato al servizio della Santa Sede come consultore di varie Congregazioni e Consigli, come accoglie la sua nomina cardinalizia? E come leggerla alla luce della spiritualità ignaziana?

Noi facciamo un voto di non accedere alle cariche ecclesiastiche. Direi che questo è un grande valore perché sradica in fin dei conti nel nostro animo il carrierismo. Qui però ci troviamo di fronte a una cosa diversa da una carica ecclesiastica, come per esempio l’episcopato, il cardinalato non è una carica: è l’entrare a far parte di una collaborazione con il Romano Pontefice più diretta e più stretta. In questo caso è il Papa che decide. Era una cosa completamente aliena da me. È un atto che un gesuita accoglie pienamente nell’obbedienza. Non lo riteniamo come un arricchimento ma come una richiesta da parte del Papa di un servizio anche maggiore di quello che si è dato fino a questo momento.

Il suo è un lungo impegno nello studio e nell’insegnamento del diritto canonico. Che spazio e valore ha nella sua vita quella dimensione pastorale di cui si parlava, a contatto con il popolo di Dio?

Io ho sempre vissuto l’insegnamento come una attività pastorale, sacerdotale. Ho cercato di comunicare agli alunni. D’altra parte tante volte loro mi hanno detto: abbiamo imparato ad amare Cristo e la Chiesa attraverso il diritto canonico. Poi, certo, nella mia vita ho sempre avuto una nota pastorale più diretta, se così vogliamo dire: per tantissimi anni sono andato sempre in parrocchia a confessare, a dire la Messa, ho sempre avuto qualche gruppo di laici a cui ho anche dato mensilmente dei ritiri, dal ’77 do il mese di Esercizi ogni anno. Poi c’è la direzione spirituale…. Ma io non ne faccio una distinzione di qualità perché l’insegnamento ha riempito la mia vita proprio con questa impostazione, nella coscienza di non trasmettere semplicemente delle nozioni ma l’acquisizione di atteggiamenti e di una vita: è questo che forma.

Quale è lo spazio del discernimento in una attività legata al diritto, al Codice?

È secondo come concepiamo il diritto. Se lo concepiamo come la produzione di una norma che sorge dalla vita della Chiesa e aiuta la vita della Chiesa, è naturale che anche l’applicazione del diritto sarà sempre – tenendo presente la norma – un discernimento di come applicare quella norma in un caso concreto. Non è sempre così automatico ma richiede talvolta una gradualità. Diciamo che la persona ha bisogno di una conversione del cuore, innanzitutto, che avviene nel tempo, ognuno è un caso a sé. Certo, il diritto indica la direzione ma poi la questione è come faccio camminare la persona per arrivare a quel punto. A volte ci vogliono anni, ci vuole pazienza.

Lei è stato Rettore della Pontificia Università Gregoriana. C’è un aspetto, in relazione al funzionamento di questi istituti, su cui, secondo lei, sarebbe necessario un aggiustamento?

Lì entra in campo la coscienza di dover trasmettere non semplicemente dei contenuti ma di trasmettere una formazione. Se una istituzione accademica non ha spiritualità – per spiritualità io intendo un modo concreto di porre sé stessi in relazione a Dio, a se stessi, agli altri e al mondo – non si dà l’essenziale alla persona, non si realizza il fine.

Tornando ai temi della compartecipazione, come sta guardando al cammino sinodale della Chiesa?

Io spero che si arrivi a qualcosa di concreto e penso che si sta cercando di farlo. Certo, sono da trovare delle vie. Effettivamente l’impostazione della sinodalità data da Papa Francesco è veramente onnicomprensiva, e amplia. Prima si identificava sinodalità con collegialità, adesso invece il Papa la mette sullo sfondo della natura stessa della Chiesa e coinvolge a tutti i livelli. Per poter man mano entrare in questa prospettiva e in maniera attuativa, io ritengo che ci vorrà un po’ di tempo, sia per un cambio di mentalità e anche per trovare i modi concreti di attuazione. Dalla teoria si deve passare alla sperimentazione. Questa richiede umiltà. La prospettiva del Papa io la condivido pienamente, la trovo valida perché mette in moto nella Chiesa una corresponsabilità: ognuno coi propri ruoli. Non significa infatti che il vescovo non fa più il vescovo o che il laico fa il vescovo: ognuno deve realizzare la propria vocazione. Corresponsabilità vuol dire assumere la propria responsabilità di fronte alla vita della Chiesa e alla sua missione. È una macchina grossa che viene messa in moto.

La tutela dei minori è uno degli ambiti su cui anche la Cei, con la sua nuova guida, il cardinal Zuppi, vuole insistere. Come valuta questo intento? E sulla formazione del clero, cosa è più urgente oggi a suo avviso?

Certamente, se si sono verificati i casi è perché è mancato qualcosa anche nella formazione: non è forse stata attenta, non ha saputo cogliere delle carenze o delle deficienze o delle anomalie e ha portato forse ugualmente avanti delle persone che non avrebbe dovuto portare avanti. Oppure c’è stata una formazione massiva, superficiale dove è mancato il contatto diretto tra i formatori e i formandi. Faccio solo delle ipotesi… Ora, la Chiesa prende coscienza di questo e certamente ne fa fronte perché non si ripeta. Il peccato non potrà mai essere totalmente eliminato, perché purtroppo siamo tutti figli di Adamo ed Eva, però la Chiesa sta facendo dei grandi sforzi. Un altro punto che per me dovrebbe entrare nella formazione in maniera più chiara e decisa è l’aspetto della missionarietà – di cui si diceva – su cui Papa Francesco ha insistito fin dall’Evangelii gaudium e ora con la Praedicate Evangelium. Dovrebbe coinvolgere soprattutto i chierici che si preparano all’annuncio del Vangelo. Ma in che maniera? Si preparano all’annuncio del Vangelo o alla missionarietà dell’annuncio del Vangelo?

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