Gesù è venuto a patire per noi, non per una vacanza sulla terra

“Tu lasci il bel gioir del divin seno, per venire a penar su questo fieno. Dolce amore del mio core, dove amor ti trasportò? O Gesù mio, perché tanto patir? Per amor mio!” (terza strofa – Tu scendi dalle stelle…)

Trovandoci, come dovremo,  a pensare alla santità, madre di tutte le vocazioni a cui Dio ci chiama tutti, vediamo di riflettere questo Avvento giunto quasi a conclusione.

Un tempo potevamo pensare che, per rispondere a questa chiamata, tutti si dovesse fare quello che Gesù dice al giovane ricco: «Va’, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi» (Mc 10, 21). Sembrerebbe una mattanza, chi è riuscito a stravolgere così radicalmente la sua vita da un momento all’altro? Riflettiamo allora sull’esempio degli Apostoli e di San Francesco, ma se volete ai Santi che più amate o ai meno conosciuti, e viene in mente che anche noi possiamo provare a dare una risposta. Non in maniera così drastica, forse, ma anche solo sforzandoci di essere migliori, più inclini a voler bene che a cedere agli affondi delle tentazioni. Non c’è meditazione che tenga se, all’interno di questi Tempi forti, non inseriamo l’unico atto che davvero conta: LA CONVERSIONE AL CRISTO GESU’.

L’attesa

Per darci una scossa e cambiare in meglio la nostra vita, il periodo dell’Avvento è il più propizio di tanti altri. Diciamolo onestamente: quanti fra noi che vogliono definirsi cattolici, stiamo vivendo in pienezza questo tempo? E sì, perché non diciamo tanto l’attesa del “solito” giorno di Natale, che è già passato perché Gesù il Signore è già venuto una prima volta e non certo per fare una scampagnata, quanto l’attesa della nuova venuta del Signore, delle ultime cose, del Giudizio Universale. Una volta superato lo stadio in cui a una cosa simile non ci si vuole proprio pensare (quanto la superstizione è nemica della fede!), sopraggiunge la domanda: «se accadesse ora, sarei pronto?» Ho ancora tanto da fare, tante cose per la testa, perché dovrebbe succedere proprio ora? Ebbene, prima o poi succederà e non è detto che in quel giorno “glorioso e terribile” noi non saremo ancora su questa terra….

Probabilmente è questo il motivo per cui si dice che a Natale si dev’essere più buoni, perché nel tempo in cui celebriamo l’alba della nostra salvezza attendiamo la fine di tutte le cose, l’attimo in cui andremo nell’eternità. Ma quanto buonismo e misericordismo è subentrato in questi “ultimi tempi”!

Nell’affresco della Cappella Sistina non c’è un solo volto sorridente, persino Maria sta col capo reclinato, come avvilita di non poter intercedere più per nessuno. Tutti hanno qualcosa di cui soffrire, anche i beati che Dio ha chiamato alla sua destra forse patiscono la fine misera dei loro fratelli. Pur non sapendo come avverrà per ognuno di noi, ci farà bene riflettere su queste parole che rimbombano in queste settimane, ma che forse ascoltiamo poco: «Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù» (At 3, 19-20).

Si potrebbe dare la colpa ai soliti sacerdoti “distratti” tutti presi, oggi, a tuonare contro chi non prende in casa gli immigranti…. tutti a curare i corpi dei quali, il Buon Dio, sembrerebbe oggi aver combinato un bel casino, dal momento che non si sa più se ci ha creati “maschi e femmine”, ma GENDER…. oppure tutti presi a curare i conti in banca, tutto ciò tuona confuso persino dai più alti vertici della scala gerarchica, ma ci sono atti e momenti in cui solo ognuno di noi dovrà rispondere di se stesso a Dio, e su questo faremo bene a riflettere.

Venga il tuo Regno, Signore…

La Scrittura ci raccomanda di essere vigili, di vivere nella grazia di Dio. Il sacramento della Riconciliazione è un miracolo che si perpetua, un dono per il quale non siamo mai grati abbastanza e di cui abbiamo continuamente bisogno. Con tutte le nostre incoerenze, intraprendere il cammino della vita cristiana vuol dire trovarsi sovente ad inciampare e quindi ogni volta si deve riprendere dal primo passo.

Prendiamo per esempio  la Novena di Natale che si faceva in tutta Roma, coinvolgendo tutto e tutti. Ci sono quadri e racconti in cui si vedono negli occhi dei bambini e degli anziani quella letizia che imperniava  ogni cuore mentre si intonava:  Tu scendi dalle stelle o il Magnificat. Per viverlo appieno, si doveva sapere  che bisognava amare il Natale di Gesù con la stessa intensità dei Santi anche se, certamente, ben coscienti di essere sempre più distratti dalle “faccende” del mondo..

Ricorre un’invocazione in questo Tempo: «venga il tuo Regno, Signore». Non è attesa fine a se stessa, niente lo è. Dobbiamo mettere in gioco le nostre forze e il nostro amore perché il Regno venga già qui, sulla terra. Anziché affannarsi a far compere e regali, sarebbe meglio sottrarci un poco a noi stessi e donarci a chi Dio ci ha messo accanto, il cui affetto a volte ci sembra dovuto, scontato. A che giovano le luci e gli addobbi per le strade se dentro rimaniamo aridi, spenti, rancorosi, indispettiti? Abbiamo già passato troppi Natali uno identico all’altro, sempre più in decadenza, sentendoci proprio come nella poesia di Ungaretti: svogliati, chiusi in noi stessi. E’ vero che oggi la maggior parte del Clero e la stessa gerarchia non aiuta più, anzi, essi stessi sono caduti nella tristezza delle vicende umane, ma non quelle vicende atte a guadagnarci il Paradiso, quanto piuttosto quella frenesia del mondo, che di questo Regno preferisce non parlare…. Diamoci da fare noi, invece, per l’affermazione del Regno di Dio. Se non altro perché lo andiamo ripetendo sovente nel Pater Noster.

Lodare Dio, lavorare, studiare

Capita, alle volte, di essere talmente assorti dai pensieri e dagli impegni, che si arriva alla fine del giorno senza mai aver pregato e, naturalmente, alla sera siamo troppo stanchi per farlo. Quando ce ne ricordiamo, poi, riteniamo che non sia mai il luogo o il momento adatto. Ecco l’astuto inganno in cui cadiamo spesso. Essere cristiani, discepoli di Cristo, significa stare con Lui, parlare con Lui, riconoscerlo ed accoglierlo anche nei piccoli avvenimenti del giorno. Il nostro rapporto con Gesù è un crescendo che si alimenta con la preghiera, elemento essenziale per la nostra vita. In passato, dalle predicazioni di santi sacerdoti, al “gregge” venivano impartiti i tre doveri da osservare nell’arco della giornata: lodare Dio, lavorare, studiare. Questo valeva mille anni fa e  vale anche oggi, perché questi e non altri sono i pilastri per costruire la vera “città di Dio” come del resto insegna lo stesso sant’Agostino nel suo famoso libro.

Al primo posto sempre la preghiera. I monaci, quelli veri, lo sapevano bene. In passato, quando non c’erano orologi, era la preghiera a scandire i vari momenti della giornata, specialmente L’ANGELUS, che scandiva le tre parti principali del giorno: mattina, mezzodì e il tramonto. Da questa umana esigenza è nata la liturgia delle ore. Come scrive Stefano Baldi nel suo romanzo Sia fatta la tua volontà, godo «il benessere di tante preghiere semplici, offerte da un salterio che non conoscevo e che non mi conosceva ma che tante volte sembravano su misura su di me. Invocazioni, richieste, ringraziamenti e lamenti levati. E gioia, nell’ascolto reciproco». Ah, quanto abbiamo bisogno di ascoltare la voce di Dio nella nostra vita! La sua volontà ci appare chiara, nei momenti e nelle situazioni in cui non ce lo aspettiamo. Possiamo invocarlo sempre, in armonia con tutta la comunità, veramente orante, al mattino, a mezzogiorno, al tramonto, alla sera. È edificante per la devozione anche la bella pratica del Santo Rosario, lungo abbastanza da darci il tempo di pensare agli altri, ai nostri cari e magari anche a chi è lontano da noi, dal nostro cuore. Del resto è una RICHIESTA CATEGORICA della Vergine del Santo Rosario in Apparizioni riconosciute dalla Chiesa: se volete la Pace, dite il Rosario ogni giorno…. pregate per la conversione dei poveri peccatori!

E’ significativo che, in tutte le Apparizioni, la Vergine Santa Madre di Dio e nostra, non parli mai di immigrati e di poveri, ma di Anime da convertire, da salvare. Non corpi, ma anime. Purtroppo vediamo oggi come queste priorità sono state tutte ribaltate e come, anche noi, tentiamo facilmente di cadere nel medesimo errore. Senza polemica, ma giusto per fare l’esempio: quanti coniugi che dicono di essere cattolici andranno (e purtroppo vanno) a ricevere l’Eucaristia la Notte di Natale mentre vivono un secondo matrimonio, non benedetto dalla Grazia del sacramento? Non è solo colpa di una gerarchia che, stravolgendo i canoni delle richieste divine (leggasi il Catechismo al n. 1650) sta gettando essa stessa confusione ed inganno, ma santo cielo! possibile che non ci accorgiamo e non sentiamo in noi i RIMORSI di una coscienza privata della Grazia? E senza la Preghiera, questa Grazia non arriva! Possiamo fare anche tanti altri esempi, è il concetto di peccato che oggi è stato stravolto, come a pensare che Gesù sia venuto per fare una scampagnata, una gita goliardica su questa terra!

Rimangono infine gli altri due doveri, anch’essi importanti e sui quali si basa il nostro essere nella società. Chi vuole vivere cristianamente non solo riesce a far congiungere la contemplazione all’attività e quindi anche alla vera carità, perché sa anche rendere migliore la seconda in funzione della prima. Scrive San Pietro: «Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo». Non siamo figli di Dio solo quando preghiamo o andiamo a messa. Con il lavoro facciamo fruttare i talenti che Egli ci ha dato, diversi per ognuno di noi, ed è giusto che l’opera nostra sappia corrisponderci subito, che ci procuri un guadagno, così da farci conoscere il valore della fatica.

Lo studio, poi. Anch’esso è uno sforzo e fa parte della croce. Come il corpo, anche la mente ha bisogno di allenamento per non atrofizzarsi e rendere il meglio. Studiare, leggere, imparare, un poco per volta ma tutti i giorni: è questa la base della saggezza. Se vogliamo è parte di quell’esempio che san Paolo fa degli atleti, di coloro che si preparavano alle olimpiadi: gli sforzi vengono premiati, quanto più grande, allora, devono essere i nostri sforzi per guadagnarci quel podio che è il Paradiso, il Cuore stesso di Cristo?

Impariamo a desiderare  – CIO’ CHE DIO VUOLE PER NOI

Quando diciamo «io non diventerò mai santo», dobbiamo stare molto attenti. Potremmo peccare di superbia – volendo apparire più umili di quanto non siamo in realtà –, o peggio ancora peccare contro lo Spirito Santo (la disperazione, quella vissuta ed espressa da Giuda, per esempio), precludendogli la facoltà di farci santi. Piuttosto, pensiamo al  candore di un san Domenico Savio, che serviva il Signore nella gioia e il cui sogno più grande era diventare santo. Da questo Bambino possiamo imparare tanto: se guardiamo dentro di noi e proviamo a chiederci quali sono i nostri veri desideri, non scopriremo niente di più grande e bello di questo se… al vertice di tutto ci mettiamo davanti e per davvero IL DIVINO BAMBINO, piegando le ginocchia davanti all’umile mangiatoia, davanti a Maria e Giuseppe, insieme al silenzioso muoversi dei Pastori, di quella Notte Santa…. Non si possono delegare ad altri, al Clero, alla Gerarchia, o a chi pensate voi, risposte che ognuno di noi dovrà dare direttamente e personalmente al Divino Maestro.

Buon Natale a tutti dalla Redazione e Collaboratori

2 pensieri riguardo “Gesù è venuto a patire per noi, non per una vacanza sulla terra

  1. Belle! Belle riflessioni! Grazie a tutti voi e Buon Natale di Gesù. Non speriamo certi negli uomini o in noi stessi, è proprio da questo piccolo Bambino, noi aneliamo la salvezza e riceviamo grazie e su grazie. Ce la faremo, se ci convertiremo a Lui.
    Un caro saluto a tutti, nonno Lorenzo

    "Mi piace"

  2. dobbiamo avere fiducia in DIO.
    Dio,che ha lasciato il Cielo per noi,merita questa fiducia…sempre.
    Buon Natale anche a voi tutti e grazie del vs apostolato.

    "Mi piace"

Lascia un commento