Situazione sempre più anomala: e la Rinuncia di Benedetto, davvero rotola!

Vogliamo riportare, integralmente, sia la riflessione di Aldo Maria Valli, sia la Lettera a cui si riferisce, quella a lui spedita da Don Alessandro Maria Minutella, vedi qui, perché…. la questione sta davvero prendendo una brutta piega…

Fermo restando che noi stessi, come ben descritto da Aldo Maria Valli, abbiamo le nostre serie “riserve” su alcune posizioni assunte da Don Minutella, è palese tuttavia che, sulla questione descritta, abbiamo dedicato anche noi ampio spazio, come in questo articolo: Roberto de Mattei risponde al libro di Antonio Socci. Dal “tertium non datur” a quel “il vostro parlare sia sì, sì – no, no…”, è evidente che la vistosa firma “BENEDETTO PP XVIcon quel “PP” (Pontefice Massimo), sulla copertina del nuovo libro appena uscito – vedi qui – di cui si parla, e con la “scomparsa” del termine “emerito” (da noi  sempre categoricamente rifiutato, perché sia dai Vangeli, quanto dal Diritto Canonico, non esiste), è evidente dicevamo, che c’è qualcosa che proprio non va!

Nelle nostre ultime considerazione, anche qui, sottolineavamo come il “cerchio si stringe“: o ha ragione Socci con la questione di una Rinuncia “mistica”; o ha ragione il professore de Mattei con le sue affermazioni altrettanto, però, ben ponderate… In questo scenario difficile e molto ingarbugliato, le osservazioni fatte da Don Minutella non sono del tutte campate in aria, ed è quanto ci chiediamo noi stessi da molti editoriali…. Per quanto ci riguarda le domande sono tante, che vanno ad aggiungersi alle osservazioni sia di Valli, quanto di Don Minutella, ne poniamo una sola, perché al momento è la questione che più ci interessa, e deve interessarci:

  • poiché la sigla P.P. che compare dopo il nome del Papa significa «Pontifex pontificum », cioè pontefice dei pontefici (Pastor Pastorum), poiché ogni sacerdote è pontefice, il Papa (il Romano Pontefice) nel suo ruolo è il “maximus” e non ce ne sono altri, non ce ne possono essere due…. come mai ora Benedetto XVI in un libro appena uscito vi apporta la firma da Pontefice, con il significativo PP e sparisce il termine “emerito”?

Segue ora il testo di Aldo Maria Valli e di Don Alessandro Maria Minutella.

P.S. Ci ha scritto un amico Sacerdote con questa specificazione, per la quale ringraziamo:

… storicamente la abbreviazione P.P. che segue il nome del Sommo Pontefice ha due diversi significati:
  1. Pastor Pastorum (pastore dei pastori)
  2. Pater Pauperum (padre dei poveri)
il P.P. nel significato di Pater Pauperum, fu usato da più pontefici all’epoca in cui, il patriarca di Costantinopoli, era solito far seguire al proprio nome venti righe di titoli. Sicché, il Romano Pontefice, tanto per sfotterlo, rispondeva definendosi solo Pater Pauperum.

Dov’è Pietro? E chi è Pietro? (Con una lettera di don Minutella)

Aldo-Maria-ValliCari amici, vorrei tornare oggi sulla questione dei due papi. Lo faccio pubblicando un lettera che mi è stata inviata da don Alessandro Minutella e precisando subito che pur non condividendola in tutto e per tutto (don Minutella ha molte certezze, io ho soprattutto dubbi) mi sembra opportuna perché, effettivamente, credo non si possa continuare a vivere l’attuale situazione come se nulla fosse, mentre in realtà le contraddizioni stanno emergendo in tutta la loro evidenza e gravità.

La pubblicazione dei cosiddetti Appunti di Benedetto XVI dedicati alla questione degli abusi nella Chiesa ha segnato un punto di non ritorno. La decisione di rompere il silenzio ha qualcosa di sconvolgente, soprattutto perché Joseph Ratzinger non solo, derogando alla decisione di vivere nascosto, è intervenuto su un tema caldissimo, ma lo ha fatto sostenendo tesi che sconfessano la posizione sostenuta da Francesco.  

Dietro la forma, come sempre, cortese e compassata, il piccolo saggio sulla questione degli abusi ha un contenuto polemico che non può essere ignorato. In pratica Benedetto XVI ha detto: “Guardate che le cose non stanno come vorrebbero farvi credere”. E se ha sentito il bisogno di parlare significa che ha avvertito un pericolo grande.

Naturalmente si può discutere (come in effetti si è discusso) sulle tesi di Benedetto XVI, ma qui il problema è un altro. Il problema è che papa Benedetto ha voluto parlare.

Non credo che, ponendo tali questioni, si possa essere accusati di dietrologia. La questione è sostanziale. Nei fatti, la coesistenza dei due papi continua a dare adito a tensioni sempre più manifeste e a domande che ancora non hanno trovato risposte adeguate, e tutto ciò non può essere derubricato come anomalia temporanea.

Come giustamente ha scritto Sandro Magister, tra i due papi ormai “è frattura”. Non c’è altra espressione da usare. Frattura confermata dalla gelida (per non dire infastidita) accoglienza data agli Appunti dai media vaticani e dal silenzio di Francesco, atteggiamento da lui assunto ogni volta che si sente messo alla prova. (si legga qui, nota nostra)

D’altra parte, la reazione stizzita di alcuni commentatori favorevoli a Francesco, secondo i quali la coabitazione dei due papi sarebbe possibile solo se Ratzinger sparisse come morto, dimostra che il nervo è scopertissimo.

E di nuovo torna la domanda: fino a quando sarà possibile andare avanti con la finzione secondo cui questa situazione è normale e tutto sta andando bene?

Aldo Maria Valli

***

0010-lettera-a-don-minutella-2Gentile dottor Valli, ho appena terminato di tenere tra le mani gli ultimi due libri di Benedetto XVI, da poco usciti nelle librerie. Uno è un insieme di scritti finora inediti che, come si legge nella Prefazione, egli stesso ha autorizzato per la pubblicazione. L’altro è addirittura un insieme di riflessioni su un tema sempre più sensibile, qual è quello del dialogo interreligioso con gli Ebrei. Il primo volumetto, dal titolo Per amore, riporta per intero proprio sulla copertina la firma Benedictus PP XVI. Ovviamente non sfugge che si tratta di una firma papale sotto tutti gli effetti. L’altro volume – quello del dialogo ebraico-cristiano – affronta tematiche assolutamente notevoli con il rabbino Arie Folger, ed è curato da Elio Guerriero, uno dei più quotati conoscitori del pensiero di Hans Urs von Balthasar, definito qualche settimana fa, dallo stesso Benedetto XVI, “il grande teologo”. All’inizio del volume, dal titolo Ebrei e cristiani, si legge una breve dichiarazione di monsignor Georg Gänswein, segretario personale di Benedetto XVI, che scrive: “Papa Benedetto mi ha incaricato di ringraziare”. Non c’è l’aggettivo emerito. In modo solenne e per me sorprendente c’è soltanto Papa Benedetto. In entrambi i casi, sembra quasi che la storia venga ricondotta, come per incanto, a più di sei anni, a prima di quell’annus horribilis 2013.

I due volumi, appena usciti, fanno seguito alla pubblicazione recente, poco più di un mese fa, dei cosiddetti Appunti, che Benedetto XVI ha voluto rendere noti, e che in realtà non solo sono un testo pienamente magisteriale, dopo sei anni di buio profondo, ma costituiscono una lente ustoria per interpretare la situazione attuale della Chiesa. Ratzinger parla di una Chiesa voluta da noi che, in definitiva, è suggestione di satana, e poi di una Chiesa di martiri, indistruttibile, e lo fa citando proprio l’Apocalisse.

Per uno come me che, in Italia, e non più solo, da due anni non smette di dire che siamo in presenza di un’anomalia senza precedenti, quella cioè di un vero papa costretto alle dimissioni e di un altro (il cardinale Bergoglio) eletto invalidamente, in un falso conclave, pilotato da poteri forti, e che per questo passa all’opinione comune come un prete fuori di testa ed eccessivo e che ha rimediato due scomuniche, una sospensione a divinis, la rimozione da parroco, l’isolamento ecclesiale e umano, la derisione mediatica, la condanna unanime, ebbene, per don Minutella queste ultime vicende risultano confortanti.

Perché Benedetto XVI si firma ancora PP? Perché il suo segretario lo presenta ancora come Papa Benedetto, senza più l’inutile e fuorviante “emerito”?

Da due anni mi batto per sostenere le ragioni di un’anomalia che rischia di rovinare per sempre la Chiesa. Non c’è mai stata, infatti, la coesistenza di due papi. È vero che ce ne sono stati anche tre contemporaneamente, ma erano abbastanza intelligenti da squalificarsi reciprocamente, appunto perché Pietro è uno solo e il munus non è mai stato né estensibile né partecipabile, piuttosto, al limite, c’è la collegialità che, però, come Lei sa bene, è un’altra cosa, perché si riferisce al tema del primus inter pares. Il primato personale e non commutabile rimane ancora una volta garantito. Gesù ha detto a Pietro: tu es, non vos estis.

Certo, io appaio ormai come uno che ha radicalizzato la questione, ma le assicuro che l’ho fatto e continuo a farlo, non solo pagando di persona, ma soprattutto perché vedo che il cattolicesimo italiano postconciliare è del tutto impreparato e persino disinteressato alle sorti che la Chiesa di Roma rischia di conseguire.

Così, rincuorato da queste ultime “uscite”, che per me suonano come conferme del mio instancabile girovagare non solo sui network ma anche tra le città di tutta Italia, ribadisco con forza ancora fresca e appassionata che il papa è Benedetto XVI e che la messa è possibile solo in unione con lui, non con l’altro, pena l’invalidità. Anch’io avevo iniziato a celebrare messa una cum Francisco. Non è una colpa il primo biennio trascorso con un finto papa, ma il tempo ha chiarito tutto, per disposizione della Provvidenza che guida la storia. I padri dicevano: ubi Petrus ibi Ecclesia. Dov’è ora Pietro? Soprattutto chi è ora Pietro? E perciò, anche, dov’è la Chiesa?

Se si decide di continuare a chiudere gli occhi, assisteremo alla morte del cattolicesimo romano e alla consacrazione definitiva dello pseudo cattolicesimo postconciliare bergogliano, che significa falsa Chiesa, quella chiaramente profetizzata dal terzo segreto di Fatima. Sant’Ambrogio diceva che la vera Chiesa è quella che riconosce a suo capo il vescovo di Roma. Non si tratta qui di supportare l’idea di un papa eretico. È una direzione incompleta, occorre più audacia profetica. L’istituzione che è arrugginita, ha bisogno di un sisma carismatico, di un sussulto profetico. Occorre dire che vescovo di Roma è e non può che essere ancora Benedetto XVI. Tutto quanto vissuto in comunione con l’altro vestito di bianco è un surrogato scenico, un’impalcatura che, come scrive il medesimo pontefice, alla fine ha come regista il diavolo stesso.

Sono stato più volte invitato a far silenzio, a ritirarmi in monastero, a tacere per sempre. Perché sono divisivo. Tutti lo hanno richiesto. Tutti tranne uno. Proprio quel Benedetto XVI che, se anche non ha speso una parola in favore, non è poco che non abbia neppure detto nulla contro. E sappiamo bene che l’affaireMinutella, per quanto lo si voglia far passare come roba di un Masaniello vestito da prete, in realtà preoccupa non poco le frange bergogliane, altrimenti non sarei l’unico prete addirittura così misericordiosamente raggiunto da due scomuniche. Chissà quali speranze avranno riposto nell’entourage di Benedetto XVI, perché ci fosse anche solo una mezza sillaba di sostegno alle condanne. E invece nulla. Anche se arrivasse qualcosa da quelle parti, bene, suonerebbe quanto meno tardivo e fuori tempo.

Le dirò di più. Sarò disposto volentieri a tirarmi fuori, a tacere per sempre. Ma a condizione che Benedetto XVI

–             Dismetta il nome di papa e riprenda quello comune di Cardinale Ratzinger.

–             Vada via per sempre da Roma, come Celestino V, e faccia perdere ogni traccia.

–             Tolga le chiavi dallo stemma pontificio.

–             Rimanga fedele alla promessa iniziale di tacere e pregare, in un munus passivo del ministero petrino!

–             Dismetta l’inutile e peregrino aggettivo di Emerito, semplicemente perché non esiste.

–             Soprattutto tolga l’abito bianco e indossi nuovamente quello nero o rosso.

Più di qualcuno mi domanda, fra le migliaia di persone che mi seguono, perché Benedetto XVI non sia più chiaro.

Sa che cosa rispondo?

Evidentemente sfugge la questione dell’armadio! Mi riferisco all’incredibile risposta che il papa ha dato al giornalista che, diversi giorni dopo le dimissioni, gli chiedeva come mai non togliesse la talare bianca e non indossasse quella nera. Egli ha risposto che nell’armadio le talari erano tutte bianche. Sono passati sei anni e non mi pare che i sarti di Roma siano tutti morti o che sia terminata dappertutto la stoffa nera!

Questa vicenda, singolare e dal sapore apocalittico, non è affare giornalistico o gusto per il giallo, no! È soltanto amore alla Chiesa, quella che vive dove c’è Pietro. E Pietro, oggi, rimane Benedetto XVI. Speriamo che la congiura massonica possa presto essere nota a tutti!

La ringrazio e, come sono solito dire, avanti con Maria.

Don Alessandro Minutella

Palermo, 5 maggio 2019

8 pensieri riguardo “Situazione sempre più anomala: e la Rinuncia di Benedetto, davvero rotola!

  1. La situazione sta diventando sempre più grottesca, salvo prendersela poi con don Minutella (e non sto accusando voi, ma chi lo ha scomunicato e ci gode) che almeno in questo è sempre attento. Un Papa che dice a Castel Gandolfo salutando la folla che dalle 20,00 non sarebbe più stato il Papa della Chiesa Cattolica, portando la Chiesa in sede vacante, e continuarsi a sei anni a firmarsi da Papa e con il PP, allora o non è rinunciatario e quella rinuncia non è valida, o ha ragione de Mattei. Come dite voi, tertium non datur.

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  2. potrebbe essere volutamente voluto. O vogliono il papato allargato, o Ratzinger sta cercando di dirci qualcosa. In entrambi i casi Bergoglio è di troppo.

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  3. I progetti di Dio non sono i nostri e neppure i tempi nostri sono quelli di Dio. Forse è stato tutto necessario per far uscire allo scoperto tutti i Giuda che il Signore continua ad a avere fra i suoi ministri. Forse adesso sta arrivando il tempo del “basta” del Signore, in ogni caso i traditori hanno pensato che al popolo di Dio poteva andar bene tutto. No, non poteva andar bene a chi conosce il Vangelo perfetto ed immutabile del Signore che non ha bisogno di essere ammantato di scienza umana né di essere interpretato da teologici cavillosi. Uno è il Pietro, dice il Signore, uno alla volta il Pontefice Massimo. Sua Santità Benedetto XVI, pur con tt i suoi errori, ma solo lui, finché il Signore lo conserva in vita, tutto il resto è paglia, paglia per bruciare… Se ne facciano una ragione tt i Giuda che hanno occupato Roma, che il Padre Celeste abbia Misericordia di tt loro.

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  4. Effettivamente c’è da chiarire la vicenda delle trame oscure della mafia di san gallo. 🐓 Dopo duemila anni il gallo è tornato a cantare per annunciare un nuovo tradimento. Quello alla Sposa di Cristo. E poi ci sono molte profezie alle quali non possiamo non rendere conto. Dobbiamo pregare per la Chiesa e per l’umanità schiava del peccato. Gesù e Maria salvateci.

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  5. Interessanti le riflessioni di Aldo Maria Valli e le vostre, e voglio ricordare, per chi avesse comprato il libro o non lo avesse ancora preso che, sul retro della copertina, non c’è la foto del Papa rinunciatario, ma di Benedetto XVI da Pontefice.
    Come mai? Non avevano foto da postare dopo le dimissioni, come la storiella della talare nera?

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  6. La vera ragione delle dimissioni (non valide) sta nel blocco di tutti i conti del Vaticano ad opera delle banche mondiali nelle mani dei massoni). Cosa poteva fare Papa Benedetto, senza soldi non si cantano messe. Lo sblocco dei conti è avvenuto subito dopo le dimissini, prima che fosse proclamato Bergoglio e questo la dice lunga su chi sarebbe stato eletto sicuramente papa.

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