Il caso Don Minutella non deve dividerci, al contrario, dobbiamo unirci

Premessa: scrivendo questa “Lettera aperta” a Don Alessandro Minutella, sapevamo che ci saremo immersi tra le corsie di due tifoserie micidiali: i pro e i contro, che sempre tentano di imporre un pensiero che travalica, soggettivamente, i contenuti di quanto si è voluto dire oggettivamente. Abbiamo trascorso il pomeriggio e la serata di ieri, a rispondere (pubblicamente e a molti in privato) con santa pazienza agli insulti, alle assurdità, ai vaneggiamenti di quanti, sollecitati dallo spirito soggettivistico, e senza portare alcun argomento valido alla discussione, insistevano sul tema senza alcun riferimento – o contributo – utile alla disputa. Lo ha fatto per noi un nostro amico Lettore al quale, ora, lasciamo volentieri questo spazio per condividere con Voi la sua Lettera a noi.

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San Bruno di Segni, il vescovo che resistette a papa Pasquale II

Rivolgendosi direttamente al Papa Pasquale II, San Bruno, vescovo di Segni e abate di Montecassino, afferma: «I miei nemici ti dicono che io non ti amo e che sparlo di te, ma mentono. Io infatti ti amo, come devo amare un Padre e un signore. Te vivente, non voglio avere altro pontefice, come assieme a molti altri ti ho promesso. Ascolto però il Salvatore nostro che mi dice: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me”. “(…) Devo dunque amare te, ma più ancora devo amare Colui che ha fatto te e me» (Mt. 10-37). Con lo stesso tono di filiale franchezza, Bruno invitava il Papa a condannare l’eresia, perché «chiunque difende l’eresia è eretico» (Lettera Inimici mei, in PL, vol. 163, col. 463 A-D).

(fonte: corrispondenzaromana.it)