Il giudice Hayden ha condannato a morte il piccolo Alfie, strumentalizzando alcune dichiarazioni ambigue di papa Francesco per motivare la sua decisione. Dalla Santa Sede non è giunta nessuna dichiarazione che smentisse l’uscita del magistrato inglese, neppure una a sostegno dei genitori del bambino malato, i quali chiedono che il figlio venga curato, non ammazzato.
Come nel caso dell’eutanasia a Charlie Gard, l’attuale Vescovo di Roma non si alzerà in piedi per difendere la vita di un innocente, preferendo starsene in disparte, facendo intendere che non vuole essere coinvolto. Ma questa volta avrà una diretta responsabilità in quest’infanticidio, se non smentirà — e siamo propensi a pensare che non lo farà — l’uscita del magistrato Hayden.
È facile difendere i deboli — soprattutto quelli ideologici (tipo i migranti) — a parole, è difficile farlo con i fatti, in modo particolare quando si rischia di attirare le critiche di quel “mondo moderno” dichiaratamente anticristiano da cui si vogliono lodi e applausi.
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