TEMPO PASQUALE Victimæ Paschali laudes – le Rogazioni e fino a Pentecoste – con Dom Prosper Gueranger

Ringraziando il sito di CooperatoresVeritatis, volentieri condividiamo quanto segue volgendo a tutti Voi i nostri più fraterni Auguri per la Santa Pasqua di Risurrezione di N.S. Gesù Cristo:

Testo da scaricare qui in comodo pdf e da meditare ogni giorno, in questo Tempo di Pasqua, fino alla Pentecoste… lo raccomandiamo vivamente perchè raccoglie eventi storici che caratterizzano la santa Tradizione e la santa Devozione della Chiesa, inoltre sono vere catechesi sulla Liturgia del Tempo proprio e sono meditazioni sulla lettura del Vangelo…
Ecco alcuni passaggi:

Dio aveva ordinato agli Israeliti di mangiare l’Agnello Pasquale con pane azzimo, ossia senza lievito, insegnando loro per mezzo di questo simbolo che, prima di cibarsi di quel pasto misterioso dovevano rinunciare alla vita passata, le cui imperfezioni erano raffigurate dal lievito. Noi Cristiani, attratti da Cristo verso questa vita nuova di cui Egli ci ha aperto la via risuscitando per il primo, dobbiamo, d’ora in poi, tendere solo ad opere pure, ad azioni sante, azzimo destinato ad accompagnare l’Agnello Pasquale, che diviene oggi nostro nutrimento.
Per accrescere la gioia dei fedeli, la Santa Chiesa aggiunge ai suoi canti ordinari un’opera poetica nella quale si respira il più vivo entusiasmo verso il Redentore uscito dalla tomba. Questa è stata chiamata SEQUENZA, perché è quasi una continuazione ed un prolungamento del canto dell’Alleluia. Viene attribuita a Wippon († 1050), cappellano degli imperatori Corrado II ed Enrico III.

Victimæ Paschali laudes immolent christiani.
Agnus redemit oves: Christus innocens Patri reconciliavit peccatores.
Mors et Vita duello conflixere mirando: dux vitæ mortuus regnat vivus.
Dic nobis, Maria, quid vidisti in via?
Sepulcrum Christi viventis: et gloriam vidi resurgentis,
Angelicos testes, sudarium et vestes.
Surrexit Christus spes mea, præcedet vos [suos] in Galileam.
Scimus Christum surrexisse a mortuis vere, tu nobis, victor rex, miserere.
Amen. Alleluia.

Alla Vittima Pasquale offrano lode i cristiani.
L’Agnello redense le pecorelle: Cristo, innocente, riconciliò col Padre i peccatori.
In meraviglioso duello si son battute la morte e la vita: l’autore della vita, morto, regna vivo.
Dicci, Maria, che hai veduto per via?
Ho visto il sepolcro di Cristo vivente e la gloria di lui risorto,
Gli Angeli testimoni, il sudario e le vesti.
È risorto Cristo, mia speranza; vi precederà in Galilea.
Sappiamo che Cristo è veramente risorto da morte. O Re vittorioso, abbi pietà, di noi. Amen. Alleluia.

STORIA BREVE – SEQUENZA

I Messali del tardo Medioevo contengono nei paesi del settentrione europeo, per lo più per ogni giorno di festa, e persino per ogni formulario di Mesa che rechi l’Alleluia, una Sequenza. Altrove, e soprattutto a Roma, si era più restii al riguardo e, in perfetta aderenza alla loro origine, non le si usava nella Messa. Con la riforma del Messale sotto Pio V ne vennero conservate solo quattro. Anche nel Messale di Paolo VI ne abbiamo solo quattro: Victimae paschali laudes a Pasqua; Veni, Sancte Spiritus a Pentecoste; Lauda, Sion, Salvatorem nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo; Stabat Mater nella memoria della beata Vergine Addolorata, il 15 settembre. L’Ordinamento generale del Messale Romano afferma: “La Sequenza, che, tranne nei giorni di Pasqua e Pentecoste, è facoltativa, si canta prima dell’Alleluia” (n. 64).
La Sequenza Victimae paschali laudes, dalla forma elegante e piena di lirico entusiasmo, schiettamente austriaco, è attribuita a Vipo (+ ca. 1050), cappellano alla corte dell’imperatore Corrado II. Gli studiosi, notando che nella prima parte della Sequenza, a differenza della seconda, non si trovi la rima, ma solo l’assonanza, deducono la probabilità che la prima parte dell’inno possa essere esistita già anteriormente a Vipo.
La Sequenza, che viene cantata nel giorno di Pasqua e durante l’ottava, inizia con l’invito a lodare la Vittima pasquale; passa, poi, al dialogo, veramente originale, tra la comunità e la risposta della Maddalena, che ha incontrato il Signore risorto con evidente riferimento ai racconti evangelici di Mt 28,1-10 e Gv 20,1-2.11-18. Questa forma dialogica era tipica della poesia ecclesiastica orientale.

Il testo che abbiamo attualmente nel Lezionario della Messa, come già nel Missale Romanum del 1570, è mancante della quinta strofa: “Credendum est magis soli Mariae veraci, quam Iudeorum turbae fallaci” (= Si deve credere soprattutto a Maria [Maddalena] veritiera, piuttosto che alla turba mentitrice dei Giudei).

I capi dei sacerdoti con gli anziani, infatti, prezzolarono i soldati posti a guardia del sepolcro perché dicessero che, mentre dormivano, i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù (cf. Mt 28,11-15). La strofa mancante giustificava meglio l’atto di fede contenuto in quella seguente: “Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto”. Anche la frase praecedet suos della penultima strofa è stata cambiata in praecedet vos. Gli studiosi credono che questa mutazione sia probabilmente dovuta a una svista di trascrizione di qualche amanuense. L’Amen e l’Alleluia sono posteriori.
Alla Sequenza un tempo era aggiunto il seguente testo in prosa ritmica: “Fulgens preclara rutilat per orbem hodie dies, in qua Christi lucida narrantur ovantes praelia” (= Oggi in tutto il mondo brilla di luce ammirabile il giorno in cui si annuncia tra gli osanna la gloriosa vittoria di Cristo).

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Il Cristo vincitore.
Il Natale ci aveva dato un Uomo-Dio; tre giorni fa abbiamo raccolto il suo sangue di un valore infinito per il nostro riscatto; ma all’alba della Pasqua non abbiamo più sotto i nostri occhi una vittima immolata, vinta dalla morte: è il trionfatore che l’ha annientata perché figlia del peccato, e che proclama la vita, quella immortale che ci ha riconquistata. Non è più l’umiltà delle fasce, non sono più gli spasimi dell’agonia e della croce; è la gloria, prima per Lui, poi per noi. Nel giorno di Pasqua Dio restaura nell’Uomo-Dio risuscitato la sua opera iniziale; il passaggio della morte non ha lasciato maggior traccia di quella del peccato, di cui l’Agnello divino si era degnato prendere la somiglianza; e non è solo Lui che torna alla vita immortale, ma tutta intera l’umanità. “Poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, ci dice l’Apostolo, anche per mezzo di un uomo vi è la risurrezione dei morti. E come tutti muoiono in Adamo, così tutti in Cristo saranno vivificati” (1Cor 15,21-22).

Santità della domenica.
Ma non era sufficiente celebrare il giorno solenne che ha visto Cristo, nostra Luce, sfuggire all’ombra del sepolcro; un altro anniversario reclamava pure il nostro culto riconoscente.
Il Verbo incarnato è risuscitato il primo giorno della settimana, lo stesso giorno in cui, Verbo increato del Padre, aveva cominciato l’opera della creazione, sprigionando la luce dal seno del caos, separandola dalle tenebre e dando così inizio al giorno dei giorni. Nella Pasqua dunque il nostro divino risuscitato consacra la domenica una seconda volta e da allora il sabato cessa di essere il giorno sacro della settimana. La nostra risurrezione, compiutasi in Nostro Signore Gesù Cristo una domenica, completa la gloria del giorno iniziale; il precetto divino del sabato soccomberà insieme con tutta la legge mosaica; e gli Apostoli d’ora in avanti ordineranno ai fedeli di santificare il primo giorno della settimana, nel quale la gloria della creazione si unisce a quella della divina rigenerazione.

La riforma del calendario.
L’Occidente si uniformò all’uso di Roma, che finì per trionfare anche di alcune opposizioni sorte nella Scozia e in Irlanda, le cui Chiese erano state sviate da cicli inesatti. Finalmente i progressi della scienza permisero al Papa Gregorio XIII d’intraprendere e di portare a termine la riforma del calendario. …

Il dovere della Comunione.
La Chiesa impone a tutti i suoi figli di ricevere la santa Eucaristia durante il tempo pasquale. Questo dovere si fonda sulla stessa intenzione del divin Salvatore che, se non ha fissato direttamente l’epoca in cui i fedeli si sarebbero accostati a questo grande sacramento, ne ha però lasciato la missione alla sua Chiesa, insieme con l’autorità di determinarla. Nei primi secoli del Cristianesimo la Comunione era frequente e in alcuni luoghi quotidiana. Più tardi i fedeli divennero freddi verso questo mistero divino e noi sappiamo dal canone diciottesimo del concilio di Agde nel 506 che molti cristiani, anche nelle Gallie, avevano perduto il loro fervore primitivo. Perciò si decise che quei laici che non si fossero accostati alla Comunione a Natale, a Pasqua e a Pentecoste non sarebbero più stati annoverati tra i cattolici. Questa disposizione del concilio di Agde passò come legge quasi generale in tutta la Chiesa d’Occidente. ….

Riti Liturgici.
Il periodo di cinquanta giorni che separa la festa di Pasqua da quella di Pentecoste è sempre stato oggetto del maggior rispetto da parte della Chiesa. …

Fede e primato di Pietro.

Dopo avere reso omaggio a questa infinita misericordia del cuore del nostro Salvatore risuscitato con potenza ed espansione non minore di quanto manifestò durante i giorni della sua vita mortale, ammiriamo la sapienza con la quale egli continua a compiere, nella persona di san Pietro, il mistero dell’unità della Chiesa, mistero che deve confermarsi nell’Apostolo e nei suoi successori. Gesù gli aveva detto in presenza degli altri durante l’ultima Cena: “Io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”.
È giunto ora il momento di stabilire in Pietro quella fede che non dovrà mai mancargli; e Gesù gliela dà in quell’istante medesimo.
È lui stesso, che istruisce per primo, per stabilirne le fondamenta. Ma presto si mostrerà agli altri Apostoli e Pietro sarà presente insieme con i suoi fratelli, di modo che, se questo otterrà dei favori ai quali gli altri non parteciperanno, quelli non ne riceveranno mai senza che egli ne abbia la sua parte.
Resta a loro di credere sulla parola di Pietro, come fecero; ed è per mezzo della sua testimonianza che riceveranno la fede nella Risurrezione e la proclameranno, come vedremo tra poco. Poi Gesù apparirà anche a loro, poiché li ama, li chiama suoi fratelli, li destina a predicare la sua gloria per tutta la terra; ma quella fede nella Risurrezione la troverà già stabilita in essi, perché hanno creduto alla testimonianza di Pietro; la quale ha operato in loro il mistero dell’unità, che sarà perpetuato nella Chiesa fino all’ultimo giorno del mondo.
L’apparizione di Gesù al Principe degli Apostoli è poggiata sul Vangelo di san Luca e sulla prima Epistola di san Paolo ai Corinzi, ed è la quarta di quelle che ebbero luogo il giorno della Risurrezione.

L’apparizione ai discepoli di Emmaus.

Durante il corso di questa giornata, ben quattro volte Gesù si è manifestato dopo la sua Risurrezione. Ora gli resta di mostrarsi a tutti gli Apostoli riuniti insieme e di metterli così nella possibilità di unire la loro esperienza personale alla testimonianza che hanno accettato dalle labbra di Pietro. Ma tale è la condiscendenza del Divin Risuscitato verso i suoi discepoli che, lasciando ancora per qualche momento quelli che chiama suoi fratelli e che adesso non dubitano più del suo trionfo, si preoccupa prima di consolare due cuori, la cui afflizione non ha altra causa che la loro poca fede.
Sulla strada che va da Gerusalemme ad Emmaus camminano, pieni di tristezza, due viaggiatori. Dal loro aspetto abbattuto s’indovina facilmente che essi sono in preda ad una crudele delusione e forse, chissà? si allontanano dalla città proprio per un sentimento di angoscia. Erano discepoli di Gesù mentre egli era in vita, ma la morte umiliante del maestro, in cui essi avevano creduto, ha causato loro una desolazione tanto amara quanto profonda. Mortificati di aver compromesso il loro onore, seguendo un uomo che non era ciò che avevano pensato, rimasero nascosti durante le prime ore che seguirono il suo supplizio. Ma ecco che improvvisamente si parlò di una tomba aperta e violata, della sparizione del corpo ivi sepolto. I nemici di Gesù sono potenti e, senza dubbio, in questo momento stanno cercando informazioni sul conto dei violatori di quel sepolcro, la cui pietra era assicurata dai sigilli della pubblica autorità. C’è da credere che le ricerche porteranno davanti al tribunale coloro che avevano seguito un Messia che la Sinagoga ha crocifisso tra due ladroni. Tale, senza dubbio, era l’argomento del dialogo che si svolgeva tra i due viaggiatori.

Ma ecco che essi sono raggiunti da un terzo viandante, e questo è Gesù in persona. La concentrazione dei pensieri sul lugubre soggetto che li preoccupa, ha loro tolto la libertà di riconoscere i suoi lineamenti; allo stesso modo che capita a noi quando, lasciandoci andare ad un dolore troppo umano, perdiamo di vista il Divin compagno che ci viene vicino per camminare con noi e rinsaldare le nostre speranze. Gesù interroga i due sulla causa della loro tristezza, ed essi gliela confessano con semplicità; ed il Re di gloria, colui che in quello stesso giorno aveva vinto la morte, si degna discorrere con loro, spiegando, cammin facendo, tutta la serie degli oracoli che annunziavano le umiliazioni, la morte ed il trionfo finale del Redentore d’Israele. I due viaggiatori sono commossi: sentono, come confessarono più tardi, il loro cuore bruciare di un fuoco sconosciuto, man mano che quella voce fa penetrare nelle orecchie quelle verità fino ad allora misconosciute.

Gesù finge di volersi separare da loro, ma essi lo trattengono; “rimani con noi – gli dicono – che si fa sera ed il giorno è già declinato”; accetterai la nostra ospitalità.
Essi introducono nella casa di Emmaus lo sconosciuto compagno, lo fanno sedere a tavola con loro e, cosa sorprendente, non indovinano ancora chi è questo sublime dottore, venuto a risolvere i loro dubbi con tanta sapiente eloquenza. Tali siamo anche noi quando ci lasciamo dominare da pensieri troppo umani: Gesù ci è vicino, ci parla, ci istruisce, ci consola; e spesso, per riconoscerlo, molto tempo deve passare! Finalmente l’istante è venuto in cui il padrone della luce si rivelerà a quei due discepoli, così tardi nel credere. Lo hanno invitato a presiedere alla loro mensa: a lui, dunque, tocca di spezzare il pane. Egli lo prende tra le sue sacre mani e, nel momento stesso in cui lo fraziona per distribuirlo, improvvisamente si aprono i loro occhi: hanno riconosciuto Gesù stesso, Gesù risuscitato!
Stanno per cadere ai suoi piedi, ma lui, appena rivelatesi ai loro sguardi, scompare, lasciandoli in preda allo stupore, sì, ma inondati nel medesimo tempo di una tale gioia che sorpassa qualunque altra felicità abbiano potuto gustare in tutto il resto della loro vita. E questa è la quinta apparizione del Salvatore nel giorno di Pasqua.

Il ritorno a Gerusalemme.
I due discepoli non possono restare più a lungo ad Emmaus; nonostante l’ora tarda, non desiderano ormai che di rientrare al più presto a Gerusalemme. Dopo aver diviso stamane con gli Apostoli il loro abbattimento, ora sono ansiosi di annunziare che il Maestro è vivo, che hanno parlato con lui, che lo hanno veduto!
Superano rapidamente la distanza che separa il villaggio, dove contavano passare la notte, dalla grande città di cui fuggivano i pericoli. E ben presto giungono tra gli Apostoli, apprestandosi a raccontare ciò che formava la loro felicità. Ma erano stati prevenuti; la fede nella Risurrezione era già viva nel collegio apostolico. Prima ancora che abbiano aperta la bocca, ad una sola voce essi si sentono dire: “Realmente il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.
I due discepoli raccontano allora agli Apostoli che anche loro hanno avuto la grazia della conversazione e della visione del loro Maestro.

L’apparizione agli Apostoli.
I commenti continuavano sull’accaduto tra questi uomini semplici e retti, tra uomini allora ignoti a tutti e di cui, più tardi, il mondo avrebbe ben dovuto conoscere i nomi immortali. Nel frattempo le porte della casa erano chiuse, poiché quel piccolo gruppo temeva qualche sorpresa. Le guardie del sepolcro avevano fatto il loro rapporto durante la mattinata ai principi dei sacerdoti; questi avevano cercato di sobillarle e avevano passato anche del denaro per indurle a dire che, mentre dormivano, i discepoli di Gesù erano venuti a rubarne il corpo. Tale sistema sleale delle autorità ebraiche poteva condurre a qualche reazione popolare contro gli Apostoli, e perciò essi avevano giudicato necessario prendere delle precauzioni.
Mentre stavano rievocando le emozioni di questa memorabile giornata, ecco apparire Gesù, quantunque le porte non si fossero aperte per farlo passare. È proprio lui; sono proprio i suoi lineamenti, è la sua voce piena di bontà. “La pace sia con voi” dice loro con tenerezza. Nondimeno rimangono interdetti: questo ingresso misterioso e inatteso li ha sconvolti. Ignorano ancora le prerogative dei corpi gloriosi; e, pur senza più dubitare della Risurrezione del Maestro, non si rendono conto se si tratti, invece, della presenza di un fantasma. Gesù che, in tutta questa giornata, sembra preoccuparsi più di dimostrare ai suoi cari il suo amore che di proclamare la sua gloria, si degna di far toccare le sue membra divine; ma fa anche di più e, per provare che quello è realmente il suo corpo, domanda del cibo e mangia alla loro presenza. Chi potrebbe dire la gioia di cui sono ricolmi i loro cuori scorgendo questa ineffabile familiarità? Le lacrime di tenera commozione che sgorgano dai loro occhi? Con quale allegrezza essi dicono a Tommaso, quando questo Apostolo torna tra loro “Abbiamo visto il Signore”!

Così si svolse la sesta apparizione di Gesù risuscitato.

Preghiera.

  • Sii dunque benedetto e glorificato, vincitore della morte, che durante questo solo giorno ti sei degnato di mostrarti agli uomini fino a sei volte, per soddisfare il tuo amore e per confermare la nostra fede nella tua divina Risurrezione.
    Sii benedetto e glorificato per aver consolato, con la tua presenza e dolci carezze, il cuore così oppresso della tua e nostra Madre.
    Sii benedetto e glorificato per aver calmato la desolazione della Maddalena con una sola parola del tuo amore.
    Sii benedetto e glorificato per aver asciugato le lacrime delle pie donne con la tua presenza e per aver dato loro da baciare i tuoi sacri piedi.
    Sii benedetto e glorificato per aver dato, con la tua stessa bocca, l’assicurazione a Pietro del suo perdono e per aver confermato in esso i doni del suo Primato, rivelando a lui, prima che agli altri, il dogma fondamentale della nostra fede.
    Sii benedetto e glorificato per aver rassicurato, con tanta dolcezza, il cuore vacillante dei due discepoli sulla strada di Emmaus e per aver completato questo favore, svelandoti ad essi.
    Sii benedetto e glorificato per non aver lasciato finire questa giornata senza visitare i tuoi Apostoli e senza aver loro dato delle prove della tua adorabile condiscendenza alla loro debolezza.
    Sii benedetto e glorificato, infine, o Gesù, perché oggi ti degni di farci partecipare, dopo tanti secoli, per mezzo dell’istituzione della tua Chiesa, alle gioie che gustarono in un simile giorno Maria, tua Madre, Maddalena con le sue compagne, Pietro, i discepoli di Emmaus e gli Apostoli riuniti insieme.
    Niente qui ne è cancellato; tutto è vivo, tutto è rinnovato; tu sei sempre lo stesso e la nostra Pasqua, oggi, è pure la medesima di quella che ti vide uscir dalla tomba.
    Tutti i tempi sono tuoi; e il mondo delle anime, vive per mezzo dei tuoi misteri, come il mondo materiale si sostiene per mezzo del tuo potere, dal momento in cui ti piacque di cominciare l’opera tua, creando la luce visibile, fino a che essa impallidisca e si annienti davanti all’eterna luminosità che tu oggi ci hai conquistata.

PREGHIAMO
O Dio, che in questo giorno per mezzo del tuo Unigenito hai debellata la morte e ci hai riaperto le porte dell’eternità; fa’ che col tuo aiuto si adempiano le buone aspirazioni della grazia.

Testo da scaricare qui in comodo pdf

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