2023 Anno Nuovo e arriva la Riforma anche per il Vicariato dell’Urbe

Al momento non è possibile esprimere delle valutazioni esaustive sul Documento sulla riforma del Vicariato dell’Urbe, essendo appena stato pubblicato; deve essere ben letto e ben compreso, ma possiamo fare delle considerazioni dopo una prima lettura. Stando anche al fatto che, fino ad oggi, tutte queste “riforme” apportate da Francesco non stanno producendo nulla di nuovo, solo il tempo potrà dircene il peso o il valore, o il disvalore.

Francesco riorganizza il Vicariato di Roma: più collegiale e più legato al Papa
Pubblicata la costituzione apostolica “In Ecclesiarum Communione” che sostituisce la “Ecclesia in Urbe” di Giovanni Paolo II del 1988. Sarà in vigore dal 31 gennaio. Rafforzato il ruolo del Consiglio Episcopale, “organo primo della Sinodalità” e “luogo apicale del discernimento e delle decisioni pastorali e amministrative”. Più presente il Papa nelle questioni rilevanti del Vicariato. Nascono due organismi di vigilanza per finanze e abusi. Nominato il vescovo Reina come nuovo vicegerente.

In vigore dal prossimo 31 gennaio 2023, la Costituzione si apre con un proemio in cui Francesco traccia una profonda riflessione sulla sua diocesi, Roma, di cui ricorda l’importanza dal punto di vista ecclesiale, ma anche le difficoltà della gente che la abita e le attività a favore delle fasce sociali più fragili.
La seconda parte riporta, invece, l’elenco dei 45 articoli che mutuano buona parte di quelli della precedente Costituzione, introducendo tuttavia diversi aspetti di novità.
A cominciare dalla figura del cardinale vicario, definito per la prima volta “ausiliare”, dal ruolo più preminente del Consiglio Episcopale o, più nel dettaglio, dal nome dei diversi Uffici (diventano tutti “Ufficio” e non, come finora in alcuni casi, “servizio” o “centro”).

Al momento non ci è possibile esprimere delle valutazioni, il Documento deve essere ben letto e ben compreso stando anche al fatto che, fino ad oggi, tutte queste “riforme” apportate da papa Francesco non stanno producendo nulla di nuovo, solo il tempo potrà dircene il peso o il valore, o il disvalore. Del resto, al momento, non possiamo che constatare con il riepilogo fatto da VaticanNews laddove sottolinea:
“La riforma, che si inserisce idealmente nel solco della Praedicate Evangelium, ha un preciso obiettivo: ridare “slancio evangelizzatore e sinodale” al Vicariato di Roma, affinché, scrive Papa Francesco, possa essere “un luogo esemplare di comunione, dialogo e prossimità, accogliente e trasparente a servizio del rinnovamento e della crescita pastorale della Diocesi di Roma”.
“Collegialità episcopale e attiva partecipazione di ogni battezzato” sono l’orizzonte in cui il Papa inquadra la missione della sua Diocesi, per vincere “la tentazione pelagiana che tutto riduce all’ennesimo piano per cambiare strutture, ma radicandosi in Cristo e lasciandosi condurre dallo Spirito”. Il Pontefice nel testo ribadisce che “la Chiesa perde la sua credibilità quando viene riempita da ciò che non è essenziale alla sua missione o, peggio, quando i suoi membri, talvolta anche coloro che sono investiti di autorità ministeriale, sono motivo di scandalo con i loro comportamenti infedeli al Vangelo”. Francesco elenca infatti “alcuni dei più gravi e urgenti impegni” che sollecitano l’azione pastorale del Vicariato. Tra questi, la vigilanza sulla gestione economica “perché sia prudente e responsabile” e “condotta in coerenza con il fine che giustifica il possesso di beni da parte della Chiesa”…”

Riguardo al Cardinale suo vicario per la Diocesi romana, dice:

Nel dettaglio dei 45 articoli della costituzione, il Papa si sofferma sulle figure apicali del Vicariato: il cardinale vicario, il vicegerente e i vescovi ausiliari. Tutti, scrive, “sono da me nominati a tempo indeterminato e cessano dall’ufficio con mio provvedimento”.
Il vicario – come già stabilito dalla Ecclesia in Urbe – continua ad esercitare “il ministero episcopale di magistero, santificazione e governo pastorale per la Diocesi di Roma con potestà ordinaria vicaria” nei termini stabiliti dal Papa. È anche “giudice ordinario della Diocesi di Roma”.
“L’esteso impegno che richiede il governo della Chiesa universale mi rende necessario un aiuto nella cura della Diocesi di Roma. Per questo motivo nomino un cardinale come mio ausiliare e vicario generale”. “Il cardinale vicario – scrive ancora il Papa – provvederà a informarmi periodicamente e ogniqualvolta lo riterrà necessario circa l’attività pastorale e la vita della Diocesi. In particolare, non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione senza aver prima a me riferito”.

Francamente non ci sembra che ci sia un cambiamento epocale di tal ruolo! L’unico punto interessante è questo: “In particolare, non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione senza aver prima a me riferito”.
Che cosa significa per papa Francesco? Forse in questi 9 anni, quasi 10, il suo vicario ha intrapreso iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione senza un suo consenso?
Effettivamente, in passato, i Pontefici avevano più ampia fiducia nel proprio vicario da loro nominato, e lasciava loro ampia libertà nel proprio esercizio, fermo restante ovviamente il fatto di avvisare il Pontefice o di metterlo a conoscenza degli svolgimenti. Qui sembra come se papa Francesco non avesse fiducia nel proprio vicario…

Si rafforza, ma non si modifica, il ruolo della sinodalità all’interno del nucleo episcopale romano tra i vescovi della diocesi e il Pontefice.
Nella In Ecclesiarum Communione si rafforza il ruolo del Consiglio Episcopale, che diventa “organo primo della Sinodalità” e “luogo apicale del discernimento e delle decisioni pastorali e amministrative”. Sarà il Papa a presiederlo quando si riunirà almeno tre volte al mese: “Mi deve essere inviato quanto prima l’ordine del giorno di ogni riunione”, stabilisce Francesco. Allo stesso modo, “delle riunioni del Consiglio Episcopale viene redatto un verbale dal vescovo ausiliare con funzione di segretario, designato all’inizio del Consiglio, che mi deve essere inviato, e da conservare in apposita sezione dell’Archivio generale diocesano”.
“Il cardinale vicario – afferma ancora il Papa – nella sua funzione di coordinamento della pastorale diocesana agisce sempre in comunione con il Consiglio Episcopale, per cui si discosti dal suo parere concorde solo dopo aver valutato la questione con me”.
Sempre il Consiglio Episcopale dovrà esprimere il suo consenso alla nomina di cappellani, rettori delle chiese e responsabili dei servizi pastorali. Spetta ad esso inoltre l’elaborazione e la verifica del programma pastorale diocesano, nonché la formulazione delle linee direttive dell’azione pastorale, che però, scrive il Papa, “debbono essere approvate dal cardinale vicario e da me ratificate”.

Infatti, a riguardo dei Vescovi ausiliari della diocesi, per papa Francesco sono tutti “suoi” vicari.. e sono 7..
Quanto ai sette vescovi ausiliari, il Decreto pubblicato oggi stabilisce l’assegnazione dei settori, degli ambiti e servizi pastorali. Nella Costituzione, il Papa scrive: “Sono miei vicari episcopali e hanno potestà ordinaria vicaria nel Settore territoriale per cui sono stati da me nominati”. Nei quattro settori “prendono le opportune decisioni pastorali e amministrative riguardo al proprio territorio con attento discernimento e, dopo aver sentito il parere degli altri membri del Consiglio Episcopale, in accordo con il cardinale vicario, compiono gli atti amministrativi di loro competenza”.

Insomma, sembra proprio che anzichè togliere quanto richiedevano progressisti e modernisti, quella centralità romana, papa Francesco la sta serrando maggiormente, accentrando a sè ogni potere decisionale. Di fatto i Vescovi della diocesi romana e il vicario del Papa non avranno più libera decisione in qualsiasi evento, tutto dovrà passare attraverso il controllo e la decisione finale del Pontefice.
Fermo restando che ciò potrebbe rivelarsi vincente e giusto, a causa dei tanti scandali e della deriva della diocesi romana su molti fronti, non ultima la disobbedienza spesso marcata alle richieste di tutti i Pontefici (non è di oggi che l’episcopato, il vicario e il clero romano hanno spesso viaggiato contro le decisioni papali), resta però altrettanto chiaro che… non è affatto chiaro cosa intenda papa Francesco per collegialità e sinodalità…
Ossia, non è certo quella sinodalità espressa e pretesa dagli ambienti progressisti e modernisti!!
Papa Francesco accentra sempre di più il suo potere, pur servendosi della collegialità, sinodalità, quasi fosse uno specchio per allodole… più per sapere cosa pensano i Vescovi, anzichè ascoltare davvero i loro contributi e, su queste conoscenze, agire di conseguenza come però è nel suo diritto.
Più che RIFORME, ci sembrano aggiustamenti… i cui frutti non possiamo vedere adesso.

Due novità sono le seguenti:
la prima, sulla stessa scia, presso il Vicariato di Roma viene istituita come organo di controllo interno, una Commissione Indipendente di Vigilanza con un proprio Regolamento approvato dal Papa, composta da sei membri, nominati sempre dal Papa, “di attestata competenza legale, civile e canonica, finanziaria e amministrativa, al di fuori di possibili conflitti di interesse, per la durata di un triennio”. Una volta l’anno deve relazionare al Pontefice dopo essersi riunita a cadenza mensile e “aver verificato l’andamento amministrativo, economico e di lavoro del Vicariato”.

la seconda è la nomina di un “vicegerente”… di fatto sostituisce il ruolo del “prelato segretario”…
Con la nuova Costituzione cambia il ruolo del vicegerente che il Papa oggi, contestualmente al documento, ha nominato nella persona del vescovo ausiliare Baldassare Reina. In base al nuovo ordinamento, il vicegerente di fatto assorbe i compiti del “prelato segretario”, normati nell’articolo 18 della precedente Costituzione, la cui figura non compare mai nel nuovo documento.
Il vicegerente – si legge – “coadiuva il cardinale vicario”, “coordina l’amministrazione interna della Curia diocesana”, “dirige gli uffici che compongono il Servizio della Segreteria Generale del Vicariato”. Egli ha anche “il compito di moderare gli Uffici del Vicariato nell’esercizio delle loro funzioni” e “curare che i dipendenti del Vicariato svolgano fedelmente i compiti loro affidati”.
Sempre al vicegerente, in un Decreto pubblicato oggi, il Papa assegna la funzione di preposto del Palazzo Apostolico Lateranense e il compito di “verificare e sottopormi gli eventuali nuovi statuti e i regolamenti” di Opera Romana Pellegrinaggi, Caritas, Opera Romana Preservazione della Fede, Fondazioni, Confraternite, Arciconfraternite ed Enti collegati al Vicariato.

Nuove regole – e molto dettagliate – anche per la procedura di scelta dei nuovi parroci, dei quali “debbono essere valutate anche le caratteristiche spirituali, psicologiche, intellettuali, pastorali e l’esperienza compiuta nell’eventuale precedente servizio”. Nel caso dei candidati più giovani, si dovrà “raccogliere il parere dei formatori” e “dei vescovi che ne conoscono la personalità e le esperienze pregresse”. “Il cardinale vicario, compiuto l’iter – stabilisce il Papa – mi sottopone per l’eventuale nomina i candidati all’ufficio di parroco, e nomina i viceparroci”.
Sempre al Papa il vicario, in vista di ordinazioni diaconali e presbiterali, dovrà sottoporre il profilo dei “candidati per l’eventuale ammissione agli Ordini sacri, ottenuto il consenso del Consiglio Episcopale”.
Sia chiaro, non che “prima” il Papa rimanesse all’oscuro di tali nomine… ma è evidente che – forse – papa Francesco potrebbe essersi accorto di tale carenza, non c’è altra spiegazione e poichè – il clero romano – è il Clero del Papa (anche se Francesco non è mai andato a trovare i suoi seminaristi), non dovrebbe essere letta come rivoluzionaria questa richiesta del Pontefice.

Al momento queste sono le novità per l’Anno Nuovo 2023…
Buon Anno a tutti, specialmente alla Diocesi Romana e ai suoi Vescovi e al Clero!

2 pensieri riguardo “2023 Anno Nuovo e arriva la Riforma anche per il Vicariato dell’Urbe

  1. Ovviamente bisogna leggere attentamente ogni documento che viene dalla Santa Sade, in particolare quelli di questo papa che è famoso per il suo parlare non papale papale… Di primo acchitto mi pare che Francesco non si fidi troppo del suo stesso vicario, benché da lui fortissimamente voluto, pur non avendo nessuna esperienza episcopale, e reggere una diocesi come quella del Papa ha bisogno di una certa preparazione. Per il resto, sempre secondo il mio modestissimo parere, non ci sono sostanziali novità: Francesco è un papa accentratore del proprio potere e con questo documento lo fa aumentare ancora di più, tralasciando le questioni dottrinali e liturgiche, per le quali, fin dall’inizio ne ha voluto un decentramento. Eppure, come sappiamo, la giurisdizione del Romano Pontefice è universale prioprio perché deve confermare la fede urbi et orbi — quindi anche la liturgia, perché lex orandi lex credendi — , non certamente per trasformare il governo pontificio in un potere dittatoriale.

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