Il Francesco “fazioso”

L’intervista di papa Francesco a Che tempo che fa? Oltre all’inopportunità di un qualsiasi Romano Pontefice a partecipare alle trasmissione televisive (non dimentichiamo che la prima intervista rilasciata da un Pontefice risale a Leone XIII a Le Figarò…), soprattutto se faziose di nome e di fatto, è necessario aggiungere qualcosa sulle parole dette dall’attuale papa regnante nel “salotto” di Fabio Fazio, o meglio, sugli argomenti che non ha voluto affrontare.

Dobbiamo onestamente riconoscerlo: papa Francesco ha la straordinaria capacità — tipicamente gesuita (e peronista?) — di saper “lisciare il pelo” sempre dal verso giusto. Egli dice sempre all’interlocutore proprio ciò che vuole sentirsi dire. Questo non vuol dire condividere tutto quello che afferma, ma che sa come conquistare qualsiasi uditorio, cattolico o anticattolico che sia.

Per esempio, parlando soltanto ed esclusivamente con noi cattolici, ha usato, anche recentemente, parole durissime e inequivocabili contro coloro che attentano alla vita umana dal concepimento (aborto) fino alla sua conclusione naturale (eutanasia e suicidio assistito); ma quando si tratta di “parlare al mondo”, lo fa gesuiticamente, dicendo e non dicendo, girovagando in “pensieri ed omissioni“, tanto prima o poi qualcuno saprà cogliere ciò che voleva dire, forse!

Solite banalità

Da Fabio Fazio — il cui “salotto televisivo” è sempre a disposizione dei radical-chic –, invece, papa Francesco ha parlato di temi importanti per ambedue, ovvero le solite banalità che sentiamo dall’inizio di questo pontificato: immigrazione, clima, giustizia sociale, ecc.

In pratica, si è trattata, come ha giustamente evidenziato il blogger Giuliano Guzzo, di «una non intervista». Poiché il Papa, dal conduttore, «non ha ricevuto nessuna domanda significativa», se non assist per ribadire «cose già dette e scritte molte volte». «Che spreco», constata, con amarezza, il signor Guzzo.

Il Papa come “uno di noi”

Al di là dei contenuti, ovviamente si è trattata di un’operazione di marketing, per rilanciare l’immagine di Francesco — dell’uomo Jorge Mario Bergoglio in particolare –, presentando il Papa come “uno di noi“.

«Ma noi fedeli abbiamo bisogno proprio di un papa così?», si è domandata la giornalista Lucetta Scaraffia.

«Se la sua affettata mediocrità ci rassicura e ci fa simpatia, non possiamo negare che cancella ogni speranza di trovare in lui una guida, una persona migliore di noi che ci sappia portare per le strade del risveglio spirituale, che ci aiuti ad affrontare le angosce della morte e a comprendere il senso della vita. Se ci sentiamo frammenti senza valore nell’infinito dello spazio e del tempo vorremmo incontrare qualcuno che ci spiega cosa siamo, dove andiamo, e non una persona che ci dice, più o meno, “sono anch’io spaventato quanto te!”», ha risposto.

«Presentandosi come uno di noi, inoltre, — osserva la giornalista, “penna” de L’Osservatore Romano fino a poco tempo fa — il Papa evita di affrontare il problema dell’attuale crisi della Chiesa, della quale è il capo visibile».

Dalla de-sacralizzazione alla personalizzazione del papato

Crisi che questa “non intervista” dimostra ancora di più, anzi, della quale cosa rimane? Nulla, il vuoto più assoluto, semmai solo i numeri degli indici di ascolto. Poiché il «il messaggio è semplice e chiaro: la figura del papa degradata a mero ospite televisivo, uno dei tanti. Siamo passati dal papa re al papa comparsa», osserva l’avvocato Ascanio Ruschi. «La banalizzazione della figura del pontefice — ha aggiunto — parrebbe costituire il leit motiv del pontificato di Bergoglio e dei suoi lacchè. A partire da quel “Buona sera”, proclamato solennemente dalla finestra nel marzo del 2013, alle telefonate a sorpresa a casa dei fedeli (forse concluse con un “Buon pranzo”?), le comparsate mediatiche del papa argentino hanno avuto un unico risultato (involontario?): sminuire la figura del papa, de-romanizzarlo, eliminarne ogni residuo di sacralità e trascendenza. Il papa è mostrato come uno di noi, uno del popolo, non più come re».

Questo processo, però, benché sia portato all’estreme conseguenze da questo Papa, è iniziato dalla deposizione della tiara fatta da Paolo VI nel 1964, in pieno concilio ecumenico. E proprio dal Vaticano II che comincia «un culto estremo della persona del Papa che si è sviluppato parallelamente all’umiliazione del Papato», ha spiegato recentemente il prof. Roberto de Mattei.

Il primo passo per uscire da questa crisi, forse la più drammatica della storia della Chiesa cattolica, è necessario capire che il pontificato di Francesco non ne è una della cause, — né un incidente di percorso nella realizzazione della lettera del Vaticano II, del suo “spirito”, sebbene condannato da Giovanni Paolo II quanto da Benedetto XVI eppure, oggi, in pieno vigore — ma il frutto di un processo rivoluzionario, all’interno della Chiesa, che ha preso il sopravvento proprio durante il XXI concilio ecumenico.

Che dire? Se da una parte ringraziamo il Cielo perché, la tanto attesa intervista di fatto non ha regalato nulla di nuovo, dall’altra parte, però, si conferma una grave devastazione del papato, una banalizzazione della figura e del ruolo del Sommo Pontefice che solo i veri devoti — del Papato — sanno e sapranno mantenere alta e racchiusa nella Preghiera, in quella speranza che ci viene dalla promessa del Cristo: non praevalebunt!

Oremus pro pontefice nostro Franciscus!

3 pensieri riguardo “Il Francesco “fazioso”

  1. Ma cosa ci si puo aspettare da uno che per due anni si è sottoposto a sedute con una psichiatra … e anni dopo non ha fatto di meglio che sottoporsi per ben 8 anni a periodiche sedute Reiki …( vedasi foto di Bergoglio con il monaco reiki)
    Chiedete a qualsiasi esorcista sui pericoli che corre chi si sottopone a pratiche reiki e i “ canali” esoterici che si creano .
    È sotto influenze di natura diabolica ??
    Potrebbe essere….

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  2. *Se la sua affettata mediocrità ci rassicura e ci fa simpatia…”

    A me personalmente tutta questa ignoranza (in parte forse gigionescamente affettata, ma per gran parte gravemente reale – per tralasciare tutto il resto…) non fa simpatia per nulla. Anzi, mi fa cadere in tentazione come credente, come accade a milioni di altri cattolici.

    Un papato oltraggioso.

    Mi auguro col cuore che questa grande prova ci trovi ancora fra qualche anno nel novero dei discepoli di Nostro Signore.

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