Nell’aprile 2019, papa Francesco, incontrando in Vaticano Salva Kiir e Riech Machar, leader del martoriato Sud Sudan, e chiedendo loro un impegno reale per la pace, si è prostrato fino ad inginocchiarsi baciandogli i piedi…. gesto che scandalizzò e spaccò nuovamente il mondo cattolico e mise in imbarazzo persino i bergogliosi stessi che dovettero inventarsi un nuovo concetto di pietà, pur di giustificare l’ingiustificabile.
“5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
6 il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.” (Fil.2,5-11)
Quando l’uomo si prostra all’unico vero Dio, piegando le propria ginocchia, ottiene grazie, pace, salvezza e soprattutto è un gesto di vera libertà; ma quando l’uomo piega le propria ginocchia davanti ad altri uomini allora è la nuova schiavitù, è falsa umiltà, non ottiene grazie ma favori politici, non ottiene la Pace di Dio, ma quella degli uomini che però Gesù venne a sconfessare: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. …» (Gv.14,27-31)
E questo perchè, la pace è dono dello Spirito Santo, dono di Gesù alla sua Chiesa la quale la riversa in abbondanza sugli uomini che vorranno convertirsi a Dio, abbandonando ogni forma di peccato. Questa pace, si capisce subito, non è quella del quieto vivere, dei compromessi, è la falsa pace che Gesù dice di essere venuto a togliere dalla terra (Mt 10,34). «I desideri degli uomini portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace» (cf Rm 8,6). «Il regno di Dio è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo». La pace è Dio Verbo Incarnato del Padre e la sua volontà – nel misterioso progetto della SS.ma Trinità – è la nostra unica vera pace.
Le parole di san Paolo ai Filippesi sopra riportate, spiegano il perché di tutto questo: il Padre esalta il Figlio perché si è fatto umile ed obbediente fino alla morte di croce… la dinamica di una vera ed autentica pace parte da questa obbedienza a Dio Padre, fino al martirio… di conseguenza non vi è più altro nome o causa, più nulla davanti al quale dobbiamo inginocchiarci…
- “Gesù stesso disse a Satana, che gli voleva imporre una genuflessione sbagliata, che solo a Dio si devono piegare le ginocchia. Satana sollecita ancora oggi a scegliere tra Dio o il potere politico, Dio o la ricchezza, la legge degli uomini contro quella di Dio e tenta ancora più in profondità, fino ad uccidere l’anima. Ma così non si renderà gloria a Dio per nulla; le ginocchia si piegheranno a coloro che il potere l’hanno favorito, a coloro ai quali si è legato il cuore attraverso un atto.” (dall’Osservatore Romano, 2010)
“Chi impara a credere impara ad inginocchiarsi…”, così spiegava Ratzinger nella sua – Introduzione allo spirito della liturgia – …. e allora: o crediamo che Autore della Pace è Gesù Cristo, piegando solo davanti a Lui le nostre ginocchia, oppure crediamo di credere ma in verità confidiamo nell’uomo fino a tal punto da inginocchiarsi davanti a lui per supplicarlo di rendere quella pace che, a santa ragione, bramiamo… Questo non significa non avviare trattative di pace tra gli uomini, ma i gesti sono fondamentali, soprattutto se diciamo di credere in Dio. Non dimentichiamo come già nel 2014 si parlava di: Lo strano pontificato di papa Francesco, detti e fatti diversi…. laddove papa Francesco, affossando la Mortalium animos di Pio XI nel 1928, ha affermato che «la cultura del dialogo è l’unico cammino per la pace» (???unica).
Ebbene, questo conferma come si abbia una concezione erronea della pace, fondata su una visione naturalista della vita e sul relativismo religioso: siamo di fronte ad un’utopia umanista e al caratteristico disconoscimento della natura umana reale, caduta e redenta dal Sangue di Cristo, redenzione che si comunica agli uomini attraverso il Suo Corpo Mistico, la Chiesa, fuori dalla quale l’umanità, individualmente o collettivamente considerata, rimane prigioniera del peccato e sottomessa all’imperio di Satana. In queste circostanze, parlare del “dialogo” come dell’«unico cammino per la pace» è una menzogna grottesca e ripugnante, deve ripugnare a qualunque vero cattolico.
Se – come ci ammonisce Gesù – siamo chiamati a vivere una pace diversa da come c’insegna il mondo, dobbiamo allora mettere in pratica di Gesù lo stile di vita per poi portarlo al mondo, non viceversa…. Dovremmo, innanzitutto, dominare le nostre azioni, intenzioni e progetti, purificandole con la preghiera piegando le nostra ginocchia davanti a Lui per supplicare a Lui questa vera pace. Gesù stesso non predicava e non operava guarigioni se prima non benediva, ringraziava o si ritirava a pregare. Perfino in punto di morte Egli ha pregato e, pregando, ha perdonato ma… finendo sulla Croce per ottenerci dal Padre la pace, il perdono, la misericordia…
Se lo stile del Cristo si ferma solo ai gesti che fanno comodo agli occhi del mondo, presi in prestito per soddisfare le proprie intenzioni… diventano allora gesti sterili, utopici, sentimentali, magari belli – per alcuni – sul momento, ma vuoti e persino dannosi perché ispirati da Satana stesso. Sempre dal libro di Ratzinger sopra citato, leggiamo:
- “Chi impara a credere, impara ad inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale. Dove questo gesto è andato perduto, dobbiamo nuovamente apprenderlo, così da rimanere con la nostra preghiera nella comunione degli apostoli e dei martiri, nell’unità con Gesù Cristo stesso… La croce è divenuta il segno universale della presenza di Dio.. La liturgia cristiana è proprio per questo liturgia universale, per il fatto che essa piega le ginocchia davanti al Signore crocifisso e innalzato. È questo il centro della vera «cultura» – la cultura della verità. Il gesto umile con cui noi cadiamo ai piedi del Signore, ci colloca sulla vera via della vita, in armonia con tutto l’universo…”
Chiariti questi aspetti fondamentali, possiamo ora concentrarci sul nuovo articolo del professore Stefano Fontana:
L’ASSURDITÀ – Se è di moda inginocchiarsi (ma non in chiesa)
Dai parlamentari ai piloti di Formula 1, fino agli atleti negli stadi. Mentre il mondo si inginocchia allo slogan “Black Lives Matter”, in molte chiese si vieta di inginocchiarsi davanti a Dio. E non c’entra solo il Covid. Inginocchiarsi ha un significato religioso e l’attuale moda ha tratti ideologici. Come diceva Benedetto XVI, chi rifiuta Dio finisce per credere negli idoli.
- Nel duomo della cittadina dove abito le istruzioni dell’Unità pastorale per le celebrazioni durante il coronavirus vietano di inginocchiarsi durante tutta la Messa, Consacrazione compresa, per non ridurre la distanza con chi sta davanti. Di solito mi inginocchio lo stesso, per terra così non accorcio distanze, ma domenica scorsa mi sono inginocchiato sul banco perché davanti a me non c’era nessuno e distanze da accorciare non ce n’erano. Un’addetta al “servizio d’ordine”, con tanto di gilet blu con lo stemma dell’Unità pastorale, mi è venuta subito vicino per intimarmi che inginocchiarsi non si può.
La Chiesa, quindi, impedisce ai suoi figli di inginocchiarsi davanti a Dio. Il motivo immediato è il Covid-19. Però, se il divieto vale anche nel caso davanti a noi non ci sia nessuno da contaminare vuol dire che non si tratta solo di Covid-19. Infatti, è ormai da tempo che in chiesa pochissimi si inginocchiano, i sacerdoti non invitano più a farlo, in molte chiese non ci sono più gli inginocchiatoi. Con il Covid-19 lo impediscono direttamente, ma è ormai da molto tempo che la pratica non è più gradita. Il motivo teologico spesso assunto è che Cristo ci ha già redenti e la posizione eretta direbbe proprio questa consapevolezza della nuova vita. Per lo stesso motivo ci si costringe a prendere la Comunione non in ginocchio ma, appunto, in piedi. In questo modo, però, si confonde redenzione e giustificazione. Cristo ci ha sì redenti ma se ci ha giustificati lo sapremo solo dopo “nostra morte corporale”.
Ora, mentre la Chiesa vieta di inginocchiarsi, il mondo invita a farlo. Domenica scorsa, 5 luglio, prima della partenza del Gran Premio d’Austria, alcuni piloti – non tutti perché Leclerc ha detto “sono contro il razzismo ma non mi inginocchio” – si sono inchinati a terra davanti alla lotta al razzismo con lo slogan “Black Lives Matter”. Il 9 giugno scorso Laura Boldrini e alcuni deputati del Partito Democratico si erano inginocchiati nell’aula di Montecitorio in omaggio a George Floyd, l’americano di colore ucciso dalla polizia a Minneapolis. Non si contano i campioni dello sport e dello spettacolo che si sono inginocchiati, come tanti dimostranti nelle piazze d’Italia. Questo atteggiamento ideologico – che è tale perché rivolto solo ad alcuni razzismi e assume comportamenti distruttivi nichilisti – è diventata prassi politicamente corretta.
Il gesto di inginocchiarsi ha un significato religioso. Ci si inginocchia davanti a qualcosa di Grande, qualcosa che ha un Valore superiore a noi, qualcosa la cui Potenza merita venerazione. C’è un inginocchiarsi del credente, ma anche un inginocchiarsi del laico e perfino dell’ateo. Però bisogna sempre stare attenti a non inginocchiarsi davanti a degli idoli. La religiosità naturale, se condotta fino in fondo con coerenza, confluisce nell’inginocchiarsi davanti al Dio vero, ma se viene deviata rischia di inginocchiarsi davanti ai nostri idoli. È per questo che la religione vera libera dai miti, dagli idoli consolatori, dalle ideologie religiose autocompiaciute. Inginocchiarsi davanti al vero Dio comporta di non inginocchiarsi davanti a nessun idolo. Anche il credente corre questo rischio, ma il laico e l’ateo di più. Benedetto XVI ci diceva che chi rifiuta Dio finisce per credere negli dèi, ossia negli idoli. Il mondo che rifiuta la religione vera si vanta di non essere credente, ma non si avvede di essere diventato credulone. Per vivere è costretto ad inginocchiarsi davanti a tanti idoli che, nella maggior parte dei casi, sono posti e imposti da qualcuno che ha interesse a farlo. Ogni idolo è strumentale e anche inginocchiarsi per Black Lives Matter ormai lo è diventato.
La Chiesa ormai vieta di inginocchiarsi. Il mondo invita a farlo. La Chiesa è allora diventata mondo e il mondo è diventato chiesa? È possibile che ormai sia così. Se non ci fossero i dissenzienti, quelli che non ci stanno. Quelli che si inginocchiano ugualmente in chiesa nonostante le norme anti Covid-19 e quelli che non si inginocchiano negli stadi o altrove. Quando il conformismo ideologico prende sia la Chiesa che il mondo, passare al bosco – per dirla con Ernst Jünger – significa fare il contrario, che non significa fare lo stravagante ma fare il giusto, fare quello che si deve fare.
Queste vostre riflessioni mi hanno fatto venire in mente un fioretto di Sant’Antonio in particolare, quello dell’asino affamato che ignora il mangime e s’inginocchia davanti alla Santissima Eucarestia. Permettetemi una battuta. Un asino adora il SS. Sacramento e Papa Francesco no… E mi fermo qui. 😉
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L’ha ripubblicato su Cronache da Babele e dintorni.
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