«Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente» (1Tm.4,10)
Per quanto ci riguarda avevamo dato qui voce ai fatti in questo editoriale, non solo con la solidarietà pubblica e il convincimento della sua innocenza, ma anche con un voluto silenzio, fatto di preghiera, di attesa e di speranza…..
Il cardinale australiano George Pell, condannato per pedofilia a 6 anni con un minimo di 3 anni e 8 mesi, sentenza confermata lo scorso agosto dalla Corte d’appello dello stato di Victoria, è stato prosciolto oggi da ogni accusa dall’Alta corte.
Pell sta per essere rimesso in libertà. Era stato dichiarato colpevole di aver abusato sessualmente nel 1996 nella sacrestia della cattedrale di Melbourne, quando era arcivescovo della diocesi, di due coristi di 13 anni.
In un comunicato diffuso poco dopo l’annuncio della decisione dell’Alta corte, Pell ha sottolineato che il suo processo “non era un referendum sulla Chiesa cattolica, né su come le autorità della Chiesa in Australia hanno trattato il crimine della pedofilia tra i preti”.
Il cardinale ha quindi affermato di aver “sofferto di una grave ingiustizia” che “è stata rimediata oggi” con la decisione unanime dell’Alta corte”. Pell ha aggiunto di non nutrire alcun risentimento verso il suo accusatore: “Non voglio che il mio proscioglimento aggiunga alla sofferenza e amarezza che tanti sentono“.
Prima dichiarazione di card. Pell dopo la liberazione
- Ho costantemente mantenuto la mia innocenza mentre soffrivo di una grave ingiustizia.
Ciò è stato risolto oggi con la decisione unanime dell’Alta Corte.
Non vedo l’ora di leggere la sentenza e le ragioni della decisione in dettaglio.
Non provo alcuna cattiva volontà nei confronti dell’accusatore, non voglio che la mia assoluzione si aggiunga alla ferita e all’amarezza che molti provano; c’è abbastanza ferita e abbastanza amarezza. Comunque il mio processo non fu un referendum sulla Chiesa cattolica; né un referendum su come le autorità della Chiesa in Australia hanno affrontato il crimine di pedofilia nella chiesa.
Il punto era se avevo commesso questi terribili crimini, e non l’ho fatto.
L’unica base per la guarigione a lungo termine è la verità e l’unica base per la giustizia è la verità, perché la giustizia significa verità per tutti.
Un ringraziamento speciale per tutte le preghiere e migliaia di lettera di supporto.
Voglio ringraziare in particolare la mia famiglia per il loro amore e supporto e ciò che hanno dovuto attraversare; la mia piccola squadra di consulenti; quelli che hanno parlato per me e di conseguenza hanno sofferto; e tutti i miei amici e sostenitori qui e all’estero.
Anche i miei più sentiti ringraziamenti e gratitudine a tutto il mio team legale per la loro ferma determinazione a vedere prevalere la giustizia, a far luce sull’oscurità fabbricata e a rivelare la verità.
Infine, sono a conoscenza dell’attuale crisi sanitaria. Prego per tutte le persone colpite e il nostro personale medico in prima linea.
Cardinale George Pell.
Prendiamo ora dal blog di Marco Tosatti, qui: PELL È LIBERO. L’ALTA CORTE LO ASSOLVE DA OGNI ACCUSA. INNOCENTE…. un passaggio saliente.
Il ricorso di Pell è stato rigettato nell’agosto 2019, con due voti contro uno. Ma uno dei tre giudici, Mark Weinberg, ha scritto una memoria di duecento pagine per spiegare perché secondo lui esiste “una possibilità significativa” che il cardinale non abbia commesso l’abuso per cui è in galera. Weinberg avrebbe liberato Pell, e ha detto di non poter escludere che alcune parti della denuncia dell’ex ragazzino del coro fossero “costruite”.
Da notare fra l’altro che la seconda presunta vittima, morta per overdose di eroina nel 2014, aveva detto a sua madre di non aver mai subito abusi. Se fosse stata in vita, probabilmente, tutta l’accusa sarebbe caduta. Secondo Weinberg c’era tutto un corpo di evidenze che “rendevano impossibile accettare” il racconto del denunciante. “C’erano inconsistenze, discrepanze, e un certo numero di risposte semplicemente non avevano senso”, ha scritto Mark Weinberg. E continua così: “Un elemento inusuale di questo caso era che dipendeva interamente dall’accettazione del denunciante, al di là di ogni dubbio ragionevole, come di un testimone credibile e affidabile. Tuttavia la giuria è stata invitata ad accettare la sua versione senza che ci fosse nessuna conferma indipendente per essa”.
Per cui Pell è stato condannato a sei anni di prigione in base alla testimonianza della stessa persona che ha sporto la denuncia. Di recente Andrew Bolt di Sky News ha svolto un’inchiesta, ricostruendo, in base all’accusa, i movimenti dei personaggi in quella – non specificata – domenica del 1996 ed è giunta alla conclusione, documentata con un filmato, che semplicemente Pell non avrebbe potuto compiere ciò per cui è stato condannato. Ora, dopo il nuovo ricorso del cardinale, la parola spetta all’Alta Corte.
Vi invitiamo a leggere anche questa ricostruzione, fatta da un commentatore televisivo, che dimostrava come non fosse possibile che George Pell avesse commesso i fatti che gli sono stati attribuiti.
Ora, finalmente, dopo tanta sofferenza, la verità dei fatti è stata ristabilita. Un uomo onesto viene ripulito da accuse infamanti, senza che resti nessuna ombra su di lui. E certamente la sua vicenda sarà di insegnamento anche per la Chiesa, in cui il cardinale torna ora ad avere un ruolo che la Passione attraverso cui è stato condotto non potrà che rendere più luminoso e importante. Una voce resa più forte dalla sofferenza ingiusta che gli è stata inflitta.