Stiamo seguendo da ore il gravissimo incendio che sta distruggendo la grandiosa Notre-Dame, a Parigi. Il dolore è indicibile. Le congetture che si possono fare sono le più svariate… dalle profezie di la Salette a quelle di san Giovanni Bosco su di una Parigi che – Primogenita della Santa Madre Chiesa – sembrerebbe aver tradito e perduto non solo la Fede, ma anche la sua identità Cristiana. Del resto, noi, al “caso” non ci crediamo.
Mons. de Moulins-Beaufort (presidente vescovi francesi) ha affermato: “la caduta della guglia ha una portata simbolica notevole. Rappresentava un dito teso verso Dio”
(piccolo aggiornamento: segnaliamo una Lettera aperta dall’Isola di Patmos che vi invitiamo a meditare, qui)
Ma Parigi non è insolita alle irruzioni di Cristo, alla benevolenza Divina, all’Amore stesso di Maria. Parigi, la città della ghigliottina feroce, della laicità disperata e suicida per certi versi, delle rivoluzioni e della vita frivola vissuta come la nuova religione della libertà, non è mai stata abbandonata dal Cielo e le Apparizioni Mariane, la stessa devozione al Cuore divino di Gesù, sono lì a ricordarci questi privilegi concessi. Ma anche conversioni che lasciano con il fiato sospeso, possiamo vederle come le rivincite di Dio, le rivincite di quell’Amore che non si rassegna mai!
Il 25 Dicembre 1886, Paul Claudel fu una di queste. Entrò ateo nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi e ne uscì cantando il Magnificat con la gioia esuberante di un bambino che ha appena ritrovato il babbo e la mamma.
Lui stesso racconta:
- “Ecco come era il giovane infelice che il 25 Dicembre si recò a Notre-Dame di Parigi per assistere all’Ufficio di Natale. Cominciavo allora a scrivere e mi sembrava che nelle cerimonie cattoliche, considerate con superiore dilettantismo, avrei trovato uno stimolo opportuno e la materia per qualche esercizio decadente. In queste condizioni, urtando a gomitate la folla, assistetti alla Messa solenne con poco piacere. Poi, non avendo nient’altro di meglio da fare, tornai al pomeriggio per i Vespri. I bambini del Coro, vestiti di bianco, e gli alunni del Seminario Minore di Saint-Nicolas-du Chardonnet stavano cantando ciò che più tardi ho saputo essere il Magnificat.
- L’evento centrale di tutta una vita
- Io ero in piedi tra la folla, vicino al secondo pilastro rispetto all’ingresso del Coro, a destra, dalla parte della Sacrestia. In quel momento capitò l’evento che domina tutta la mia vita. In un istante il mio cuore fu toccato e io credetti. Credetti con una forza di adesione così grande, con un tale innalzamento di tutto il mio essere, con una convinzione così potente, in una certezza che non lasciava posto a nessuna specie di dubbio che, dopo di allora, nessun ragionamento, nessuna circostanza della mia vita agitata hanno potuto scuotere la mia fede né toccarla.
- Improvvisamente ebbi il sentimento lacerante dell’innocenza, dell’eterna infanzia di Dio: una rivelazione ineffabile! Cercando – come ho spesso fatto – di ricostruire i momenti che seguirono quell’istante straordinario, ritrovo gli elementi seguenti che, tuttavia, formavano un solo lampo, un’arma sola di cui si serviva la Provvidenza divina per giungere finalmente ad aprire il cuore di un povero figlio disperato: ‘Come sono felici le persone che credono!’ . Ma era vero? Era proprio vero! Dio esiste, è qui. È qualcuno, un essere personale come me. Mi ama, mi chiama.
- Le lacrime e i singulti erano spuntati, mentre l’emozione era accresciuta ancor più dalla tenera melodia dell’”Adeste, fideles” […].
- La stessa sera di quel memorabile giorno vissuto a Notre-Dame, dopo essere entrato a casa per vie piovose che mi sembravano del tutto estranee, presi una Bibbia protestante che un’amica tedesca aveva regalato a mia sorella Camilla e, per la prima volta, intesi l’accento della voce così dolce e così inflessibile che non ha più cessato di risuonare nel mio cuore.
- Conoscevo la storia di Gesù solo per mezzo di Renan, fidandomi di questo impostore, mentre ignoravo persino che Egli si era detto “Figlio di Dio”. Ogni parola, ogni linea smentiva, con maestosa semplicità, le impudenti affermazioni dell’apostata [Renan] e mi spalancavano gli occhi. È vero – lo confesso con il Centurione romano -, che Gesù era il Figlio di Dio. Era a me, Paul, che egli si rivolgeva e mi prometteva il suo amore. Ma, nello stesso tempo, se non lo seguivo, mi lasciava la dannazione come unica alternativa. Ah, non avevo bisogno che mi si spiegasse che cosa era l’Inferno: vi avevo trascorso la mia stagione. Quelle poche ore mi erano bastate per farmi capire che l’Inferno è dovunque non c’è Cristo. Che me ne importava del resto del mondo, davanti a quest’Essere nuovo e prodigioso che mi si era svelato?”.
E’ così che vogliamo ricordare la Cattedrale di Notre Dame a Parigi….
Quello che segue non sappiamo se è lo stesso Magnificat che poté udire Claudel, ma di certo non può lasciarci indifferenti in queste ore di profonda mestizia, nella Settimana Santa. Solo nel Cuore Immacolato di Maria possiamo ritrovare ogni Bene perduto.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso…..
AGGIORNAMENTO : L’INCENDIO E’ DOMATO, LA STRUTTURA SEMBRA SALVA, MA I DANNI INGENTI E MOLTO SERI, CI VORRANNO ANNI PER RIMETTERLA A POSTO.
Ci è stato girato quanto segue e volentieri lo condividiamo:
Quando il vero POPOLO si muove… è piccolo, ma c’è 😉
Da Il Giornale
“Mentre la cattedrale di Notre Dame bruciava e circolavano notizie sulla possibilità di perdere del tutto il grande cuore della cristianità francese, al centro di Parigi avveniva qualcosa che, per la metropoli, appare decisamente singolare. Centinaia di persone hanno iniziato a intonare canti e preghiere di fronte all’immagine delle fiamme che avvolgevano la cattedrale. Un’immagine insolita per una città che in questi secoli è diventata la capitale della laicità (o del laicismo). Ma che di fronte all’immagine della sua grande cattedrale in fiamme ha visto anche riaffiorare un sentimento di fede che forse aveva dimenticato o provato a rimuovere.
Molti si sono inginocchiati sull’asfalto, subito fuori la zona rossa imposta dalle forze dell’ordine per evitare feriti e intralci alle operazioni di spegnimento dell’incendio. Altri invece, in piedi, rosario in mano, hanno iniziato a intonare canti di chiesa. Una scena surreale, in una notte che per Parigini non poteva che definirsi tale. La grande cattedrale avvolta nelle fiamme, il mondo con gli occhi puntati sulle immagini terribili del fuoco che ardeva Notre Dame, i turisti assiepati sulle rive della Senna a guardare attoniti il disastro che stava avvenendo sotto i loro occhi, testimoni di un avvenimento a cui nessuno si augurava di assistere.
E nell’euforia collettiva di quegli attimi di devastazione e tormento, i canti di preghiera innalzati da quelle centinaia di persone sembravano aver fermato ancora di più le lancette dell’orologio. Il tempo, in quel momento, era sospeso. Parigi si era fermata. E la preghiera, simbolo di un qualcosa senza tempo come è la fede, schiva alla frenesia della società contemporanea, ha dato l’immagine emotiva di un sentimento che è ancora radicato in una parte della popolazione francese, che pure ha fatto della laicità il simbolo della propria cultura. E che è un vanto della Repubblica.
Di fronte a quella Notre Dame che la Rivoluzione francese aveva trasformato in Tempio della Ragione, la ragione è stata messa da parte. Non era il tempo della critica, dell’analisi o della protesta. Si è riscoperto il cuore. L’emozione ha preso posto del freddo raziocinio e le vie della capitale francese, per un piccolo ma tragico arco di tempo, sono diventate il simbolo di un’altra parte della Francia. Dall’incendio di Notre Dame sembra essere scaturita un’altra fiamma: è quella del cattolicesimo francese. Forse dimenticato ma che invece sembra ancora vivo. Per una volta, il lato emotivo ha preso il sopravvento sul ritmo incessante della macchina metropolitana. E proprio in quelle ore, Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi, chiedeva ai suoi parroci di suonare le campane, aprendo le chiese per chi voleva pregare. Non era il tempo delle critiche: era il tempo del cuore: il cuore di Parigi. Lo stesso che stava bruciando”.
Non pensavo che dietro la ruvida scorza di questa redazione ci fosse, in fondo, una così profonda sensibilità. Sono rimasto commosso per come avete presentato questa tremenda notizia, per lo spessore delle parole usate, per come è stato presentato il racconto di Claudel e il canto del Magnificat alla fine. Anche se non condivido tutto come presentate spesso Bergoglio (che in fondo non piace neppure a me, ma è il papa), devo riconoscervi una certa professionalità squisitamente cattolica. Grazie. Speriamo che “Notre-Dame” possa far resuscitare la Francia, in qualche modo, la vedo brutta. Buona Pasqua.
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Grazie e… Santa Pasqua
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Dall’omelia del vescovo di Roma della Domenica delle Palme: “Una forma sottile di trionfalismo è la mondanità spirituale, che è il maggior pericolo, la tentazione più perfida che minaccia la Chiesa (De Lubac)” e poi:
“Ai piedi della croce, Maria ripensò alle parole con cui l’Angelo le aveva annunciato il suo Figlio: «Sarà grande […]; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32-33). Maria sul Golgota si trova di fronte alla smentita totale di quella promessa: suo Figlio agonizza su una croce come un malfattore. Così il trionfalismo, distrutto dall’umiliazione di Gesù, è stato ugualmente distrutto nel cuore della Madre; entrambi hanno saputo tacere.”
Se non ho capito male, facendo riferimento a quello che mi è stato sempre insegnato, le parole dell’Arcangelo Gabriele avrebbero un tono trionfalistico. Questo sarebbe possibile solo se il Figlio che veniva annunciato fosse solo un uomo. Quanti sovrani, condottieri, tiranni abbiamo visto cadere sotto le spietate rappresaglie della storia incuranti dei tracotanti trionfalismi con i quali si erano annunciati. Questo voler costantemente piegare il Mistero alle categorie del mondo non è “mondanità spirituale” ? Maria è l’unica che ha capito che quella infinita sofferenza non è la “smentita totale di quella promessa”.
Senza minimamente voler accennare ad un legame tra queste parole e l’incendio della cattedrale di Notre-Dame, come si fa a non considerare questo immane evento come una metafora dell’incendio che imperversa nella Chiesa ?
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Caro Claudio, spicca piuttosto il trionfalismo del minimalismo mariano e mariologico, tra le parole del vescovo di Roma….
Nel susseguirsi di affermazioni dubbie ed ambigue (vedi a Natale quando disse che Maria non è nata santa… vedi a santa Marta quando nell’omelia affermò che Maria ai piedi della Croce ebbe atroci dubbi…; vedi la “Maria Donna LAICA”; la Donna come noi, ecc…) anche qui ci troviamo non tanto in una ennesima e ambivalente ri-spiegazione dell’Annunciazione, ma in una vera ricostruzione della dottrina mariana e della Salvezza…
Maria non fu affatto “SMENTITA” ai piedi della Croce, perché Ella “meditando tutte le cose nel cuor suo” aveva capito da tempo (SPOSA DELLO SPIRITO SANTO) che quel Figlio non avrebbe trionfato come un qualsiasi re della terra… solo che non sapeva in qual modo, a dirlo sono i Padri della Chiesa quando spiegano i due dolori di Maria: quando ricevette la mirra… unguento per lenire le ferite, annuncio della sofferenza… e al Tempio quando Simeone le profetizza la spada del dolore…
Bergoglio enfatizza anche il concetto del FALLIMENTO DELLA CROCE… senza spiegare appunto, che il pensare ad un fallimento di Dio – come ha più volte affermato – non è della Fede cattolica, ma il pensiero del pagano e dell’ebreo che rifiutano il Cristo, come infatti spiega san Paolo.
E dici bene quando sottolinei che certe affermazioni (sul trionfalismo), si ripercuotono inevitabilmente sul Cristo SOLO UOMO…
Infine – questo trionfalismo umano, sociale e politico – che tanto assilla Bergoglio, in verità va a nascondere e ad offuscare il vero motivo per cui Dio si è fatto Uomo: LIBERARE L’UOMO DAL PECCATO, di cui infatti, il vescovo di Roma non parla, tace…
Il SILENZIO di Maria ai piedi della Croce non è “il tacere” a cui pensa Bergoglio…. Ella tace perché il Figlio STA ANCORA PARLANDO…. Ella tace perché in quella consegna a Giovanni scatta il suo ruolo di CORREDENTRICE… Ella sta prendendo, ancora una volta, “gli appunti nel suo Cuore Immacolato”….. Ella tace perchè sta ascoltando quel CONSUMMATO EST… TUTTO E’ COMPIUTO….. Solo dopo Ella comincerà “a parlare”…. quando la Chiesa comincerà la sua missione….
Grazie per le tue preziose riflessioni.
D&E
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Il presidente francese dice che ricostruiranno Notre Dame “più bella e più attraente di pria…”. Che cosa riedificheranno, le mura, le vetrate, i pilastri, le volte, il contenitore. Ma del contenuto, a loro, atei, anticristiani, acattolici, pronipoti dei giacobini che già l’avevano distrutta portandone via per sempre il contenuto, quello vero, la bellezza quella vera di Nostra Signora, che cosa mai interessa ? Loro che da più di 250 anni ne hanno profanato la vera intenzione, verso la Signora che per la Francia ha avuto, in quegli stessi anni, una predilezione mirabile, rimpiazzando le Virtù Teologali con le tre “false” virtù rivoluzionarie. Lei, che ha una preferenza per le grotte maleodoranti, con una predilezione particolare per l’odore di pecora, non si sente per nulla richiamata dalla vostra “bellezza”.
Quale grande imbarazzo dover dichiarare al mondo la ricostruzione di quello in cui non credono ! Non sarebbe meglio spianare il luogo, ormai sconsacrato, e costruirci un grande, sfolgorante centro commerciale, alla maniera di quello lì vicino, progettato dallo stesso grande architetto, rinomato esperto di centri commerciali mimetizzati e allegorici, come quello realizzato da noi a San Giovanni Rotondo? Pensi, Sig. Presidente, quale grande avvenimento sarebbe l’inaugurazione, più prestigiosa di quella della Tour Eiffel, alla presenza di papa Bergoglio a consacrare il luogo ai simulacri dorati e abbaglianti di liberté, egalité, fraternité, ad aspergerli con pioggia di champagne d’annata e concedere a tutto il mondo lì presente la sua planetaria benedizione circolare ?
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