Al conclave del 2013 lo Spirito Santo trovò il papa già eletto?

Quando non si usa più quel “sì, sì e il no, no”, di cristiana memoria, ecco che si possono far nascere le vere leggende che in questo caso più bronzea che aurea, finisce per riempire le cronache tra ulteriori partitismi. Noi vi pubblichiamo la cronaca di un libro in uscita (e la presentazione da una nostra traduzione), i fatti come sembrano si sarebbero svolti, ai posteri la sentenza, a noi il Rosario per pregare. 

Approfittiamo per ricordare che siamo entrati nella Settimana Santa e che se non dovesse accadere qualcosa di eclatante – Dio ce ne risparmi –  gli aggiornamenti delle “cronache” riprenderanno dopo la Santa Pasqua di Nostro Signore Gesù Cristo.

Uscirà, dunque, negli Stati Uniti il prossimo 3 maggio il primo libro interamente dedicato al conclave del 2013. Si intitolata The Election of Pope Francis: An Inside Account of the Conclave That Changed History (L’elezione di Papa Francesco. Un resoconto interno del conclave che ha cambiato la storia) ed è stato scritto da un vaticanista “privilegiato”, trattandosi di Gerard O’Connell, corrispondente presso Roma della rivista dei gesuiti America, nonché marito di Elisabetta Piqué, la giornalista argentina che ricevete la prima telefonata dal neoeletto papa Francesco (fatto raccontato da lei stessa nel suo libro Francesco. Vita e rivoluzione).

Ci sono novità in questo libro? Sì, ma… nulla che tolga i dubbi su ciò che è successo prima dell’ingresso dei cardinali elettori al conclave del 12-13 marzo del 2013, come ha rilevato la Nuova BQ in un articolo. Anche l’importante sito americano LifeSiteNews si è occupato dell’argomento, contattando via e-mail l’autore, O’Connell.

Abbiamo così tradotto per i nostri lettori il testo di LifeSiteNews, affinché sia possibile farsi un’idea precisa di cosa si tratta. Al termine, faremo le nostre considerazioni.


******

Venerdì 12 aprile 2019 — Il nuovo libro di Gerard O’Connell intitolato The Election of Pope Francis: An Inside Account of the Conclave That Changed History (L’elezione di Papa Francesco. Un resoconto interno del conclave che ha cambiato la storia), basato su molte fonti, descrive in dettaglio il tempo trascorso dalla rinuncia di Papa Benedetto XVI fino a poco dopo l’elezione di Papa Francesco. Questo studio conferma anche il ruolo chiave svolto da alcuni “registi”, in particolare il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, ma anche Walter Kasper e Oscar Maradiaga. Soprattutto, O’Connell rivela per la prima volta che c’è stata una cena privata alla vigilia prima del conclave, in cui i sostenitori di Bergoglio si sono resi conto di avere una reale possibilità che il loro candidato diventasse papa.

L’elezione di Papa Francesco – che sarà pubblicato il 3 maggio [negli Stati Uniti, ndt] – è una sorta di diario dettagliato, in cui O’Connell descrive l’atmosfera di quel periodo di 30 giorni – 11 febbraio-13 marzo 2013 – e di come i cardinali, presi alla sprovvista dalle inattese dimissioni di Benedetto XVI, cercarono di discernere chi potevano e dovevano eleggere. L’autore aggiunge informazioni a questo diario che in seguito ha appreso da molte fonti diverse da quel storico 13 marzo 2013, quando il prelato argentino Jorge Bergoglio è stato eletto Papa.

O’Connell, come marito della giornalista argentina Elisabetta Piqué, e come amico personale dell’attuale papa, ha avuto un accesso particolarmente buono alle fonti. Bergoglio battezzò anche uno dei suoi figli e incontrò la famiglia O’Connell poco prima del conclave.

O’Connell, inoltre, è il corrispondente presso Roma per la rivista gesuita America, diretta da padre James Martin, SJ.

Sulla base di fonti pubblicate e private, O’Connell descrive come fino a quando il conclave, né i cardinali stessi, né i media e il pubblico in generale, hanno visto emergere un singolo candidato, come era avvenuto nel 2005 con Joseph Ratzinger. Nessuno dei candidati più importanti – i cardinali Angelo Scola, Odilo Scherer e Marc Ouellet – sembrava avere un sostegno sufficiente.

Mentre O’Connell insiste, citando diverse fonti – tra cui gli stessi cardinali coinvolti – che Jorge Bergoglio non aveva dato il suo consenso al lavoro del gruppo chiamato “Team Bergoglio” (i cardinali Godfried Danneels, Walter Kasper, Cormac Murphy-O’Connor e Karl Lehmann), descrive ancora dettagliatamente il loro lavoro collaborativo.

Come si può vedere, il card. Murphy-O’Connor ha svolto uno dei ruoli principali nel promuovere l’elezione di Jorge Bergoglio prima del conclave. Lo stesso Murphy-O’Connor, avendo compiuto 80 anni, non poté partecipare al conclave, ma nel suo ultimo intervento durante le Congregazioni Generali (assemblee segrete dei cardinali) nei giorni precedenti al conclave, a partire dal 4 marzo, ha ricordato ai 115 elettori che il prossimo Papa avrebbe potuto essere proveniente delle Americhe. Ha detto ai suoi colleghi cardinali: “Abbiamo bisogno di un papa sia buono per il mondo, e non solo a qualcuno che si interessi solo alla situazione della Chiesa”, aggiungendo che “se non si trovasse un candidato adatto qui in Europa, non bisogna avere paura di andare in un altro continente, attraversare l’Atlantico e andare verso le Americhe […] e non lasciare che l’età [avanzata, ndt] sia un ostacolo per la scelta”. Qui O’Connell puntualizza: “Molti hanno capito che si stava riferendo a Bergoglio”.

Come spiega l’autore, durante questo periodo di trenta giorni, ci sono stati “incontri informali tra i cardinali” in diversi luoghi di Roma, “lontano dal pubblico. Alcuni di questi incontri si sono rivelati decisivi affinché i 115 elettori cardinali riuniti conclave eleggessero il primo papa gesuita”. Nelle discussioni pubbliche, tuttavia, Jorge Bergoglio non ha avuto un ruolo molto importante. Anche se era stato uno dei candidati preferiti nel 2005, aveva già compiuto 76 anni, era pronto per la pensione, e quindi per molti non era più un candidato. Come lo descrive O’Connell, il cosiddetto gruppo di San Gallo aveva “deciso di sostenerlo nelle elezioni [del 2005, nda]”. A quel tempo, il cardinale Carlo Martini – che morì nel 2012 – guidò il gruppo di cardinali progressisti, tra cui Godfried Danneels, Walter Kasper, Karl Lehmann, Murphy-O’Connor, Basil Hume e Achille Silvestrini. Fecero un ultimo incontro nell’appartamento di Silvestrini alla vigilia del conclave del 2005 che poi si rivelò senza successo per loro. “Questo conclave ci dice che la Chiesa non è ancora pronta per un papa latinoamericano!”, fu il commento di allora del cardinale Danneels [recentemente deceduto, ndt].

Nel 2013, ci hanno provato di nuovo. Si incontrarono di nuovo alla vigilia del conclave, l’11 marzo, questa volta nell’appartamento del cardinale Attilio Nicora. Torneremo più tardi riguardo questo “cruciale incontro fra i cardinali”, come scrive O’Connell.

Tuttavia, O’Connell afferma che “non c’era nemmeno la parvenza di una campagna” – anche a causa del breve periodo di tempo tra l’improvvisa rassegnazione di Benedetto e il nuovo conclave – e definisce anche “incredibile” l’affermazione di Austen Ivereigh secondo cui i quattro i cardinali del “Team Bergoglio” – Danneels, Murphy-O’Connor, Kasper e Lehmann – “avevano ottenuto il consenso preliminare di Bergoglio” per tale campagna. Bergoglio non ha dato il suo consenso, dice O’Connell, né ha partecipato alla campagna dei quattro cardinali per lui. “Non c’è stata nessuna campagna del genere”, gli disse Murphy-O’Connor.

La maniera con cui questa serie di affermazioni possano conciliare con altri fatti e che lo stesso O’Connell descrive dettagliatamente nel suo libro la lasciamo alla valutazione finale del lettore.

Per esempio, O’Connell dice che Murphy-O’Connor aveva preso la sua decisione su Bergoglio già nel 2001, quando il prelato argentino svolse un ruolo significativo durante il Sinodo sul ruolo dei vescovi. “Subito dopo la conclusione del sinodo, il cardinale Murphy-O’Connor mi disse: ‘Dovresti guardare quest’uomo!’. Era chiaro che aveva messo l’arcivescovo di Buenos Aires nella sua breve lista di papabili per succedere al papa polacco [Giovanni Paolo II]”.

Più avanti nel libro, lo stesso O’Connell descrive Murphy-O’Connor come un possibile “registra”: “Il cardinale Cormac – com’è noto a tutti – non poteva essere un elettore in questo conclave ma, data la sua rete di contatti in Vaticano e in tutto il mondo, può comunque essere stato uno dei registri”.

Spiegando la parola “registra”, O’Connell scrive più avanti, quando descrive i raduni privati dei cardinali prima del conclave: “È in questi piccoli gruppi che alcuni cardinali, conosciuti come ‘registi’, possono aver giocato un ruolo molto importante nella promozione o nella raccolta di voti per un candidato”.

Tali “registi” si trovavano [solo, ndt] nel 2013, secondo O’Connell. Ne comprende diversi, tra cui i cardinali (Angelo) Sodano e (Giovanni Battista) Re da una parte, e dagli altri cardinali Maradiaga e Murphy-O’Connor, “che ha molti amici non solo nella curia romana, ma anche in Europa, Asia, Americhe e Africa”.

Qual è la distinzione tra “registi” e “campagna” potrebbe non essere così chiara, molto probabilmente nemmeno per molti giornalisti a Roma. Perché una campagna in quanto tale è proibita dalla legge della Chiesa. Secondo la Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis: “i cardinali elettori dovranno inoltre astenersi da qualsiasi forma di patto, accordo, promessa o altro impegno di qualsiasi tipo che possa costringerli a dare o negare il proprio voto a una persona o persone”. Chi trasgredisse a questa norma viene scomunicato latae sententiae. Tuttavia è permesso [fra i cardinali, ndt] “lo scambio di opinioni riguardo l’elezione”.

O’Connell ha spiegato a LifeSiteNews in un messaggio di posta elettronica: “Tali incontri pre-conclave di cardinali che la pensano allo stesso modo sono stati una pratica normale in tutto il XX e XXI secolo, e mi aspetto [che lo saranno, ndt] anche nei conclavi futuri”.

Uno di questi incontri di cardinali ebbe luogo, ad esempio, quando i cardinali Bergoglio e Murphy-O’Connor si incontrarono il 1° marzo, tre giorni prima delle congregazioni generali pre-conclave. Si conoscevano dal febbraio 2001, quando entrambi furono creati cardinali da Papa Giovanni Paolo II. Durante il conclave del 2005, si sono incontrati insieme ad altri tre cardinali, due dei quali O’Connell identifica in un’e-mail a LifeSiteNews come Policarpo da Cruz (Lisbona, anche lui membro del Gruppo di San Gallo) e Severino Poletto (Torino). Si chiamavano “squadra” e quando i cardinali si incontrarono con Bergoglio nel 2013 poco dopo la sua elezione papale, chiese a Murphy-O’Connor di riunire il resto della “squadra” per una foto.

In ogni caso, Bergoglio e Murphy-O’Connor “hanno mangiato insieme in precedenti occasioni”, spiega O’Connell nel suo libro. In quella cena del 1° marzo 2013, in un ristorante, hanno parlato riguardo “il tipo di persona che i cardinali avrebbero dovuto eleggere”, ma non hanno, secondo il racconto di Murphy-O’Connor, indentificato proprio in Bergoglio il miglior candidato, principalmente così a causa della sua età avanzata. “Bergoglio non si è mai considerato candidato per diventare papa”, hanno raccontato, tre mesi dopo [il conclave, ndt] i cardinali inglesi. Tuttavia, [Murphy-O’Connor, ndt] ha anche detto a O’Connell che, dopo aver parlato con Bergoglio quella sera, è arrivato alla conclusione che “quest’uomo potrebbe diventare papa”. “Mi ha detto”, continua l’autore, “che successivamente, in varie occasioni in cui fu con i suoi colleghi cardinali che discutevano di candidati possibili per il successore di Benedetto, introdusse il nome di Bergoglio come possibilità, come altri cardinali hanno suggerito nomi di diversi cardinali che pensavano giusti per il ruolo [di papa, ndt]”.

Anche un’altra persona che ha svolto un ruolo importante in quel periodo dovrebbe essere menzionata qui. Andrea Tornielli – oggi direttore della redazione editoriale di Papa Francesco – ha incontrato Bergoglio il giorno in cui il prelato è arrivato a Roma (il 27 febbraio) a cena a casa di alcuni amici, così come alla vigilia del conclave, l’11 marzo.

Tornielli ha anche pubblicato, due giorni prima delle congregazioni generali, un articolo sul quotidiano italiano La Stampa. In quell’articolo cita un cardinale amico di Bergoglio il quale affermava che “quattro anni di Bergoglio saranno sufficienti per cambiare le cose”.

Come rivela O’Connell, un altro amico di Bergoglio, il cardinale Errazuriz, ha detto esattamente le stesse parole a Mathilde Burgos, una giornalista cilena. O’Connor cita le parole di Errazuriz raccontategli da Burgos: “Quattro anni di Bergoglio saranno sufficienti per cambiare le cose!”.

Papa Francesco in seguito chiamò Errazuriz nel Consiglio dei Nove Cardinali (una posizione dalla quale Errazuriz ha lasciato recentemente per le accuse di aver coperto alcuni abusi sessuali).

Tornielli, nel suo articolo su La Stampa, predisse che Bergoglio sarebbe stato “una delle figure chiave” durante il conclave, anche se non sarebbe stato un “apripista”.

Nello stesso articolo, Tornielli ha citato anche il cardinale Francesco Coccopalmerio – amico e subalterno, un tempo, del defunto cardinale Martini – che disse: “Dal mio punto di vista, è arrivato il momento di guardare fuori dall’Italia e dall’Europa e considerare in particolare l’America latina”.

Il cardinale Coccopalmerio, in seguito, riferì a O’Connell che Murphy-O’Connor stesso ospitò un incontro di circa dieci cardinali “della stessa corrente di pensiero” il 6 marzo, al Venerabile Collegio Inglese di Roma. “Questo gruppo [di cardinali, ndt] con lo stesso pensiero”, ha aggiunto, “si è ulteriormente allargato, arrivando a quindici o venti persone, non ricordo esattamente, ma non c’era ancora un candidato preciso”. L’idea che Bergoglio sarebbe un buon candidato “non c’era all’inizio, ma è maturato con il passare dei giorni”, ha spiegato. A quel raduno erano presenti anche il cardinale Kasper e un altro cardinale della “squadra” del 2005, il cardinale Poletto.

Un altro di questi incontri è stato organizzato a nome di Murphy-O’Connor dall’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Nigel Baker, il 7 marzo. Erano presenti i cardinali del Commonwealth, tra cui i cardinali Turkson e Gracias. Il nome di Bergoglio è stato citato, secondo O’Connell, ma alla fine “non c’era ancora chiarezza tra loro”.

Il 5 marzo, durante le congregazioni generali, è stato il cardinale Walter Kasper a proporre, in un’intervista a la Repubblica, la Comunione per i divorziati “risposati” e una Chiesa più “orizzontale”, aggiungendo che “la Curia deve essere rivoluzionata”. Questo prelato concluse con le parole “nessuno deve essere escluso. Dobbiamo essere aperti a tutti, a qualsiasi nazionalità o geografia ecclesiale”.

Anche il cardinale Oscar Maradiaga è descritto da O’Connell come qualcuno “che ha avuto un ruolo importante nel convincere i cardinali a votare per Bergoglio”.

Lo stesso cardinale Karl Lehmann raccontò, anni dopo, a O’Connell che “Bergoglio non era apparso sul radar di Lehamann, nel conclave del 2013, fino a dopo il secondo scrutinio”.

Molti di questi primi sostenitori di Bergoglio sono stati in seguito chiamati da Papa Francesco a ricoprire ruoli importanti nel suo pontificato.

Ulteriori iniziative di Murphy-O’Connor possono essere lette, nel libro, nella descrizione di un incontro di sedici cardinali di lingua inglese, tra cui anche Theodore McCarrick. Come Murphy-O’Connor in seguito disse a O’Connell, egli stesso introdusse il nome di Bergoglio nella discussione, ma i cardinali presenti semplicemente “dissero che era un brav’uomo ma non c’era entusiasmo”. La sua età avanzata fu nuovamente sollevata.

Il breve discorso di Bergoglio, durante gli incontri pre-conclave, impressionò i cardinali e sembra che fece aumentare la stima [verso Bergoglio, ndt] tra di loro. O’Connell definisce questo discorso un “progetto per il suo papato”. Verso la fine di questi incontri, dice l’autore, la gente ha iniziato a pensare più seriamente all’elezione di Bergoglio.

Ma torniamo anche al summenzionato “incontro cruciale” nell’appartamento del Cardinale Nicora alla vigilia del conclave, l’11 marzo. Lo stesso Nicora era stato per molti anni vescovo ausiliare della diocesi di Milano, prima di andare a Roma, lavorando per molti anni con il cardinale Martini.

A quest’incontro, c’erano “una quindicina o più [di cardinali] provenienti da molti paesi e continenti diversi, compresi i cardinali italiani e quelli della Curia Romana”, scrive O’Connell. “Tutto è andato per il verso giusto, portando a sostenere la candidatura di Bergoglio”, aggiunge. Tra loro c’erano i cardinali Coccopalmerio, Nicora, Kasper, Murphy-O’Connor, Maradiaga, Turkson, Gracias e Tauran. L’autore continua dicendo: “Durante l’incontro, ognuno ha confermato, o rivelato, di aver deciso di sostenere Bergoglio al primo scrutinio, ed è anche stato menzionato che altri cardinali che erano sulla loro stessa lunghezza d’onda avrebbero votato per lui”, arrivando ad avere “almeno 25 voti per Bergoglio”.

Così Murphy-O’Connor, in seguito, raccontò a O’Connell: “È stato fondamentale avere quel sostegno nel primo scrutinio”. “In effetti – continua O’Connell –, non meno di tre partecipanti mi hanno confermato che ‘quell’incontro fu quello decisivo’”. Anche il cardinale Kasper ha parlato con l’autore del libro di quest’evento cruciale, dicendo che solo allora ha capito che Bergoglio aveva una possibilità: “Due giorni prima del conclave, c’era un piccolo gruppo [di cardinali, ndt] di diversi paesi, non solo italiani, ma anche alcuni dal Vaticano, i quali hanno detto avremmo dovuto guardare a Bergoglio. Quindi è stato chiaro per me. Prima tutto era molto incerto, ma il suo intervento nelle riunioni del pre-conclave fu molto importante; il suo discorso ha avuto un grande impatto”.

O’Connell riferisce che, secondo le sue fonti, Bergoglio non è stato informato su nessuno di questi incontri pre-conclave qui menzionati.

Murphy-O’Connor, che gestiva i giochi dietro le quinte, ha detto a O’Connell in seguito: “La chiave stava nel convincere gli asiatici e gli africani a sostenere Bergoglio”. Ha aggiunto che “quando sarà scritta la storia del conclave verrà mostrato che durante la settimana delle Congregazioni Generali, una piccola minoranza aiutò i cardinali a capire che i primi (Scola, Scherrer e Ouellet) non erano gli uomini adatti a guidare la Chiesa in questo momento della storia, e che l’unico candidato era Bergoglio”. Poco prima che il Conclave iniziasse, il cardinale inglese parlò con Bergoglio uscendo da San Pietro dopo la Messa, e dopo una breve conversazione, disse al prelato argentino: “Stai attento!”, e che quest’ultimo annuì dicendo: “Capisco!”. Murphy-O’Connor insiste che nessuno sapeva chi sarebbe uscito dal conclave come nuovo papa.

O’Connell in seguito ha parlato con il cardinale inglese di questa storia, come rivelato dallo stesso Murphy-O’Connor nelle sue memorie, e il prelato ha poi detto al giornalista di aver avuto “l’impressione che Bergoglio avesse accettato nel suo cuore che potesse essere eletto papa”. “In effetti”, continua l’autore del libro, “lui [Murphy-O’Connor, ndt] sentiva che l’argentino sapeva di poter essere eletto. Egli rivelò, inoltre, che a un certo punto durante le Congregazioni Generali, andò a Bergoglio e disse: ‘Penso che abbiamo bisogno di questo e di questo tipo di papa’. Quando Bergoglio rispose: ‘Sono d’accordo’, Murphy-O’Connor gli disse: ‘Tu sei l’uomo!’”.

Bergoglio viene poi citato [nel libro, ndt] per aver detto agli amici dicendo agli amici: “Non ho mai pensato che sarei stato eletto”.

Come risulta [dal libro, ndt], Bergoglio ricevette 26 voti nel primo ballottaggio del conclave del 2013, mentre Scola ne ebbe solo quattro. A causa del fatto che l’episcopato italiano – il cui “blocco” aveva il maggior numero di elettori (28) – era diviso su chi eleggere, e anche causa di altri motivi, le possibilità di Scola stavano affondando. La candidatura di Bergoglio, dopo il primo scrutinio era incoraggiante, e ha continuato a rafforzarsi. Con il secondo scrutinio, aveva più voti di Scola (45 su 38), e poi ha continuato a guadagnare voti fino a quando non è stato eletto al quinto scrutinio (Qui un estratto del libro sul numero dei voti negli scrutini). Lui [Bergoglio, ndt] ha ricevuto il sostegno da una varietà di paesi e continenti, come Europa, Asia e Africa. Inoltre, cardinali come Maradiaga, Gracias, Turkson, Tauran e Kasper “non hanno mascherato il loro sostegno per lui”.

Papa Francesco, in seguito, disse che la sua elezione fu una “completa sorpresa” per lui. Ma quando ha incontrato Murphy-O’Connor dopo la sua elezione, gli ha detto: “Sei tu il colpevole: mi hai detto che sarei diventato papa”.

******


Ed ecco le nostre considerazioni.

Prima di tutto, va fatto notare che Jorge Mario Bergoglio, oltre ad Andrea Tornielli, ha sempre avuto dei “referenti” in Italia, per esempio i vaticanisti Gianni Valente (colui che ha sempre riletto il pontificato e la vita di Ratzinger in chiave progressista) e Stefania Falasca (colei che ha aggredito letteralmente Benedetto XVI per il suo testo appena uscito, vedi qui), marito e moglie; nonché un importante personalità italiana che gli mandò una macchina a prenderlo al suo arrivo a Roma per i conclavi del 2005 e del 2013 (secondo noi si tratta niente meno che di Andrea Riccardi della potentissima Comunità di Sant’Egidio, del resto smentite non ne abbiamo ricevute).

In secondo lui luogo, a che pro O’Connell ha scritto questo libro? Vuole forse dimostrare che l’allora cardinale Bergoglio fu estraneo alle — presunte, secondo lui — manovre fatte dal “Team Bergoglio” prima del conclave del 2013 — ignorando il divieto della UDG — affinché il candidato prescelto non perdesse come in quello del 2005?

Beh, se così fosse, il nostro, come si suol dire, trucca le carte.

Tra l’altro egli cita spesso due cardinali deceduti, Murphy-O’Connor e Lehmann, che dunque non potranno confermare, né smentire, le dichiarazioni riportate nel libro; inoltre recentemente è morto anche il card. Danneels, colui che rivelò al mondo l’esistenza della, da lui definita, “mafia di San Gallo”.

O’Connell, infatti, ignora — od omette — fatti importanti che confermano, sì, che l’allora card. Bergoglio non abbia partecipato all’operato del “Team Bergoglio” (se è per questo non ha mai partecipato neppure alla mafia san Gallo), ma che fosse perfettamente a conoscenza di ciò che si stava facendo per farlo eleggere, ne era perfettamente costantemente informato. E mentre gli altri giocavano le proprie carte, Bergoglio affilava il programma.

Rammentiamo che egli, tra il 3 e l’11 marzo del 2013, partecipò a due cene (oltre a quelle menzionate del libro, ma non queste) che gli servirono per scegliergli dei collaboratori fondamentali per governare il Vaticano, tra cui il futuro Segretario di Stato, Pietro Parolin, e il futuro prefetto per il clero, Beniamino Stella. Scusate l’irriverenza, ma lasciatelo dice: si è trattato proprio delle classiche “cene dei cretini“!

Inoltre è falso che la sua elezione sia stata per Bergoglio una “completa sorpresa”. In un nostro precedente scritto, facemmo notare che si portò in conclave il suo anello episcopale e la catena del suo discutibile pettorale: si era preparato giù tutto, alla sua prima apparizione pubblica da Papa. Quando si presentò alla Chiesa e al mondo quella sera del 13 marzo, non si presentò confuso e improvvisato o emozionato, come sarebbe stato normale, piuttosto tra le poche parole più significative espresse, c’era già l’idea del suo programma. Il programma dei giorni successivi fu chiaramente un copione ben preparato, impossibile per un Papa che non avesse la più pallida idea di essere eletto.

8 pensieri riguardo “Al conclave del 2013 lo Spirito Santo trovò il papa già eletto?

  1. Ma non è prevista la scomunica “latae sententiae” per chi prende accordi pre-elettorali fuori del Conclave? In questo caso Bergoglio sarebbe un usurpatore.

    "Mi piace"

    1. Io non sono un esperto ma sembrerebbe che Giovanni Paolo II abbia promulgato una legge che vieta espressamente questi incontri segreti e scomunica automaticamente chi osa farli. Quindi di fatto sarebbero tutti scomunicati , pure Bergoglio , il quale, di conseguenza, non può essere papa. Ma nemmeno cattolico.
      Qualcuno può confermare?

      "Mi piace"

  2. l’alternativa è che lo Spirito Santo combatte il proprio regno..cosa impossibile.
    Bergoglio non è il vero papa, e non ci vuole tanto a capirlo..più che vicario di Cristo, Bergoglio è un anticristo.
    Tra l’altro la somma dei valori ASCII di BEGOGLIO è 666. Un caso?

    Pace e bene

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...