La dis-grazia… non è l’essere veri poveri perché significa essere senza la grazia, significa l’aver perduto in qualche modo “la grazia“; si può anche essere poveri di talenti, ma non senza la grazia, non disgraziati…. Lazzaro, per esempio, della famosa parabola di Gesù con il ricco (Lc.16,19-31), era povero, ma non era un disgraziato, anzi, era talmente ricco di grazia che meritò subito il Paradiso…. il ricco che non mancava di nulla, per la sua avidità cadde invece in disgrazia, finendo all’inferno.
Troppe volte si pensa, erroneamente, che la morale sia racchiusa esclusivamente nelle questioni sessuali, dimenticando che è ciò che maturiamo nei pensieri della mente e del cuore (Mc.7.17-23) a dare origine ad ogni forma di immoralità, alla perversione, finendo così in dis-grazia, appunto. Così il peccato di PLAGIO…. è un grave peccato perché lede la dignità altrui, è un rubare il lavoro di altri per prendersi meriti che non si hanno… “Quello che ho fatto è sbagliato, e mi dispiace“, ha ammesso nelle dichiarazioni telefoniche di Roma al quotidiano canadese National Post. “Non so cos’altro dire.”
Con queste parole, dopo essere stato scoperto, così si è “difeso” Padre Rosica! Per carità, nessuna gogna da parte nostra, ma un sacerdote che commette certi errori, non può cavarsela con un “Non so cos’altro dire. Mi dispiace…”….. non basta! Come ognuno di noi, e a maggior ragione perché sacerdote incardinato in un ruolo in cui rappresenta spesso la “voce” della Chiesa, deve poi essere consequenziale nella PENITENZA. Quando uno scandalo è pubblico, pubblica deve essere l’ammenda, affinché tutti possano comprendere che il punto centrale non è l’essere caduti, ma il coraggio di rialzarsi chiedendo perdono a tutta la Chiesa e facendo ammenda pubblica, per riparare il danno fatto.
Questa procedura è diventata un optional nella prassi e nella pastorale di oggi…. e non è solo colpa di Padre Rosica, sia ben chiaro…. egli potrebbe essere solo l’ennesima vittima di un sistema interno alla Chiesa (e nel mondo) il quale alimenta e aiuta gli uomini A PECCARE – finché va tutto bene – salvo poi essere scoperti e avanzare non con la conversione, il pentimento e LA PENITENZA, l’abiura pubblica… ma piuttosto pur ammettendo l’errore, si procede con uno stadio superficiale della VERGOGNA… mitigando però il senso del peccato commesso, finendo così per trovare una pur sempre legittima giustificazione definendola, magari, UN DIRITTO anche quando riconoscendo di aver peccato, certi diritti, non si hanno più! Quindi, attenzione, non un insano moralismo…. ma quel GIUDICARE SECONDO GIUSTIZIA di cui Gesù stesso ci insegna e raccomanda (Gv.7,24), provvedendo noi stessi di imparare anche qualcosa dai peccati altrui, per correggere i nostri!
Parliamo così del basiliano padre Thomas Rosica, come spiega qui Marco Tosatti riportando i fatti, che ha rassegnato le dimissioni da alcuni incarichi universitari negli Usa perché i suoi interventi erano scopiazzati da altre fonti, senza la citazione. Ma il religioso, spiega giustamente Tosatti, è anche il portavoce vaticano di lingua inglese. Uno scivolone che ora mette in imbarazzo la credibilità del suo ruolo come voce della Santa Sede.
Questa “credibilità”, per la verità, padre Rosica l’aveva perduta fin da quando venne nominato e incaricato di fare da portavoce – della sezione inglese – al Sinodo per la famiglia e già da qui si riscontrarono atteggiamenti e impostazioni atti a capire bene come egli avrebbe dovuto fare DA FILTRO in quel Sinodo, evitando di riportare le “voci fuori dal coro dei Vescovi”, ossia… CENSURARE LE VOCI DOTTRINALI E MAGISTERIALI…. Chi ha avuto modo di seguire quei due Sinodi vergognosi, la loro vergognosa impostazione, dovrà ricordare perfettamente le discussioni che questo sistema da SOVIET aveva imposto ai giornalisti ma anche a tutti i Fedeli Laici che non dovevano sapere la verità…
Il “chi non risica, non Rosica…” è pertanto UN MONITO anche a tutto l’entourage del CENTRO DELLE COMUNICAZIONI VATICANE…. perchè non dobbiamo dimenticare il caso di Dario Viganò con l’infamante e la spudorata censura che fece alle parole di Benedetto XVI contro la teologia di Bergoglio presentata in una serie di libretti davvero osceni e pornografici, per cui Benedetto si rifiutò categoricamente di apportare la sua firma e il suo placet, si legga qui il caso scandaloso. Dario Viganò, una volta scoperto, si dimise è vero…. e Bergoglio suo malgrado dovette accettare quelle dimissioni che però non lo hanno messo in una condizione di pentirsi pubblicamente per riparare il danno, ma venne nominato “Assessore” del medesimo centro delle Comunicazioni vaticane e non solo, ma nelle parole di Bergoglio non ci fu reprimenda di un padre nei confronti di un figlio che aveva gravemente sbagliato, ma UNA CAREZZA di consolazione… quasi a ringraziarlo per essersi SACRIFICATO per un fine più grande: pubblicizzare la sua personale teologia maldestra e bislacca… vedi qui.
Concludiamo con le riflessioni di Tosatti:
Le operazioni di plagio di padre Rosica hanno inizio almeno dal 1991, e forse – ma l’argomento deve essere studiato – anche da prima. La scoperta è nata da una delle frequenti discussioni che il religioso basiliano, sostenitore senza dubbi della “rivoluzione” nella Chiesa, sostiene contro quelli che lui considera i nemici del rinnovamento, e in particolare, nel caso in questione, da una conferenza infuocata che ha tenuto contro l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, all’università di Cambridge. È possibile che l’astio nei confronti di mons. Viganò, oltre che da ragioni ideologiche, sua alimentato dal fatto che l’ex nunzio ha dimostrato che sia padre Lombardi che padre Rosica hanno dichiarato cose inesatte relativamente all’udienza che papa Bergoglio concesse durante il viaggio negli Stati Uniti a Kim Davis, l’impiegata che preferì andare in prigione piuttosto che registrare il matrimonio fra due uomini. L’udienza, di cui si seppe solo al ritorno, suscitò l’ira di Obama e dei democratici e il Vaticano cercò di sminuire il fatto e di attribuirne la responsabilità all’ex nunzio. Che però rese noto il memorandum con cui aveva informato sia il Pontefice (che si disse d’accordo) che i vertici della Segreteria di Stato (d’accordo anche loro). Lombardi e Rosica cercarono di sostenere la colpevolezza di Viganò nell’affare.
Il professor John Rist però si accorse che la conferenza pronunciata da Rosica non era farina del suo sacco; fece i debiti controlli, e scrisse un articolo, pubblicato da LifeSiteNews, in cui sosteneva che il padre basiliano si era appropriato nel suo discorso delle parole di almeno cinque autori che non si era preoccupato di citare, e spacciando il tutto come sua opera.
La scoperta di Rist ha messo in moto la curiosità, e l’abilità, di Mathhew Schmitz, direttore della rivista statunitense First Things, e del direttoredi Canadian Luthera, Matthew Block, che hanno rivelato come Rosica abbia incluso passaggi interi di testo presi da altri autori, senza citarli, in molti dei suoi scritti, e sempre di conseguenza, attribuendosene la paternità. E su questa scia altre pubblicazioni, come Catholic News Agency, Breitbart e il National Post hanno aggiunto scoperta a scoperta. E proprio ieri Matthew Schmitz ha aggiunto un’ultima perla: un articolo scritto da Rosica per America Magazine, la rivista dei gesuiti americani, iper progressista, di cui è redattore l’attivista Lgbt nella Chiesa, James Martin sj, “è stato quasi interamente preso da scritti del cardinale Wuerl”. Il che porta a un problema ulteriore: quanto i redattori che ospitavano gli articoli di padre Rosica rivedevano e controllavano i suoi scritti.
Lo scandalo ha messo in difficoltà anche i gesuiti del Canada, che prima dell’esplosione avevano annunciato che padre Rosica sarebbe stato insignito del premio Magis durante la cena provinciale annuale del 24 aprile prossimo. In una nota, la Provincia fa sapere che “i gesuiti del Canada hanno seguito le recenti notizie sui mezzi di comunicazione relative ai plagi commessi da padre Rosica CSB, azioni di cui si è reso responsabile e per le quali ha chiesto scusa. Il plagio è una grave offesa contro l’onestà intellettuale e la comunità degli studiosi”.
È comprensibile che padre Rosica dia le dimissioni dalle sue posizioni accademiche, ed è comprensibile anche l’imbarazzo dei gesuiti canadesi. Si attende adesso che anche il Vaticano prenda una posizione. Non è credibile che uno scandalo come questo, che tocca il responsabile della comunicazione in lingua inglese, avvenga senza che l’istituzione di più alto livello per cui opera, cioè il centro della Chiesa cattolica, non si accorga di nulla, o finga di non accorgersi di nulla. Il plagio, ammesso e riconosciuto, è qualche cosa che indebolisce profondamente lo status e la credibilità di un portavoce. E, di conseguenza, dell’istituzione nel cui nome agisce.
A scanso di equivoci, ed essendo giunti in Redazione alcuni commenti atti a giustificare le copiature, affermando che anche qui si “copia”, sono stato incaricato di dire due parole sul caso, e lo faccio volentieri:
1) il peccato di plagio esiste, ed è un peccato veniale dal quale, anche per il più piccolo, tutti i battezzati devono correggersi. Esso è un abuso ed è un agire con falsità nei confronti di chi – in questo caso – si è visto sottrarre parte dei propri lavori, senza esserne citato alla fonte, o almeno nelle classiche “Note” a piè di pagina.
2) Nella concezione della morale cattolica non si tratta di difendere un “copyright”, per tutelare questo esistono le leggi dello Stato. Il dizionario etimo.it riporta, ad esempio, come l’etimologia del termine “plagium” significasse all’inizio il “delitto di colui che comprava o vendeva come schiavo un uomo che sapeva essere libero, ovvero corrompeva, sviava gli schiavi altrui, o li nascondeva se fuggitivi”, naturalmente per rivenderli…
Si passò poi al “ratto dei fanciulli” ed infine passò a significare così anche il “furto” letterario o scientifico, opere o scritti altrui, spacciandoli come propri. E’ evidente così che, il plagio, è un peccato che può diventare anche grave.
3) In un articolo del maggio 2015, Tullio Serafini dimostrava come nel corso dei secoli molti nomi illustri sono caduti in questo “peccato veniale” terminando con due battute: la prima affermando come lui stesso, per fare l’articolo, abbia usato questo sistema di scopiazzare in rete per creare l’articolo, ma senza citare le fonti (è questo il dolo);
la seconda trovando come giustificazione quanto segue: “già nel IV secolo il grammatico latino e maestro di san Girolamo, Elio Donato: “Chi se ne importa di chi ha avuto prima di noi le nostre stesse idee”, bisogna vedere poi che cosa si fa di questi furti letterari: se una sciocchezza o un opera d’arte…”
Appare evidente che il dolo non sta nel copiare idee o scritti altrui, ma di negarne la provenienza, di citarne la fonte originale, delle volte il dolo sta anche nell’usare del materiale altrui per usarlo ad altri fini ed altri scopi, contrariamente la fonte originale; sta in quel “chi se ne importa di chi…” recando ad esso un primo danno se la copiatura viene usata per altri scopi e fini non etici e non morali, ed un secondo danno se, copiati i suoi lavori, il copiatore se ne prende i meriti perché l’Autore originale rimane sconosciuto per dolo.
4) Quanto a questo sito in cui collaboro insieme al sito di “Cooperatores Veritatis” non vi è affatto alcun plagio: ogni editoriale è sempre correlato di fonti e di link detti “dall’originale”. Si fanno proprie le idee buone e sante portando, appunto, le così dette “citazioni”, si citano fonti ed autori sia per giudicare errori dottrinali, sia per elogiare e fare propri quei testi dottrinalmente edificanti. Agire in questo modo non è copiare e neppure plagiare.
Come diceva Marco Valerio Marziale (poeta romano come riporta wikipedia, dell’anno 38 d.C.): “Smettila di abusare dei miei versi, o pubblicane alcuni dei tuoi…”, il problema sta in quell’abusare a volte per pigrizia, danneggiando l’autore, questo fa diventare una cosa innocente, un peccato veniale che può anche diventare grave, quando si arrivasse a ledere la dignità altrui.
Cari saluti a tutti, Atanasio
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Gentile “iesse35” non pubblichiamo il commento integralmente perché il link da lei portato occupa troppo spazio. Ad ogni modo non si preoccupi che ben sappiamo che ci sono molti altri che, come lei ha commentato: “chi è dell’arte stima l’opera”, citando così wikipedia contro Marco Tosatti.
Ma vede, potremo fare lo stesso con wikipedia le cui fonti non sempre sono fedeli alle trascrizioni, e molti testi che ricopia dalla rete, le segnala come “senza fonte”…. ma non è così, noi spesse volte le troviamo queste fonti…. inoltre in molti casi chiunque potrebbe modificare i testi (non sappiamo se ora il sistema è cambiato, fino a qualche anno si poteva fare con il tasto “modifica”) e in molte questioni ecclesiali e cattoliche, wikipedia non è affatto attendibile, ma lasciamo perdere…
Si potrebbe far proprio il famoso detto di Gesù del “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, ma Tosatti non ha scagliato la pietra a nessuno, e neppure noi da qui, lo abbiamo specificato, niente gogna a nessuno, il problema è ben altro e che forse a lei è sfuggito.
Non stiamo parlando di un giornalista a caccia di notizie (Marco Tosatti) il cui mestiere lo può portare indubbiamente su questa stessa strada (per esempio un giornalista può, per deontologia, NON rivelare affatto le sue fonti, o altre fonti delle quali si serve; così come un sacerdote non può rivelare i contenuti di una confessione), così come abbiamo constatato quanti copiano i nostri editoriali e non mettono mai la fonte…..
Non ci interessano le rivendicazioni, ma il “caso” che non è di un giornalista o di un sacerdote qualunque, ma è il portavoce della Sala Stampa Vaticana di lingua inglese… ossia, ciò che dice diventa “voce della Chiesa”, non se ben comprende la diversità della responsabilità.
E mentre Tosatti non ha fatto certo carriera usando wikipedia senza citarla…. (il dolo di cui si è parlato), Rosica sì, ha fatto carriera sulla pelle degli altri.
Per il resto ringraziamo Atanasio per averci dato, oggi, un poco di respiro.
COMMENTI AD INSULTI GRATUITI (e questo vale per tutti) NON VENGONO ACCOLTI.
Chi vuole contribuire lo faccia con argomenti interessanti e domande intelligenti, grazie
Lo Staff
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Nel mio commento non c’erano insulti gratuiti vogliate specificarlo, scritto come lo avete scritto voi sembrerebbe il contrario, grazie
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RISPONDIAMO QUI
Gentile Iesse35…. lo abbiamo specificato, abbiamo sottolineato che il collegamento da lei messo era eccessivo, riportando per altro l’unica frase da lei scritta.
Quanto all’avviso è generale, basterebbe leggere anche l’intervento dell’amico Atanasio sopra il suo, atto a specificare che abbiamo ricevuto commenti che non si potevano condividere, mentre il suo, come vede, lo abbiamo usato per spiegare al meglio la situazione.
Grazie
Lo Staff di cronicas…..
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