«Il cattolico non è quasi mai spaventato dall’immagine che i protestanti gli offrono del cattolicesimo, mentre a volte teme l’immagine cattolica del cattolicesimo; il che può essere un buon motivo per non sottolineare in maniera eccessiva gli aspetti difficili o sconcertanti della dottrina. Per il bene del convertito, bisogna anche ricordare che una parola sciocca pronunciata all’interno della Chiesa fa più danni di migliaia di parole sciocche dette al suo esterno…» (G.K. Chesterton in La Chiesa Cattolica)
“Ma quando Cefa venne ad Antiochia mi opposi a lui faccia a faccia, perché si era messo dalla parte del torto…” (Gal.2,11)
Questa premessa ci consente di entrare all’interno di un articolo molto interessante, in lingua portoghese dal Blog Fratres in Unum.com e ben tradotto dal sito Una Vox, così da farlo nostro, anche se non proprio alla lettera perché fruibile di discussione, materia di onesti confronti e di sana critica, ed offrirlo comunque alla vostra riflessione ricordando, appunto, sia l’atteggiamento corretto assunto da san Paolo davanti a Cefa, sia tenendo a mente le espressioni del grande Chesterton.
Dal canto nostro dedicammo qui un articolo sulla ignavia di cardinali e vescovi… di fronte a questa grave situazione, ricordandovi anche gli ultimi editoriali nei quali abbiamo trattato gli stessi argomenti.
Una finzione chiamata Francesco
Non è durato a lungo. Infatti, l’attuale pontificato gode di una certa sopravvivenza solo per inerzia. È una sorta di vita vegetativa che persiste solo nel non morire. Ma il popolo non si sbaglia più.
Gli scandali sessuali negli Stati Uniti, il disagio degli europei per l’ossessione migratoria del Pontefice, la sconfitta della sinistra nei Paesi più importanti dell’Occidente, sono segni più che eloquenti di un pontificato autistico, incapace di interagire con la realtà, totalmente alienato.
Anche tra i vescovi, il cui consenso adulatorio raggiunge livelli di indecente eccitazione verbale, non si tratta neanche di cose ripetute a pappagallo, ma di discorsi avulsi dalla pratica. In verità, la Chiesa di Francesco è un progetto nato morto e i suoi maggiori propagandisti sono quelli stessi che lo abortiscono, relegandolo solo nella prigione delle parole, senza una qualche possibilità di incarnazione.
Per altro verso, le persone seguono il loro istinto di pecore, quelle stesse pecore di cui Papa Francesco pretende di portare l’odore, ma da cui si allontana nel suo operato, alleandosi con tutta l’élite finanziaria che vuole usare il cattolicesimo solo come cartellone per le sue idee libertarie. Ovviamente, tutto questo non sarebbe possibile senza il declassamento della Chiesa al livello di una mera società umanistica ammantata di apparenza religiosa.
Giustizia sociale, pace nel mondo, ecologia integrale, diplomazia multilaterale e l’“altro” sono il gergo del lessico bergogliano, un dialetto pastorale il cui tenore non solo è incomprensibile per il cattolico ordinario, ma attiene soprattutto a parole chimeriche, volteggianti, che autodenunciano una totale perdita di contatto con il mondo concreto, con i problemi reali.
E le persone se ne vanno… In Europa diventano agnostici; nelle Americhe, protestanti, perché nessuno sopporta più la cacofonia psicologica di discorsi in cui le parole non sono più collegate alla realtà.
Il problema del cattolicesimo odierno è eminentemente cognitivo. Non si tratta solo di una linea teologica o di uno stile di governo papale… Gli ecclesiastici fluttuano su nuvole color rosa, le loro parole sono meri zufoli di vento, pieni di nulla. I progressisti continuano a seguire la stessa strada della scuola di Francoforte, specialmente di Luckacs, e continuano a scambiare il popolo reale con un “popolo possibile”, esistente solo nelle loro menti intossicate della mondanità. Ed è con questo popolo immaginario che parlano, è per esso che scrivono, è per esso che predicano, e dal momento che esso non esiste, le persone reali guardano perplesse il dialogo tra il prete e il fantasma teologico, si rendono conto che il prete è impazzito, e uscendo per strada incontrano il pastore pentecostale che tocca loro la testa, ascolta i loro problemi reali e li aiuta ad attivare la loro fede: un cattolico di meno a Messa, un protestante in più al culto non cattolico.
Come è stato possibile arrivare a questo livello di rottura tra gli ecclesiastici e gli uomini normali?
Dall’inizio del XX secolo, la Chiesa cattolica è stata come sequestrata, segregazione che si è intensificata col papato di Paolo VI e che ha raggiunto un livello totalizzante con l’attuale pontificato: la diplomazia vaticana ha preso il sopravvento su tutta la Chiesa cattolica.
Sono i diplomatici che governano la Curia romana, sono loro che amministrano le nunziature e vi lavorano dentro, sono loro che scelgono i vescovi e lo fanno sempre con il criterio più diplomatico che esista: uomini innocui, privi di opinioni, che scivolano tra i conflitti del clero con guizzi da anguille, abbastanza inetti da non aver alcuna idea formata; politici che pensano solo ad adulare i loro superiori, gente senza fede e che non possiede alcun tipo di forte convincimento religioso che possa essere interpretato come fanatismo o fondamentalismo; in definitiva, soggetti completamente neutri, senza personalità, ma che sanno amministrare molto bene le finanze di una diocesi, perché, in fin dei conti, è da qui che si misura il loro successo pastorale.
I diplomatici sono solo burocrati che devono promuoversi attraverso la legittimazione reciproca. Essi vivono in un teatro i cui spettatori sono essi stessi. Il loro scopo è solo quello di ascendere nella gerarchia interna della diplomazia vaticana.
Questi signori si dedicano ad interpretare i loro ruoli e non sospettano nemmeno che dietro di loro ci sia un mondo reale. Essi interagiscono, quindi, solo con loro stessi e si muovono solo attraverso pure idee prive di ogni sostanza. Non c’è da stupirsi se hanno lanciato la Chiesa tra le nuvole, come un aquilone in un pomeriggio d’estate.
Lo stesso Papa Francesco, tra l’altro, è una finzione mal compresa. L’idea stessa che egli sia un “papa pastorale” è un’assurdità. Per capirlo, basta leggere la sua biografia: non è mai stato parroco, nemmeno per un giorno; ha trascorso tutta la sua vita occupandosi degli affari interni della Compagnia di Gesù o dei collegi dello stesso Ordine. È andato a studiare in Germania, ma non ha ottenuto abbastanza voti per continuare gli studi. Sempre in conflitto con i suoi confratelli gesuiti. Denunciato da padre Kolvenbach come ambizioso, è riuscito a farsi nominare vescovo ausiliare di Buenos Aires, poi arcivescovo e, infine, papa.
Il Papa argentino non ha una base filosofico-teologica e nemmeno una sufficiente esperienza pastorale. Non gli è rimasto altro che quel romanticismo idealistico, da caffè e irreale, circa un popolo che esiste solo sui giornali, nei libri sulla “teologia del popolo”, nei discorsi appassionati e deliranti di chi non si è mai confrontato seriamente con la realtà.
Il popolo, prigioniero nelle mani di burocrati smarriti, affidato alle cure di vescovi che si comportano come figure formali, guidato da un papa che coniuga l’onnipotente fiducia in se stesso con l’incompetenza multidisciplinare, non c’è da stupirsi che vada nella direzione opposta al completo disorientamento dei suoi capi. In altre parole, non è esattamente il popolo ad essere disorientato, sono i pastori. Il popolo ha semplicemente imparato ad ignorarli.
E il popolo li ignora perché capisce quello che sono, o meglio, quello che non sono.
Sotto questo aspetto, Bergoglio personifica bene il momento attuale. Un papa pastorale che non è mai stato pastore, un uomo che vuole mutare la storia della Chiesa, ma è ignorante di teologia… Come il semianalfabeta Lula si piccò di firmare un decreto di riforma ortografica, Francesco è solo il firmatario di ciò che gli dicono i burocrati, in quanto loro stessi vanno lanciando la Chiesa in un oceano di palloncini e di aquiloni volanti.
Il caos ecclesiale nel quale questo pontificato ci sta gettando è frutto più dell’incapacità intellettuale di questi signori, che di altro. Essi pensano perfino di camminare verso la Chiesa di Gesù, mentre invece stanno delirando in mezzo a banderuole colorate.
Francesco è un nome vuoto, l’etichetta di una finzione, il nomignolo di un sistema fallito; per i buoni cattolici: un incubo da cui anelano svegliarsi, perché si ridia loro la vita, la dottrina, la Chiesa, perché possano ritornare sulla via di Dio, di Dio che regge la realtà, di Dio che allieta la nostra giovinezza.
- «Il Cristo è stato il riformatore dell’umanità, predicando e manifestando il bene morale nella sua vita, io invece sono chiamato ad essere il benefattore di questa umanità, in parte emendata e in parte incorreggibile. Darò a tutti gli uomini ciò che è loro necessario. Il Cristo, come moralista ha diviso gli uomini secondo il bene e il male, mentre io li unirò con i benefici che sono ugualmente necessari ai buoni e ai cattivi. Sarò il vero rappresentante di quel Dio che fa sorgere il suo sole e per buoni e per i cattivi e distribuisce la pioggia sui giusti e sugli ingiusti. Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace. Egli ha minacciato alla terra il terribile ultimo giudizio. Però l’ultimo giudizio sarò io e il mio giudizio non sarà solo un giudizio di giustizia ma anche un giudizio di clemenza. Ci sarà anche la giustizia ma non una giustizia compensatrice bensì una giustizia distributiva. Opererò una distinzione fra tutti e a ciascuno darò ciò che gli è necessario…» (Vladimir Sergeevic Soloviev – Il Racconto dell’Anticristo)
Ci hanno girato questa immagine:
“Lo pugnaceo felide ne lo suo meritato reposo poscia aver fatto sol boccone del sorcio saraceno!”
AVANTI MIEI PRODI!!!!
al di là dei sorrisi sguaiati e della letizia intimata, delle facce tutte uguali di replicanti fifoni si respira un’aria gelida e desolata da Blade Runner, un’atmosfera cupa e lasciva da Eyes Wide Shut, un clima appiccicoso e depravato da lupanare Pompeiano, uno stato caotico e sregolato da fine regime… che fine faranno i replicanti ?
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You mis-spelled “pulcioso”
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https://it.aleteia.org/2019/01/28/papa-francesco-in-confessionale-ho-capito-il-dramma-dellaborto/?utm_campaign=Web_Notifications&utm_source=onesignal&utm_medium=notifications
Leggendo l’ennesima conferenza “per aria” del Papa, si percepisce in tutta la sua drammatica verita’ il fatto da voi sottolineato: non e’ mai stato nemmeno parroco! E in effetti colla gente vera, di cui si riempe cosi’ facilmente la bocca per raccontare storielline, ha avuto poco a che fare. Sembra che solo adesso da papa, dove gli tocca ogni tanto sentire delle persone in confessionale, si renda conto della vita e dei drammi reali. Peccato che, come sempre, li stravolge a favore della sua logica non-cattolica. Perdonatemi, ma dire ad una donna che ha abortito di cantare la ninna-nanna al bambino mai nato, mi suona patetico ed offensivo, per il bambino ovviamente! Non ho mai avuto la disgrazia di dover prendere una decisione simile e lungi da me il giudicare in questo senso. Dalle testimonianze lette e sentite, si distinguono chiaramente due categorie di donne che hanno scelto l’aborto: c’e’ chi sente inevitabilmente un peso enorme (per loro, colla confessione e un lungo percorso di guarigione, c’e’ possibilita’ di savezza e auto-perdono)’ c’e’ chi poi dichiara senza problemi che abortire e’ una sciocchezza e che l’ha fatto anche piu’ di una volta, senza problemi ne’ morali ne’ fisici conseguenti.
Osservo inoltre che il papa si dice esausto della GMG! E cosa avrebbe mai potuto dire Santo Giovanni Paolo II, dopo estenuanti giornate con milioni di giovani (non 4 gatti come ora!!)? Probabilmente avrebbe detto di sentirsi galvanizzato ed energizzato dai giovani.
Poi i soliti luoghi comuni..la storiella del bambino di colore di 5 anni alla frontiera della Colombia. proveniente dall’Africa! E come ci e’ arrivato da solo fin la’? E perche’ sfruttare (ed abusare) di queste immagini per far passare il solito, logorante discorso sui migranti?E di nuovo l’invito ai Cattolici ipocriti a non dichiararsi tali! E ai papi, vescovi, cardinali e preti finti cattolici, che invito possiamo fare noi, poveri laici cattolici colpevoli di ogni immondizia perche’ credenti?
Infine sulla possibilita’ di preti sposati, giudicate voi come sia costretto ad arrampicarsi sugli specchi, perche’ o dici si o dici no, lo avra’ capito?? Alla fine ammetto che debba sentirsi esausto con tutto questo barcamenarsi fra mezze verita’. Consiglierei al Santo Padre di riposare in aereo la prossima volta o magari celebrare una Santa Messa come Dio comanda. Almeno non direbbe nulla di imbarazzante o interpretabile in mille modi (se dormisse, non se celebrasse la Messa!)
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Gentile Elena…. stiamo attenti “NOI”…. a non arrampicarci sugli specchi…. 😉
Spieghiamo meglio alcune affermazioni dell’intervista:
Abbiamo seguito sia la domanda che la risposta e ci sembra che Bergoglio abbia risposto abbastanza bene…. non ha affrontato il problema dal punto di vista della donna che ha peccato ma… DELLA DONNA CHE PECCANDO SI E’ PENTITA 😉 quindi ha consigliato bene la donna.
Il punto è il dramma nel dramma che si scatena quando, una donna che ha abortito…. prende poi coscienza del male che ha fatto e subentra allora anche la depressione, il senso di colpa e il rischio di NON riuscirsi a perdonare per il male che ha fatto, pur ESSENDOSI CONVERTITA E AVENDO CHIESTO PERDONO…
Il papa infatti parte dal concetto della donna pentita e nel confessionale (che mette a nudo la persona) allora lui consiglia di parlare a quel figlio ucciso e RICONCILIARSI ANCHE CON LUI 😉
Perciò ha risposto bene!
Anche sulla questione del celibato è partito citando una frase di Paolo VI che è ovviamente la SUA risposta: piuttosto che togliere questa legge sul celibato sacerdotale, io do la mia vita!
E’ c’è da crederci se non altro perché da gesuita che è a lui i preti sposati NON piacciono affatto…. RECITA LA PARTE DEL COMPAGNONE AMICONE DI TUTTI, ma è rigido sul celibato del sacerdote…
Su altro che ha detto è vero: in casi di estrema ratio e di situazioni al limite… non essendo la Legge del celibato sacerdote un dogma, la Chiesa ha il potere di rimetterla, qualche volta… così come è accaduto negli episodi raccontati da Bergoglio, ma restano appunto DEGLI ESTREMI…. è su questo che gioca ora di ambiguità: come a dire “io NON toglierò MAI la legge sul celibato sacerdotale, ma se i vescovi vorranno qualche volta farlo, chi sono io per giudicare? E’ accaduto altre volte….”
Attenzione, perciò… in queste interviste tenete bene a mente LA DOMANDA E LA RISPOSTA INTEGRALMENTE…. e dal vivo, fonte ufficiale, diffidate di ciò che riportano i Media… TUTTI i Media, anche noi se non vi portassimo la fonte ufficiale 😉
ascoltate il video integralmente e ragionate ragionevolmente: https://www.youtube.com/watch?v=pxKUR6lck0Q
Grazie.
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A me pare che altri abbiano inteso esattamente come me, cioe’ le solite “contraddizioni calcolate” da cui ciascuno ricava quel che vuole
https://onepeterfive.com/francis-contradictions/
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RISPONDIAMO QUI
Cara Elena, consigliamo questo video:
che riporta il medesimo articolo che è di Riccardo Cascioli da La Nuova Bussola 😉
Cordiali saluti, lo Staff
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“La realtà è più importante dell’idea”, pensiero esposto in “Evangelii gaudium” (nn. 231-233) e in “Laudato si’” (n. 201). Se dobbiamo stare attenti alle cose buone che dice, ascoltarle fino in fondo, per evitare di essere troppo critici, va bene. Ma allora occorre anche inquadrare queste “idee” di ragionevolezza nel contesto di una “realtà” profondamente contraria e, pertanto, contraddittoria.
Faccio solo un esempio: all’inizio del suo discorso afferma:
“il sesso è un dono di Dio, ha bisogno di essere educato. Educare significa “educere”, tirar fuori il meglio della persona e accompagnarla nel cammino… allora conta quali insegnati si scelgono per questo o per i libri di testo eccetera…”.
Tralasciando la battuta scontata sul “tirar fuori il meglio della persona…” di questi tempi…, ma poi chi dovrebbe accompagnarli nel cammino ? Padre James Martin che interviene all’incontro mondiale per le famiglie di Dublino con la relazione dal titolo: “Mostrare accoglienza e rispetto nelle vostre parrocchie verso le persone lgbt e verso le loro famiglie” ? Oppure Suor Maria Teresa Forcades, monaca benedettina propugnatrice di una Teologia cosiddetta qeer pro lgbt (fanno un po’ senso questi acronimi dall’odore acre…) che scrive libri con la prefazione di Padre José Tolentino de Mendonça scelto per gli esercizi spirituali del Santo Padre ?
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