Lettera di papa Francesco ai Vescovi USA: dottrina sì, ma pure no…

Papa Francesco ha inviato una “Lettera” ai Vescovi statunitensi che partecipano, in questi giorni, a degli Esercizi Spirituali vedi qui l’originale del testo, dalla quale possiamo riscontrare le ambiguità di un frasario arricchito da un chiarissimo cambiamento di rotta nel pensiero non solo “papale” ma soprattutto “cattolico”, come abbiamo spiegato qui: Magistero papale choc… decattolicizzante.

Di cosa si tratta?

Sono di quelle “Lettere” ufficiali, che rientrano nel magistero pontificio ordinario, che riguardano tutta la Chiesa, ma che il 90% dei cattolici non leggerà mai, clero compreso. Da una parte sarebbe meglio così…. ma dall’altra parte il “non sapere” non significa affatto un beneficio per i cattolici, specialmente di questi tempi. Queste Lettere sono indicazioni pastorali che vincolano il Clero, i Vescovi, ad obbedire alle richieste del Pontefice ed “ammaestrano” il popolo, i fedeli laici anche se, come ben sappiamo, laddove i Papi precedenti non hanno imposto mai alcun “obbligo”, questo pontificato impone ed obbliga le sue volontà.

Ma prima di leggere la questione, vogliamo segnalare l’importante APPELLO del professore Roberto de Mattei della Fondazione Lepantovedi qui –  segnalando anche la seguente opportuna iniziativa dal signor Claudio Gazzoli, tratta dai commenti qui: segnalo l’opportuno e appassionato appello del prof. Roberto de Mattei:

Dopo averlo letto ho inviato una mail al DICASTERO PER LA COMUNICAZIONE in Vaticano ( spc@spc.va) con il seguente messaggio:
sottoscrivo in toto l’appello del prof. Roberto De Mattei “OSI MONSIGNORE! UN APPELLO A VINCERE IL SILENZIO. C’È FUOCO NELLA CHIESA”.
Nome e Cognome

Invito i lettori di questo sito, qualora lo condividano, a fare altrettanto.


Torniamo alla Lettera che di per sé, come dimostriamo da tempo leggendo questo magistero, è apparentemente impeccabile, cattolica, papale, magisteriale ma… c’è sempre quel “ma” che, come spiegava l’altro giorno Stefano Fontana: dove il “ma” introduce non solo attenuanti ma eccezioni….. Leggiamo questi passaggi dalla Lettera, specialmente due, posti da noi in grassetto:

  • Il costante riferimento alla comunione universale, come anche al Magistero e alla Tradizione millenaria della Chiesa, salva i credenti dall’assolutizzazione del “particolarismo” di un gruppo, di un tempo, di una cultura dentro la Chiesa. La Cattolicità si gioca anche nella capacità che abbiamo noi pastori di imparare ad ascoltarci, aiutare ed essere aiutati, lavorare insieme e ricevere le ricchezze che le altre Chiese possono apportare nella sequela di Gesù Cristo. La Cattolicità nella Chiesa non si può ridurre solo a una questione meramente dottrinale o giuridica, ma ci ricorda che in questo pellegrinaggio non siamo né procediamo soli: “un membro soffre? Tutte le membra soffrono con lui” (1 Cor 12, 26).

La prima frase è perfetta si direbbe, o quasi, c’è il richiamo al fatto che la vera “comunione universale”, la vera via scaturisce da quel Magistero e da quella Tradizione millenaria (bimillenaria) che ci salva dal settarismo, dal particolarismo, ecc… è la difesa anche del concetto autentico della “cattolicità”.

Ma…. subito dopo – questa “cattolicità” “non si può ridurre solo a una questione meramente dottrinale o giuridica,” –…. perché “se un membro soffre” tutte le membra soffrono con lui! (??) ma che c’azzecca? LA DOTTRINA E’ DOTTRINA e non può essere usata per giustificare l’incapacità DELLE MEMBRA a risolvere certi problemi nel proprio tempo, sui quali è intessuta infatti tutta la Lettera. C’è un capovolgimento di priorità valutative, che è tutto frutto della fantasia (o di un progetto) di Bergoglio, non certo della vera creatività ed innovazione dello Spirito Santo che non può contraddirsi e non è schizofrenico!

Vi supplichiamo di non starci a rispondere con Wikipedia su “Dottrina”…. basta essere veramente cattolici per capire che “NOI” non facciamo della “dottrina” l’oggetto feticcio della nostra Fede la quale si fonda, semmai, SULLA FEDE NEL CRISTO-DIO INCARNATO, MORTO E RISORTO… e che Soggetto della Fede è dunque il Cristo Signore e nostro Dio, con tutto ciò che ne consegue insegnato dalla dottrina, appunto: docere-insegnare, sulla quale si fonda però Tradizione e Magistero. Appare invece evidente che, per papa Francesco, esiste (in lui) un serio conflitto tra il concetto di Dottrina (magistero e tradizione) e di cattolicità…. arrivando a separarle. Ecco uno dei motivi per cui non si insegna più “LA DOTTRINA SOCIALE” della Chiesa insieme, ma solo il “sociale”….

Se è vero che Magistero e Tradizione salvano la stessa CULTURA dentro la Chiesa nella sua cattolicità, come lo stesso Pontefice conferma, allora NON si può sospettare (od usare) “la dottrina” di riduzionismo della cattolicità poiché – Magistero e Tradizione – SONO LA DOTTRINA che ci rende cattolici, mentre è lo stesso Pontefice a dubitare di ciò dal momento che per lui, tale cattolicità, si determinerebbe esclusivamente DAI RAPPORTI UMANI… e non dalla dottrina. Ma…  Tertium non datur.

Esistono due sole possibilità: o la conformità all’ortodossia cattolica che è data dalla vera dottrina; oppure dottrina di dubbia cattolicità (leggasi la questione protestante e di tutte le eresie nel tempo). La cattolicità è una delle quattro “note” della Chiesa dispiegate lungo il Catechismo, designante il carattere universale che deve avere la vera Chiesa di Cristo. Essa comporta perciò l’apertura a tutti gli uomini fino alla fine della storia (evangelizzazione nella dottrina insegnata dagli Apostoli per la CONVERSIONE), senza limiti spaziali o temporali e ciò a causa dell’universale volontà di salvezza di Dio, dell’universalità della redenzione di Gesù Cristo e dell’opera dello Spirito Santo. Inoltre la Chiesa di Cristo ha la pienezza della rivelazione di Dio in Cristo, come viene affermato, secondo la nostra fede cattolica, fin dall’Antico Testamento. Il termine cattolicità quale designazione della vera ed unica Chiesa fu usato per la prima volta da sant’ Ignazio di Antiochia (fine sec. I) nella sua Epistola alla comunità di Smirne… e qui ci fermiamo tenendo bene a mente che fu Lutero, tra i vari eresiarchi, ad affermare l’inutilità della DOTTRINA (cattolica) per essere “veri cristiani”.

Facciamo ora un esempio pratico: il professore di matematica distribuisce il classico compito in classe. Ora, se nella classe ci sono problemi di convivenza sociale, problemi di bullismo, qualche studente non proprio modello, insieme a studenti modello, le regole della matematica che dovranno essere espresse nel compito, saranno valide per tutti e la buona riuscita del compito dipenderà eccome dalle regole imparate ed applicate, indipendentemente dal clima in cui vivono gli studenti in classe. Insomma, nessun professore di matematica potrebbe mai mettere in dubbio le regole della matematica, O SOTTOVALUTARLE – per correggere i compiti – ponendo in base fattori morali o comportamentali della classe. Per questo c’è una valutazione a parte che giudica il comportamento. Punto.

Or bene! La Societas Christiana fondata dal Christo nell’istituire la Sua Chiesa (alla quale infatti il gesuitismo modernista non crede, crede solo nel “potere gerarchico” attraverso il quale cambiare la chiesa a seconda dei tempi), fonda le proprie regole “del gioco” NELLA DOTTRINA la cui “cattolicità” – universale, appunto da “universus-tutto-intero” – può dirsi tale solo se rispecchia LA DOTTRINA (tutta-intera) che non è stata inventata dalla Chiesa o da qualche Pontefice di turno, ma sono regole d’oro stabilite dal Cristo (Gv.7,16; Gal.1,1-10) e non riguardano certamente solo l’aspetto “morale”, altrimenti scadiamo nel moralismo…. al contrario, la Dottrina del Cristo, tramandata, conservata ed insegnata dalla Chiesa è UN PACCHETTO UNICO, prendere o lasciare, che non può mai essere messo in discussione, e neppure usato per giustificare ciò che NELLE MEMBRA DELLA CHIESA non và. Problemi etici e morali si hanno, SEMMAI, quando le “regole del gioco” vengono infrante, e non perché queste regole ci sono! Capiamo bene il ribaltamento?

Rimanendo all’esempio delle regole della matematica: un architetto o un ingegnere possono avere idee bellissime e brillanti per creare ponti… (riferimento non casuale, vedi qui), ma se non applicassero la geometria e le sue regole, il ponte non reggerebbe, sarebbe destinato a cadere e a fallire. La sua stabilità non dipenderà dall’estetica, o dall’arte estetica, o se le persone che lo useranno si ameranno o si odieranno fra loro, o se conosceranno o meno le regole della geometria (al limite potranno rendere il ponte utile o meno utile accettando di percorrerlo o rifiutandosi di usarlo)…. perchè A REGGERE  questo ponte  saranno le regole applicate alla lettera.

E dice a ragione Stefano Fontana nell’editoriale precedente che abbiamo riportato: Il linguaggio non è mai solo linguaggio. Quando si usano parole nuove per indicare le cose di prima vuol dire che è nata una nuova dottrina che le vede in modo diverso….

Vogliamo concludere con questo passaggio azzeccatissimo espresso da Benedetto XVI e che riteniamo essere la vera ed unica bussola per capire la deriva di questo pensiero gesuitico-modernista, che si sta imponendo a tutta la Chiesa:

  • “Nella Chiesa, la Sacra Scrittura, la cui comprensione cresce sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, e il ministero dell’interpretazione autentica, conferito agli apostoli, appartengono l’una all’altro in modo indissolubile. Dove la Sacra Scrittura viene staccata dalla voce vivente della Chiesa, cade in preda alle dispute degli esperti. (…) Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo. (..) Il Papa è consapevole di essere, nelle sue grandi decisioni, legato alla grande comunità della fede di tutti i tempi, alle interpretazioni vincolanti cresciute lungo il cammino pellegrinante della Chiesa. Così, il suo potere non sta al di sopra, ma è al servizio della Parola di Dio, e su di lui incombe la responsabilità di far sì che questa Parola continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, così che non venga fatta a pezzi dai continui cambiamenti delle mode…” (Benedetto XVI – Omelia dalla Cattedra 7.5.2005)

E questa non è “lana caprinao il fare le pulci… due sono le cose, non si scappa: o Bergoglio è “inconsapevole” a riguardo di queste “interpretazioni vincolanti”…. affinché questa Parola di Dio non venga fatta a pezzi dalle mode, come di fatto sta avvenendo… (ma dalle sue stesse parole si evince che è ben cosciente); oppure è consapevole ed è artefice e responsabile di questa vera rottura tra la DOTTRINA e la PRASSI e dove la prassi è diventata il super-dogma contro la Dottrina della Chiesa, come questo suo magistero ambiguo, bivalente, insicuro, dimostra chiaramente.

Tertium non datur (cioè che una terza cosa non è data) locuzione che sta a significare che una terza soluzione (una terza via, o possibilità) non esiste rispetto a una situazione che ne prefigura soltanto due, come del resto insegna Gesù stesso: «Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno»(Mt.5,37).

 

 

3 pensieri riguardo “Lettera di papa Francesco ai Vescovi USA: dottrina sì, ma pure no…

  1. Buongiorno a tutti Io volevo dire che se la Chiesa Cattolica non cambia rotta credo che ci sarà una grande catastrofe anche come disse la Madonna che ci sarebbe stata una grande prova torna essere chiara limpida ed accettare la dottrina di Cristo Non accogliere l’omosessualità e tutte le altre perversione che Cristo condannava ci sarà una grande prova una grande distruzione

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  2. La “situazione è tragica ma non seria”. Talmente poco seria da assumere aspetti esilaranti, se non fosse che la profanazione ma, forse, il sacrilegio, è comunque un fatto gravissimo. Quando cominciano a dare i numeri siamo al finale o, comunque si comincia ad intravedere l’epilogo, anche se esso ci sarà, magari, tra cento anni. Questo sottofondo tragico rivestito di modi da commedia dell’arte è tipico della fine di ogni regime. “Motus in fine velocior”, tutto sta accelerando e si fa fatica a seguire tutto ciò che accade, ma quello che accade è così scontato che non c’è più gusto neanche a rimarcarlo, come giocare a dama con il proprio gatto… La cena per i poveri organizzata in chiesa, non è originale ma quando ti capita vicino a casa, diventa più inaccettabile. Ad Ascoli Piceno, dove è vescovo mons. Giovanni D’Ercole, volto noto ai telespettatori, è stato organizzato il cenone di fine anno, con tanto di sponsor, nella chiesa, ovviamente non sconsacrata, di Santa Maria Intervineas, un edificio romanico gotico al centro della città. Riporto, di seguito, uno stralcio dell’articolo di elogio dell’evento, che potete leggere, per intero al link sotto indicato.
    “…l’animazione della serata, senza frastuono, ha dato voce all’amore per ciascuno. E così la Chiesa, con l’altare della consacrazione, spazio della presenza sacramentale di Gesù tra gli uomini, è diventata luogo in cui l’Eucarestia si è incarnata nella vita delle persone, come sacramento della Comunione”.
    Inappuntabile, sembra tratto da un libro di Teologia “normale”. Solo che stiamo parlando non del significato della Liturgia ma di un “bellissimo banchetto con 150 ospiti” con tanto di canzoni suonate alla chitarra, simpatiche parodie, l’immancabile tombolata, trenini festosi tra i tavoli (ovviamente lungo le navate..). Si tratta della nuova Liturgia in preparazione con il nuovo messale ? Ma può essere che la “Provvidenza” si curi di assicurare la riuscita di un cenone di fine anno proprio in una chiesa consacrata ? E poi, quando comincia a divertirsi persino il maligno… certo lo sponsor uno non se lo sceglie…
    https://www.cronachepicene.it/2019/01/02/capodanno-per-tutti-in-chiesa-e-polemica-sui-social-ma-ascoli-si-conferma-citta-solidale/88909/

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  3. Altre considerazioni che mi vengono in mente rileggendo l’articolo. Non riesco a nascondere un totale disgusto come cattolico ma anche come cittadino. Non è organizzando una serata strombazzata con presenze importanti che si risolve il problema di persone veramente sole e in difficoltà. Semmai è vero il contrario perché quando il sipario della mondanità e della falsa vicinanza sarà calato, la solitudine incomberà ancora più forte e i problemi quotidiani più incombenti, come ci ricorda un nostro grande corregionale. Così queste persone scopriranno di essere state utilizzate per scopi con i quali non hanno nulla a che vedere, falso umanitarismo che serve solo a gratificare motivazioni politiche, psicologiche, professionali.
    Suppongo poi che il pasto non sia cominciato con una preghiera, per rispetto di tutte le confessioni e che le portate saranno state oculatamente scelte, magari vegetariane. Avranno magari coperto i simboli che potevano urtare la sensibilità religiosa di ciascuno. Di tutto questo il vescovo era ovviamente al corrente. Se si sentono così sensibili alla loro solitudine e povertà perché non vanno a fargli visita, come vuole il Signore:
    “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” Mt 6,1-4.
    Al vescovo mi permetto di suggerire di recarsi a trovare queste persone sole recando a loro l’unico conforto capace di vincere veramente la solitudine, la Parola e l’Eucarestia. Non rischia la testa se si occupa di evangelizzazione… almeno ancora per qualche anno… Ricordo che occupa quella cattedra, ad Ascoli Piceno, perché il primo vescovo di questa bellissima città, suo patrono, sant’Emidio, ha portato con successo i pagani verso il cristianesimo, nel periodo delle persecuzioni i di Diocleziano, subendovi il martirio per decapitazione. Ora invece stanno attuando il progetto inverso di decristianizzazione verso il nuovo paganesimo.

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