E’ evidente che stiamo parlando dell’ultimo libro appena uscito di Antonio Socci, vedi qui, che volentieri abbiamo acquistato e letto, tanto è gradevole la lettura, quanto una crescente passione cattura l’attenzione, man mano che si arriva alla fine. Non sveliamo certamente “chi è l’assassino“, ognuno dovrà leggerlo per capire e per farsi una idea dei fatti narrati.
Antonio Socci apre questa “inchiesta” come tale possiamo definirla, portando questa riflessione che vogliamo fare nostra: “La crisi attuale ha una causa che – come la «lettera rubata» di Edgar Allan Poe – si cerca per ogni dove, mentre sta da sempre sotto gli occhi di tutti, in bella evidenza. Solo che nessuno ha pensato – o ha voluto – cercarla lì dove, in effetti, doveva stare e dove si trova: si tratta del venir meno della fede, del modernismo e dell’apostasia che dilagano anche nel ceto ecclesiastico. Tutto questo si è coniugato con la nuova situazione geopolitica, venutasi a creare dopo il crollo del comunismo nell’Est europeo: potremmo definirla una globalizzazione neocapitalista che è ideologicamente anticattolica….“
Da qui parte un breve ma anche intenso, quanto modesto, excursus storico (riepilogato anche da Marco Tosatti qui) atto a spiegare come la Chiesa abbia sempre lottato non per mantenere in vita se stessa, della cui potenzialità divina non ha mai dubitato, ma proprio per venire incontro a quei legami con i vari Cesare di turno, troni ed imperi, spesso anche ingrati e che, della Chiesa, hanno quasi sempre cercato di sfruttare l’amicizia e i rapporti per ottenere privilegi e poteri…. sottolineando, per l’appunto come:
- “…si è trattato di costruire continuamente su un equilibrio drammatico e instabile, basti pensare alla lotta per le investiture fra papato e impero (fra XI e XII secolo) o al periodo avignonese (XIV secolo) o alla fine dello Stato pontificio (seconda metà del XIX secolo). Le grandi e medie potenze che, di volta in volta, le hanno dato protezione hanno cercato, in tutti i modi, di influenzare o addirittura condizionare la più grande autorità spirituale del mondo: il papato.”
Non faremo male ad inserire noi stessi, in tutti i vari contesti storici in cui la Chiesa ha dovuto operare, gli scritti dei Santi… come santa Caterina da Siena, per fare un esempio e le sue Lettere ai Pontefici, quando riuscì a convincere papa Gregorio a fare ritorno a Roma, dopo la lunga “cattività avignonese“…. o per frenare la nuova frattura interna alla Chiesa con la questione dello scisma d’occidente… Naturalmente Antonio Socci affronta una strada distinta, quella della geopolitica che, durante la questione francese vide, altro esempio, persino il rapimento di un Pontefice, Pio VII….
L’excursus è breve ma intenso: “E il Vaticano? – si chiede Socci – Per il Vaticano c’è voluto più tempo. Infatti, negli anni Novanta ha potuto continuare nella sua missione, senza essere travolto dal nuovo ordine mondiale, perché il carisma di Giovanni Paolo II, vincitore morale e non violento del comunismo, era tale agli occhi dei popoli da garantire una piena libertà alla Chiesa…”
E qui, giustamente, ci fermiamo. Primo perché è giusto, se volete, dover leggere voi il libro; secondo perché dobbiamo arrivare all’appunto che più ci interessa: questo “segreto” di Benedetto XVI che ha incuriosito un poco tutti, noi certamente sì. La cover e il titolo non vogliono svelare alcun ché e neppure trasmettere una delusione… piuttosto è evidente che un certo “segreto” resterà e forse è anche giusto che sia così, dal momento che – chi dovrebbe di-svelare… – ha deciso di non farlo, come quando decise (l’allora Ratzinger) in accordo con Giovanni Paolo II di non di-svelare completamente il famoso Terzo Segreto di Fatima. E’ forse disegno divino che certi “segreti” rimangano avvolti nelle trame fitte della storia della Chiesa giacché, tutto sommato, non è una istituzione umana ma divina…. sulla quale “le porte degli inferi non prevarranno, mai!”.
Vogliamo, comunque sia, sottolineare alcuni aspetti che scaturiscono dalla lettura del libro di Antonio Socci:
1) Chi ha seguito il tristissimo evento di quell’11 febbraio 2013, si è reso subito conto dello sfrenato ed insano giubilo dei “nemici della Chiesa“, nemici di Benedetto XVI, nemici del papato… Qualunque anima sinceramente cattolica, non poteva (e non può) “gioire” della “Rinuncia” di un Papa, chiunque egli fosse stato, perché una dimissione del genere non è mai foriera di “buone nuove”, ma è solo presagio di qualcosa più grave che sta per accadere. Antonio Socci lo racconta con l’inedito delle parole di santa Giacinta di Fatima… Noi ricordiamo come l’anno dopo ci fu chi addirittura stava per “festeggiare” l’anniversario della Rinuncia… come fosse stato qualcosa da ricordare con torta e champagne… Quella “Rinuncia” è stata un trauma per la Chiesa, di cui Benedetto XVI sembra voglia rispondere personalmente – e da solo – a Dio, essendosene assunto la completa responsabilità.
2) C’è un problema di fondo: quanto è stata (ed è) valida la forma attraverso la quale Benedetto XVI ha fatto questa Rinuncia? Il fatto che teologi e canonisti si astengono dal dare definizioni, atte a colmare quelle lacune e quei “vuoti” del Diritto Canonico che MAI si era occupato di un caso simile, lasciano legittimo sospetto che – per ora – una risposta non l’avremo, semplicemente perché una risposta… non ce l’hanno neppure loro. Una risposta non ce l’ha nessuno, ma resta chiaro – e ai posteri che dovranno sbrogliare la matassa – che al momento il “segreto” c’è e resta integro. Queste “dimissioni”, questa “Rinuncia” ad una parte del ministero petrino, mantiene tutto il suo rigore di incomprensione e di sospetta invalidità. Nel 2016 avevamo affrontato l’argomento, vedi qui; così come quando Benedetto XVI affermando che si ritirava anche perché fisicamente non ce la faceva a seguire le GmG, scrivemmo subito le assurdità di tali affermazioni spiegando che si rinuncia semmai alla GmG e non al papato, vedi qui; così come quando uscì che Benedetto XVI, nel novembre 2017, benediceva con “benedizione apostolica” in un saluto privato al cardinale Brandmuller, un gesto davvero insolito per un “non più papa”, vedi qui, quando abbiamo il “papa attivo” che si rifiuta di benedire in termini “apostolici“….
3) Comunque la pensiate è evidente che non possiamo avere “due papi”, e neppure uno “emerito” in meditazione, e l’altro attivo-regnante… a meno che – e Dio non voglia, come abbiamo spiegato qui – non siano tutti ed entrambi i due papi d’accordo su una modifica alla radice del papato stesso…. Tuttavia anche volendo pensare a ciò, è palese che di fatto, Benedetto XVI, non è affatto d’accordo su come stia procedendo la Chiesa…. qui troverete un riassunto dei fatti. Farebbe però anche pensare che – forse – la preghiera del “papa ritirato sul monte” a Dio non debba piacere molto, dal momento che la Chiesa – col suo “papa attivo e regnante“, sta andando verso un precipizio senza precedenti nella storia! Antonio Socci ha il merito di aver raccolto nel suo libro tutta una serie di “indizi, esami e riesami” che in questi sei anni hanno tentato di dare risposte mentre, è davvero palese ed inquietante, il silenzio tombale, persino spettrale, assunto dal Vaticano e da tutta la Santa Sede.
Resta altrettanto palese, come riporta lo stesso Socci nel libro, quanto sia anomalo che fin dal suo inizio, Bergoglio, abbia avuto “bisogno” di una certa presenza fisica di Benedetto XVI, atta quasi a volersi far confermare nella sua “legittima” elezione. E questo non una volta, ma più di una volta, fino alla famosa rottura con quel “maldestro pastrocchio” creato da Dario Edoardo Viganò (da non confondere con l’arcivescovo Carlo Maria Viganò)… leggete qui. Da questo “incidente“, abbiamo notato come Benedetto XVI sia davvero “scomparso” dalle stesse richieste di Bergoglio, anche se gli vengono portati i nuovi cardinali per essere “ulteriormente benedetti”… benedizioni extra che però sembrano non sortire alcun effetto e nessun beneficio, visti i risultati che stiamo vivendo.
4) E veniamo ad una conclusione che, naturalmente, non pone la parola fine al “Segreto di Benedetto XVI” che “resta Papa“…. con Socci sottolineiamo tutta una serie di “campanelli d’allarme” che Benedetto XVI ha suonato in questi sei anni e raccolti, in ultima analisi, attraverso l’ultimo incontro di mons. Gänswein nel settembre scorso, con parole inquietanti che riportiamo dal libro:
- “Il generale abbandono della fede dà una sensazione quasi da «ultimi tempi» e a questo punto monsignor Gänswein ha detto:
- In questa sensazione evidentemente non sono solo. In maggio, infatti, anche Willem Jacobus Eijk, cardinale arcivescovo di Utrecht, ha ammesso che, guardando all’attuale crisi, pensa alla «prova finale che dovrà attraversare la Chiesa» prima della venuta di Cristo – descritta dal paragrafo 675 del Catechismo della Chiesa cattolica – e che «scuoterà la fede di molti credenti». La persecuzione – continua il Catechismo – che accompagna il pellegrinaggio della Chiesa sulla terra svelerà il «mistero di iniquità».
- Questo passaggio di monsignor Gänswein ha colpito molto. Perché l’intervento del cardinale Eijck che egli cita e rilancia è stato un vigorosissimo altolà pubblicato il 7 maggio 2018 dall’arcivescovo di Utrecht contro l’apertura all’intercomunione con i protestanti votata dai vescovi tedeschi e avallata da Roma…”
Nel mentre lasciamo ai posteri la sentenza, non disdegniamo di riflettere sulla gravità della situazione… ringraziando Antonio Socci per averne ulteriormente parlato, riportando in prima pagina una “Rinuncia” storica che, fatta in questo modo, nessun vero cattolico potrà mai accettare e questo non per tifoseria, ma per difesa, ed in difesa proprio del Papato che nessuno può toccare o modificare, neppure un papa.
Ottima analisi, ho letto anche io il libro e Socci sa davvero entrare nel cuore di vari problemi che hanno portato a queste anomale dimissioni.
Ottimo che si prenda in seria considerazione quella “vox populi, vox Dei” che certi pastori oggi, per non dire tutta la gerarchia e Bergoglio compreso, fingono di non sentire, pur vantando poi una pastorale popolare, di popolo. Si finge di non udire ciò che il vero popolo del Cristo ha da dire quando sa riconoscere, appunto, che queste dimissioni non sono valide. E questo non per una certa piacioneria ad un papa o ad un altro, ma semplicemente al papato ridotto oramai ad una misera scena teatrale, spartita tra arcobaleni capovolti e sinodi con i giovani, veri bluff di una triste chiesa alla completa deriva.
Sono però anche convinto che Benedetto XVI non voglia rimangiarsi quella rinuncia, ma non è questo il modo di amare la Chiesa, quella vera, c’è da anni un falso concetto di chiesa e di come la si intende amare, cambiandola. E’ come quando il marito pretende di cambiare la moglie perché quella che era prima non gli piace più. Questa rinuncia sa tanto di prostituzione e non può in alcun modo essere stata gradita da Dio, dallo Sposo. Il Vicario di Cristo ha il compito, e il solo compito, di custodirla, abbellirla, arricchirla di Anime, mentre si sta facendo di tutto per impoverirla e ridurla in stracci.
Che sia d’accordo o meno non ha più importanza, Benedetto XVI è il Papa e resta papa, questo pontificato sarà dichiarato nullo, come nulla e misera è tutta la sua pastorale avvelenata.
Abyssus abyssum invocat (Sal.41) un male chiama l’altro.
Domenico65
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non l’ho ancora letto ma lo farò. per quanto riguarda il Terzo Segreto, è stato rivelato da Padre Malachi Martin nell’intervista del 13 luglio 1998. stranamente (ma nemmeno troppo, tale intervista è sparita da internet)
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RISPONDIAMO QUI
Gentile Cristina, per sapere qualcosa di serio e di più, da parte di Malachi Martin, cliccare qui 😉
https://oracolocooperatoresveritatis.wordpress.com/2018/06/11/il-segreto-di-fatima-e-il-papato-p-malachi-martin-che-cosa-sapeva/
Ad ogni modo attenzione: Padre Malachi Martin fu sempre FEDELE AL SEGRETO PONTIFICIO imposto sul terzo segreto di Fatima… egli NON rivelò MAI il segreto, ma attraverso i suoi libri descrisse, senza alcun dubbio, il vero contenuto 😉
Cordiali saluti – lo Staff di “cronicas…”
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