Buone ferie a tutti con la logica e materia di riflessione

Che l’estate “stia finendo” o stia arrivando, non dipende più dal clima, ma sicuramente dalle ferie, da quelle due o tre settimane che – fuori porta o meno – generalmente ognuno si prende tra luglio e agosto. Agosto, l’estate… una volta indicava soprattutto LEI, l’Assunta al Cielo, unico per altro vero appuntamento estivo tra i fedeli e il Sommo Pontefice, per la Messa del 15 agosto, nella piccola comunità, oramai abbandonata, di Castel Gandolfo. Infatti Papa Francesco ha deciso (??) senza spiegazione alcuna, di eliminare questo incontro mariano, relegandolo esclusivamente ad un Angelus festivo, fatto passare come “novità…” leggete qui la triste cronaca di quell’agosto 2015.

Anche noi ci prenderemo un meritato riposo, sperando nel frattempo che il Papa e i suoi cortigiani, non ci facciano qualche regalo dirompente, costringendoci a qualche cronaca supplementare… non ce lo auguriamo proprio! A Dio piacendo ritorneremo a fare gli aggiornamenti dopo il 20 agosto. Ma non vi lasceremo senza materiale sul quale riflettere.

Partiamo con un video molto significativo, silenzioso ma eloquente…. una immagine che non commenteremo.

Un video amatoriale pubblicato da VaticanNews.va (17 luglio 2018) mostra papa Francesco che cammina in Vaticano verso Casa Santa Marta dove vive. Francesco tornava da una cerimonia nuziale che aveva svolto per una guardia svizzera e per sua moglie, brasiliana, in Santo Stefano degli Abissini in Città del Vaticano.

  • Lo si vede camminare da solo e nessuno lo nota, o meglio, dalla voce in sottofondo si evince che è stato chiesto alle persone lì presenti di non avvicinarsi al papa e di lasciarlo andare da solo…. una voce dice “è sfinito” (e ride); risponde un’altra voce che afferma: “MI HANNO DETTO DI DIRE NIENTE…”

il fatto stesso che il VaticanNews, portavoce ufficiale DELL’IMMAGINE DEL PAPA, abbia divulgato questo breve video, voleva la sua diffusione, ordinando di fare il breve filmato “ma senza dire nulla”….

Segue ora l’intervista integrale fatta da GloriaTV a mons. Antonio Livi, qui il sito ufficiale, che abbiamo trascritto per facilitarvi la meditazione di lettura, mentre nel sito segnalato potrete ascoltare direttamente l’audio in video.

In questo modo rivolgiamo a tutti i nostri auguri per una estate all’insegna della riscoperta dei valori dello spirito, ricordando a tutti noi che abbiamo anche l’ANIMA da alimentare, nutrire, curare… perciò NON “buon ferragosto” come ci sentiremo dire in questi giorni, ma diciamo a tutti BUONA FESTA DELL’ASSUNTA AL CIELO. Quanto segue è lunghetto, certo, e correlato di link, ma di tempo per leggere e documentarvi con tutta calma, lo avrete ora a sufficienza….. Non siate frettolosi ed usate la ragionevolezza, non i sentimenti!

Trascrizioni delle interviste di Gloria.TV 

Mons. Antonio Livi: “Bergoglio è stato eletto per luteranizzare la Chiesa”.

Roma, 24 aprile 2018

Domanda: Monsignore, la pastorale di papa Francesco, già implementata da decenni a nord delle Alpi, porta ad una Chiesa moribonda. Perché papa Francesco non se ne rende conto?

– Perché lo hanno eletto apposta! Lo hanno eletto per questo. Lui l’ha detto: “I miei fratelli cardinali mi hanno eletto perché io mi occupi dei poveri. Perché io porti avanti la riforma”. In realtà, è quel gruppo di San Gallo, della Svizzera, quel gruppo di teologi (Dannaels, Kasper, Marx e altri) che sono cardinali che hanno voluto già precedentemente, quando fu eletto Benedetto XVI, già da allora aveva l’idea che il papa che avrebbe portato avanti una riforma in senso luterano della Chiesa era lui, Bergoglio. Una riforma in senso luterano, perché la pastorale – o la politica – di intesa inter-religiosa con i luterani (e poi con tutti gli altri) mira a far sì che i luterani siano apprezzati e approvati.

Il cattolicesimo, invece, sia ridimensionato e si penta di tutti i suoi “peccati”. Infatti, il teologo di Francesco, diciamo così, più a portata di mano, il direttore de La Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro, pubblica articoli di un suo confratello gesuita, Pani, che dice sempre: “La Chiesa nel ‘500 ha sbagliato, ha peccato con Lutero. Lutero aveva ragione”. Adesso bisogna rivalutare Lutero e fare quello che lui voleva. Una Chiesa senza sacerdozio, una Chiesa senza magistero, una Chiesa senza dogmi, una Chiesa senza un’interpretazione ufficiale – della Chiesa stessa – della Scrittura. Lasciare in mano la Scrittura alle persone, che con il libero esame interpretano secondo quello lo Spirito – presunto – loro suggerisce. Una Chiesa sinodale, dove sacerdoti, vescovi, papi, non sono espressioni del sacro, ma sono espressioni della politica, della comunità che elegge, che nomina.

Il Papa stesso sta dicendo questo. Bisogna arrivare ad una Chiesa di popolo. Il popolo che erige, il popolo che dice qual è la… E poi si sa che il “popolo” è un’immagine puramente retorica, perché non esiste nemmeno in polita l’espressione “quello che vuole il popolo”, cioè di una moltitudine di persone diverse non si può mai sapere qual è, tanto meno in teologia. Dire che il popolo vuole cambiare la Messa è una sciocchezza; non è mai stato né documentato, né possibile. Perché ci sono quelli, nel popolo, che sono pieni di fede, come Padre Pio, in quell’epoca lì, e quelli che, nel popolo, non hanno nessuna fede. E quelli che hanno piacere semplicemente che siano riformate le cose perché la Messa in latino non li piaceva e li piaceva più in italiano; ma non capivano le parole della Messa né in latino, né in italiano.

D: La debolezza umana fa che non si può sempre fidarsi della propria coscienza…

Appunto. La Chiesa non ha mai fatto un’operazione di tipo, fra virgolette, “democratica”, di eleggere delle persone con il consenso di una base popolare. Nemmeno tirare fuori da quello che la gente pensa quello che la Chiesa deve insegnare. La Chiesa deve insegnare quello che ha detto Gesù. E basta. È così semplice!

D: Lei ha detto che l’elezione di papa Francesco è stata orchestrata da quel gruppo di San Gallo.

Sì, sì, sì! Ne sono assolutamente sicuro. Talmente sicuro, come si può essere sicuri ascoltando tante testimonianze. È una certezza storica e le certezze storiche si sono sempre basate su testimonianze, e sono fallibili. Però, per me, è molto probabile che sia così. E nessuno ha mai esposto una tesi diversa. Quello che viene detto, invece, a volte, è una cosa assurda. “Papa Francesco è papa perché l’ha voluto lo Spirito Santo”. Questa è una sciocchezza! Lo Spirito Santo ispira tutti perché facciano il bene, ma non tutti fanno il bene che lo Spirito Santo ispira loro: c’è chi fa una cosa buono e c’è chi fa una cosa cattiva. Se io penso al cardinale Kasper, che già prima, era eretico che voleva distruggere la Santa Messa, il Matrimonio, la Comunione e il Diritto Canonico… Io ho tutti i libri di Kasper, di venti, trent’anni fa… E adesso il Papa dice che è il suo teologo per eccellenza e gli fa organizzare il sinodo sulla famiglia.

Pensando a questo, è ovvio che questa è tutta una cosa orchestrata. Si va a finire in tutte le cose… il riconoscimento di Lutero, preparare una messa in cui la consacrazione non sia più consacrazione, che sia eliminato il termine sacrificio e che piaccia ai luterani. Che piaccia ai luterani! Lo stesso che è successo con Paolo VI. Nella commissione presieduta da Annibale Bugnini, che doveva preparare il Novus Ordo Missae – in quella commissione c’erano dei luterani, che dovevano dire che cosa a loro piaceva, o non piaceva, nella messa cattolica. Una cosa assurda, no? Allora si vede che è tutto un piano ben orchestrato.

È un piano che non viene da adesso, viene dai primi anni ’60. Per cui sono cinquant’anni pieni di un’attività dei teologi malvagi, eretici, per conquistare il potere. E adesso l’hanno conquistato. Per questo dico che l’eresia è al potere. Però i papi non sono eretici. Sono papi che hanno subito quest’influenza, non l’hanno contrastata; soprattutto hanno dato retta a questa cosa pazzesca di Giovanni XXIII: riaffermiamo la dottrina di sempre ma senza condannare nessuno. Ma questo è impossibile! La condanna fa parte dell’esplicazione del Dogma. È l’altra faccia della stessa medaglia. Se poi uno vuole applicare il Dogma ai tempi moderni – e nei tempi moderni ci sono delle eresie, bisogna per forza condannarle. Condannare niente significa approvare tutto. Approvare tutto significa che non c’è più la fede cattolica. E questo papa Giovanni XXIII, che adesso è stato canonizzato, certamente non lo pensava affatto… ma….

Mi dispiace che m’infervoro un pochino, ma sono vecchio, ho ottant’anni, e queste tematiche mi danno lo stesso entusiasmo (quando sono cose buone) e la stessa indignazione (quando sono cose cattive) di quanto aveva venticinque anni e iniziavo la mia vita sacerdotale.

D: Ha menzionato il cardinale Kasper. I vescovi conoscono bene le sue testi distruttive. Come mai non le rigettano pubblicamente?

Questo è il mistero della coscienza delle persone! Chi viene criticato anche in una maniera molto scientifica delle proprie dottrine che sono contrarie al Dogma, inaccettabili, molto spesso difende se stesso. Lì non è più lo scienziato che fa il lavoro scientifico, è l’uomo che è attaccato al proprio prestigio, i propri punti di vista. Io ricordo un episodio molto singolare. Quando il cardinale Siri – che era anche un grande teologo da un punto di vista dogmatico – pubblicò il libro Getsemani, prima in italiano poi anche in tedesco, in francese e in spagnolo, in cui si criticava molto la teologia di Karl Rahner. Karl Rahner si arrabbiò tantissimo e impedì la diffusione di questo libro in tedesco, in Germania, attraverso pressioni sulla casa editrice Herder. Ossia, c’è proprio un atteggiamento che non è da disputatio theologicae dove tutti, sullo stesso piano, rifiutano o accettano delle obiezioni, entrando nel merito del tema. Invece c’è un dire: io sono la verità e tutti gli altri sono in errore; io sono al servizio dello Spirito Santo e gli altri invece sono al servizio di Satana. Questa è una posizione dogmatica paradossale da parte di chi, invece rifiuta il dogmatismo.

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Antonio Livi: l’eresia al potere

3 maggio 2018

D: Lei ha parlato di eresia al potere. Che cosa intende?

Intendo non persone che professino l’eresia formalmente – perché queste sarebbero tutte, se sono autorità ecclesiastiche sarebbero scomunicate, perderebbero il loro ruolo, il loro prestigio. Ma eresie che sono formalmente e insistentemente professate dai teologi, i quali hanno avuto molto potere all’inizio del Concilio Vaticano II – per merito o per colpa di Giovanni XXIII – e nel dopo Concilio. Perché tutti i papi del dopo Concilio hanno continuato a trattare con rispetto i teologi eretici. Addirittura alcuni, come Benedetto XVI, da una parte come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e come papa, mantenevano una posizione giustamente – anche pia – di adorazione di Dio, di rispetto della sacralità, dell’Incarnazione; però, poi, affettivamente, erano molto uniti a questi teologi. Quando Benedetto XVI, da papa, parla di Karl Rahner, dice semplicemente che erano tutte e due d’accordo nell’aiutare i vescovi a fare il Concilio in una certa direzione – quella orribile – e poi si sono separati solo per certe diversità. E poi, addirittura, Benedetto XVI, da papa, ha ricevuto pubblicamente Hans Kung. Francesco, addirittura, ha detto che Hans Kung gli ha chiesto di cambiare il dogma dell’infallibilità e gli ha detto: “Sì, ci penseremo”. Tutti questi papi hanno avuto non un atteggiamento severo e di condanna dei teologi, ma hanno avuto un atteggiamento di stima e di comprensione. Voglio precisare, però, che io non ho mai fatto una condanna filosofica o teologica delle persone, nemmeno dei papi, tantomeno dei teologici.

Io condanno le proposizioni, le teorie, perché quelle sono oggettive; le intenzioni e il legame con la personalità non m’interessano, perché, com’è logico, io posso solo esaminare una proposizione, un metodo. È lì che dico delle cose che sono assolutamente vere e inoppugnabili. È la seconda volta che dico questa cosa perché è vero. Però, per esempio, nel criticare le tendenze ereticali di Benedetto XVI, non ignoro che lui è un santo, e che ha fatto anche tante altre cose buone nella pastorale della Chiesa e che ha avuto sempre buone intenzioni. Però questo non toglie che lui abbia, diciamo, professato simpatia per il neomodernismo, che consiste essenzialmente in due cose: 1) ignorare la metafisica e voler esplicare il dogma con categorie esistenziali e fenomenologiche; 2) ignorare – questa è una cosa terribile, molto brutta – le premesse razionali della fede, ossia quelle che Tommaso chiama i preambula fidei. Per cui, quando si parla di Dio, c’è solo la fede in Dio, non c’è il sapere che c’è Dio, come il dogma del Vaticano I afferma, consolidando tutta la dottrina della Chiesa.

D: Giovanni XXIII ha detto che la Chiesa non condanna nessuno. Ma oggi, con l’eresia al potere, condanna quelli che difendono la Dottrina cattolica. Che cosa è successo?

Quello che ho spiegato. L’eresia al potere significa che, da Giovanni XXIII, la pastorale – questa è la parola chiave – consista nel tradurre il Dogma in un linguaggio comprensibile, accettabile per l’uomo moderno – ma è tutto un mito, tutta una fantasia – e poi consista nel trovare il bene anche nelle posizioni teoretiche più contrarie al Dogma stesso. Questa è una pastorale. Come pastorale io ritengo che sia sbagliata e nociva alla Chiesa, però è pastorale, pertanto è un’attività, non è un pensiero, non è una teoria. Non è una teoria di Giovanni XXIII, in questo senso. È solo una prassi, che io ritengo sbagliata. Però la prassi del Papa, o di un concilio, non è sorretta dall’infallibilità, come la Dottrina, e la prassi può essere sbagliata. Però sbagliata perché è un atto prudenziale che può essere sbagliato da altri giudizi prudenziali che sono, per esempio, i miei. Non sono giudizi che abbiano l’infallibilità nemmeno loro, pertanto quando io critico tutta questa pastorale che mi sembra disastrosa, uso sempre avverbi e aggettivi e verbi che fanno capire che sono opinioni. Io ho l’opinione che questa pastorale sia disastrosa. Io non la pratico. Poi Dio giudicherà, perché non c’è nulla di dogmatico nel giudicare una pastorale se è opportuna o non è opportuna.

Fanno male quelli che la pastorale del Concilio e dei papi successivi la considerano dogmaticamente l’unica necessaria, e parlano di “nuova pentecoste” della Chiesa, e parlano dello Spirito Santo, eventi dello Spirito Santo. Tutte cose che sono… come se questi giudici prudenziali, che io reputo sbagliati, fossero invece dogmaticamente infallibili, anzi, santi; e come l’unica cosa che la Chiesa possa fare. Per questo poi c’è un’oppressione contro quelli che criticano un’opinione legittima in nome di un’opinione illegittima. L’opinione illegittima è pensare che la Chiesa debba per forza fare questo tipo di pastorale che poi è basata su cose assurde: l’uomo moderno non esiste! Esistono tanti uomini moderni, anche nell’Europa… della Polonia, dell’Ungheria, di Parigi, sono completamente diversi. Invece tutti pensano che l’uomo moderno sia il parigino… sono cose assurde! L’uomo moderno che ignora tutta l’Africa, tutta l’America Latina, gran parte dell’Asia…

Quest’uomo moderno che poi ignora che nelle coscienze di tutti gli uomini, c’è molto di più di quello che appare sui giornali, sulle riviste, sulle pubblicazioni accademiche. Per esempio, pensare che l’uomo moderno è ateo, io sono sicuro che è falso. La certezza che c’è Dio ce l’ha – in base al senso comune, come lo chiamo io – ogni uomo sa che c’è Dio, poi fugge da Lui, magari trova degli alibi intellettuali, ma che ci sia Dio lo sanno tutti. Un pastore di anime, uno che confessa i moribondi, lo sa benissimo. Anche la storia della filosofia lo dice. Anche Voltaire, all’ultimo momento, chiese un sacerdote per assolverlo: lo sapeva benissimo che c’è Dio e che il Dio che salva è quello che si è incarnato ed è Gesù Cristo.

D: La teologia di Joseph Ratzinger potrebbe portare ad una uscita dalla crisi attuale?

Assolutamente no! Per quello che ho già detto. Quando Joseph Ratzinger ha scritto Introduzione al Cristianesimo già era inficiato da una cultura cattolica succube della cultura protestante. Ed era già operante nella teologia con la scelta di combattere il neotomismo, la neoscolastica, – che era il suo obiettivo – e di, insieme alla neoscolastica, combattere l’idea dei preambula fidei e della teologia naturale. Per cui si passa dall’ateismo alla fede. Una cosa che la Chiesa non accetta, dogmaticamente non accetta; il Concilio Vaticano I dice il contrario e anche l’enciclica Fides et Ratio dice il contrario. Non si passa dall’ateismo alla fede. Si passa dalla conoscenza naturale di Dio alla fede se ci sono i preambula fidei, se ci sono le possibilità, se uno cerca la salvezza, se uno ha la possibilità la giustezza del messaggio di Cristo e la testimonianza degli Apostoli.

Pertanto, la teologia di Ratzinger… A parte il fatto che la teologia di Ratzinger vale per lui come teologo, un’altra cosa è la sua pastorale, cioè la sua azione di governo come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi come Papa. Come Papa che cosa ha fatto? Ha fatto poca, pochissima pastorale dogmatica, pochissima; ha fatto molta pastorale letteraria; e ha fatto dei documenti che sono più teologia che magistero. Questo lo spiego bene in questo libro Teologia e Magistero oggi. Se fa teologia e si mette sullo stesso piano dei teologi – per di più competendo con loro nell’aggiornamento, ecc… – non si fa più il vero e proprio magistero. Il Magistero è ripetere, riproporre il Dogma ed esplicarlo, applicarlo… il problema del linguaggio, delle confutazioni degli errori, ecc. Infatti, le encicliche di Benedetto XVI sono al 90% pura teologia: Caritas in Veritatae, Spe salvi… A parte il fatto che poi ha dedicato, in pochi anni, ha dedicato ben mesi e mesi a scrivere libri di teologia come i due Gesù di Nazaret.

D: Nel 2005 il card. Ratzinger ha proposto che anche i non credenti dovrebbero vivere come se Dio esistesse. È bellissimo, no? Ma come in realtà?

Ma questa è – con molto rispetto per il card. Ratzinger, che l’ha detto da cardinale e l’ha ripetuto anche da Papa – è una sciocchezza. Perché agli uomini non bisogna presentare l’esistenza di Dio come un’ipotesi – perché questo è solo fideismo – l’esistenza di Dio è una certezza; bisogna richiamare gli uomini alla sincerità del loro cuore, riconoscere che sanno che Dio c’è e hanno il dovere di cercarlo, di cercare il vero Dio che si manifesta nella storia. Pertanto, questo discorso Ratzinger l’ha fatto sempre in relazione alla politica, alle strutture economiche e sociali… Lui ha una giusta preoccupazione per la Dottrina sociale della Chiesa e per il bene comune, ossia per la giustizia sociale. Allora dice: le persone che lavorano in politica, in economia, per la giustizia sociale, dovrebbero – se non accettano l’esistenza di Dio, tanto meno la fede cristiana – per lo meno stare in questa ipotesi.

Ma, insomma, non è una cosa che non ha né capo né coda, perché chi ammette l’ipotesi – sia il Papa che gli atei – negano una verità sapendo che è verità. Perché, ripeto, nessuno mi più convincere che c’è qualcuno che veramente sia convinto apoditticamente che Dio non c’è. Non esiste in filosofia – lo dico come filosofo –: nessun filosofo ha emesso la tesi che Dio non c’è. Nessuno, nessuno, nessuno! La tesi è fatta da alcuni fisici, estrapolando dalla loro fisica cose che non hanno nessun senso metafisico. Oppure alcuni letterati come quel Michel (Doumot). Ma non è una certezza; tant’è vero che in Francia, negli anni ’60, scrisse un bellissimo libro il mio maestro Etienne Gilson, che si chiama L’ateismo è difficile, in cui dice: è difficile per un filosofo professare l’ateismo; l’ateismo è illogico, è assurdo. Che Dio c’è lo sanno tutti, a livello di senso comune e a livello filosofico. Figuriamoci tutta la fonte della filosofia mondiale, che è la filosofia greca, è tutta di professione di assoluta certezza che Dio c’è: Platone, Aristotele, gli stoici, ecc.

Antonio Livi: la persecuzione nella Chiesa ai cattolici.

9 maggio 2018       

D: L’anno scorso lei ha denunciato la persecuzione contro la sua persona e contro quelli che non si allineano contro la dittatura del relativismo. Continua questa persecuzione?

È peggiorata. Perché si fa scudo anche di alcune affermazioni imprudenti del Papa attuale, che tutti coloro che sono fedeli alla Dottrina, al Diritto Canonico e vogliono che le certezze della fede non siano messe da parte, vengono accusati addirittura di eresia! di eresia pelagiana o eresia gnostica. In realtà ce l’ha semplicemente con quelli che sono animati da buone intenzioni, che hanno fatto, hanno firmato i cinque dubia, e hanno firmato la correcitio filialis. A loro risponde semplicemente dicendo: Siete fanatici di un fissismo! Ignora il Papa… lo ignorano tutti loro, che nella Fede della Chiesa ci sono due livelli: un livello il Dogma, le certezze assolute che sono poche; un altro livello le esplicazioni, le applicazioni del Dogma che arrivano fino alla pastorale, che sono tante. Lì ha ragione papa Francesco nel dire che ci sono molte interpretazioni, molte scuole di pensiero; ma queste riguardano solo ciò che nella fede è accidentale. Ciò che invece nella fede è sostanziale non ci sono scuole di pensiero, c’è un solo pensiero: il Dogma. La fede della Chiesa è sempre quella. Chi è affezionato alla fede della Chiesa e la vuole sempre salvaguardare non va redarguito, non va perseguitato, va aiutato a compiere il suo dovere e riconoscere che ha ragione. Arriverà il tempo in cui un papa farà così. Quando Dio vorrà!

D: In che consistono quelle persecuzioni? Che cosa succede?

Questo tutti lo sanno! Quello che è stato con i Francescani dell’Immacolata. Quello che è stato con tutti coloro – me compreso – che nello scrivere libri, nel fare una pastorale di chiarimento e di superamento del disorientamento pastorale, hanno visto le loro pubblicazioni, le loro conferenze proibite in molte diocesi, soprattutto le loro pubblicazioni. Per esempio, io ho fatto una collana che si chiama Divinitas Verbi (ne sono usciti già sei numeri) e tutte le librerie cattoliche, questi libri, non li tengono in vetrina, anzi, non li vogliono nemmeno avere; e le riviste cattoliche, per esempio La Civiltà Cattolica, non li cita nemmeno fra i libri ricevuti. Questo vuol dire molto, no? Avvenire li combatte, questi libri. Io dico: Avvenire, Civiltà Cattolica, Edizioni Paoline, Famiglia Cristiana, tutta la stampa – parlo dell’Italia –, tutta la stampa cattolica ufficiale fa l’ostracismo riguardo a questa buona dottrina. Oppure la nomina in maniera dispregiativa, come se fosse prodotta da un pazzo.

Il quotidiano della CEI, che ospita tutti i peggiori traditori della Fede, coloro che sostengono l’omosessualità, il “matrimonio gay”, ecc., li ospita lì, nelle pagine li esalta, come gente che sta portando avanti la riforma della Chiesa. Però invece quando io scrissi – non su Avvenire stesso, ma su un’altra pubblicazione on line – che non mi piaceva che su Avvenire scrivesse di catechesi Enzo Bianchi, che pratica, in fondo, un ateismo mascherato da buonismo. E dice espressamente che Gesù è una creatura, Gesù è uomo, e che, come dice la filosofia hegeliana, che Dio è diventato uomo, pertanto non c’è più Dio, mentre c’è Gesù Cristo visibile sulla terra: Dio non c’è più perché c’è solo l’uomo.

E il diventare uomo, traducendo in maniera sbagliata “il Verbo si fece carne”, traducendolo in maniera sbagliata, vuol dire non c’è più Dio ma c’è solo l’uomo. E questo, detto in maniera popolare, sbagliata, è la pastorale di Enzo Bianchi. Avendo criticato questo, il direttore di Avvenire (sull’ultima pagina, quella delle lettere, dove tutti leggono) dice: Livi è pazzo, malvagio. Livi mente. Proprio una specie di pubblica denuncia. Quando io su quella rivista, su quel giornale della CEI, per trent’anni avevo scritto – mi conoscono benissimo – prima che ci fosse la svolta. Questo tipo di… fa sì che anche il lavoro accademico e il lavoro intellettuale di produzione di libri è molto limitato, perché i libri se non vanno nelle biblioteche e non vanno nelle librerie e non si vendono, è come se non fossero scritti. Ed è una congiura del silenzio che è una vera e propria persecuzione; perché poi la mia piccola casa editrice vive anche delle vendite, perché altrimenti non ha più il capitale per poter investire e pubblicare. Se le vendite non ci sono, è anche una maniera di tagliarmi le gambe, come si suol dire. Anche l’università mi ha trattato male dal punto di vista economico, mi ha negato la funzione

D: Le università vanno contro le persone che non sono in linea?

Sì, sì! Comunque, son cose che non hanno importanza. Quello che ha importanza è che bisogna riconoscere l’eresia – bisogna riconoscerla! E poi riconoscere anche la pastorale – che io ritengo, giustamente con buone ragioni – sbagliata di favorire l’eresia. È quello che sta scritto nella famosa Correctio Filialis De Haeresibus Propagatis. “Correggiamo il Papa non perché lui sia eretico” – questo non lo ha mai detto nessuno e non lo dirò mai io – “ma perché favorisce, con la sua pastorale, la propagazione dell’eresia”. Tra l’altro, ha messo ai vertici della Chiesa i peggiori eretici, si fa scrivere le sue encicliche dai peggiori eretici.

D: Lei ha sentito di gente che, per esempio, ha perso il posto all’università, in Europa, perché era troppo cattolico? Senza nomi.

Certo. È una cosa ormai abituale.

D: Come si spiega che gente come Tornielli, Introvigne, Borghesi, una volta allineati, come sembrava alla posizione cattolica, oggi sono fra i cortigiani più accaniti di papa Francesco?

Perché sono persone – che io conoscevo e stimavo, prima – che hanno fatto la scelta della convenienza. Per trenta denari hanno venduto il vero amore, la vera fede, per Gesù. Dall’altra parte, per esempio, Introvigne prima era una persona che mi stimava, aveva scritto, o aveva letto libri della sua organizzazione, Alleanza Cattolica, nei quali si apprezzava quello che avevo scritto io sul senso comune in rapporto alla fede, in rapporto alla metafisica, in rapporto alla storia (soprattutto alla storia della filosofia moderna). E lo stesso Borghese conosce, come me, i libri di Gilson (alcuni li ha tradotti lui, altri io). Però tutti, ad un certo punto, hanno messo da parte le loro competenze scientifiche – Introvigne come sociologo, Borghesi come filosofo, Tornielli come niente – per poter fare semplicemente i propagandisti. E questo, da un punto di vista culturale, è molto brutto. È una cosa abbietta! Il libro che ha scritto Borghesi sul pensiero di Bergoglio andando a prendere tutto quello che ha letto, o non ha letto, oreggiato o occhieggiato, son tutte cose che non si giustificano. Perché ovviamente, se c’è una cosa chiara, è che Bergoglio non è un accademico e nemmeno uno studioso, non ha fatto nemmeno la tesi di dottorato in teologia: è una persona tutta dedita alla prassi.

Certamente avrà un suo pensiero, ma non lo si ricostruisce attraverso tutte le fonti di tutti i gesuiti, ecc., perché… Poi alcune fonti sono artatamente nascoste, per esempio, molto deve, Bergoglio, a Karl Rahner, che nella Compagnia di Gesù ha avuto un’influenza straordinaria, quasi monolitica. Ma prima di lui, ha avuto un’influenza straordinaria, quasi monolitica, Teilhard de Chardin. Ma siccome Teilhard de Chardin è stato condannato dal Sant’Uffizio, all’epoca di Giovanni XXIII, di lui non parla come una fonte immediata.

Insomma, son tutte cose dove si vede che s’è politica, servilismo, e non c’è autentica… E poi soprattutto s’ignora una cosa fondamentale: teologia e magistero sono due cose diverse. Se uno esamina il magistero del papa, deve vedere solo quello che in lui è atto magisteriale, documenti che sono magistero, non il suo pensiero, le letture che ha fatto, gli amici che ha avuto. Ma che significa? Non si può appiattire il magistero al livello della teologia, e la teologia al livello di un sincretismo senza una struttura mentale. Una teologia che ignora la fede, il Dogma, e un magistero che vuole solo fare esortazioni apostoliche, non si possono mettere sullo stesso piano, e sullo stesso piano di un pensiero. Anche questo, un filosofo che parla del pensiero di Hegel, di Schelling, di Kant, di Heidegger, e poi quello di Bergoglio, come se fossero tutte le stesse cose. È scientificamente assurdo. Comunque, ho detto una cosa troppo forte per quanto riguarda loro – i 30 denari – ma è un’immagine retorica, ma visto che a loro piace tanto la retorica, anch’io la uso. Perché certamente a loro va bene. Tornielli è diventato ricco facendo questo. Mentre uno che lavorava con lui a La Stampa di Torino, non avendo fatto questo, adesso è povero: Marco Tosatti. E io pure.

D: Francesco ha detto a Eugenio Scalfari che l’inferno non esiste: il Vaticano non ha veramente smentito. Significa che Francesco sarebbe un eretico?

No, no. L’eresia c’è solo quando, nel papa, solo nell’ipotesi – che non si è mai realizzata – che lui formalmente dicesse queste cose. Formalmente non le ha dette, le lascia dire. Così come ha lasciato dire al generale dei gesuiti che la dottrina storica di Gesù non si sa quale sia perché non c’erano i registratori. E gli ha lasciato dire, successivamente, che il demonio è un simbolo del male. Non sono dottrine che dice lui, tant’è vero che espressamente papa Bergoglio ha detto anche nella Gaudete ed Exultate che il demonio è una persona viva e vera. Per cui, lui non può essere accusato di eresia, perché non dice mai nessun’eresia, le fa dire ad altri, sempre nell’abito di questa prassi. Una prassi di creare confusione, creare l’ambiente favorevole per tutte le riforme che vuole fare.

D: Sì, ma la gente, è confusa, non sa a cosa credere.

Ma è quello che ho detto! Questo è quello che lui vuole. Tant’è vero che chi invece vuole che la gente non sia confusa, viene accusato di essere giansenista o gnostico. È così. C’è poco da fare.

Antonio Livi: “Il tema della messa e il più importante per me

Roma, 16 maggio 2018

D: Monsignore, lei ha celebrato la sua prima Messa nel rito antico romano, prima dell’introduzione del Novus Ordo. Che ricordi ha di questa Messa?

Ricordi bellissimi perchè ogni rubrica della santa Messa mi aiutava ad “adorare”, mi aiutava a sentire l’importanza di unirmi, asceticamente e spiritualmente a quello che è invece divino, ossia, il Santo Sacrificio della Messa che è Gesù, si immola per noi e per tutto il mondo e presenta come cibo spirituale (non inteso come spiritualista, ma di sacro). La santa Messa come era prima mi edificava e mi aiutava alla fine, poi io sono stato aiutato da un santo sacerdote che mi diceva: “quando celebri la Messa bisogna che i fedeli vedano che credi e ami”. Ed era molto facile perché io credevo tantissimo, la mia vita è sempre stata alla base della fede ed anche l’amore di Dio che non è una cosa sentimentale ma della volontà illuminata dalla grazia, sorretta dalla grazia, veniva fuori… Come non si può amare il Signore quando si parlano, si ripetono le parole con cui Lui ha istituito l’Eucaristia: “il Mio Corpo, il Mio Sangue…” il Sacrificio, il sacrificio di Gesù… io unisco poi da allora, quando parlo del Sangue di Cristo, unisco sempre la memoria di tutte le persone – tra le altre anche mia madre – che nel morire hanno versato il sangue e hanno fatto una morte santa – e questo si unisce al Sangue di Cristo, offerto nella santa Messa. Purtroppo la nuova liturgia mi ha tolto tutto quello, ed io lo supplisco mettendo interiormente – non esteriormente – tutte le preghiere del rito antico, a memoria… in tutti gli interstizi fra una cosa e l’altra posso dirle.

D: Ma lei celebra anche il rito romano (antico)..?

E certo! Certo! Per esempio, ogni volta che vado al Santuario della mia terra – la mia terra è la Toscana – io vado al Santuario di Montenero dove c’è un Pellegrinaggio regionale, di tutta la Toscana a fine agosto ogni anno,  e lì celebro in terzo con una solennità incredibile, con la partecipazione del popolo, e con quel clero che ama fare queste cose.

D: Come ha vissuto – come giovane sacerdote – il tempo dei cambiamenti liturgici?

Eh! Con l’obbedienza!…. e però con invidia di coloro – tra i quali anche sacerdoti che mi avevano guidato – che hanno ottenuto subito la dispensa dal celebrare secondo il Novus Ordo… l’invidiavo perché loro potevano pubblicamente continuare a celebrare la Messa in rito antico.. però nella parrocchia dove svolgevo le mie funzioni, dovevo per forza fare le cose come dovevo e… supplivo, supplivo a questa deficienza di sacralità che c’è nel nuovo Ordo Missae, supplivo con l’astenermi dalle lunghe omelie, e invece ammonivo i Fedeli al silenzio e all’adorazione e far vedere, appunto, quando celebravo la Messa io non ero nessuno: qui c’è Gesù. Questo che mi da tanto fastidio che il sacerdote, adesso nel novus ordo missae, è il protagonista… tutti attorno, e lui che fa anche, addirittura, delle volte delle sceneggiate… una cosa orribile!!!

Il tema della Messa è il più importante per me, perchè vedo che le cose sono andate male, già prima del concilio… quando i sacerdoti hanno cominciato ad essere routiner-abitudinari… nella messa, eh! A non fare le cose con pietà, con senso del sacro, trascurato, e poi hanno cominciato a dare troppa importanza a tutto ciò che non è essenziale, soprattutto l’omelia… approfittarne per fare discorsi politici, approfittarne per fare esibizione di scienza propria, quando l’omelia serve per spiegare meglio il vangelo che fa parte della parte dottrinale della Messa… L’omelia è omelia del Vangelo, non è l’occasione per parlare di altre cose!

Poi, per esempio, una cosa che mi indignava già da prima del concilio che la Messa, molto spesso, per personaggi pubblici fosse un’occasione per fare una “funzione pubblica”, invitando tutti i massoni e i comunisti, tutti in prima fila lì, eh, che non facevano la comunione però stavano tutti lì in prima fila, come se fossero il “popolo di Dio” riunito attorno al Cristo… no, no, non era vero, sono nemici di Dio che stavano lì! E poi addirittura che nei funerali di qualche persona parlavano dal l’ambone, i parenti…. insomma una cosa pazzesca. Tutte questo ha contribuito a fare della Messa quello che adesso si vuol fare: una celebrazione della comunità, e non la celebrazione del Sacrificio di Cristo!

D: Lei è un filosofo in una chiesa che sta per sostituire il pensiero logico, rigoroso, con il sentimentalismo. In una tale situazione un filoso che cosa può fare?

Il filosofo, ossia la filosofia come base, il pensiero metafisico (san Tommaso d’Aquino, ricordiamo noi, non ve ne è altro), le categorie della metafisica, come quelle che in questa università insegna il professor Ferraro, e poi la logica – la mia specialità è la logica – questa serve perché nel criticare i teologi che non usano più la metafisica e la logica, la logica è inoppugnabile… quello che dice una persona con i ragionamenti logici, non può essere contrastata da chi invece la logica l’ha abbandonata e si affida solo alla retorica. Infatti i miei libri non li ha contestati nessuno, magari hanno detto “non li leggete! quello è un tradizionalista, un nostalgico…” ma sulla materia non li ha contestati nessuno perché sono incontestabili! Perché criticare gli illogici con la logica è sempre vincentepurché ci sia qualcuno che ascolti e, in questo dialogo, dia ragione a chi ha ragione. Purtroppo Giovanni Paolo II mi ha dato ragione in parte, con la Fides et ratio, ma in tanti altri momenti no, perché in tanti altri momenti lo stesso Giovanni Paolo II che è un santo, ha avuto la debolezza di accondiscendere di parecchio alla illogicità di Karl Rahner e della svolta antropologica – si legga anche qui che lui stesso poi nomina come “una cosa buona” mentre invece è una cosa pessima, assurda e… appunto, ILLOGICA! (si legga anche qui: Come la Chiesa cadde in mano ai neo-modernisti)

D: Si sente che mons. Antonio Staglianò – cantautore e come accademico – potrebbe diventare il prossimo Rettore dell’Università lateranense dove lei è stato professore, che ne pensa?

Mi piacerebbe perché lo conosco bene Antonio Staglianò, su certe cose siamo molto d’accordo, prima che fosse vescovo eh, quando era semplice professore, su molte cose eravamo d’accordo. Io lo cito anche nel mio libro “Vera e falsa teologia” perché dice delle cose molte giuste anche sul metodo della teologia. Però poi… una volta nominato vescovo lì in Sicilia, ha fatto delle cose – sempre come pastorale, non come dottrina – delle cose che sono secondo …. lo stile attuale…. Penso che se venisse in questa università certamente eleverebbe il livello accademico dell’università… e mi tratterebbe meglio di come mi ha trattato l’attuale… Ma comunque di queste cose non mi devo occupare perché non sono io che scelgo. Antonio Staglianò personalmente lo stimo, ecco! per il suo pensiero, abbiamo fatto tanti convegni insieme, ci conosciamo bene! Però certo, lui ha sempre preferito la politica. Quando si trattava di fare una recensione pubblica del mio libro “Vera e falsa teologia” in cui citavo lui, si è schernito…. dicendo che aveva tanto da fare, altre cose invece le ha fatte, lì il tempo ce lo aveva… e va beh! questa è politica! Io che non faccio politica mi trovo in queste condizioni. Chi fa politica invece ha la carriera assicurata adesso, vescovo… eccetera… son cose che oramai conosco, ho ottant’anni e queste cose non mi meravigliano!

3 pensieri riguardo “Buone ferie a tutti con la logica e materia di riflessione

  1. Mica male, quale compito per le vacanze, come si faceva una volta! 🙂
    Buona Festa per l’Assunta anche a tutti voi, forse con un poco di anticipo, ma anche io mi avvio a fare il nonno a tempo pieno, questo sarà il mio riposare. E tanto ricordare tutti voi con il rosario e la santa Messa. Visto che c’è anche un sacerdote, Don Felice Prosperi, che leggo sempre volentieri, a lui chiedo una benedizione speciale per la nostra famiglia, ed io lo riporto sempre nelle mie preghiere. Naturalmente anche agli altri sacerdoti di passaggio, come don Angelino.
    Lorenzo.

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  2. Le do la benedizione sacerdotale, estesa ai suoi cari, alla Redazione e ai lettori di: “Le Cronache di Papa Francesco”. Vi ricorderò nelle Sante Messe. Se a lei piace quanto scrivo, lo dimostri con qualche commento agli articoli.

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  3. È ora di uscire dalla feccia della falsa chiesa del cardinal bergoglio,Enzo bianchi,kasper…ancora ritorsioni a padre Manelli…che schifo…forza Don Minutella…Avanti con Maria!!!

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