È chiamato sacramento del Perdono poiché, attraverso l’assoluzione sacramentale del sacerdote, Dio accorda al penitente « il perdono e la pace ». San Padre Pio è stato il “santo” del Confessionale insieme al confratello san Leopoldo Mandic, tanto per citare due grandi del nostro tempo. Un giorno, un penitente confessandosi da Padre Pio, gli dice: “Padre, dico bugie quando sono in compagnia, tanto per tenere in allegria gli amici.”. E Padre Pio rispose: “Eh, vuoi andare all’inferno scherzando?!”
Un giorno, padre Pellegrino chiese a Padre Pio: “Padre, lei stamattina ha negato l’assoluzione per un procurato aborto ad una signora. Perché è stato tanto rigoroso con quella povera disgraziata?”.
Padre Pio rispose: “Il giorno in cui gli uomini, spaventati dal, come si dice, boom economico, dai danni fisici o dai sacrifici economici, perderanno l’orrore dell’aborto, sarà un giorno terribile per l’umanità. Perché è proprio quello il giorno in cui dovrebbero dimostrare di averne orrore. L’aborto non è soltanto omicidio ma pure suicidio. E con coloro che vediamo sull’orlo di commettere con un solo colpo l’uno e l’altro delitto, vogliamo avere il coraggio di mostrare la nostra fede? Vogliamo recuperarli si o no?”
Due soli esempi per introdurre una notizia che è veramente sconvolgente, che attenta ad uno dei Sacramenti più grandi che il Signore ci ha dato, proprio perché il peccato potesse essere risolto nella pazienza e nella vera misericordia di un Confessionale.
Ma Roma tace! E mentre tace, noi cerchiamo di dar voce al fatto gravissimo, attraverso la penna di Don Felice Prosperi.
SIGILLO SACRAMENTALE: CHI LO ATTACCA E CHI NON LO DIFENDE
L’abominevole Dichiarazione di Legge del Parlamento di Canberra in Australia, che decreta, sotto minaccia di sanzioni, anche quella della pena del carcere, la obbligatorietà per il Sacerdote Cattolico di rompere il sigillo sacramentale della Confessione, qualora nell’esercizio del suo ministero venisse a conoscenza del peccato di abuso sessuale sui minori da parte di un penitente, rappresenta un apice finora insuperato di attacco frontale alla Santità di Dio, della Chiesa Cattolica, del Sacramento stesso della Confessione o Penitenza.
Tanta miserabile presunzione da parte dei legislatori del Distretto della Capitale australiana costituisce nel contempo, e al contrario, il segno del più basso livello di stupidità, al quale può arrivare l’essere umano.
In concreto, come dovrebbe ‘assolvere’ il Sacerdote Cattolico il suo dovere nei confronti della Legge civile, ammesso che non fosse tenuto a ubbidire prima a Dio, alla Chiesa e alla sua Coscienza? Ferma la confessione, esce dal Confessionale (se ancora lo usa) e intima al ‘portatore’ del peccato di abuso sessuale: “Mi dia le sue generalità, perché la devo denunciare alle autorità dello Stato!”.
Come si è espresso con apprensione e con argomentazione il Vescovo del luogo: “Quale pedofilo o peccatore del genere, andrebbe a confessare il suo peccato da un Ministro Cattolico, con la paura che questi rompa il sigillo sacramentale e lo consegni alle autorità civili”, così convinto della bontà del Decreto statale da mettersi contro Dio, da farsi scomunicare dal Vescovo di Roma, da rinunciare al suo Sacerdozio e a rischio certo di perdere la sua anima?
Essendo la mostruosa disposizione di Legge solo un pretesto, diabolicamente ispirato, per interferire e negare la Libertà di Fede e di Culto alla Chiesa Cattolica, nella proprietà specifica della Disciplina sacramentale, perché non prevedere che il Sacerdote riporti anche nome e cognome e indirizzo (se non li sa dovrà forse fare ricerche poliziesche in proprio, o la Curia diocesana provvederà a dotarsi di un servizio di detectives ad hoc deputati?) di chi confessa un omicidio o un furto?
E poiché si tratta semplicemente e ignominiosamente di DELAZIONE, allo quale lo Stato costringerebbe i suoi cittadini, anche quelli consacrati, considerandoli e riducendoli a PEZZENTI TRADITORI di compagni, amici, clienti, penitenti e anche familiari, che bisogno c’è di scomodare un Sacramento nobile e unico, che solo la Chiesa Sposa di Gesù Cristo possiede? Non è il caso (fingendo per un attimo di assecondare questa politica vessatoria), di intimare la denuncia dei casi criminosi di abusi sessuali a chiunque, in qualunque modo conosciuti? E forse quella stessa Legge lo prevede!
Qualcuno, già anni fa, quando dall’Irlanda e dall’Australia si prospettava esplicitamente la pretesa legale della rottura forzata del sigillo del segreto sacramentale della Confessione, asseriva come una tale disposizione, così precisa e così attinente al ‘Sacro’, non era stata propugnata dai Regimi Comunisti e nemmeno voluta nel periodo del Terrore della Rivoluzione Francese.
Solo singoli governanti despoti, nel corso della storia, hanno preteso scoprire i peccati, ricevuti dal Sacerdote nel Confessionale, dove siede al posto di Dio, con il potere di Dio. Per una Grazia speciale del Signore Onnipotente, pare che mai sia stato violato il segreto confessionale da alcun Sacerdote Cattolico (qualcuno di loro pagando la sua fedeltà con il martirio della vita), neanche dai più perfidi e da quelli che hanno abbandonato il loro Ministero, o sono stati sanzionati e ridotti allo stato laicale dalla Chiesa Cattolica per delitti gravi, proprio come quello dell’abuso sessuale sui minori.
Ma passiamo da Canberra al Vaticano! La Santa Sede, con a capo Papa Francesco, non si è pronunciata a difesa della Sua Identità contro questa aggressione mortale, che colpendola in un punto geografico, pur limitato, minaccia l’esistenza stessa del Suo essere Corpo Mistico di Cristo?
D’altronde il Papa, che “sovverte la Dottrina cattolica sulla Confessione nel Discorso ai Missionari della Misericordia” (cfr. qui l’articolo di Don Giovanni Stefano di Maria, mentre qui un nostro editoriale) e anche in altre occasioni, giungendo ad affermare che non c’è bisogno che il penitente accusi il suo peccato in Confessione, se è compulsato dalla vergogna e se il suo Confessore capisce lo stesso (è un Cardinale Prefetto di una Congregazione vaticana quello che capisce e assolve senza che il peccatore parli!) e dunque non insegna secondo la Dottrina della Chiesa e il Suo Catechismo, questo Papa è in grado di opporsi al mondo corrotto e ribelle della ‘carne e dello spirito’, che ha lanciato da Canberra la sfida totale, diretta, imbelle, sciocca, orribile e terribile a Dio e alla Sua Chiesa?
Lo può e lo deve fare! Può fare anche un’altra cosa, proprio perché la Chiesa è ‘santa e peccatrice’, ma non stupida, può in questo caso, finché duri l’emergenza, sperando comunque che non si dia attuazione da parte della Società civile al crimine di ‘lesa Maestà divina’, usando il suo potere di ‘sciogliere e legare’, il Sommo Pontefice può esimere il peccatore, che si è macchiato di abuso sessuale sui minori, del quale è sinceramente pentito e chiede perdono a Dio e vuole assolutamente cambiare vita, dal confessare il suo peccato ed ottenergli egualmente l’Assoluzione.
Il Ministro Cattolico sarebbe così protetto e rassicurato nell’esercizio del suo ministero e lo Stato orienterà più sinceramente la lotta all’abuso sessuale sui minori, suggerendo da parte mia di cominciare dalla messa al bando della pornografia a tutti i livelli.
Lo Spirito Santo guidi, protegga, illumini la Chiesa di Cristo e il Sommo Pontefice regnante. Abbia pietà di noi peccatori, dei Sacerdoti che si sono macchiati di quel peccato, ma non perdoni, perché ‘non li perdonerà in eterno’, coloro che peccano contro lo Spirito Santo e ‘impugnano la Verità conosciuta’: “LA CONFESSIONE È DI DIO E IL CESARE LOCALE NON LA TOCCHI!”
I deputati cattolici del Parlamento di Canberra (se ce ne sono), che insieme agli altri colleghi hanno votato all’unanimità quel provvedimento, siano scomunicati immediatamente e portino il peso della loro maledizione fino a che non si siano ravveduti, chiedendo per loro l’ intercessione della Santissima Vergine Maria, Madre di Dio, Donna Immacolata, nella speranza della loro salvezza eterna. Amen! Così sia! Perché così è!
Don Felice Prosperi
Morichella di San Ginesio 14 giugno 2018 Memoria di Sant’Eliseo Profeta
Forse ricordo male ma non fu proprio papa Bergoglio, agli inizi del suo pontificato, ad autorizzare un sacerdote, citato dalla magistratura per un caso di pedofilia, a rompere il sigillo sacramentale?
Non ricordo i particolari, so solo che la cosa mi lasciò di stucco per via della sua gravità.
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RISPONDIAMO QUI
Cara Marisa, come sappiamo nessun Pontefice può autorizzare un sacerdote ad infrangere il segreto della Confessione (non lo diciamo a lei, ma a quanti ci leggono).
Bergoglio, attualmente, è rimasto fermo e ferreo nella posizione assunta dal suo predecessore, almeno in questo caso. L’unica collaborazione prevista è, quando chiamato in tribunale, un sacerdote o un vescovo, devono rispondere alle domande imposte con la verità sui fatti a loro conoscenza, ma senza mai rivelare i nomi dei soggetti coinvolti – se conosciuti durante una confessione – o i contenuti della confessione stessa.
Collaborare è previsto anche che si dica: “non ne so nulla”! Me se tra il confessore e il peccatore vi è stata convivenza col peccato, e una perversa complicità, è bene che si dica la verità, anche perchè quelle confessioni non sono valide. Anche perchè, se non ricordiamo male, si trattò proprio di un caso analogo.
Questa è la situazione attuale. Grazie dell’osservazione, faremo comunque ulteriori ricerche 😉
Lo Staff di “cronicas…”
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