“Non so se qualche vescovo e sacerdote potrà leggere questa testimonianza. La mia preghiera è che ne prendano atto e si attivino al più presto per salvare le Anime dalla dannazione eterna, dicendo loro la verità, nient’altro che la verità. Che si attivino per aiutare le anime ad uscire dallo stato di peccato, che ci aiutino a percorrere il viaggio in questa valle di lacrime. Non chiedo nient’altro che di essere salvata e liberata dai peccati di cui siamo schiavi e ci affliggono, da quell’operare l’iniquità che ci separa dal buon Gesù, offendendo la dolcissima Madre, Maria, Giglio di purezza e di sublime castità.“
Cari Amici, ci è stato chiesto di pubblicare questa “Lettera-confessione” per aiutarci a comprendere la grave situazione in atto e per supplicare i Vescovi , il Clero, il Papa stesso, a “non accompagnare le Anime verso l’inferno“, dopo i fatti di questi giorni, cliccate qui.
E’ una Lettera-confessione molto delicata per l’argomento trattato, da ciò che leggerete comprenderete il motivo dell’anonimato. Oggi si è costretti, per prudenza e per difendere la propria famiglia, ad operare come fossimo nelle catacombe, chiediamo perciò rispetto e comprensione a chi sceglie di non firmarsi non tanto per difendere se stessi, ma coloro che sono – a queste persone – familiari. A noi, nomi e cognomi, vengono comunicati anche indirizzi e telefono, perciò non sono persone anonime, abbiamo a che fare con Anime che soffrono.
Preghiamo per queste persone, che sono tante, e ringraziamole per il coraggio della propria testimonianza! Grassetti e link sono stati messi da noi.
Ciao Redazione di Cronache di papa Francesco, è da tempo che vi seguo e cerco di scrivere una lettera non tanto per rivendicare qualcosa, ma per confessare i miei peccati e come sono stata salvata dall’inferno che da me stessa mi ero creata.
Sono classe 1956, ho la mia età e sono diventata nonna ed è paradossale, in un certo senso, che proprio la difesa di papa Francesco sulla figura degli anziani, sul rispetto per loro, l’invito ad ascoltare i nonni, da una parte mi abbia spinto a maturare questo scritto, dall’altra mi fa comprendere che forse è tutta una messa in scena di questo papa, dal momento che poi si permette alle Anime di non convertirsi e di vivere tranquillamente nei propri peccati, come stanno facendo i vescovi in questi giorni, nell’appoggiare il mondo omosessualista – non omosessuale, poi vi spiegherò la differenza – e nel partecipare a veglie di preghiere inaccettabili e blasfeme, perché l’omofobia non esiste.
Sono “figlia” di quella rivoluzione sessantottina che mi vide coinvolta in una ideologia di cui poco si parla: le lesbiche! Infatti si parla molto di omosessualità, di uomini, i maschi, coinvolti in questo turbine infernale della odierna Sodoma, ma poco del coinvolgimento delle donne. Nata e cresciuta in una famiglia apparentemente cristiana, cattolica, ma che in quegli anni pensò “bene” di prendersi una sorta di rivincita contro non si sa cosa. I miei divorziarono quando ancora non c’era il divorzio per legge, più che divorziare infatti, vivevano libertinamente, entrambi i miei avevano gli amanti, mia madre – ma lo capii anni dopo – in sostanza si prostituiva. Il sesso, la libertà sessuale, il femminismo, erano diventati “pane quotidiano” in famiglia.
“Dacci oggi la nostra libertà sessuale”, sembrava di sentire, come un ritornello assordante, come le nuove musiche che si ascoltavano, come le nuove discoteche che si aprivano. Un mondo di orge, orge musicali, orge di pensiero, un’orgia di vita senza più freni inibitori! Non sto cercando di giustificare quel clima che favorì il mio decadimento etico e morale, mi assumo le mie responsabilità per gli anni sprecati, per la vita dissoluta che ho fatto, per aver mercificato il corpo e l’anima.
Cresciuta in questo clima trovai nella figura femminile, più che in quella maschile, l’attrazione fatale, ritenendo in essa una sorta di protezione, una certa sicurezza insieme, per altro, alla guadagnata libertà economica, l’indipendenza economica. Non ero diventata lesbica perché ero nata “così”, ma per convenienza culturale, di quella cultura-non cultura che però dominava. In verità il desiderio più nascosto era metter su famiglia. Trovare il famoso “principe azzurro”, fare dei figli, crescerli. Ciò di cui mi resi conto, anni dopo, è che la normalità diventava – o veniva messa – nascosta, mentre il peccato lo si annientava non con la conversione, ma con l’affermazione di un diritto.
Non abbiamo mai smesso di professare la fede cattolica, ma di certo non eravamo più cristiani e cattolici, però pretendevamo l’appartenenza come un diritto. Andavamo a messa ogni domenica e le feste comandate, ma respiravamo il clima del concilio come una sorta di vento liberatore. Finalmente la Chiesa si apriva! Finalmente – ci veniva detto da molti preti – la nuova chiesa aveva capito che condannare certi peccati fu la pretesa di una vecchia chiesa ora da smantellare e che la nuova chiesa capiva “noi peccatori” e non ci condannava più, ma ci apriva le porte della misericordia!
Vissi la mia adolescenza e la maturità nel peccato dell’amore saffico. Amore? Non era “amore” ma concupiscenza. Non era “omosessualità” ma ideologia, rivendicazione di una perversa “libertà sessuale”, ma certe cose si comprendono solo quando si cresce nella vera fede e quando, per grazia di Dio, incontri sulla tua strada sacerdoti non conformisti. Così accadde a me, per vera predisposizione della misericordia divina.
Nel frattempo avevo incontrato ciò che ritenevo essere il mio “principe azzurro”, pensavo di poter beatamente convivere sia con i rapporti saffici, quanto quelli con l’uomo che era diventato il mio primo marito, sposati in chiesa ben inteso, se non altro per mettere su famiglia perché, tutto sommato, l’idea di avere un figlio attraverso un laboratorio, non mi piaceva affatto. Fare sesso mi piaceva, se poi veniva un figlio “non desiderato” che problema c’era? Ora avevamo anche il diritto di abortire, la legge ci proteggeva, e così arrivai anche a questo.
Portare avanti un rapporto saffico e al tempo stesso una vita normale col marito, non lo ritenevamo un peccato di adulterio! Anzi, ci si diceva, questa situazione alimentava il senso del piacere, del compiacimento di coppia. I figli dovevano arrivare solo quando noi l’avremmo deciso, e così feci due aborti. Vissi tutto questo per almeno trent’anni. Avevo circa trent’anni infatti, quando incontrai un frate che mi cambiò la vita!
Cosa era davvero questa misericordia? Dirmi in faccia la verità! Dirmi senza preamboli che la mia vita era un vero inferno. Dirmi ciò che i miei genitori non solo non furono capaci di dirmi, ma che involontariamente furono essi stessi a condurmi in tale inferno! Bisogna dire però, che il pontificato di Giovanni Paolo II e le sue battaglie in difesa della vita, stanno alla base della mia conversione totale. Non partecipai mai ad alcun incontro con il papa e neppure alle giornate della gioventù, le ritenevo una perdita di tempo, roba per “sfigati”!
Questo frate mi prese letteralmente per le orecchie. Con me aveva un vero profondo anelito cristiano per la mia anima. Nel frattempo avevo anche divorziato ben due volte, e avevo tre figli – quelli voluti, quelli che si salvarono dall’essere uccisi dal mio egoismo – e nel cuore sentivo, tutto sommato, che non potevo fargli fare la vita che facevo io, continuando, di tanto in tanto, qualche rapporto occasionale saffico o etero. Ciò che mi permise di intraprendere il cammino di questa conversione, fu proprio il fatto che il frate non mi mentiva, non assecondava il mio peccato, non perdeva occasione per dirmi in faccia lo stato di degrado al quale ero giunta e del quale, incredibile ma vero, non mi rendevo conto.
Intrapresi un lungo cammino in salita e tra mille ostacoli, il primo fu la solitudine. Una battaglia interna alla mente e nell’anima mi straziava, ma la battaglia più grossa fu quella di capire cosa stesse accadendo non solo dentro di me, ma anche attorno a me. Chi mi aveva illuso di essere nel giusto? Questa ed altre domande mi hanno tormentata per anni e non perché cercavo delle giustificazioni al mio degrado morale, ma per capire come fossi arrivata a toccare questo fondo.
In fondo andavo sempre alla messa, pregavo anche il rosario quasi ogni giorno, facevo opere di bene. Come era possibile che, nonostante la mia vita di preghiera, fossi io ad essere caduta nell’errore? E se invece era il mio amico frate a sbagliare tutto? La Chiesa non si era forse “aperta” e aveva deciso di non condannare più nessuno?
La dottrina della Chiesa mi salvò dal sicuro naufragio in cui mi trovavo, aggrappata ad una zattera di menzogne, ma al tempo stesso, come insegna poi il vangelo, la definii la zattera “del discernimento” e degli “scandali necessari” perché, in quella situazione in mezzo alle tempeste e con l’aiuto di questo vero sacerdote, compresi la vera dottrina etica e morale. Capii fin dove fosse giunta la mia blasfemia, compresi l’alto tradimento che io feci alla vita della grazia, compresi le tante comunioni eucaristiche prese in grave stato di peccato mortale. Cominciò per me la notte dell’anima, pensai addirittura al suicidio, fu un risveglio amaro!
Oggi il papa Francesco invita a sentire la vergogna, non aver paura della tenerezza e di sentire la vergogna, ma vergogna verso che cosa quando non si denunciano più quali sono questi peccati di cui vergognarsi? Io la carità l’ho sempre fatta, anche se non si dice di averla compiuta, e non era semplice carità, ma ho anche capito che il Signore non accetterà mai l’offerta di Caino, ho capito perché non può accettarla, se l’accettasse andrebbe a discapito della giustizia! Capii che non si trattava di vergogna perché, in fin dei conti, non ero mai stata a mio agio negli anni in cui ho vissuto peccando. Capii che dovevo darci un taglio, dovevo convertirmi! Non avevo bisogno di vergognarmi, ma di convertirmi!
La misericordia vera, che mise nel mio tracciato il severo frate, mi aiutò nel periodo depressivo, volevo sprofondare per la vergogna, ma lui mi fece capire che davanti a Dio dovevo convertirmi, imparare quel senso che avevo ricevuto nella cresima, il sacro timor di Dio, ma ponendomi in ginocchio davanti all’eucaristia oppure davanti a Gesù Crocefisso. Non tanto la vergogna in se stessa, quanto imparare a chiamare il male, il peccato, coi suoi terribili nomi. Avevo ucciso contro il quinto comandamento, avevo ucciso i miei figli, negando ad essi il dono della vita che non mi apparteneva! Avevo degradato il mio corpo e la mia anima contro il sesto, con la concupiscenza dell’anima e del corpo, insudiciando tutti i sacramenti; infine avevo frodato l’ottavo comandamento perché in verità avevo mentito a me stessa e agli altri, avevo fatto falsa testimonianza al prossimo, della fede e dell’amore vero. Se volete ho peccato anche contro il settimo, perché ho rubato la dignità ad altre persone abusando dei loro corpi e delle loro stesse debolezze, inducendole nel peccato.
Trent’anni nel peccato ed altri tanti nella conversione, nel percorso della guarigione vera, oggi ripiombo nuovamente nella confusione totale! Il mio buon frate non c’è più, faccio fatica a trovare sacerdoti capaci di dirmi la verità (ci sono ma sono silenziati, vedere qui, nota nostra), nient’altro che la verità. Oggi tutto ciò per cui ho lottato, per cui mi sono convertita, viene rimesso in discussione. Come ti giri non ascolti altro, da vescovi e sacerdoti, che la difesa del peccato e giustificazione del peccatore.
A volte sono tentata di dire a me stessa: ma chi te lo ha fatto fare a convertirti? E da che cosa poi? Hai visto? Non eri nel peccato! Ma so che non è così. Questa pastorale moderna non mi aiuta, non aiuta nessuno, confonde e promuove il libertinaggio, anche se non lo dice apertamente. Mi sento allarmata perché, dopo la parentesi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, in quegli anni in cui nelle parrocchie si cominciò a permettere di tutto.
Oggi prego affinché la chiesa non ci accompagni verso l’inferno!
Papa Francesco ha più volte affermato di imparare ad ascoltare gli anziani che sono “la memoria” di fatti ed eventi che possono insegnare qualcosa di veramente utile, ma dalle parole ai fatti ce ne corre, non è un buon padre chi tace il rischio dell’inferno eterno a causa della concupiscenza della carne! Le testimonianze come la mia vengono censurate dentro la chiesa stessa, le testimonianze accettate sono quelle gaye, quelle che dimostrano che – vivere nello stato di peccato – tutto sommato non è il male, e che il male vero è solo se non accogli gli immigranti, se non ti occupi del vicino di casa indigente, se non ti preoccupi del povero o del clochard.
E’ vero che Gesù insegna che serviamo lui quando ci occupiamo dei poveri, ma è anche vero che i primi poveri siamo noi stessi! Esiste una povertà che non è quella materiale, ma è spirituale ed è fondamentale che venga soccorsa l’anima impigliata! Gesù dice che: anche se avremmo soddisfatto le opere materiali, avessimo però operato l’iniquità, giustizia vuole che le opere materiali non saranno ricordate da Dio a causa della perseveranza nel peccato, che è operare l’iniquità.
Oggi sono entrata nella sfera dell’anzianità, il viale del tramonto si dice, sono una nonna che cerca di dare ai nipoti ciò che questa chiesa moderna non è più in grado di dare: la sana dottrina. Sono ignorante e vivo – o così cerco almeno nei propositi – di vivere la mia penitenza per una vita sregolata e bugiarda. Non ho sensi di colpa perché mi è stata donata la serenità, insieme a delle bellissime e sofferte confessioni, so che Gesù mi ha perdonata e che davvero mi ama, ma c’è una giustizia superiore ad ogni moda del tempo che esige la soddisfazione della colpa, per questo ho maturato anche una profonda devozione e venerazione per le anime del Purgatorio, e a loro mi rivolgo per avere aiuto in questa battaglia.
Ciò che ho raccontato non vuole essere alcuna rivendicazione personale, sono solo preoccupata per tante anime, come la mia, se non avranno dalla misericordia il dono di incontrare un buon sacerdote, preoccupato di dire ad esse solamente la verità del proprio stato. Questo desidero, nient’altro. Questa è la vera fame di sete e di giustizia di cui Gesù parla nei vangeli, che cercano i veri poveri, tutto il resto sarà dato in più, e nulla mancherà a chi vive in Cristo, timorato di Dio, timorato di offenderlo, timorato di mancargli di rispetto nei sacramenti.
Vi chiedo scusa se propendo per l’anonimato, ma vorrei che ci si concentrasse sul contenuto della mia testimonianza. Sono anziana e non temo nulla contro la mia persona, perché meriterei tutto ciò di cui mi si potrebbe accusare per il male che ho fatto a me stessa e alle persone con le quali sono entrata in contatto, amandole nel modo peggiore. Ma soprattutto meriterei ogni linciaggio per aver offeso il sommo bene, Gesù, da amare sopra tutto e tutti. Non temo le pene che merito, piuttosto temo l’indifferenza al mio calvario, come in fondo è il dolore più grande che si possa dare a Gesù: l’indifferenza al suo calvario per salvarci.
Non temo quando mi rinfacciano che è facile convertirsi quando si è raggiunta la mia età, perché anche questo è dono, è vera umiliazione e sana prostrazione per una autentica penitenza. Guai se il buon Dio davvero ci abbandonasse, come meriteremmo. E se la vecchiaia, l’anzianità servisse magari solo a convertirsi, ben venga, c’è sempre tempo prima di chiudere la propria esistenza verso una dannazione eterna, c’è tempo anche nella vecchiaia, di cui ritengo questa la vera saggezza dei capelli bianchi e cioè, capire davvero che ci attende un Dio che ci ama e che è finito in croce per darci questa eternità beata, per liberarci dalla schiavitù del peccato.
Non so se qualche vescovo e sacerdote potrà leggere questa testimonianza. La mia preghiera è che ne prendano atto e si attivino al più presto per salvare le Anime dalla dannazione eterna, dicendo loro la verità, nient’altro che la verità. Che si attivino per aiutare le anime ad uscire dallo stato di peccato, che ci aiutino a percorrere il viaggio in questa valle di lacrime. Non chiedo nient’altro che di essere salvata e liberata dai peccati di cui siamo schiavi e ci affliggono, da quell’operare l’iniquità che ci separa dal buon Gesù, offendendo la dolcissima Madre, Maria, Giglio di purezza e di sublime castità.
(seguono i saluti, la firma e i dati personali)
. in questo link, troverete altre Lettere interessanti.
L’ha ribloggato su Cristianesimo Cattolico.
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Mamma mia che lettera! Da leggere tutta di un fiato e pregare tanto e ringraziare Dio per la vera misericordia che esercita, andando a recuperare tutti noi, pecorelle smarrite. Faccio tanti auguri a questa donna forte, una nonna che lascerà certamente il segno della conversione ai suoi familiari.
Che ci rifletta bene questa chiesa modernista. Che ci pensino bene i sacerdoti a quel che fanno, tutto sarà giudicato da Dio, che chiederà conto delle anime perse per apostasia ed alto tradimento.
Vorrei far arrivare il mio grazie a questa persona che ha sofferto tanto ed assicurarle che in tutti questi anni, la chiesa vera, con tante anime sparse nel mondo, pregavano per lei, e tutti continuiamo a pregare gli uni per gli altri specialmente con la messa e il rosario. Mando un abbraccio fraterno.
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è evidente che ben Altro guida i cuori buoni, anche se caduti nel peccato. La vera barca di Pietro continua ad andare avanti nella tempesta, mentre questa chiesa mediatica si è arenata, ma il Signore saprà prendere del buono anche da questo grave naufragio. Ringrazio la signora della lettera, perché le sue confessioni fanno aprire gli occhi di chi vuol davvero vedere dove siamo andati a finire. Da questa lettera si capisce bene che la chiesa vera ha sempre avuto cura di queste persone attratte dal medesimo sesso, oggi si dice di volergli bene, invece le si accompagna nel baratro dell’inferno. Voglio dire anche io che mi unisco a queste preghiere, oggi del mese di maggio in particolare, la Madonna ci aiuterà a vincere. Domani è la festa della chiesa cattolica, quella vera, quella che converte a Gesù Cristo e fa abbandonare il peccato.
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Che bellissima testimonianza. Grazie per ciò che hai scritto.
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Testimonianza che tocca il profondo… Certo noi tutti non siamo Santi.. Ma possiamo migliorarci.. L’importante e’ tenere lo sguardo rivolto alla croce, Gesù è li pronto ad accogliere i nostri peccati ed a lavarmi con il suo Sangue Preziosissimo… Grazie
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una testimonianza bellissima dell’Amore di Dio per noi e del ruolo insostituibile dei veri sacerdoti. Che il Signore la benedica per il suo coraggio e per il bene che questo scritto farà a tanti… Grazie
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