“..papa Francesco sdogana e sigilla, con un imprimatur osceno, la “chiesa del Bello“, che è la CHIESA DI RAHNER..”
In un articolo di stamani, la Nuova Bussola Quotidiana, vedi qui, dedica l’amara riflessione alle parole di Mons. Staglianò, vescovo di Noto, che ha intitolato un suo libro con queste assurde parole: “Pop Teology per giovani. Autocritica del cattolicesimo convenzionale per un cristianesimo umano”.
Replica giustamente l’articolo di Aurelio Porfiri: “…questa opposizione fra il cristianesimo convenzionale (intende della Tradizione?) per raggiungere un “cristianesimo umano”, questa idea che a me ricorda molto quella della svolta antropologica di rahneriana memoria. E potrei dire che di questo “cristianesimo umano” non ce ne facciamo nulla, perché vorremmo sempre che ci venga mostrato il suo carattere divino, perché dell’umano abbiamo già abbastanza.”
Partiamo da questo spunto per confermare, per chi avesse ancora dubbi, che non siamo in pochi a pensare e a vedere cosa sta accadendo nella Chiesa, ciò che si pretende contro LA CHIESA, Sposa di Cristo, di questa manipolazione della Verità, di questa “nuova-chiesa” di stampo rahneriano – quante volte lo abbiamo denunciato? – che attraverso questo pontificato si sta imponendo senza più alcun senso di pudore. In questo link troverete molti articoli interessanti.
Il discorso su questa manipolazione, qui, si farebbe troppo lungo, perciò arricchiremo l’articolo di link, cercando di analizzare un piccolo riepilogo dei fatti.
Il primo a rendersi conto di questa situazione grave fu proprio il giovane teologo Joseph Ratzinger il quale, affascinato in un primo momento dalla teologia del gesuita de Lubac (cofondatore della Nouvelle Teologie) si rese anche conto però di “alcune deviazioni” che de Lubac stesso intese correggere, dopo aver ricevuto una prima condanna dall’allora sant’Uffizio (oggi CdF, congregazione dottrina per la fede). Memorabile rimane il famoso Discorso al Meeting di Rimini del 1990, vedi qui, di Ratzinger e altrettanto imponente fu una Lectio, forse anche meno conosciuta, del 1986, dove afferma:
- “Ma come potrebbe la Chiesa insegnare in maniera vincolante, se poi questo insegnamento dovesse essere non vincolante per i teologi? L’essenza del magistero sta proprio in questo, che l’annuncio della fede è il criterio valido anche per la teologia; anzi, l’oggetto della riflessione teologica non è altro che questo stesso annuncio. La fede dei semplici, perciò, non è una teologia ridotta ad uso della massa dei profani, non è una sorta di «platonismo per il popolo». Le cose stanno piuttosto all’inverso: l’annuncio è il metro della teologia, non la teologia il metro dell’annuncio.”(vedi qui testo integrale).
Con queste premesse ricordiamo, così, quanti articoli abbiamo dedicato al gravissimo “sdoganamento” di sacerdoti – dottrinalmente modernisti e progressisti – da parte di papa Francesco, si legga qui la raccolta in serie dei nostri editoriali. Dopo don Milani, Lutero, Camara ed altri… ecco giunto il turno di don Tonino Bello, il vescovo “arcobaleno”, del “grembiulino”… Il vescovo Odo Fusi Pecci ebbe a dichiarare:
- «Ho conosciuto Tonino Bello e non ne conservo buona idea. Persona degna sul piano personale, ma io sono contrario alla sua beatificazione. Dottrinalmente e teologicamente era molto arruffone, confuso, specie in tema mariano; poi svolgeva il compito di pastore e di vescovo con approssimazione e confusione, con populismo e demagogia, sposando modi contrari alla Chiesa, modi che ingeneravano false idee nei fedeli. Quando parlava non si sapeva se parlava il vescovo o la persona e questo danneggiava la Chiesa. Fu un demagogo, amante troppo della pubblicità e della gloria personale»
Sgombrato l’aspetto delle osservazioni personali, restano in piedi e in vigore, purtroppo, i fatti descritti e che ognuno di voi, con un poco di pazienza, potrebbe facilmente verificare nel link segnalato. E dunque, cosa ha fatto oggi il papa le cui gesta “bellesche” contestiamo? La visita a don Tonino Bello, vedi qui fonte ufficiale, organizzata da tutto l’apparato “radical-progressista” del modernismo cattolico, ha permesso a Bergoglio di re-interpretare la teologia del Bello in chiave “cattolica”. Il motto gesuitico modernista funziona sempre: “cattolicizzare tutto ciò che non è cattolico“. Lo ha fatto attraverso una apparente limpidezza della teologia eucaristica del Bello, durante l’Omelia della Messa, vedi qui.
Come è solito procedere il Modernismo, si parte sempre da concetti cattolici, non si nega mai la dottrina, l’eresia sarebbe troppo evidente come denunciava il grande san Pio X nella Pascendi… piuttosto si procede a piccoli passi, a piccoli passaggi in modo tale che la gente non se ne accorga. Si prediligono persone “carismatiche” dal punto di vista UMANO, così da poter anche cambiare i connotati dei santi moderni, della santità moderna, come abbiamo spiegato qui.
Le intenzioni di don Tonino Bello erano senza dubbio fra le migliori, ma come dice Oscar Wilde: Le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni. Anche Lutero si poneva le migliori domande, con le migliori intenzioni che un uomo possa rivolgere al proprio Dio, ma dove lo hanno condotto le sue superbe risposte? E potremmo fare molti altri esempi. Mons. Bello visse in un periodo in cui non fu l’unico ad avere le “migliori intenzioni”. Qualcuno dice che i “progressisti” sono migliori dei “tradizionali” perché hanno il cuore più grande e buono… non è forse quello che la gente dice oggi di Bergoglio, che è il “papa più buono di tutti”, il papa che piace? Si legga qui un bellissimo commento di mons. N. Bux.
Diceva Suor Lucia do Santos: “La Madonna a Fatima ci spiegò bene che una moltitudine di gente andava all’Inferno e rischiava di andarci non perché non vi fosse chi li sfamasse, ma perché non c’era chi pregasse per loro e per la loro conversione, non c’era chi si occupasse di queste Anime da redimere!” Senza nulla togliere alla bontà dei gesti che restano sempre auspicabili per noi cristiani, occorre diffidare dove non ci sono sostanziose conversioni che si riferiscano a RIGETTARE IL PECCATO in cui spesso viviamo e del quale non si parla più. Diversamente, la carità di Bello si sarebbe fermata – vuoi per dolo vuoi per casualità, non sta a noi giudicare – all’atto materiale…
Ecco l’esempio concreto, all’omelia il papa afferma: ” Il Pane di vita, il Pane spezzato è infatti anche Pane di pace. Don Tonino sosteneva che «la pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo. […] La pace è qualche cosa di più: è convivialità»…”
La frase in sé è corretta, dove non si spiega però il vero CARATTERE della Verità è nell’uso del termine PACE! Gesù lo disse chiaramente: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.»(Gv.14,27)… è per questo che, la VITA SOCIALE che la Chiesa ha sempre predicato, le ha procurato L’ODIO DEL MONDO….
Papa Francesco sdogana e sigilla, con un imprimatur osceno, la “chiesa del Bello“, che è la CHIESA DI RAHNER, clicca qui per saperne di più e capire che non ci inventiamo nulla. Ma una chiesa che “piace al mondo, che piace al popolo”, non sarà MAI la vera Chiesa di Cristo! Quando Bergoglio sempre nell’omelia, afferma:
“È la stessa Parola di Dio a suggerirlo. Nella prima Lettura, Gesù risorto si rivolge a Saulo e non gli propone sottili ragionamenti, ma gli chiede di mettere in gioco la vita…“
E’ una mezza verità, perché NON è vero che Gesù “non gli propone sottili ragionamenti“… dipende da cosa Bergoglio intenda, mentre è vero che è Gesù stesso ad ISTRUIRE Paolo affinché avesse una corretta conoscenza DEI RAGIONAMENTI che avrebbe dovuto sostenere a vantaggio della Verità. Purtroppo la tattica Modernista è molto – diabolicamente – astuta, ambigua e difficilmente individuabile… arricchita da gesti cristiani e caritatevoli, non fa emergere da subito l’errore e la maggior parte della gente ci casca.
Non si tratta di fare “le pulci” ad ogni singola frase papale, ma di comprendere IL SENSO nell’integrità del messaggio che si è voluto lanciare e, questo, è chiaramente lo sdoganamento di quella “chiesa-belliana” che però, lo stesso Giovanni Paolo II (anche se a livello locale lo lasciò fare, come era oramai la prassi imposta dal concilio, vedi qui), quanto Benedetto XVI, NON VOLLERO – però – MAI ASSECONDARE. Tollerarono, ma senza andare oltre. In 25 anni di Pontificato, Giovanni Paolo II, quanto negli 8 anni di Benedetto XVI, nessuno di loro aveva mai portato don Tonino Bello quale modello della Chiesa “col grembiulino ma senza la stola“… modello di chiesa umana e non divina! Non saremo certo stravaganti noi a riguardo di ciò che scrisse la Massoneria e che fu riportato anche da san Giovanni Bosco, vedi qui.
Non possiamo giungere a delle conclusioni perché l’argomento è vastissimo e non si chiude solo ai pochi riferimenti che abbiamo fatto, i quali servono solo ad inoltrare il tema spinoso appena accennato. Ciò che possiamo dire è, che questa visita al Bello, conferma, purtroppo, l’imprimatur papale a certi cambiamenti DELLA SPOSA DI CRISTO che non sono affatto insegnamento dei Vangeli, e neppure della Patristica.
L’attuale ribaltamento dei principi cristiani sono alla radice del ribaltamento del gesuita Bergoglio sul senso del PECCATO e sulla verità dei Sacramenti, cosa pensavate fosse la “chiesa di Rahner”, o la stessa eresia che sta cambiando il volto alla Chiesa vera? Per questi Modernisti il peccato non è più quello predicato dai Vangeli, quelli contro la carne, come li definisce san Paolo, ma sono quelli dell’attivismo, quelli contro la carità il cui senso, però, viene ridotto esclusivamente alla SOLIDARIETA’ per i poveri, gli emarginati, indipendentemente dal proprio stato di peccato CONTRO DIO! Un vero ribaltamento al senso stesso delle parole pronunciate da Gesù: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta». (Lc.10,38-42)
Già sant’Agostino diceva: «Questo è l’occulto e orrendo veleno del vostro errore, il volere che la grazia di Cristo consista nel suo esempio e non nel dono della sua persona»… leggere qui.
Torneremo a parlarne, per oggi ci fermiamo qui, lasciandovi però una interessante intervista ad Aldo Maria Valli, nella quale sono spiegati i nostri stessi tremori e, purtroppo, anche certezze:
- “Inizialmente ho guardato con simpatia a Francesco. Poco tempo dopo la sua elezione, in vista di uno Speciale Tg1 sulla sua vita a Santa Marta, sono stato a trovarlo e mi ha ricevuto con grande cordialità. Abbiamo parlato a lungo e mi è piaciuta la sua fede semplice, la sua devozione per san Giuseppe e santa Teresina di Lisieux, la sua disponibilità all’ascolto. Ho anche cercato di capire le ragioni del suo cambio di prospettiva, ovvero mettere in primo piano la paternità di Dio e non le prescrizioni, nel tentativo di riavvicinare le persone alla fede e alla Chiesa.
- A poco a poco però non ho potuto fare a meno di notare, con crescente sconcerto e dolore, uno sbilanciamento nella predicazione di Bergoglio: mi riferisco all’idea di misericordia sganciata da quella di conversione e pentimento, quasi che si possa immaginare un diritto della creatura a essere perdonata e un dovere di Dio al perdono. Francesco non parla del giudizio divino e non perde occasione di svalutare la legge divina, come se fosse soltanto una preoccupazione dei farisei…”
ATTENZIONE: ci è stato fatto notare di un articolo precedente di cui avevamo parlato qui: Il curioso Articolo n. 36 del MP di Papa Francesco…
Art. 36: “Sono proibite nelle chiese le celebrazioni di qualunque genere o i panegirici sui Servi di Dio, la cui santità di vita è tuttora soggetta a legittimo esame. Ma anche fuori della chiesa bisogna astenersi da quegli atti che potrebbero indurre i fedeli a ritenere a torto che l’inchiesta, fatta dal vescovo sulla vita e sulle virtù, sul martirio o sull’offerta della vita del Servo di Dio, comporti la certezza della futura canonizzazione dello stesso Servo di Dio”.
“Tutto ciò che ho deliberato con questa Lettera Apostolica in forma di Motu proprio, ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria……”
Questo non vale per Don Tonino Bello?
Articolo molto interessante perchè, lo dico con semplicità, conosco poco di questo vescovo. Ne ho sempre sentito parlare bene per le opere di carità, ma ho letto anche molti dissensi a livello dottrinale. Grazie anche per i link, ma potreste spiegarmi in breve questa storia della chiesa del grembiule e se è vero che don Tonino voleva eliminare la stola?
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RISPONDIAMO QUI
Gentile Corrado, grazie per la domanda, appena sarà possibile il nostro caro Atanasio, le darà una risposta breve qui 😉
Lo Staff di “cronicas…”
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Caro Corrado.
Bisogna dire subito, a scanso di equivoci che – Don Tonino Bello – era certamente animato da molto amore per il prossimo e per la Chiesa.
Il problema di queste persone è tutto dottrinale, è il Modernismo attraverso il quale, per l’ansia pastorale e attivista, si tenta di modificare la Chiesa del passato finendo per strutturare una nuova chiesa, adattata ai tempi.
Questo è, fondamentalmente, il concetto del “servizio” dei modernisti, nella chiesa di oggi.
Il concetto del “grembiule” parte dalla scena della lavanda dei piedi e, purtroppo, viene applicata in modo del tutto erroneo dai fatti del Vangelo.
Non sfuggiva allo stesso Bello che, la sua idea potesse risultare ambigua, infatti ecco le sue parole:
“Forse a qualcuno può sembrare un’espressione irriverente, e l’accostamento della stola col grembiule può suggerire il sospetto di un piccolo sacrilegio…”
e per questo chiarisce anche:
“La cosa più importante, comunque, non è introdurre il “grembiule” nell’armadio dei paramenti sacri, ma comprendere che la stola ed il grembiule sono quasi il diritto ed il rovescio di un unico simbolo sacerdotale. Anzi, meglio ancora, sono come l’altezza e la larghezza di un unico panno di servizio: il servizio reso a Dio e quello offerto al prossimo. La stola senza il grembiule resterebbe semplicemente calligrafica. Il grembiule senza la stola sarebbe fatalmente sterile.”
Ma cosa è accaduto, invece? Che, pur salvaguardando le intenzioni di Bello che sono chiare, il “grembiule” però nella pastorale di oggi, ha finito per sostituire la stola del sacerdote, ossia i Sacramenti sono passati in secondo piano mentre primeggia la carità, la solidarietà materiale. Non è certo “colpa” del vescovo in questione, o comunque non solo sua, ma fu lui a soppiantare il gusto ai Sacramenti (confessione soprattutto e l’abbandono del peccato) ad una più facile chiesa della solidarietà. In questo contesto, il gioco di parole tra stola e grembiule, ha avuto gioco facile.
Si poteva inserire il concetto del grembiule, del servizio, senza usare come paragone, in negativo, la stola sacerdotale che è un oggetto sacro. E’ un segno non solo sacramentale, ma è segno della presenza di Cristo nella Chiesa e nel servizio al prossimo che è, appunto, sacramentale. Un sacerdote, con il grembiule infatti, che può essere indossato da tutti, non ha bisogno di essere “sacerdote” mentre, la stola, può essere indossata solo dal sacerdote per il contenuto del suo essere tale.
In questi giorni il vero problema non è la memoria di Don Tonino Bello, ma la strumentalizzazione e l’uso che ne sta facendo papa Francesco, per continuare ad affermare certi cambiamenti nella chiesa e nell’essenza del sacerdozio cattolico. A questo stanno mirando i gesuiti modernisti, a modificare il sacerdozio ordinato per farvi aderire, in qualche modo, anche i protestanti, i pastori protestanti. In questo modo, un “grembiule” paragonato alla stola sacerdotale, può rendere più facile che, essenza del nuovo sacerdozio sarà il servizio ai poveri e non più l’amministrazione dei Sacramenti o la stessa Messa. E’ quella che definiamo da tempo il ribaltamento dei valori, ribaltamento della dottrina cattolica, per una chiesa più omogenea e a portata di tutti, anche non cattolici.
Spero di aver aiutato ad una maggior comprensione dei fatti, seppur in termini molto brevi.
Cordiali saluti Atanasio
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grazie, Atanasio, ora comincio a capire qualcosa.
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Ringraziando Atanasio ricordiamo che, sulla “lavanda dei piedi” e il vero insegnamento magisteriale del suo significato, c’è qui un articolo molto dottrinale:
https://cooperatores-veritatis.org/2018/04/08/la-vera-lavanda-dei-piedi-insegnata-dai-vangeli/
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Ho sempre l’impressione che le beatificazioni promosse da papa Francesco siano una anticipazione della sua stessa beatificazione: quelli proposti sono personaggi alter ego di Bergoglio!
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La visita di Bergoglio a Don Tonino Bello è uno schiaffo morale ed ecclesiale ai Frati Francescani dell’Immacolata, a Padre Siano, a Padre Apollonio, i primi a denunciare le eresie moderniste contenute nei discorsi e nei pensieri del vescovo che oggi Bergoglio vuole così beatificare.
E’ un gesto vendicativo nei loro confronti e a far vedere chi comanda. Bergoglio non gli ha perdonato che furono loro a cominciare le denunce contro il gesuita Rahner. Don Tonino Bello, sulla dottrina di Rahner, voleva modificare tutte le parole della fede, ecco cosa riportava Padre Siano:
«Quando avrò tempo, quando andrò in pensione, mi piacerebbe rimodellare in termini umani tutte quelle preghiere che noi facciamo in chiesa: l’atto di fede, l’atto di dolore, di speranza, di carità… Mio Dio, credo fermamente… Mio Dio, mi pento con tutto il cuore… Mio Dio, ti amo… Mi piacerebbe formulare atti di fede nell’uomo che Dio ama; atti di amore nell’uomo. Atti di speranza nell’uomo. Perché Dio gioca tutto sull’uomo. Anche noi dovremmo…»
https://www.corrispondenzaromana.it/don-tonino-bello-sara-beato/
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