Placuit Deo: Francesco raddrizza il tiro su pelagiani e gnostici?

Bene ha fatto il prefetto Ladaria che ha ribadito la vera dottrina della Salvezza, attaccata nel mondo di oggi — afferma il documento Placuit Deo — dal neo-pelagianesimo e dal neo-gnosticismo. Ma Chi è il neo-pelegiano e neo-gnostico di oggi per eccellenza che attacca e intacca la dottrina della Salvezza (e non solo)? È il gesuita tedesco Karl Rahner (1904-1984), il cui pensiero neo-modernista ha corrotto le menti e i cuori di molti membri della Gerarchia della Chiesa — da Roma fino alle più remote periferie “esistenziali” –, riducendo la cattolicità ad una patetica caricatura di se stessa.

“Piacque a Dio”, così inizia la Lettera del Prefetto della CdF Ladaria, con l’approvazione di Papa Francesco, per tentare di spiegare come applicare questa “salvezza” nel mondo di oggi, tra le mille sfide e il riacutizzarsi di antiche eresie quali quella del pelegianesimo e dello gnosticismo: vedi qui il testo integrale.

A diciotto anni dalla pubblicazione della Dominus Jesus, qui il testo integrale, la Chiesa ha sentito la necessità di continuare a spiegare queste sfide attuali del nostro tempo e a ribadire i canoni dottrinali della nostra salvezza. C’è da dire subito che questa Lettera, grazie a Dio, non annulla e non rinnega l’importanza e il contenuto della Dominus Jesus anche dopo le mille polemiche, clicca qui, che hanno caratterizzato l’atteggiamento refrattario di tanti vescovi, al contrario,  riletta più volte, ci appare piuttosto evidente un rafforzamento a ciò che — la dottrina sulla Salvezza — ha sempre insegnato alla Chiesa e agli uomini di ogni tempo.

Come a dire: i tempi cambiano, ma la salvezza, i modi attraverso i quali essa si applica, non mutano. I pelagiani e gli gnostici di “ieri” certo non sono quelli di oggi, sottolinea il nuovo testo, ed anche se bisogna tener conto che i problemi e le circostanze che ieri diedero origine a queste due eresie, non sono le stesse di oggi, nulla cambia, nulla è cambiato di ciò che Dio ha voluto fare – e ha fatto – attraverso Gesù Cristo, l’unico Salvatore e l’unico attraverso cui si accede a questa salvezza eterna.

I gesuiti mons. Ladaria Ferrer e papa Francesco.

Anche la Nuova Bussola Quotidiana ha tracciato, vedi qui, una breve analisi del testo non riscontrandovi quelle “anomalie” denunciate invece da alcuni Media, molto superficialmente e come sempre del resto, senza leggere minimamente il testo integralmente.

Naturalmente il linguaggio della Lettera è oramai quello tipico (o “a-tipico”) del post-concilio, piuttosto conciliante e soft, senza condanne esplicite a questo presunto neo-pelagianesimo e neo-gnosticismo del nostro tempo che, avremmo letto bene in RAHNERISMO, anziché pelagianesimo! Per Pelagio e Lutero ieri e il gesuita Karl Rahner, oggi: la volontà dell’essere umano è da sola in grado di scegliere ed attuare il bene, senza necessità della grazia divina. Non lo crediamo “un caso” che la Lettera, infatti, insista molto sulla necessità della “grazia” e sulla necessità dei sette Sacramenti, quelli che Lutero tolse, rinnegò e che Rahner certamente non rigetta, ma rende più subdolamente superficiali, tanto che, chi vive nelle altre fedi religiose, convinto di stare bene, otterrà lo stesso la salvezza.

Ma non si poteva certo pretendere che la nuova squadra gesuitica oggi, a guida della neo chiesa, potesse davvero condannare di eresia il proprio figlioccio Karl Rahner! Sarebbe stato chiedere troppo, vedi qui, tuttavia appare evidente come nella Lettera si tenta di “aggiustare” il tiro contro i TRADIZIONALISTI ai quali, fin dall’inizio del suo pontificato, Bergoglio aveva etichettato con il termine di PELAGIANI.

Infatti, leggendo attentamente la Lettera della CdF appare evidente che questi neo pelagiani non sono più i tradizionalisti pensati da Bergoglio fin dai suoi esordi anche attraverso la Evangelii gaudium… ma sarebbero un più generico “gruppi di persone atte a volersi salvare da se stesse“. Il testo è chiaro e NON intende condannare qualcuno in particolare, o condannare qualche eresia, atto che invece sarebbe dovuto accadere, quanto piuttosto riprendere il contenuto della Dominus Jesus e verificare come questo sia in accordo con il “magistero ordinario” di Papa Francesco.

Sì, abbiamo capito bene: non questo magistero ordinario che si rispecchi in tutto il Magistero bimillenario della Chiesa, ma il contrario, infatti si legge: La presente Lettera intende mettere in evidenza, nel solco della grande tradizione della fede e con particolare riferimento all’insegnamento di Papa Francesco, alcuni aspetti della salvezza cristiana che possono essere oggi difficili da comprendere a causa delle recenti trasformazioni culturali”.

Come a dire: se non avete capito ancora alcuni aspetti dottrinali riguardanti la salvezza, è proprio il magistero ordinario di papa Francesco a chiarirvelo perché questo è incentrato nel “solco della grande tradizione della fede”…

A torto o a ragione, è comunque evidente che questa Lettera ha voluto ribadire il contenuto essenziale della Dominus Jesus, e questo è un ottimo traguardo, una ottima considerazione che – per gli addetti ai lavori – ci si attendeva da tempo.

Restano nell’oblio, o nelle tenebre che avanzano, quelle nette condanne al vero neo-pelagianesimo che possiamo — senza essere smentiti — ridefinire come rahnerismo.

La Lettera – come abbiamo affermato sopra — sembra tendere a voler usare quel metodo a-tipico che ha caratterizzato tutta la fase del concilio e del dopo, ossia: senza condannare esplicitamente gli orientamenti eretici dei teologi modernisti (tra i quali appunto, spicca il gesuita Karl Rahner), prendere ciò che di buono vi è nelle loro affermazioni e… cattolicizzarle, cliccare qui, rendere cattolico ciò che non lo è, tentare COMPROMESSI pur mantenendo fede ai contenuti dogmatici che riguardano – in questo caso – la dottrina sulla salvezza.

Certo, nella Lettera si leggono riferimenti a san Tommaso d’Aquino, ma non basta! Si continua a mettere da parte il metodo dell’aquinate, l’unico che davvero non agiva — e non agisce — per difendere le proprie idee, la propria teologia, ma che cura gli interessi della Chiesa, e non di una immagine moderna della chiesa.

Rahner, il gesuita che secolarizzò la cattolicità.

E perciò un problema rimane tosto: LA CONVERSIONE!

Se da una parte è evidente che il testo mira a difendere il fatto che per accedere a questa Salvezza che è Cristo Gesù, è ineludibile, d’altra parte NON si parla della conversione! Ed è questa la solita ambiguità avanzata dalla neo chiesa fin dai tempi del concilio a cura dei Modernisti che oggi ci governano e che hanno nelle loro fondamenta una nuova forma di pelagianesimo, ma che non è dei “tradizionalisti” bensì è dei rahneriani con il loro “cristianesimo anonimo”, che è quanto di più autoreferenziale si possa immaginare.

A questa Salvezza, perciò, se la Lettera lo dice categoricamente che vi si accede per mezzo di Gesù Cristo, d’altra parte resta ambiguo IL COME arrivarci dal momento che non parla di CONVERSIONE ma di “situazioni” – più o meno favorevoli – atte a giustificare come alla fine, in fin dei conti, TUTTI possono ritrovarsi in questa Salvezza, anche inconsapevolmente, ed è questo parte del “cristianesimo anonimo” di Rahner, che è pura eresia!

Il ché è ben diverso infatti, da ciò che affermava Papa san Pio X, nel suo celebre Catechismo: «Chi, trovandosi senza sua colpa, ossia in buona fede, fuori della Chiesa, avesse ricevuto il Battesimo, o ne avesse il desiderio almeno implicito; cercasse inoltre sinceramente la verità e compisse la volontà di Dio come meglio può; benché separato dal corpo della Chiesa, sarebbe unito all’anima di lei e quindi in via di salute».

Specificava già nel 2011 il prof. Corrado Gnerre, che facciamo nostro: «Se il desiderio implicito di aderire al vero Dio si deve esprimere con lo sforzo di praticare bene la propria (falsa) religione, allora ciò significherebbe che ogni religione è di per sé “via di salvezza”; e se così fosse, verrebbe meno l’esclusivismo salvifico della Redenzione di Cristo. Piuttosto il criterio è un altro: lo sforzo riguarda non la pratica della propria religione, ma l’adesione alla legge naturale. Certamente possono salvarsi anche i musulmani, gli induisti, i buddisti… incolpevoli per il loro non essere cristiani, ma non grazie all’essere musulmani, induisti e buddisti, bensì malgrado siano musulmani, induisti, buddisti … o quant’altro» (dalla Rivista Radici Cristiane, dicembre 2011)

… Perché NON raggiunti ancora dall’evangelizzazione verso la quale, allora, dovranno assumersi la RESPONSABILITA’ di accettare o rifiutare il Cristo, come afferma Gesù stesso: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato…» (Mc 16,15-18).

Il rahnerismo, con tutto il Modernismo che si porta, dietro col suo “cristianesimo anonimo”, rompe gli indugi, RIBALTA la priorità data da Gesù Cristo instaurando una nuova PRASSI che non è più quella della conversione, ma quella dell’adagio, dell’adattamento, quella del “non andare” a stuzzicare queste persone che vivono “beatamente” nella propria falsa religione, ma di andare NOI incontro a loro, condividere ciò che è possibile condividere e lasciare fare il resto al Cristo.

E’ questo il nuovo pelagianesimo! E si chiama rahnerismo, come per altro il libretto quaresimale sincretista di Bergamo ce ne offre conferma, leggi qui, come è dimostrato persino nei commenti all’articolo. Non esistono “nuove eresie” perché il concilio di Trento seppe mettere in chiaro tutto l’essenziale a difesa della Dottrina Cattolica, a difesa stessa dei Vangeli, tutto è stato messo in luce dai lavori dei Padri, il Modernismo — che è la sintesi di tutte le eresie, come affermava profeticamente san Pio X — non fa altro che RIVESTIRE LE ANTICHE ERESIE CON NUOVI STRACCI come a ricordarci che il lupo cambia il pelo, ma non il vizio, sempre quello rimane.


«[…] Rahner […] non veniva da studi teologici. I superiori l’avevano destinato alla filosofia e per questo egli incrociò Heidegger, da Rahner esaltato come il suo “unico maestro”. […] Messosi, poi, a scrivere di teologia, suscitando immediatamente serie riserve da parte dei suoi superiori, vi riversò il suo soggettivismo filosofico. […] Rahner è uno gnostico come il suo vantato “unico maestro”. La deriva storicista, sociologista e politica fu manifesta nei suoi prediletti discepoli che ebbero peso nella teologia della liberazione […]» (Don Ennio Innocenti, intervista del 4 luglio 2016).

10 pensieri riguardo “Placuit Deo: Francesco raddrizza il tiro su pelagiani e gnostici?

  1. Visto che sono stato indirettamente tirato in ballo vorrei provare a rendere ragione delle mie precedenti affermazioni, quando ho detto che gli argomenti tecnici non vengono trattati come dovrebbero. Lo faccio senza doppi fini e senza cattive intenzioni: solo per puntualizzare due cose sulla vostra frase “Per Pelagio e Lutero ieri e il gesuita Karl Rahner, oggi: la volontà dell’essere umano è da sola in grado di scegliere ed attuare il bene, senza necessità della grazia divina”. La questione è un po’ più complessa e vorrei approfondirla brevemente.

    Per prima cosa va ricordato che il pelagianesimo nella sua forma più radicale è quello trasmessoci da Celestio e Giuliano di Eclano. Il problema fondamentale di Pelagio era quello di ragionare con una mentalità orientale all’interno della chiesa occidentale. Oriente e Occidente hanno un’impostazione diversa: semplificando un po’, l’Oriente vede l’uomo da un punto di vista ideale, inserito in un processo cosmico di redenzione nel quale il singolo esiste solo se collocato in questo dinamismo; l’Occidente eredita la mentalità giuridica del diritto romano e quindi si chiede come fare a sanare il rapporto tra il singolo e Dio, un rapporto rovinato dal peccato che necessita quindi di un intervento esterno (è in questa scia che si colloca la soddisfazione di Anselmo). La grazia è conseguentemente vista in due modi: in Oriente come qualcosa di già presente e operante nel mondo e in Occidente come un aiuto divino necessario per la salvezza. Pelagio rigettava l’idea manichea di un mondo negativo perché creato da un essere malvagio: il mondo è buono perché la grazia di Dio opera già in esso. Di conseguenza “non serve” alla libertà perché la libertà, alla radice, ha già la grazia. In questo senso si spiega poi la tripartizione in possibilità, volere e azione di cui parla Pelagio. A sostegno di questo ricordo che Pelagio sottoscrisse le tesi del concilio di Cartagine del 411 e che papa Zosimo, di provenienza orientale, esitò a condannare Pelagio proprio a motivo dell’affinità di pensiero. Lo scontro tra Agostino e Pelagio è indice delle difficoltà di comprensione tra due mondi differenti… senza contare il fatto che poi il pelagianesimo assunse una forma radicale.

    In seconda battuta: l’idea di Rahner è simile. Senza entrare nel merito del dibattito sulla grazia (perché è veramente sconfinato), secondo lui la grazia è il compimento della libertà umana. L’esperienza trascendentale (punto di partenza del suo pensiero) ha alla base l’autocomunicazione per grazia di Dio all’uomo ed è questa a fondare ogni sua azione e conoscenza. Anche l’ateo, banalmente, quando parla di Dio sa benissimo a cosa ci si sta riferendo. L’esempio è suo e mostra come il “problema di Dio” sia indissolubilmente legato all’uomo, che sia credente (o religioso), ateo o agnostico. Alla base c’è appunto la grazia, che rende possibile l’esistenza stessa dell’uomo in quanto tale. Il problema sarà poi mostrare la qualità cristologica di questa grazia senza giocare tutto sul piano trascendentale, riducendo di fatto l’evento di Cristo a una sua qualunque modalità di diffusione/effusione. Ma questo è un altro discorso.

    Prima che me lo chiediate non sono né pelagiano né rahneriano. Ci tenevo solo a contestualizzare il primo pensiero e a mostrare come nel secondo caso la questione è complessa. Spero di aver fatto cosa gradita.

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    RISPONDIAMO

    Gentile Andrea R.

    guardi, proprio perché siamo in Quaresima accogliamo questo dibattito pubblico in penitenza, la prossima volta le risponderemo però in privato perché… le sue risposte difettano e deragliano dalla dottrina tradizionale della Chiesa Cattolica, non si offenda. Vede, il metodo Modernista è proprio questo usato da lei: si parte da concetti condivisibili per finire a cattolicizzare un pensiero estraneo alla dottrina cattolica 😉

    Non vediamo in lei nessuna “cattiva intenzione”, tanto che è lei a non comprendere che il suo metodo errato fu già ampiamente dimostrato e denunciato da san Pio X… questa “nuova teologia” che corrompe il vero pensiero cattolico e per il quale, molti modernisti, diceva il santo Pontefice, non se ne rendono conto.

    Lei non deve “puntualizzare” ma dovrebbe trasmettere la Dottrina (sulla Grazia in questo caso) che abbiamo ricevuto dai Padri e da tutti il Magistero della Chiesa. Che la questione è complessa, lo sappiamo bene tutti tanto che anche la Dominus Jesus ebbe qualche difficoltà a spiegarla integralmente. Ma questo accade da quando si è abbandonata la teologia e il metodo di san Tommaso d’Aquino, per inoltrarsi in campi minati quali sono la “nuova teologia” e tutto il Modernismo che si porta dietro.

    Sappiamo anche assai bene che il problema fondamentale che si cela proviene da visioni diverse con l’Oriente…. ma l’Occidente (Chiesa Cattolica Romana) non chiarisce il problema solo perché “eredita la mentalità giuridica del diritto romano”, c’è molto di più 😉 è quella Chiesa alla quale, e solo alla quale, è stata promessa l’assistenza diretta dello Spirito Santo, e ci scusi se è poca cosa. Tra Agostino e Pelagio NON c’è affatto solo un problema di INCOMPRENSIONE, MA DI ERESIA….

    In seconda battuta, perciò, Rahner è eretico proprio perché si è posto sulla stessa scia di Pelagio ma riadattandola, amplificandola, aggiustandola, per renderla più succulenta e cattolica! Entrando invece proprio nel merito del dibattito, è proprio l’eresia di Rahner che traspare di questo odierno pelagianesimo.

    La Grazia non è automatica e non la si riceve automaticamente in quanto concepiti e nati, altrimenti si manda a casa infatti il Peccato Originale (come fa per vie stizzite Rahner) e il Battesimo (per il quale il Protestantesimo infatti lo tolse ai bambini, facendone morire a milioni senza Grazia) che è invece necessario per infondere la Grazia dalla quale poi si muove tutto 😉 Questa è la via ordinaria per ricevere la Grazia « Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato…»(Mc.16,15-18), quanto alle vie straordinarie – che ce ne sono – lo abbiamo spiegato al termine articolo.

    E’ assurdo rinchiudere sempre il tutto nel dire “è complesso, è complicato” perchè il Catechismo non era questa complessità, MA LA CONVERSIONE DI CUI NON SI PARLA PIU’ e ciò che era peccato ieri, è peccato anche oggi, punto. E’ evidente che se si toglie dalle fondamenta la conversione, tutto viene complicato perché deve trovare per forza una collocazione e si deve scendere a COMPROMESSI.

    Infine lei afferma: “Il problema sarà poi mostrare la qualità cristologica di questa grazia senza giocare tutto sul piano trascendentale, riducendo di fatto l’evento di Cristo a una sua qualunque modalità di diffusione/effusione. Ma questo è un altro discorso.”

    e mica tanto “un altro discorso”…. non esistono “nuove qualità cristologiche” diverse da ieri eh! Il piano trascendentale è FONDAMENTALE perché la Grazia non viene mai dal basso, ma discende per poi discutere sul piano orizzontale, vede come lei CAPOVOLGE E RIBALTA la dottrina sulla Grazia? 😉

    Sappiamo che lei Andrea è in buona fede, ma le risposte noi ce le abbiamo già, non sono affatto “il problema”, abbiamo i Padri, Trento e il Catechismo con tutto il Magistero bimillenario, semmai sono state rigettate dalla “nuova teologia” per essere rielaborate con schemi nuovi …. ossia: “stanchi di udire la solita dottrina” (2Tim.4,1-5). La questione è complessa e si complica perché NON si accetta più la dottrina di sempre, non perché non ci sono risposte o perché queste sarebbero complesse. E chi le avrebbe complicate se non Rahner &Company Modernisti, per imporre alla Chiesa dei cambiamenti dottrinali? Ci rifletta sul serio.

    Noi NON l’ abbiamo accusata di nulla, semmai è stato lei a muoverci accuse ingiuste ed ingiustificate e noi, caritativamente abbiamo sempre risposto, acqua passata, nessuno accusa nessuno.

    Santa Quaresima dallo Staff e collaboratori di cronicas, che la ringraziano per il contributo utile a far comprendere anche ai nostri lettori, come è subdola la Nouvelle Théologie, la nuova teologia di cui Rahner è stato il massimo traghettatore, e che influisce oggi sul sincretismo religioso (ecco il libretto di Bergamo) sulle messe clown e sulla grave apostasia che sta dilagando.

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  2. Caro Andrea, perdoni ad un padre e nonno di 82 anni, ma molto, molto radicato nella fede cattolica e sempre grato al buon Dio per avermi risparmiato di dover dispensare dottrina, o di doverla teologizzare, mi capirà bene dove voglio arrivare.
    Perché volete complicare tutto, io davvero non capisco. Veda bene questo: l’altro giorno ho visto con mia nipote il film di Marcellino pane e vino, non so se lo conosce, è molto semplice, così semplice che i suoi dialoghi sanno di eternità. Ecco alcuni esempi:
    Marcellino a Gesù: Come sono le mamme, che fanno?
    Gesù: – Danno… danno sempre.
    – E che danno?
    – Tutto. Se stesse. La vita è la luce degli occhi ai figli, finché diventano vecchie e curve.
    – Anche brutte?
    – Brutte no Marcellino: le mamme non diventano mai brutte.

    Poi Gesù chiede: A che pensi Marcellino? – Dove sarà la mamma tua, adesso?
    e Marcellino: – Con la tua.Tu vuoi bene alla tua mamma?
    e Gesù: – Con tutto il cuore.
    e Marcellino: – Io alla mia di più.
    Caro Andrea, Marcellino pane e vino racconta, in modo comprensibile a tutti, quale sia la vera concezione cristiana dell’uomo e, come diceva don Giussani, la sorgente della sua moralità. Non c’è nulla di complicato, a meno che non si vuole disvelare il Mistero, e allora si che si complica tutto.
    Non ci sono complicazioni nella fede cattolica ma c’è l’incontro e lo si accetta o lo si rigetta. Nel primo caso è la gioia piena, nel rigetto nasce la complicazione.

    Si ricorda Marcellino come ad un tratto della sua vita qualcosa cambia? E’ l’incontro con la presenza viva e reale del Signore. A Gesù che lo guarda con amore dalla croce, il bambino risponde con immediata fede e manifesta il suo amore, senza nulla di sentimentale o di complicato. Vede il Cristo emaciato e gli porta pane e vino; lo vede sofferente e gli toglie la corona di spine; pensa che abbia freddo e gli porta una coperta.

    Stando con Gesù, rimanendo fedele a questo dialogo di amore col Signore, la vita di Marcellino cambia, tanto da stupire i frati che incominciano a notare in lui uno strano modo di comportarsi. Le piccole cose che un tempo riempivano tutta la sua giornata non gli interessano più. Nella sua vita di bambino c’è ora un nuovo centro affettivo. È il suo grande Amico che dalla croce scende a parlare con lui e a spiegargli il senso delle cose che veramente contano, che non sono affatto complicate, ma che molti fuggono.

    Si ricorda questo dialogo?
    “Non ti faccio paura?” chiede Gesù.
    Marcellino fa cenno di no senza parlare, sorridendo beatamente.
    “Sai chi sono?” chiede Gesù a Marcellino.
    “Sì. Tu sei Dio” risponde il bambino emozionato e sorridente.

    Marcellino risponde con un sorriso, anche birichino, che rende perfetto tutto: luogo e momento. Ha capito il segreto della vita: amare Gesù e sentirsi amato da Lui. E’ questa la grazia, caro Andrea, e a noi è chiesto di diventare come bambini, magari anche un po’ come Marcellino.

    Lorenzo

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    1. Concordo e ringrazio per la perentorietà indefettibile nella sua semplicità.
      « Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli. 26Sì, Padre, così tu …»
      Spero ti poter vedere Dio e la Risposta che darà ai dotti…..

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  3. Resto fedele ai Santi ^__^
    “Chi predica la verità, professa Cristo; chi invece nella predicazione tace la verità, rinnega Cristo.” (Sant’Antonio da Padova)
    E’ facile e semplice, e non c’è nulla di complicato.
    Mi è piaciuto molto il richiamo al film di Marcellino pane e vino, molto adatto e significativo, grazie Lorenzo ^__^

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  4. Non preoccupatevi, questo è l’ultimo commento. In futuro, casomai dovessi dirvi qualcosa, vi contatterò tramite sito web. So che la pensiamo in maniera diversa su parecchie cose e proprio per questo non è scontato pubblicare i miei commenti: di questo vi ringrazio. Su pagine più autorevoli (o che dovrebbero essere tali) sono stato bannato solo per aver posto una domanda.

    Vorrei solo provare a spiegare meglio quello che intendevo. La mia risposta non è modernista e non deraglia dalla dottrina della Chiesa perché il pensiero di Pelagio e di Rahner non appartiene a essa. Era solo un approfondimento per comprendere meglio la questione. Detto in un modo abbastanza schematico, per Pelagio e Rahner la grazia non è superflua: il primo non ne parla perché la presuppone e il secondo la nomina all’inizio per poi tacerne. Per questo motivo i loro impianti teologici sono problematici. E non nascondo il fatto che lo siano, quindi non vedo dove sia il problema.

    Un appunto finale. Scrivete “Il piano trascendentale è FONDAMENTALE perché la Grazia non viene mai dal basso, ma discende per poi discutere sul piano orizzontale, vede come lei CAPOVOLGE E RIBALTA la dottrina sulla Grazia?”. Il problema della teologia di Rahner è proprio il piano trascendentale e non sono io a dirlo. Ancora semplificando, tutta la sua teologia è sbilanciata verso questo trascendentale (che non è il trascendente, attenzione) che fa della grazia un “già dato”, una condizione universale di possibilità senza sottolinearne a dovere il suo legame con l’incarnazione di Cristo. Quindi capisco cosa intendete con quell’espressione, ma bisogna stare attenti perché se parlando di Rahner dite che il piano trascendentale è fondamentale state dicendo esattamente quello che dice lui. Al massimo ne parleremo via mail, se siete interessati.

    Ringrazio anche Lorenzo per il rimando al film. È vero, spesso la teologia complica le cose… Ma visto che sono cose che mi interessano enormemente volevo solo aiutare a contestualizzare meglio la questione. Non sono qui a fare a gara di chi ha ragione… la prima cosa che ho detto nel commento all’altro articolo era che cose del genere sono inutili, se viste come dibattiti.

    Ricambio l’augurio di una buona Quaresima a tutti.

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    RISPONDIAMO

    Gentile Andrea R. dovrà ammettere anche lei che non è carino dire a noi di essere stato bannato da altri siti “PIU’ AUTOREVOLI” del nostro 😉 (la nostra è una battuta per stemperare).

    Vede, lei è stato “bannato” non per una domanda, ma perchè lei non si rende conto di avanzare con dei ragionamenti contorti, inutili e fuorvianti! Noi che siamo “meno autorevoli” di altri, cerchiamo di far capire anche ai nostri lettori come, questi suoi ragionamenti, non conducono affatto alla dottrina Cattolica, ma la deviano. Non è possibile “pensarla diversamente” sulla Grazia!!

    Ora, siccome noi siamo davvero piccoli, non è falsa umiltà, e questo spazio non ci permette di rispondere come vorremmo per analizzare i singoli passaggi da lei sotto-intesi, le suggeriamo, come le è già stato consigliato il libro di Stefano Fontana su Rahner. Quanto alla questione trascendentale è evidente che Rahner NON nega NULLA per negare, forse non ci siamo capiti bene…. o lei sembra non cogliere le risposte.

    Glielo diciamo con l’esempio classico più conosciuto 😉 se 2+2 fa 4, Rahner chiosa: anche io dico la stessa cosa ma non con il 2+2 bensì 3+1 fa 4 e così per Rahner (e per lei a quanto pare) il risultato non cambia… ma in teologia questo giochetto non si può fare, pena la deviazione dalle fondamenta della dottrina che hanno portato al concetto della Grazia, pretendendo però di arrivare allo stesso risultato. La Chiesa del futuro – sosteneva Rahner nel 1972 – è una Chiesa che si costruisce dal basso, frutto di libera iniziativa ed associazione….

    Lei dovrebbe, forse, leggersi di più padre Cornelio Fabro sulla spinosa “La svolta antropologica” di Karl Rahner…. “L’uomo non incontra mai il trascendente, incontra sempre l’immanente perché l’uomo – ecco appunto la “svolta antropologica” di Rahner – fa strutturalmente parte del problema che egli vorrebbe risolvere, quello del senso della vita, e facendone strutturalmente parte, non vede mai le cose da un punto di vista esterno e trascendente ma sempre dall’interno. Così, per il gesuita la rivelazione di Dio avviene così, dentro la storia umana e in modo umano, tramite eventi umani: Dio nella storia non c’è, c’è solo l’uomo, e se vogliamo parlare di Dio dobbiamo parlare dell’uomo, se vogliamo vedere Dio dobbiamo guardare l’uomo. Dio si incontra nell’uomo e il mondo è grazia.”

    Quanto alla “teologia che complica le cose” non siamo d’accordo, dipende dalla teologia che si pretende portare avanti: se lei vuole la Nouvelle Théologie avrà l’eresia e il Modernismo, se vorrà procedere con i Padri, san Tommaso d’Aquino, il concilio di Trento, allora nessuna complicazione, è già stato tutto spiegato di ciò che ci è necessario e per ricevere la Grazia, è per avere la Salvezza e per incontrare il vero Dio. Nessuna gara a chi ha ragione, questo è evidente, perché è il Magistero bimillenario della Chiesa ad avere ragione 😉

    Sarebbero cose inutili se – il rahnerismo – non avesse infettato la teologia, i seminari e la neo chiesa che, ripetiamo, il libretto di Bergamo sincretista è solo un piccolo esempio…. perciò non è inutile denunciare questa grave eresia e cercare di far aprire gli occhi al “piccolo gregge”. Si legga questo libretto e cordiali saluti.

    Lo Staff di cronicas………

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  5. Cari Amici, la grave crisi che ha colpito la Chiesa non ha un solo nome, ma questo è il peggiore fra tutti: il gesuita modernista Karl Rahner….
    Segnaliamo l’intervista che Stefano Fontana ha rilasciato al sito amico di Cooperatores Veritatis perché è giunto il momento che i Laici cattolici si assumano le proprie responsabilità.
    https://cooperatores-veritatis.org/2018/03/03/intervista-a-stefano-fontana/

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  6. Tornando all’argomento principale, vorrei segnalare la disputa-critica eccellente fatta da un sacerdote dal blog di Marco Tosatti 😉
    http://www.marcotosatti.com/2018/03/04/placuit-deo-le-critiche-di-un-sacerdote-teologo-e-i-pericoli-nascosti-del-documento-di-ladaria/
    e dalla quale riporto questo passaggio importante:
    LA CROCE DI CRISTO, appunto! NON È MAI NOMINATA la Croce della Salvezza, NÉ IL SANGUE SPARSO DAL REDENTORE, in questa Lettera che ci vuole istruire e aggiornare sulla salvezza cristiana, la quale invece è oppressivamente, insulsamente e continuamente definita: “entrare nell’ordine dei rapporti inaugurato da Gesù”.

    Dov’è la bellezza della Grazia? Dov’è la messa in guardia contro il peccato mortale? Il rischio dell’Inferno? Non esiste. Non esiste il rischio o non esiste l’Inferno? Tutti e due. In Vaticano, da Santa Marta all’ex Sant’Uffizio non se ne parla e non se ne scrive. Qualcosa sul Diavolo ogni tanto il Papa. Ma non definisce chi quegli è e che vuole. Lo ha spiegato la Madonna a Fatima, ma Francesco è andato là a silenziarla, a stravolgere e negare il Suo drammatico appello alla preghiera e al sacrificio perché le Anime non vadano all’Inferno e si perdano per sempre, lontane da Dio. Questo è il pericolo della Salvezza!

    Ma allora l’Evangelizzazione? “La Chiesa si dedica con tutte le sue forze all’Evangelizzazione”, con l’attenzione di “stabilire un dialogo sincero e costruttivo con i credenti di altre religioni”. Non sia mai che si sentano offesi i musulmani, induisti e buddisti, che uccidono i Cristiani, li imprigionano, bruciano le loro case, chiese e scuole!

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  7. Gentilissima redazione,
    riporto in link l’articolo tratto dal blog di Marco Tosatti e vi pregherei di prendere visione del commento “dell’uomo di Curia” su alcuni punti del documento (qui il link http://www.marcotosatti.com/2018/03/04/placuit-deo-le-critiche-di-un-sacerdote-teologo-e-i-pericoli-nascosti-del-documento-di-ladaria/).
    Riporto solo il punto che più pare destare perplessità e il commento dell’uomo di Curia (e lo riprendo dall’articolo di Tosatti):
    “…N. 9: Da una parte, infatti, il senso discendente testimonia la primazia assoluta dell’azione gratuita di Dio; l’umiltà di ricevere i doni di Dio, prima di ogni nostro operare, è essenziale per poter rispondere al suo amore salvifico. (LE CONSEGUENZE DI QUESTA AFFERMAZIONE, SVINCOLATA DAL RAPPORTO ESSENZIALE CON LA LIBERTÀ UMANA CHE ACCOGLIE LA GRAZIA, PORTERÀ AD AFFERMARE IL PRIMATO DEI SACRAMENTI SULLA CONVERSIONE E NON I SACRAMENTI COME CHIAMATA ALLA CONVERSIONE E LUOGO IN CUI QUESTA SI REALIZZA)”.
    Quindi ora abbiamo un documento della Congregazione della Dottrina della Fede (che si ricollega alla Dichiarazione Dogmatica Dominus Iesus del 2000) che SEMBRA, si può desumere dal commento dell’ “l’uomo di Curia”, poter dare un fondamento dottrinario al tentativo di svolta pastorale del cap.8 di AL di concedere la comunione ai divorziati risposati che permangono in situazione di pubblico peccato di adulterio.

    Vorrei sapere il vostro parere a riguardo (magari chiedere chiarimenti a qualche teologo di vs conoscenza) per capire se ciò possa essere plausibile o questa interpretazione dell’ “uomo di Curia” rilanciata da Tosatti di questo passo del punto N.9 della Placuit Deo non è possibile.

    Grazie infinite e Buona Santa Domenica in Nostro Signore

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    RISPONDIAMO

    Nel ringraziarla, gentile Emanuele, la preghiamo anche noi di prendere visione di cosa pubblicano gli altri 😉
    Infatti siamo stati già avvisati dell’articolo e ne abbiamo preso visione.

    E’ un bene avere più ampia visione dell’argomento che, preso da punti diversi, confluiscono tutti nel medesimo approdo. Il nostro articolo infatti non intende promuovere il Documento, al contrario, rilevare le molte anomalie e quel tacitare da dove derivano certe eresie che si vorrebbero nascondere dietro un vecchio pelagianesimo o gnosticismo 😉

    Grazie

    Lo Staff di cronicas…..

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