Cari Pastori, non abbandonate Voi stessi alla tentazione di cambiare la Preghiera di Gesù

Abbiamo ricevuto questa “Lettera” da un nostro Lettore che l’ha inviata personalmente, in forma cartacea con raccomandata, alla Santa Sede, alla Congregazione per la Dottrina della Fede e al santo Padre, con la richiesta se potevamo pubblicarla qui. Volentieri la condividiamo, la facciamo nostra e la mettiamo a disposizione di tutti. I grassetti (e qualche link) sono nostri, assenti nel testo originale.


Beatissimo santo Padre, e a Voi, cari Pastori.

(seguono le presentazioni personali dell’autore, che omettiamo).

«Per questo motivo Cristo, mentre nella precedente domanda ci insegnava a chiedere perdono dei peccati, in questa ci insegna a chiedere di poterli evitare, ossia di non essere indotti nella tentazione per la quale scivoliamo nel peccato, e ci fa dire: “Non ci indurre in tentazione”…».

Non sto citando me stesso, ma il grande san Tommaso d’Aquino (vedi qui), queste parole sono sue, quando spiega la Preghiera più bella che Gesù ci ha insegnato. Ho sempre insegnato alla mia famiglia, e nella parrocchia dove sono stato servitore della grazia, queste parole sublimi, ed ora ci ritroviamo tutti confusi, amareggiati, consapevoli che la Tradizione viva e vera della Chiesa è stata frantumata, spezzata.

Forse penserete che stia esagerando, cosa vuoi che sia un termine, una parola? Vedete cari Padri, quando insegnavo agli adolescenti l’importanza delle parole, il significato di esprimersi correttamente, usavo spesso la storiella “della virgola”.

C’era una volta una virgola (,) seccata dalla poca considerazione in cui tutti la tenevano. Perfino i bambini delle elementari si facevano beffe di lei. Che cos’è una virgola, dopo tutto? Ne giornali nessuno la usa più. La buttano, a casaccio.

Un giorno la virgola si ribellò.

Il Presidente scrisse un breve appunto, dopo il lungo colloquio con il Presidente dell’altra superpotenza: “Pace, impossibile lanciare i missili” e lo passò frettolosamente al Generale.

In quel momento la piccola, trascurata virgola, mise in atto il suo piano e si spostò. Si spostò di una sola parola, appena di un saltino. Quello che lesse il Generale fu: “Pace impossibile, lanciare i missili”.

E scoppiò la Guerra mondiale.

Il “non indurci in tentazione” è, spiegato da san Tommaso d’Aquino, la prova delle virtù, è un mettere alla prova la nostra fede. Se Voi modificate questa parola, questo termine, che ne sarà del Libro di Giobbe?

“C’era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male. […]Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore». Così faceva Giobbe ogni volta. [….] Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male». Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!». Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore” [Giobbe 1,1-12].

Poi sappiamo tutto il resto, la provocazione di Satana cresce e Dio acconsentirà alla tentazione, proverà il suo servo Giobbe fino allo sfinimento, per poi ricompensarlo di tutto ciò che aveva perduto.

La ricompensa! Ecco, Cari Padri, che cosa è quella parolina che volete modificare, è la ricompensa per coloro che, come Giobbe, avranno superato la tentazione per la quale Satana nulla potrebbe senza il permesso di Dio. E mentre Satana usa le prove per trascinarci all’inferno [forse che i nostri reverendi Padri non credono più all’Inferno?], il Buon Dio le usa per purificarci, salvarci, esaltarci.

Che Fede potrebbe mai essere, la nostra, se non accettassimo dal Padre ciò che, in fin dei conti, richiese ad Abramo prima [Genesi 22,1-18] e a Gesù stesso, il Figlio, l’amato, dopo, nel Getsemani? Entrambi furono “indotti” alla tentazione, tutti i grandi Santi, gli stessi Martiri sono sempre stati “indotti” alla tentazione, prima di poter dare prova della loro autentica fedeltà al Padre che non ci abbandona mai.

Che differenza avverrà con quel ambiguo “non abbandonarci“?

E’ una traduzione ideologia, reverendi Padri, e il Signore non voglia che siate in mala fede! E’ una tentazione, siete “indotti” alla tentazione, ma invece di correggervi, la volete imporre a tutta la Chiesa. L’Indurre è “guidare”. Il Padre “ci guida”, e che non ci abbandona è già implicito in quell’indurre. Il non abbandonarci è invece un “non lasciarci liberi” di peccare. Nell’indurre, però, noi siamo come Giobbe, certi che il Padre ha calcolato tutto e perciò si attende da noi l’atto di fede: «Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?». In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra. [Giobbe 2,10].

Il “non abbandonarci” invece è teologicamente scorretto. Significa dire al Padre di non abbandonarci “proprio adesso” mentre, nelle parole del Cristo Gesù l’intenzione non è quella di evadere la tentazione, ma di “guidarci” alla vittoria: «Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove». [Giacomo 1,2] e «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione» [Siracide 2,1], e ancora leggiamo: «Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà….  Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare» [Siracide 15,17-20].

Ciò che si sta verificando è invece una vera rottura con tutta la Tradizione dei Padri. Inoltre, perdonatemi se oso l’ardire, ma “perché”? Le spiegazioni che state dando non sono sufficienti, e quello che dite è gravissimo ai fini di una vera rottura con tutto il Magistero della Chiesa stessa: «Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla» [1Corinzi 10,12],

E vi è un sospetto grave: se Dio “non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare, accadrebbe ora che l’uomo, cadendo nel peccato, riterrebbe “colpevole” Dio per averlo “abbandonato” a peccare, per non aver ascoltato la “sua” preghiera. La preghiera non è più quella che Gesù ci ha insegnato, ma è quello che gli Uomini vorranno imporre al Padre. E’ un vero capovolgimento teologico, c’è un insidioso e ambiguo capovolgimento del libero arbitrio, di luterana memoria, ma non voglio dare qui l’affondo alla questione.

Infatti, mentre san Tommaso d’Aquino dice: «Noi otteniamo tutto questo col Dono dell’Intelletto, mediante il quale, se non consentiamo alla tentazione, conserviamo un cuore puro, del quale viene detto “Beati i puri di cuore“» [Mt.5,8], il “non abbandonarci” che Voi volete imporre, porterà debolezza alla fede per le future generazioni. Inoltre è una pessima testimonianza a quella fedeltà della quale, dice san Leone Magno: «Grande sostegno è la fede integra, la fede vera, nella quale nulla può essere aggiunto o tolto da chicchessia; poiché la fede se non è unica, non esiste affatto» [sermone 24, in Nativ. Domini].

Quel “non abbandonarci” che Voi state imponendo è un vero falso ideologico! E’ la vera tentazione nella quale si è caduti perché non si è più in grado di avere la pazienza per spiegare il significato di quel “non indurci” che è tutto biblico mentre, il Vostro è un termine del mondo, mondano, è un vero tradimento alle intenzioni espresse da Gesù che, in duemila anni, non chiese mai ai suoi Santi, alla Sua Chiesa, di modificarne il senso.

Caro santo Padre, e a Voi Reverendi Padri, siate coraggiosi ed umili nel fare un passo indietro. Pensate alle generazioni future, non sottovalutate la gravità della superba intenzione di voler insegnare a Cristo stesso, il senso delle parole che Lui stesso ci ha insegnato e che i Padri della Chiesa hanno sigillato anche con il proprio sangue.

Voi dovete “confermarci nella medesima Fede” e non modificarla. Anche Voi tutti siete soggetti a questa regola d’oro per la quale, “l’indurre” in tentazione è per Voi oggi questa prova alla quale state cedendo, avete ceduto, obbligando ed imponendo al gregge quanto non vi è lecito fare.

(seguono i saluti finali, l’indirizzo e la firma)

Pater Noster qui es in cælis: / sanctificetur nomen tuum; / adveniat regnum tuum; / fiat voluntas tua, / sicut in cælo, et in terra. / Panem nostrum cotidianum / da nobis hodie; / et dimítte nobis debita nostra, / sicut et nos dimittimus / debitoribus nostris; / et ne nos inducas in tentationem, /sed libera nos a malo. Amen.

5 pensieri riguardo “Cari Pastori, non abbandonate Voi stessi alla tentazione di cambiare la Preghiera di Gesù

  1. La moderazione potrebbe fornirci gli indirizzi utili per inviare una lettera simile alle persone giuste?
    Ora pensavo alle parole del sacerdote che nella liturgia affermano, non che dicono, ma affermano:
    Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:
    “Padre Nostro che sei nei cieli….”
    a prescindere dal fatto che ogni parroco introduce questa preghiera con parole inventate, ma che fine fa ora l’affermazione “obbedienti alla sua parola, formati nel suo insegnamento, e che osiamo dire”?
    Non siamo più obbedienti a questa parola;
    non siamo più formati al suo insegnamento, che è divino;
    ma osiamo cambiare le sue parole.
    Veramente la questione mi mette a disagio, ora recito il Padre nostro in silenzio per conto mio, durante la messa, perchè, purtroppo, i cambiamenti sono avvenuti da novembre scorso qui da noi. Credo che ci toccherà fare come i primi cristiani che, di catacomba in catacomba, si tramandavano la sana dottrina nelle famiglie rette.

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    1. “Gentile Corrado, mettiamo a sua disposizione, e a quella di chiunque, la pagina che raccoglie tutti gli indirizzi utili da lei richiesti*. Noi suggeriamo di scrivere a: Congregazione per la Dottrina della Fede; alla Congregazione per il Culto Divino; alla Congregazione per i Vescovi e naturalmente al santo Padre. ecco il link: http://www.unavox.it/indirizzi.htm

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  2. Come al solito faccio un po’ il pignolo, mi perdoneranno l’Autore della Lettera e la Redazione.
    L’Autore scrive: “L’Indurre è “guidare”. Il Padre “ci guida”, e che non ci abbandona è già implicito in quell’indurre. Il non abbandonarci è invece un “non lasciarci liberi” di peccare.”

    Sì, il concetto si comprende, ma forse è meglio specificare ulteriormente quale è l’errore nella scelta del termine.
    Indurre deriva dal latino, due termini uniti e significa “in, entro” e ducere “trarre”.
    San Girolamo che ha tradotto in latino questa preghiera che lui leggeva probabilmente dal greco, ha avuto una grandissima intuizione confermata, per altro, da tutta la Chiesa e da tutti i Padri, e nessuno l’ha mai messa in discussione, tranne Lutero.
    Gesù è il Medico e la Preghiera che ci ha consegnato è quella medicina che fa interagire medico e paziente, in questo caso tra il Padre e noi.
    E’ una sorta di “contratto” per il quale, infatti, la storia di Giobbe, come l’episodio di Abramo, pronto ad uccidere il figlio Isacco per obbedienza, e alcuni episodi della vita di Gesù accennati dall’Autore della Lettera, ben definiscono la norma e l’applicazione.
    L’indurre, di conseguenza, è un “menare-trarre”, una reazione che deve portarci all’atto di fede più difficile che un uomo possa fare, come Giobbe insegna, o come Gesù stesso nel Getsemani ha fatto. E’ un fidarsi del Medico, fidarsi di Dio e così trarre fuori le virtù che sono lo strumento per vincere le battaglie, le tentazioni. In tutto questo a guidarci è proprio Dio, indurre significa anche “ducere” e viene da “duce”, quindi è Dio che ci “conduce” a vincere la tentazione che viene da Satana e Lui la permette (v. Giobbe)
    Il resto e sulla tentazione, l’Autore della lettera lo ha spiegato molto bene.

    Quindi – il non abbandonarci – è scorretto perché “abbandonare” lo dice il termine stesso, esso deriva da “bando”, significa arrendersi. Unito alla frase: “non abbandonarci alla tentazione” finisce per significare l’abbandono della battaglia, significa arrendersi, si sta chiedendo a Dio la resa, per non combattere quella data tentazione che Gesù stesso ha affrontato.
    Se posso dare un consiglio: chi comprende questo, deve farsi forza e non modificare la Preghiera che Gesù ci ha insegnato e da sempre confermata nell’impostazione fatta dai Padri. Chi non riesce a comprenderlo, mantenga fede all’insegnamento della Chiesa di tutti i tempi e si fidi di ciò che Gesù ha voluto dirci. Cambiare queste parole del Maestro è quall’aprire le porte a Satana attraverso una nuova tradizione, come fece Lutero.

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  3. Saremo saldi nella fede?Pietro rinnegò Cristo tre volte.Invochiamo lo Spirito Santo e con coraggio iniziamo ad alzarci in piedi e a dire…”no,non vi è consentito”…Non è consentito ad una Santa Sede occupata da apostati.

    ___________________________________________

    RISPONDIAMO

    Ci perdoni Giulia ma, il testo da lei portato fa parte di quei testi che l’allora cardinale Ratzinger Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, a firma di Giovanni Paolo II, confermò NON essere stato accettato dalla Chiesa.
    Abbiamo dovuto toglierlo.
    Ci sono molti Santi da poter citare, usiamo quelli riconosciuti dalla Chiesa, abbiamo già molta confusione.
    Grazie.

    Lo Staff “cronicasdepapafrancisco”

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