«… Francesco, il vero santo d’Assisi, rispose così all’invito del Sultano a rimanere con lui: “Si, volentieri rimarrò con te, se tu e il tuo popolo vi convertirete a Cristo”».
Come abbiamo anticipato qui, lasciando agli esperti vaticanisti di raccontare questo viaggio papale in Myanmar, oggi vogliamo approfondire quella eco che le parole di papa Francesco hanno esteso fino “ai confini della terra”, tenendo bene a mente alcune linee guida tracciate da La Nuova Bussola, vedi qui, che non soddisfano pienamente i tanti interrogativi che, tale messaggio papale, ha ovviamente scatenato. Vi ricordiamo che i due Discorsi principali ed ufficiali, li trovate integrali uno qui, l’altro ai Vescovi qui.
Parlando di “religione laica”, vedi qui, abbiamo volutamente lanciato una provocazione dal momento che se una cosa è religiosa, non può essere laica, non almeno nel senso che si vuole intendere la laicità moderna del nostro tempo mentre, basta studiare la storia, è proprio nel Cristianesimo che l’autentica laicità convive con la religione facendola diventare non la “religione di Stato”, ma più semplicemente “lo stile di vita”, come la grandezza dell’Europa con il Monachesimo ci ha dimostrato, prima dell’arrivo di Lutero!
E dunque, condividendo in gran parte il senso dell’articolo de La Bussola che, pacatamente, tenta di addolcire la pillola, vanno però fatte alcune considerazioni importanti. Buddha e san Francesco d’Assisi sarebbero, sullo stesso piano, una “testimonianza comune”, specifica papa Francesco, per una vera convivenza civile e pacifica, per fare la pace… Da cinque anni abbiamo capito che Bergoglio – da buon gesuita modernista – ha accantonato la Dottrina Cattolica per trovare “altre strade” sulle quali costruire, insieme, una vera convivenza pacifica, per dare giustizia ai poveri, per costruire insieme la “casa comune”, e quant’altro di utile possa esserci e possa farsi, per vivere un vero paradiso terrestre.
Al centro delle citazioni di papa Francesco, nei due incontri che stiamo citando, ci sono solo due riferimenti: la sua Evangelii gaudium e la sua Laudato sì! Non c’è che dire! Come se nessun altro Predecessore avesse mai affrontato l’argomento. E’ ovvio che Bergoglio vuole tracciare una guida tutta particolare e tutta sua e lo fa interpretando il Vangelo a modo suo. E’ qui, ai giovani radunati per la Messa papale che Francesco afferma che il messaggio di Gesù Cristo: “di perdono e misericordia si serve di una logica che non tutti vorranno comprendere, e che incontrerà ostacoli. Tuttavia il suo amore, rivelato sulla croce è, in definitiva, inarrestabile. È come un “GPS spirituale” che ci guida infallibilmente verso la vita intima di Dio e il cuore del nostro prossimo…” vedi qui testo integrale.
E lo Spirito Santo che fine ha fatto? Non era Lui la guida sicura e certa, guida infallibile verso la vita intima in Cristo Dio e verso l’autentica carità per il prossimo? “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà… (Gv.16,12-14)
Come quando ai Vescovi di Myanmar ha detto: “…Pietro annuncia questa notizia e annuncia anche il compito del vescovo dicendo così: “A noi spettano la preghiera e l’annuncio della Parola” (cfr At 6,1-6). La preghiera è il primo compito del vescovo. Ognuno di noi vescovi dovrà domandarsi, alla sera, nell’esame di coscienza: “Quante ore ho pregato oggi?”…”.
Ottimo il riferimento alla Preghiera, ma quanto all’ANNUNCIO DELLA PAROLA? Certo, il primo compito non solo del Vescovo, ma di ogni battezzato è la Preghiera, ma quell’annuncio della Parola non è disgiunto, al contrario, la Preghiera infatti rafforza l’annuncio e dona la grazia ANCHE AL MARTIRIO affinché, questa Parola, possa essere annunciata. Pietro, come gli altri Apostoli, saranno martirizzati perché, per annunciare questa e non altra PAROLA, non si dedicheranno ai compromessi, agli accomodamenti o all’ambientalismo…. Sarebbero morti tutti di vecchiaia se, annunciando “una parola”, avessero fatto accomodamenti con i pagani, in fondo cosa gli chiedevano di così inaccettabile? Lo stesso san Giovanni Battista sarebbe sopravissuto se invece di dire ad Erode che stava sbagliando, si fosse unito al banchetto degli accomodamenti e avesse parlato, magari, di convivenza civile accomodata.
Per papa Francesco, infatti, la PAROLA da annunciare non è la morte di Cristo Gesù, dall’Incarnazione di Dio per redimerci DAI PECCATI, morto e veramente risorto per noi…. non è la sua priorità, citando se stesso ai Vescovi di Myanmar, afferma: “…mettere la comunità cattolica nelle condizioni di continuare ad avere un ruolo costruttivo nella vita della società, facendo sentire la vostra voce nelle questioni di interesse nazionale, particolarmente insistendo sul rispetto della dignità e dei diritti di tutti, in modo speciale dei più poveri e vulnerabili. … Mi riferisco specialmente alla necessità di proteggere l’ambiente e di assicurare un corretto utilizzo delle ricche risorse naturali del Paese a beneficio delle generazioni future…”, una priorità non nuova, vedi qui.
Le stesse parole di “benedizione” di papa Francesco, sono eloquenti: “Su tutti invoco le benedizioni divine di gioia e di pace…” divine? di gioia? di pace? Di quale divinità parla? di quale gioia e pace? Non è nuovo Bergoglio a questi saluti “originali”, vedi qui, e vedere qui quando dopo l’incontro con i Movimenti popolari, in aula Paolo VI, concluse con queste parole: “…e quelli che non possono pregare, lo sapete, pensatemi bene e mandatemi una buona onda…”.
Per capire davvero dove mira papa Francesco è fondamentale studiare il gesuitismo modernista, vedi qui. Perdonateci se insistiamo, ma se non sapete non è facile capire perché ci fermiamo ad analizzare questo magistero… Il gesuitismo modernista si è prefissato un compito specifico: cattolicizzare ciò che non è cattolico! Da qui si comprende perché Bergoglio continui ad essere ossessionato dalla falsa idea che il Cattolicesimo abbia fatto, per duemila anni una sorta di “proselitismo”, quando a farlo è tipico del protestantesimo e dei pentecostali, amici suoi, oggi! Mentre il Cattolicesimo, obbedendo alla parola del Signore Gesù, non ha fatto altro che predicare quella Parola, la sola che dà vita, a causa della cui predicazione abbiamo i Martiri. Si muore per amore al Cristo Gesù, non per la causa ambientalista o il quieto vivere.
Infine e a scanso di equivoci… sarebbe opportuno spiegare a papa Francesco che il termine Buddha non è tanto un nome di persona, ma è l’appellativo che indica un essere umano che abbia raggiunto la più profonda consapevolezza; Buddha significa infatti Risvegliato, Illuminato. La tradizione indiana, da non confondere con il buddismo occidentalizzato, afferma che ogni grande ciclo storico vedrà l’apparizione di buddhità e potrà trasmettere agli altri esseri la via che conduce alla realizzazione personale…
Perdonateci questa pagina di storia necessaria: Buddha non esiste in quanto “persona”…. per capire chi “è” Buddha, bisogna rifarsi al principe Siddharta Gautama, nato verso il 560 a.C. nel nord dell’India. Principe ereditario al trono di un’antica casta di guerrieri, sposato e con un figlio, il principe lascia famiglia e potere a seguito dell’impatto con la sofferenza umana avuto nel corso di quattro incontri rivelatori: con un vecchio, un malato, un monaco e un corteo funebre. Siddharta visse così un volontario esilio e per sei anni si sottopose alle più terribili macerazioni ascetiche fino alla soppressione delle stesse funzioni fisiologiche, tanto da raggiungere una condizione di morte apparente. Siddharta però si rese conto che non avrebbe mai raggiunto l’Illuminazione attraverso la mortificazione del corpo e abbandonò l’asceticismo rigoroso e concentrò i suoi sforzi nella meditazione, finchè nel 531, mentre si trovava ai piedi di un albero di pippala, scoprì la soluzione del problema del dolore: aveva così raggiunto il “risveglio” (bodhi), diventando un “risvegliato” (il Buddha), cioè era finalmente entrato nella pace dell’estinzione dei desideri e delle passioni, che sono all’origine del dolore.
E’ fondamentale spiegare a papa Francesco che l’Induismo intende per Karma la condizione umana asservita alla necessità ineluttabile di rinascere in condizione animale, umana o divina, secondo che nella vita precedente si è fatto il male o si è compiuto il bene. Quindi il Karma è la legge della retribuzione degli atti, poiché le nostre azioni portano frutti, se non nella vita presente, certamente in quella futura. In tal modo il Karma mette in moto il ciclo delle rinascite.
Deve essere spiegato a papa Francesco che LA POVERTA’ – laddove regnano queste religioni – E’ ENDEMICA… perché la fonte della sofferenza è proprio nel desiderio avido e appassionato che incatena l’essere umano al suo stato di condizionamento: devi essere POVERO e nulla tenente per ottenere la pace finale. Il Nirvana, infatti, sta ad indicare l’estinzione assoluta del desiderio del vivere che fa essere l’uomo prigioniero della trasmigrazione dell’anima. Il Nirvana è quindi nel Buddismo la dissoluzione del Karma e l’uscita definitiva dalla sofferenza e dal dolore. NON ESISTE L’ANIMA DA SALVARE, ma una fonte di energia che deve autoalimentarsi ed auto-rigenerarsi, continuamente.
In queste religioni non si spinge il povero a guardare verso Cristo, ma a ripiegarsi su se stessi! E va spiegato a papa Francesco che ci troviamo di fronte a religioni diverse, che nulla hanno da spartire con il Cristianesimo, che si deve parlare non più di un unico Buddismo, ma di tre Buddismi che divergono tra essi in modo essenziale, e sono: Hinayana (piccolo veicolo), Mahayana (grande veicolo), Vajarayana (via dei Tantra).
Non dimentichiamo che nel Credo noi professiamo di credere nella resurrezione della carne e nella vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo. Un cristiano che dubitasse di questo, non sarebbe più cristiano. Per il pensiero cristiano l’esistere è un bene e la pienezza dell’Essere stesso è Dio rivelato in Cristo Gesù. Invece per il pensiero buddista la realtà è essenzialmente dolore e lo scopo a cui bisogna tendere è la soppressione della sofferenza che non si estinguerà mai in una sola vita, per questo c’è la necessità di credere nella reincarnazione.
Il Buddha religioso nega Dio e non si cura mai di affrontare tale nozione, ma la ignora come inutile, perché per Buddha ognuno deve fidarsi solo di sé stesso; divinità o demoni non possono né servire né nuocere. Il Buddismo e il Cristianesimo vengono presentate oggi, entrambi, come via di salvezza grazie proprio ad una certa PREDICAZIONE GESUITICA del tempo moderno, in verità differiscono radicalmente sia nel modo di concepire la salvezza, sia nei mezzi per raggiungere il Nirvana, che è la realtà assoluta, l’unica capace di calmare tutte le aspirazioni della felicità, ma non è Dio, né di ordine divino, e l’uomo non ha alcun rapporto diretto e personale con Dio. Lo stesso concetto di “Nirvana” è concetto della pace dei sensi, mentre nel Cristianesimo i sensi sono sollecitati continuamente per un rapporto dinamico con Dio.
E allora, un pontefice che parla ai giovani di Gesù Cristo morto in Croce, e del nostro rapporto con Lui, non può associare lo Spirito Santo ad un “GPS spirituale“…. senza scatenare lo scandalo, la perplessità, lo sgomento, lo smarrimento. Si fermasse pure a ridere, chi vuole nascondere la gravità della battuta… qui non stiamo parlando di “energie spirituali” ma DELLE TRE PERSONE DELLA SANTISSIMA TRINITA’, fatte oggetto di battute dal Vicario di Cristo, di colui che dovrebbe preferire il martirio pur di non nascondere l’annuncio della vera PAROLA, mentre egli continua a proclamare la sua parola! Noi diciamo nel Credo, infatti, di credere NELLO SPIRITO SANTO, Persona che dal Padre e dal Figlio ha profetizzato, profetizza, guarisce, risana, GUIDA IL POPOLO verso Cristo Dio.
E’ infine necessario ricordare a papa Francesco che il Buddismo non conosce né il peccato, né la grazia, né la fede, né i peccati, né i sacramenti, non c’è il peccato da cui si debba essere liberati, ma solo il ciclo delle rinascite da cui ci si salva estinguendo il desiderio non attraverso la conversione al Cristo, ma attraverso l’ascesi e la meditazione IN SE STESSI. Con il “risveglio” si raggiunge il Nirvana, uno stato ineffabile di vuoto assoluto dell’essere, che è totalmente diverso dal Paradiso cristiano nel quale siamo relazionati in Dio attraverso Gesù Cristo, il solo Signore.
Dove sta, in tutto ciò, una pur lontanissima equiparazione o persino una collaborazione, e perfino una convivenza tra san Francesco e Buddha? Con questo non significa “muovere guerra” a chi non è cristiano e questo la Chiesa stessa non lo ha mai insegnato. E tanto per sfatare la leggenda del poverello di Assisi che “parla con gli animali” e convive in pace con tutti a scapito della sana Dottrina, nella vita di san Francesco d’Assisi narrata da san Bonaventura, il Serafico insieme al suo compagno, Pietro di Cattanio, si recò in Terrasanta “tra gli infedeli, a portare con l’effusione del suo sangue, la fede nella Trinità”.
Sempre dal Bonaventura apprendiamo la grande fede che muove Francesco nel partecipare alla Quinta Crociata (alla quale mai si oppose definendola la “santa impresa”), rispondendo alla domanda del Sultano sul motivo della sua presenza in Egitto: “Non da uomo, ma da Dio siamo stati mandati, per mostrare a te e al tuo popolo la via della salute e annunziarvi il Vangelo”. A queste parole, è opinione assai comune tra i biografi di San Francesco, il Sultano rimase particolarmente colpito tanto che invitò il santo di Assisi a rimanere con lui. Ma Francesco rispose così: “Si, volentieri rimarrò con te, se tu e il tuo popolo vi convertirete a Cristo”. Francesco, secondo Bonaventura (che riprende molti elementi da Tommaso da Celano, primo biografo del santo), intima il Sultano alla prova del fuoco. Se il Serafico fosse sopravvissuto alle fiamme lui e il suo popolo si sarebbero convertiti a Cristo. Il Sultano, per paura di una rivolta popolare, rifiutò l’estrema prova, ma non poté che rimanere sbalordito dall’enorme fede del piccolo frate… (cliccare qui per il resto della storia).
Un pensiero riguardo “Dallo Spirito Santo al GPS, così Buddha e san Francesco sono una cosa sola”