Immigrazione e ius soli: il papa torni a fare il papa

Il recente papocchio tra Gentiloni e Vaticano sullo ius soli fa emergere ancora una volta ciò che abbiamo denunicato a più riprese: Bergoglio viene percepito sempre più come il leader della sinistra mondiale e sempre meno per ciò che è, cioè il 266esimo successore di Pietro.

di Giorgio Enrico Cavallo (19-09-2017)

Già speravamo in un cambio di rotta. Bergoglio, di ritorno dalla Colombia, era parso più moderato del solito in merito al suo cavallo di battaglia preferito: l’immigrazione incontrollata. «Un governo – aveva detto – deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho? Secondo: non solo riceverli, ma anche integrarli».

Noi però stavamo in campana, perché sperare è una bella cosa, ma conoscendo i nostri polli temevamo che le prudenti parole del papa, a conti fatti, non significassero granché. Ed effettivamente, su Repubblica, giornale preferito di Bergoglio, è comparsa la notizia di un patto segreto tra Gentiloni e il Vaticano per far annegare definitivamente questo sventurato paese: approvare lo ius soli in fretta e furia. “Missionario” inviato per questo delicato incarico, monsignor Rino Fisichella, che avrebbe l’arduo compito di forzare la mano al tetragono Angelino Alfano.

Come che stiano le cose davvero, non è dato sapere. Semmai, avremmo infiniti motivi per preoccuparci; e non soltanto perché l’invasione in atto diventerebbe ancora più endemica, dando il via libera ad una sostituzione etnica e culturale che non avrebbe eguali nella storia europea; ma, prima ancora, perché allo stadio attuale ne va di mezzo il buon nome della Chiesa Cattolica.

Perché, signori, la Chiesa Cattolica non è un’Onlus impegnata nel sociale. Occorre che qualcuno lo dica ai nostri pastori, e spiace che quel qualcuno debbano essere le modeste colonne di questo blog: Cristo, quando ha detto a Pietro che sarà “pescatore di uomini”, non gli ha dato la patente nautica per “salvare vite umane” davanti alle coste libiche. Il telos, il fine, era leggermente diverso. La Chiesa dovrebbe occuparsi delle cose di Chiesa: un mantra che abbiamo sentito più volte, quando i pontefici e i cardinali cercavano di dire la loro sulle cose politiche di casa nostra. Com’è che da quando in Vaticano c’è Bergoglio, nessuno parla più di “ingerenza ecclesiastica”? Mistero. Eppure, siamo di fronte ad un pontefice che ben più dei suoi predecessori sembra prediligere il protagonismo politico; poiché, tuttavia, la politica di Bergoglio va a braccetto con quella dei poteri forti che governano il mondo (coincidenze?), allora tutto va bene: l’ha detto il papa, s’ha da fare!

Il papa, d’altronde, non ha il problema della scadenza del mandato; il fatto che gli italiani sembrino avere le scatole piene dell’incapacità con la quale è gestita l’immigrazione, non lo riguarda. Lo riguarda – questo sì – la gestione delle anime. Perché la Chiesa – si diceva – non è un’Onlus e deve pensare a come mandare in Cielo le anime; non a come legalizzare in Italia i clandestini. Ciò, oltre a non essere lo scopo dell’istituzione ecclesiastica, costituisce in estrema sintesi un madornale errore storico. Sì, perché da sinistra e da destra hanno ripetutamente accusato la Chiesa di essersi, nell’ordine: macchiata della terribile colpa delle Crociate; aver mandato sul rogo milioni di streghe; aver creduto che la Terra è piatta; aver fatto abiurare Galileo; aver spento il lume della ragione nei popoli, con tanto di festini a base di oppio&religione; aver taciuto sulla deportazione degli ebrei; e via dicendo. Molte di queste storie sono bugie con il naso lungo, altre hanno le gambe corte; eppure, nonostante l’evidente assurdità di buona parte delle accuse rivolte alla Chiesa, salta sempre fuori qualcuno che domanda, testualmente: “E le crociate?”. Siamo tutti testimoni che, non appena un cattolico prova a difendere la Chiesa in una pubblica discussione, si trova a dover smentire o a dover giustificare l’operato degli uomini di chiesa del passato. «E le crociate?». «E Galileo?». «E i preti pedofili?». Facciamo attenzione, perché tra qualche anno potrebbe aggiungersi la domanda: «E la sostituzione etnica del continente europeo incentivata da papa Bergoglio nel corso del suo pontificato?». Quante anime sta allontanando dalla Chiesa – e dalla fede – l’insensata accoglienza senza freni? Quante anime sono turbate dalle parole del papa sull’immigrazione? Quante anime non riescono a darsi risposta – forse perché la politica dell’accoglienza senza freni è contraria all’insegnamento cattolico? – ed iniziano a prendere in antipatia la Chiesa e il papa che la rappresenta? Non si rendono conto, in quel di Santa Marta, che così stanno distruggendo il personaggio del “papa-buonasera”, il papa dei bagni di folla, il papa dei sorrisi e degli abbracci; personaggio che, all’inizio del pontificato, aveva portato masse oceaniche in piazza san Pietro.

È evidente che le follie umane si pagano. Le politiche folli hanno riempito i cimiteri e creato disastri economici incalcolabili. Gli errori della Chiesa si pagano nello stesso modo: semplicemente, perché allontanano i fedeli dalla loro Madre spirituale. Lo vediamo già adesso: piazza san Pietro, all’Angelus della domenica, è sempre più deserta. Forse, perché per sentire un comizio politico di sinistra, uno va alla festa dell’Unità: almeno ci sono anche le braciole e non si deve stare sotto il sole o sotto la pioggia per mezza giornata. Forse a Santa Marta non se ne sono accorti, e allora toccherà nuovamente a questo misero blog spiegare ciò che è evidente: Bergoglio viene percepito sempre più come il leader della sinistra mondiale e sempre meno per ciò che è, cioè il 266esimo successore di Pietro. Non sappiamo quale ruolo egli ami di più interpretare; di certo, il film che stiamo vedendo in questi anni dopo un po’ ha stancato: Bergoglio ha condensato nella sua figura tanto il ruolo di don Camillo che quello di Peppone. Noi, a dirla tutta, rivogliamo don Camillo.

(fonte: campariedemaistre.com)

Un pensiero riguardo “Immigrazione e ius soli: il papa torni a fare il papa

  1. Sono passati da un pezzo i tempi – in questo papato – in cui i credenti cattolici vivevano nella FIDUCIA che tutto quanto proveniva dal papa era buono solo per il fatto di essere ‘papale’.
    Ormai in troppi hanno capito che, come minimo, c’è qualcosa di ‘strano’ (meglio non approndire, c’è chi lo sta facendo in modo realistico e coraggioso).

    Venendo allo specifico della grave ingerenza di papa Bergoglio e del Vaticano nella vicenda dello Ius soli/culturae, inutile domandarsi – con l’aria che tira – se prima di entrare a gamba tesa in questa faccenda politica (sempre con motivazioni ‘umanitarie’…) essi ne abbiano APPROFONDITO tutte le implicazioni e i risvolti.
    È ammesso dubitarne, visto l’approccio ‘alla carlona’ (non dico altro) ai problemi, diventato ormai modus vivendi da quelle parti?

    Suggerisco la lettura dell’articolo del Sole 24 Ore ‘Ius Soli, nodo minori scompagnati’

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