La nostra redazione ha tradotto l’interessante intervista che la giornalista Maike Hickson ha fatto, per il sito LifeSiteNews, al collega George Neumayr, autore del libro The Political Pope.
di Maike Hickson (01-09-2017)
La giornalista Maike Hickson ha condotto un’intervista con l’autore George Neumayr sul suo nuovo libro, The Political Pope. Neumayr offre intuizioni sulle influenze comuniste su papa Francesco.

Nel suo libro lei fa riferimenti al rapporto di papa Francesco con il comunismo, o con alcuni comunisti in particolare. Potrebbe descrivere, in generale, il suo atteggiamento verso il comunismo?
Lui tende a parlare del comunismo in termini benigni. Ha detto alla stampa italiana che non si offende se le persone lo chiamano comunista perché ha «incontrato molti marxisti nella mia vita che erano brave persone». In un’altra occasione ha detto: «I comunisti ci hanno rubato la bandiera», perché «la bandiera dei poveri è cristiana». I papi del passato, che hanno riconosciuto il potere del comunismo nello schiavizzare i poveri, avrebbero trovato tali commenti molto sconcertanti.
Lei scrive nel suo libro che papa Francesco simpatizza e supporta «l’agenda della politica radicale della sinistra globale», e lo definisce «un equivalente ecclesiastico di Barak Obama». Quali sono gli argomenti specifici che papa Francesco promuove e che ricordano una visione del mondo compiacenti alle idee comuniste?
I grandi della sinistra dicevano che sognavano un mondo senza papi. Ma adesso si deliziano con papa Francesco. L’accademico radicale Cornel West ne ha riassunto così la ragione: «Amo lui, quello che dice e l’impatto delle sue parole sulle forze progressiste di tutto il mondo». In altre parole, papa Francesco ha trasformato il Vaticano in un pulpito per le cause preferite della sinistra, tra cui: frontiere aperte, controllo delle armi, attivismo nel cambiamento climatico, abolizione della pena di morte e dell’ergastolo e il socialismo dei pianificatori centralizzati. Ecco perché il radicale degli anni ’60 Tom Hayden ha detto che la sua elezione «è stata più miracolosa, se si vuole, del successo di Barak Obama».
Quale prominente comunista papa Francesco ha pubblicamente elogiato durante il suo pontificato? Potrebbe dirci nomi e circostanze?
Come scrivo nel libro, ha usato il tappeto rosso con Raul Castro, sconvolgendo i cubani che soffrono sotto il tallone della sua coscienza comunista. Castro è stato così entusiasta del sostegno del papa all’economia varata dal suo governo che ha detto: «Se continua a parlare così, ritornerò nella Chiesa cattolica: non sto scherzando, potrei ritornare al cattolicesimo, anche se rimango comunista».

Quali sono i suoi consiglieri più vicini ad una visione del mondo socialista?
Vanno tutti verso quella direzione, ma il cardinale dell’Honduras Óscar Rodríguez Maradiaga – che egli ha voluto alla segreteria del suo consiglio dei cardinali – è il più “rumoroso” socialista che gli sta attorno. È venuto allo scoperto, con le informazioni di WikiLeaks, che Maradiaga ha lavorato con gli operatori di George Soros per promuovere il socialismo nella Chiesa. Papa Francesco ha voluto il socialista Leonardo Boff – un teologo della liberazione del Brasile caduto in disgrazia e che ha lasciato il sacerdozio – come consigliere per la redazione della sua enciclica ambientalista Laudato Sì. Boff ha detto che papa Francesco ha voluto vedere i suoi progetti per la promozione di un governo mondiale attraverso le Nazioni Unite.
Come scrive nel suo libro, papa Francesco, durante la sua visita a Cuba, ha voluto celebrare una Santa Messa «all’ombra di Che Guevara». Può spiegare questa scena e il suo simbolismo?
Dire una Messa all’ambra di un assassino di massa come Guevara è stato un regalo propagandistico ai fratelli Castro. I dissidenti cubani ne sono rimasti sconvolti, persino alcuni liberals hanno espresso il loro disagio.
Potrebbe descrivere anche la reazione di papa Francesco quando ha ricevuto in regalo dal presidente boliviano Morales un crocifisso sotto forma di falce e martello? La sua reazione che tipo di messaggio ha inviato?
Quel grottesco “crocifisso” fu progettato da un defunto gesuita, padre Luís Espinal, la cui memoria è stata onorata da papa Francesco al suo arrivo in Bolivia. Altri papi avrebbero rifiutato un tale perverso oggetto; papa Francesco lo ha accetto, dicendo che lo «aveva capito». Così ha dato l’impressione di considerare uno dei sistemi più anticristiani mai ideati come innocuo.

Come lei scrive, papa Francesco nella sua vita ha avuto diversi mentori che sono stati a favore del comunismo. Potrebbe parlare, prima di tutto, del suo rapporto con Esther Ballestrino e di quello che fece, come arcivescovo di Buenos Aires, per la sua sepoltura?
Lei era, per sua stessa definizione, una «fervente comunista». Lui l’ha descritta come una dei suoi principali mentori. «Devo molto a quella grande donna», ha detto; aggiungendo che «mi ha insegnato tanto sulla politica». Gli ha fatto leggere periodici e letteratura comunista. Quando lei ha avuto problemi con le autorità, lui ha nascosto le sue opere comuniste in una biblioteca dei gesuiti, secondo l’autore James Carroll, che ha avuto l’autorizzazione a raccontarlo. Il giornalista John Allen ha affermato che, quando la famiglia della Ballestrino ha chiesto che fosse sepolta in un cimitero cattolico, Bergoglio «acconsentì facilmente», pur sapendo che non era una credente cattolica.

Può dirci qualcosa sul rapporto di papa Francesco con Leónidas Barletta?
Lui era un regista cinematografico comunisti dell’America Latina, i cui scritti sono stati “divorati” dal giovane Jorge Bergoglio, il quale aspettava con ansia l’uscita del periodico del partito comunista argentino, Nuestra Palabra y Propósitos, perché era “incantato” dagli scritti di Barletta, poiché, ha detto, «mi hanno aiutato nella mia formazione politica».
Lei riferisce che, come giovane prete argentino, l’allora padre Bergoglio era vicinissimo al superiore generale dei gesuiti, padre Pedro Arrupe, colui che ha aperto l’ordine dei gesuiti alle idee socialiste. Potrebbe parlarcene un po’ di più?
Lui è stato un protetto di Arrupe, il quale vedeva in Bergoglio una stella liberal che avrebbe avuto crescente successo nell’ordine. Ecco perché lo ha fatto provinciale all’età di 36 anni. Arrupe ha guidato la Compagnia durante il periodo più drammatico in cui l’ideologia liberal vi è penetrata, e ha voluto Bergoglio come uno degli attuatori di ciò, durante quell’infame congregazione generale del 1974-75 in cui fu sigillata la direzione socialista e modernista dell’ordine.

Papa Francesco ha incontrato e sostenuto l’incontro mondiale dei movimenti popolari. Potrebbe dirci di più su questi movimenti e il loro orientamento politico? In particolare, potrebbe dirci qualcosa riguardo la partecipazione del papa ad un incontro di questo tipo in Bolivia, assieme al suo presidente socialista?
Si tratta di una “collezione” di radicali e socialisti. Nel 2016 si sono riuniti in Bolivia per celebrare, tra le altre cose, che il papato fosse caduto nella loro mani. Papa Francesco ha condiviso la piattaforma con il presidente marxista della Bolivia, che indossava una giacca decorata con un quadro di Che Guevara. Francesco ha usato il suo discorso per sollecitare i partecipanti a continuare a combattere il «nuovo colonialismo», che egli ha equiparato ai governi che sostengono il libero mercato. Il discorso ha “deliziato” il pubblico comunista. Dopo il presidente della Bolivia ha detto che «finalmente» si poteva seguire un papa.
Nel contesto delle possibili simpatie comuniste di papa Francesco, potrebbe dirci qualcosa di più sulle canonizzazioni dei vescovi Oscar Romero e Hélder Câmara?
La causa di canonizzazione di Romero era bloccata durante i pontificati dei due papi precedenti. Ma sotto Francesco è andata avanti, ampliando il concetto di martirio per includervi anche coloro che sono stati assassinati per motivi politici. Questo per volontà papale, dando a Romero lo status di vittima di sinistra, caduto a causa della brutalità governativa. Al contrario, è difficile immaginare che il Vaticano cambierà le regole per un vescovo di destra la cui politica lo ha portato alla morte. La causa di canonizzazione di Câmara – chiamato il “vescovo rosso” per il suo sostegno ai guerriglieri comunisti – fu respinta dai papi precedenti. Ma papa Francesco ha voluto che andasse avanti.

Qual è il significato della visita personale di papa Francesco alla vedova di Paolo Freire, autore del libro “Pedagogia degli oppressi”?
Quell’incontro è stata organizzato dal cardinale Cláudio Hummes, quello che aveva sussurrato all’orecchio del papa, al momento dell’elezione: «Non dimenticare i poveri». Ciò che Hummes voleva dire veramente era che non si dimenticasse del socialismo. La vedova di Freire, dopo l’incontro, ha detto che suo marito, il cui libro è considerato un classico comunista in America Latina, ha influenzato questo papa. Il papa ama dire che «l’incontro è il messaggio» e il suo incontro con la vedova di Freire ha ravvivato quel desiderio, rafforzando la fiducia che una generazione di radicali, cresciuta con la Pedagogia degli oppressi, ha in Francesco.
D. Nel suo libro lei parla anche della benevolenza di papa Francesco verso la teologia della liberazione. Potrebbe parlarci di uno dei suoi principali rappresentati, Gustavo Gutiérrez, e di una sua valutazione su queste teorie?
La teologia della liberazione, che è un tentativo di incorporare il socialismo nella teologia cattolica, è stata emarginata sotto i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Papa Francesco le ha dato un ruolo principale. Leonardo Boff, uno dei più importanti teologi della liberazione, ha rilevato come lui e molti altri dei suoi confratelli rinnegati sono stati riabilitati sotto Francesco. Dopo che papa Francesco ha “onorato” Gustavo Gutiérrez, uno dei padri fondatori della teologia della liberazione, L’Osservatore Romano ha riferito che Francesco stava portando la teologia della liberazione «fuori dell’ombra in cui è stata rilegata da alcuni anni».
Come descriverebbe il rapporto di papa Francesco con Barak Obama e con la sinistra americana in generale? Potrebbe dirci qualcosa di più su George Soros e il papa? Ci sono connessioni tra questi due uomini, stanno condividendo alcuni progetti?
Papa Francesco sta trasformando la Chiesa in un’appendice della sinistra politica. È sufficiente vedere come tutti i sostenitori dell’aborto descrivono se stessi e papa Francesco come democratici. È sufficiente vedere anche gli uomini di sinistra finanziati da Soros venire accolti in Vaticano. Soros ha praticamente scritto la riga della visita papale negli Stati Uniti, come ha attestato WikiLeaks.
Lei pensa che papa Francesco si stia preparando e sia disposto a lavorare con le élite globali per la costituzione di un governo mondiale?
Lui sta certamente flirtando con quelle proposte che spingono il mondo in quella direzione. Ha promosso alcuni suoi consiglieri in posti chiavi per il governo mondiale, come il cardinale Turkson. Questi è uno dei ghost writer della Laudato Sì, scrivendo quella sezione in cui si dice che i regolamenti climatici dovrebbero essere imposti ai paesi da un’autorità globale.
Come giudicherebbe, in questo contesto, la critica aperta del papa a Donald Trump prima della sua elezione come presidente degli Stati Uniti?
Lui, in effetti, chiamò Trump un cattivo cristiano – una strana accusa, dato il fatto che non ha mai chiamato cattivi cristiani i cattolici favorevoli all’aborto. Ma quel suo commento, che ha riconosciuto anche Jeb Bush, ha finito per aiutare Trump a vincere. I mass-media chiamano Francesco il “papa della gente”, ma è in realtà il pontefice dell’élite. Essi amano la sua politica, ma l’uomo della strada non lo vede di buon occhio.

Nel suo libro lei parla riguardo la visita del papa negli Stati Uniti nel 2015. Come descriverebbe il messaggio e lo scopo di questa visita, e anche quello che è stato omesso?
In breve, lui ha omesso il cattolicesimo. I suoi discorsi non contenevano alcun contenuto distintivo cattolico. Se qualcuno avesse scambiato i suoi discorsi con quelli di quasi tutti i senatori democratici, nessuno ne avrebbe trovato la differenza.
Secondo le sue conoscenze, papa Francesco ha mai criticato pubblicamente il comunismo oppure uno dei governi comunisti?
Lui non ha risparmiato nessuna delle sue critiche al libero mercato. Invece di riconoscere il ruolo del socialismo nell’impoverimento dei popoli, preferisce scorrazzare cliché marxisti come «la diseguaglianza è la radice di tutti i mali».
(fonte: lifesitenews.com)
Grazie per il vostro sostegno per le traduzioni. Vi ricordiamo che un aiuto ogni tanto può sempre far comodo. Grazie a tutti. (cliccare qui)
In Vaticano ormai si srotolano tappeti rossi perfino per gli scagnozzi di Soros.
Dovremo aspettarci pure di veder sventolare bandiera rossa + quella arcobaleno su San Pietro? (prospettiva meno surreale di quanto si pensi).
"Mi piace""Mi piace"