Estate torrida, siccità ed incendi, nulla di nuovo per la verità, tutto come da copione come avviene da molti anni. Si dice che la colpa è degli uomini, che è una battaglia ambientalista, che è pure ideologica, dimenticando spesse volte che l’estate è più semplicemente il tempo del caldo, delle alte temperature… ma non siamo qui a parlare di meteo-ambientale.
C’è un meteo ancor più inquietante, di cui vogliamo parlare, perché è quello che misura GLI ANIMI. Parlare di animi, per molti, è solo una simbologia, ma per noi è qualcosa di molto più concreto, l’Anima per noi esiste e, come insegna sant’Agostino: il nostro cuore – questa nostra anima viva e vera – è inquieta fino a quando non riposa in Dio…. fino a quando non si converte a Lui.
In questa estate torrida in tutti i sensi, questo barometro, avrebbe dovuto aiutarci a farci sentire almeno una leggera brezza dalle parole del Pontefice, un aiuto ed un sostegno alle nostre anime affaticate ed appesantite dalla calura – davvero infernale – dei tanti fatti che hanno riempito questi mesi estivi, e invece no! Il meteo di questo pontificato, infatti, continua ad incendiare gli animi non certo di passione e di conversione al Cristo quanto, purtroppo, vede l’aumentare di temperature infernali atte ad incendiare la ragionevolezza, la fede vera, la sana cultura.
Abbiamo “staccato” la presa dopo l’ “Appello” a Papa Francesco per difendere la vita del piccolo Charlie, clicca qui, dopo aver tentato di far capire ai nostri Pastori la via dell’inferno che hanno intrapreso, clicca qui, e ben sappiamo di essere “servi inutili” ma non ci sentiamo sconfitti, sappiamo che questa è la resistenza, la perseveranza di cui parla il Vangelo e un interessante articolo di Campari&deMaistre del quale consigliamo una attenta lettura cliccando qui.
Abbiamo pensato quanto era bello quando i Pontefici “andavano in vacanza”… perché si avvertiva quel “staccare la presa” per immergersi nel silenzio all’interno di un mondo rumoroso e confusionario. Il “silenzio” di questi Pontefici era operativo, era di meditazione, era di preparazione, non erano vacanze goliardiche, ma di lavoro meditato e ponderato, una qualità che purtroppo appare assente in papa Francesco. Mandare in vacanza per qualche giorno il cervello (parliamo di vacanze intelligenti), aiuta tutti gli uomini ad alimentare la saggezza, la prudenza, le proprie aspettative, i problemi affinché, questi, vengano poi affrontati con più serenità e santo discernimento. Un passaggio cruciale che, è evidente, a papa Bergoglio proprio non interessa.
Una persona ha scritto nella sua pagina di FB questo pensiero che è esattamente anche nostro: “Il problema non è che il Papa, che ha da Cristo questo diritto e dovere, parli o intervenga sulla politica esprimendo un suo giudizio, ma il modo in cui lo fa. Se un cattolico si basa sul primo punto per muover critiche al recente intervento sul fenomeno migratorio e sulla sua gestione, dovremmo buttar via metà (se non più) dei documenti magisteriali da Pio VI a Pio XII, per limitarci ai tempi moderni. Non parliamo poi di Gregorio VII, Innocenzo III, Bonifacio VIII fino a Giulio II! La plenitudo potestatis vale nel I secolo come nel XXI: altro discorso l’esercizio di essa!”.
Questo Blog si sforza da mesi di far capire tutto ciò, ma con papa Bergoglio non è facile perché, anche quando ci appare un dovere aiutare a far comprendere quando i Media esagerano ed interpretando le sue parole storpiano il suo pensiero o lo offuscano non parlandone, per esempio vedi qui, se arriva una buona notizia, ne arriva subito un’altra ambigua o amara che contraddice quella buona precedente. È l’esempio delle notizie che si sono rincorse in questi giorni sul Messaggio per la Giornata del migrante che si celebrerà il 14 gennaio 2018, vedi qui. Marco Tosatti ha provato a fare una analisi attenta, clicca qui e qui; così come anche la Nuova Bussola Quotidiana della quale condividiamo la prudenza e il discernimento nella lettura del testo ufficiale del Papa, clicca qui.
E per correttezza dobbiamo condividere anche alcuni passaggi dell’articolo di Antonio Socci, clicca qui: “Benedetto XVI non ha detto quello che Bergoglio gli ha attribuito….” perché è verissimo, lo abbiamo constatato, basta leggere integralmente i passaggi citati da papa Francesco.
Per dirla tutta in verità, quanto afferma Papa Francesco nel Messaggio, in una lettura ampia ed omogenea, non è affatto sbagliato perché la Chiesa non ha mai abbandonato a se stessi schiavi, migranti o perseguitati…. se parliamo del Magistero ufficiale della Chiesa ed integrale, ossia in tutti questi duemila anni di storia, la Chiesa non ha mai abbandonato i veri deboli! Papa Francesco fa apparire tutto come nuovo cambiando alcuni termini. Per esempio ha eliminato il termine “CONVERSIONE” sostituendolo con “INTEGRAZIONE” che, ovviamente non sono la stessa cosa e tale cambiamento produce la confusione, l’ambiguità, l’eresia, l’apostasia, e di conseguenza è ovvio che produce qualcosa di nuovo che non si riscontra neppure nei Vangeli.
Papa Francesco ama giocare sui “modi di fare e di dire”, lasciando che ognuno la pensi come vuole, e basta che non ci si ponga davanti a rovinargli i progetti egli lascia fare ognuno come vuole. Non sappiamo quanto questo metodo sia giusto e porti frutti, al momento però vediamo e subiamo l’apostasia, temperature infernali, imbarazzi di ogni genere, non è certo facile comprenderlo dal momento che egli stesso vuole questa confusione. Come abbiamo spesso specificato, seppur il Papa continua a ripetere che egli sta applicando semplicemente la “Dottrina sociale” della Chiesa, ciò che è vero però è che lui si batte per il sociale – giustamente – ma eliminando la dottrina, e questa è l’apostasia.
Vogliamo concludere con un curioso ma interessante articolo di Aldo Maria Valli che ripiega, citando la storia e il cardinale Brandmüller, ad una necessaria “professione di fede” da parte di Papa Francesco, clicca qui:
“Brandmüller spiega che …«il nuovo papa dichiara che la vera fede è stata fondata da Cristo, data a Pietro e poi trasmessa, come si è sempre fatto nella Chiesa, dal suo successore fino all’ultimo papa appena eletto, il quale desidera ora proteggerla a costo del proprio sangue».
Le professioni di fede, che spesso dovevano essere lette pubblicamente, ad alta voce, avevano anche lo scopo di rispondere alle eresie, diventando così strumenti dell’unità della Chiesa sottoposta a dure prove…”.
L’idea e l’intenzione sono buone ma, ahinoi, anche inutili perché Bergoglio, interpellato sull’aereo in che cosa credesse lui e come la pensasse in materia etica, economica e morale, alla domanda se si sentisse davvero cattolico, rispose quasi goliardicamente e divertito: “vuole che le recito il Credo?”, ecco le sue parole ufficiali: “….io ho detto: “Sono io a seguire la Chiesa”, e in questo credo di non sbagliare, credo di non avere detto una cosa che non sia nella Dottrina sociale della Chiesa. Le cose si possono spiegare. Forse una spiegazione ha dato un’impressione di essere un pochettino più “sinistrina”, ma sarebbe un errore di spiegazione. No. …. E se è necessario che io reciti il “Credo”, sono disposto a farlo!”.
Ciò che è davvero grave è che si è dovuto chiedere ad un Pontefice se si sentisse davvero “cattolico”… ed oggi non è più sufficiente “recitare il Credo” dal momento che anche i protestanti lo conoscono a memoria, ma non per questo sono cattolici! E’ evidente l’ironica risposta di Bergoglio.
La più autentica professione di fede che potrebbe fare oggi papa Francesco, deve essere quella di rispondere, onestamente, ai Dubia sollevati dai cardinali, al n. 1650 del Catechismo della Chiesa Cattolica da lui oculatamente messo da parte, riprendere pubblicamente tutti i vescovi che stanno apostatando dalla sana dottrina e abbandonare, pubblicamente, la teologia gesuitica rahneriana con una esplicita condanna a quelle eresie, infine riprendere pubblicamente il papa nero Sosa per le sue eresie contro il Vangelo di Gesù Cristo e la Sua Persona, mettere a tacere lo stravagante direttore della Civiltà Cattolica e il segretario della CEI… e che a riguardo dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, è necessario che il vero cattolico, preti, vescovi e cardinali, siano pronti a dare la propria vita affinché queste persone possano conoscere il Cristo e possano ricevere l’opportunità di convertirsi, il resto viene dopo (Mt.6,33), mentre oggi sono state ribaltate tutte le priorità stabilite non dagli uomini, non dai papi, ma dal Vangelo.
Chiediamo troppo? No! Chiediamo la normalità di una autentica pastorale cattolica per la quale il Pontefice è il garante, difensore e custode e non piuttosto, come sta accadendo, l’opinionista, il progettista, l’accomodatore, l’accentratore… il conciliarista!
In chiusura ci giunge questo articolo di Padre Giovanni Scalese, clicca qui, da non perdere: “ …dal Sommo Pontefice ci si aspetterebbe altro. Da lui ci attendiamo, nella fattispecie, che ci indichi le strade per valorizzare, come si conviene, e la parola di Dio e l’Eucaristia, e, in relazione a ciò, che ci dica come fare per superare l’attuale crisi vocazionale. Se il pastore non indica al gregge una meta da raggiungere, che pastore è?”
Concludiamo con una nota. Ci è stato fatto notare che la Chiesa insegna da sempre di “pregare per LE INTENZIONI del Papa”, e quindi come interpretare questo pregare? Quando la Chiesa ci chiede di pregare per le intenzioni del Papa, intende che le intenzioni che Dio accoglie ed esaudisce, non possono che essere quelle di sempre:
1) per l’esaltazione della santa Chiesa Cattolica, Sposa di Cristo;
2) per la propagazione della nostra Fede che è quella dei Padri;
3) per l’estirpazione dell’eresia;
4) per la conversione e la salvezza dei peccatori;
5) per la concordia tra le nazioni cristiane…
Richieste, queste, che spiegano e giustificano il ruolo petrino, la presenza di un Pontefice a guida della Chiesa militante. Se si hanno dubbi sulle “intenzioni” del Pontefice Francesco, allora si preghi sempre “PER IL PAPA” e non in modo ideologico od opinionista, ma alla maniera dei Santi, amando davvero il Papa nelle sue fragilità e raccomandandolo al Cuore Immacolato di Maria, il resto lo farà il Buon Dio che non abbandonerà mai la Sua Chiesa, e neppure il Suo Vicario in terra.
Io sono convinto che quando si prega per le intenzioni del Santo Padre, secondo il Cuore di Dio vanno per le intenzioni di Benedetto XVI. Il Vicario di Cristo in terra è sempre lui, altrimenti, se Dio lo voleva sostituire lo avrebbe chiamato a se. Papa Benedetto, è stato costretto dagli uomini a dimettersi e non da Dio e, visto che comunque è rimasto Papa…
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Il papa regnante è Francesco e ce lo dobbiamo tenere. E sopportare.
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